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augurandosi

E i tamponi?

Nell’ultimo mese il numero dei tamponi si è quasi dimezzato rispetto a novembre. E fatichiamo a inseguire le tre “t”. Mentre si festeggia per il vaccino si ha la sensazione che si sia mollata la presa sul controllo

Ci sono dei numeri su cui vale la pena riflettere e che scompaiono dalla discussione generale: nell’ultimo mese il numero dei tamponi eseguiti a settimana si è quasi dimezzato da circa 1,5 milioni di novembre ai 900mila di questo mese. La ricerca è del fisico Giorgio Sestili che a marzo di quest’anno ha fondato il progetto “Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche” e si occupa di comunicazione scientifica.

″È un calo molto importante, che può essere positivo se legato al fatto che si abbassa la curva dei contagi, in quanto se meno persone hanno i sintomi c’è meno richiesta, ma è negativo se vediamo salire il rapporto fra casi positivi e tamponi, come sta accadendo in questi giorni”, dice Sestili.

E che non sia un calo positivo lo dice l’altissimo tasso di positività del 27 dicembre che ha toccato il 14,9%, come non accadeva dallo scorso 23 novembre mentre il rapporto fra i casi positivi e i casi testati (ossia il numero dei tamponi al netto di quelli fatti più volte alla stessa persone) ha raggiunto il 36%, “in assoluto il valore più alto della seconda ondata”.

È sempre la vecchia storia delle tre “t” (trattamento, tracciamento, tamponi) che da mesi fatichiamo a inseguire. E a proposito del tracciamento il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano, dice: “fino a un mese fa – ha osservato – si facevano più tamponi, mentre adesso dopo 21 giorni di isolamento alle persone positive asintomatiche il tampone non viene più fatto in quanto sono ritenute non contagiose”.

Quindi mentre si festeggia per il vaccino si ha la sensazione che si sia mollata la presa sul controllo, come se la possibile soluzione futura sia diventata la panacea anche per il presente. E si ha la sensazione di incorrere negli stessi errori di leggerezza del passato. Augurandosi di sbagliarsi, ovviamente.

Buon martedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

I buoni e i cattivi

A Piacenza per la prima volta in Italia è stata posta sotto sequestro una caserma dei carabinieri. Un fatto che rompe il giochetto della narrazione dei “buoni” e dei “cattivi” 

Immaginate che qualcuno compia un reato, che ne so, che rubi due mele da un fruttivendolo. Accade tutti i giorni, accade un po’ dappertutto. Quello che ruba le mele è un ragioniere e un minuto dopo il suo arresto l’associazione nazionale dei ragionieri finisce dappertutto per dire che i ragionieri non sono tutti dei ladri di mele, di non permettersi nemmeno di pensarlo e tantomeno scriverlo.

Oppure immaginatevi un idraulico che uccida una persona. Immaginate un ex ministro dell’Interno che come prima reazione rilascia una bella intervista augurandosi che l’idraulico possa dimostrare la propria innocenza ma soprattutto che ringrazi la categoria degli idraulici per tutte le volte che sono stati ingiustamente accusati.

A Piacenza per la prima volta in Italia è stata posta sotto sequestro una caserma dei carabinieri, la caserma “Levante” in centro città, e i magistrati hanno raccontato di 18 persone coinvolte nell’inchiesta con rapporti molto stretti nei confronti di alcuni spacciatori (una sorta di onorata società che vede guardie e ladri mettersi in affari) contestando una caterva di reati: traffico e spaccio di stupefacenti, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio e falso ideologico. Una roba enorme. E ogni volta che si parla di carabinieri esce questo corporativismo che risulta petulante e fastidioso: se si accusa un carabiniere sembra obbligatorio doversi quasi scusare con tutti gli altri. Non conta che una persona che debba garantire la legalità abbia molte più responsabilità sociali proprio per la divisa che porta, no: accusare un carabiniere per molti significa porsi immediatamente nella parte di quelli che odiano i carabinieri, con buona pace della complessità e della percezione della realtà.

Ma c’è una spiegazione semplice semplice: i fatti come quelli di Piacenza rompono il giochetto della narrazione dei buoni e dei cattivi con cui certi superficiali propagandisti dividono il mondo. Sono gli stessi che vorrebbero classificare le persone per l’etichetta che gli si appiccica addosso e non per quello che fanno e per quello che sono. Sono gli stessi che hanno bisogno di banalizzare la realtà perché si riconoscono incapaci di coglierne le sfumature e ancora di più governarle.

Così se uno dei sicuramente buoni improvvisamente diventa cattivo credono che anche gli altri, quelli che invece sono ben consapevoli della moltitudine di sfumature della realtà, ragionino come loro e categorizzino il resto del mondo.

Buoni o cattivi. Bianco o nero. Deve apparire ben facile governare un mondo così.

Buon venerdì.

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L’opposizione non si fa “augurandosi” che gli altri non governino (o falliscano)

Piccola premessa, nel caso in cui ci sia bisogno di ribadire: non mi piace questo governo, non mi piace il salvinismo al ministero degli Interni e non mi piacciono per niente i balletti ipocriti che hanno portato alla formazione di questo governo. Ma non è questo di cui voglio parlare, no.

Mi interessano molto di più le parole di Cottarelli (che con garbo è entrato in scena quando è stato chiamato dal presidente della Repubblica e con identico garbo è uscito di scena, chapeau) che ieri rimettendo il suo mandato ha dichiarato: «La formazione di un governo politico è di gran lunga la migliore soluzione per il Paese». E ha completamente ragione. Circolava in questi giorni (dalle parti di quella che sarà l’opposizione) la malsana idea che ostacolare la formazione di un governo che ha la maggioranza parlamentare fosse un buon modo per adempiere al proprio ruolo. Ed è, come direbbe Fantozzi, una cagata pazzesca. 

Se per anni si è insistito nel ripetere che l’Italia è una democrazia parlamentare (e ai tempi, vale la pena ricordarlo, lo si ripeteva per legittimare lo sciagurato patto del Nazareno con Silvio Berlusconi) ora non si può fare una giravolta e smentirsi. Se un governo non piace ci si oppone sottolineandone gli errori, le incongruenze, proponendo soluzioni alternative e impedendo che possano fare leggi sbagliate (per questo lascia piuttosto perplessi la dichiarazione di Ettore Rosato del Pd che dice «verificare se almeno le promesse le manterranno»: un p0′ deboluccia come promessa di opposizione).

Non funziona gustarsi i pop corn augurandosi che questi si sfascino sfasciando il Paese. Non funziona nemmeno nemmeno investire un’istituzione come il presidente della Repubblica a leader di un partito per non prendersi la briga di trovare un leader. Non funziona nemmeno imitare l’opposizione che ti hanno fatto quegli altri che ora governano sperano di sostituirli. Non funziona nemmeno fingersi morti per novanta giorni. Non funziona nemmeno mettersi tutti insieme perché si è rimasti in pochi.

Fate qualcosa di sinistra, si diceva una volta. Ecco: fate qualcosa sarebbe già qualcosa. Qualcosa in più di aspettare (e sperare ad alta voce) che quelli si schiantino.

Buon venerdì.

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