Ecco cosa diceva il sindaco M5S di Bagheria. Altro che “giustizia a orologeria”.
(da Livesicilia)
PALERMO- È probabilmente il capitolo più spinoso dell’inchiesta della Procura di Termini Imerese sul sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque. Il vigile urbano Domenico Chiappone fece sapere al primo cittadino che sulla base di un esposto anonimo erano partiti gli accertamenti sulla casa abusiva del cognato di Cinque. La polizia municipale si stava attivando per i controlli e le eventuali contestazioni.
Cinque, appresa la notizia, avvertì la sorella Maria. Non solo, Chiappone, su richiesta di Cinque, scrive il giudice per le indagini preliminari Michele Guarnotta, “istigato dal cognato Domenico Buttitta, indebitamente rifiutava di procedere alla identificazione delle persone nei cui confronti venivano svolte le indagini della Procura di Termini Imerese”. Da qui le accuse di rivelazioni di segreto istruttorio e rifiuto di atti d’ufficio contestate dalla Procura diretta da Ambrogio Cartosio.
Al comando di polizia municipale era giunto un esposto che portava la firma del cognato di Cinque che, almeno così sembrava, si diceva pronto a mettersi in regola prendendo spunto dagli “annunci del sindaco Patrizio Cinque che ha deciso di abbattere le case abusive”. In realtà si trattava di un anonimo, la firma non era autentica. La macchina, però, si sarebbe attivata lo stesso. E così il 30 aprile Chiappone telefonava al sindaco. I carabinieri li stavano intercettando: “Siccome devo chiedere una cosa, parlare di una cosa personale urgente… dove sei che ti vengo a trovare.. ti aspetto a Villa Cattolica”. Subito dopo il sindaco avvertì la sorella Maria: “Dovremmo parlare… con Mimmo in particolare devo parlare… io sono in giro ti devo parlare per la casa capito?… dobbiamo parlare subito”. Stessa cosa diceva al cognato: “Ci dobbiamo vedere… ti devo parlare”.
Cosa c’era di così urgente da discutere? Lo si capisce dalle successive telefonate di Cinque con gli assessori Fabio Atanasio e Maria Laura Maggiore: “Comunque è arrivata… ti ricordi l’altra volta nella stanza che ti dicevo di un’autodenuncia che avevo in mente… abusivi immobili abusivi”. Atanasio: “Si è autodenunciato?”. Cinque: “Ne parliamo dopo dai”. Alla Maggiore Cinque spiegava che “sono stato contattato dai vigili… ti ricordi la discussione che facemmo… sull’autodenuncia che volevo fare fare a mio cognato è arrivata l’autodenuncia… è firmata mio cognato ma non è… non l’ha fatta lui… ma non mi preoccupa tanto la denuncia o il discorso di fare emergere questa discussione dell’immobile mi preoccupa la modalità cioè l’autodenuncia perché io mi aspettavo che denunciassero anonimamente dicendo che c’è questa situazione andateci, ma non che si inventassero un’autodenuncia, che io volevo fare fare a mio cognato, cioè una cosa incredibile”.
Cinque pensava alle conseguenze: “… però chiaramente si aprirà tutta una situazione, una situazione dove io volevo dirti una cosa noi stiamo facendo la sanzione cioè si può fare da duemila a ventimila euro, Aiello sta facendo a ventimila euro, è una cifra troppo grande non capisco perché… una cosa è pagare duemila euro o una cifra mediana, diecimila, cinquemila, e sono soldi che vanno per le demolizioni per carità, una cosa è ventimila euro che sono cioè una cifra enorme per tutti…”.
Cinque se la prendeva con il deputato nazionale Claudia Mannino, sospesa dal Movimento 5 Stelle perché coinvolta nell’inchiesta sulle firme false : “… ti ricordo che questa situazione l’ha messa quella minchiona di Claudia Mannino e quindi siamo veramente dei geni… che vuoi che ti dica è incredibile, vessiamo le persone in questo modo secondo me”. Il riferimento era ad un emendamento che inaspriva le sanzioni per gli abusi edilizi, il cui prima firmatario era proprio Mannino. E Maggiore aggiungeva: “… ma vedi che questi non hanno la percezione della situazione che poi tra l’altro te la posso dire una cosa? L’avesse messa e l’avesse proposta una di Milano”.
Cinque aveva altre idee: “Quindi vediamo di fare questa, di abbassare questa sanzione, di farla bassa magari puoi mettere quelli a 150 metri dal mare gliene dai 20 mila quello è doveroso… perché comunque sai che se la possono passare bene”. Maggiore sembrava recepire: “Vediamo com’è che hanno fatto se ci sono situazione analoghe oppure… ci sono criteri così come dicevi tu e magari li applichiamo”. “Ed in caso – concludeva Cinque – diamo un atto di indirizzo”.
Secondo l’accusa, rivelando l’esistenza dei controlli, Cinque avrebbe favorito i parenti che si sarebbero preparati a ricevere la visita dei poliziotti municipali. Durante il controllo il vigile chiamò il sindaco per informarlo che avevano trovato “documenti che sono positivi… il proprietario è un poco nel pallone non ci sa dare determinate indicazioni volevano un po’ capre magari”.
E Cinque aggiungeva: “… positivi nel senso che loro avevano provato a fare un’istanza di condono… io io ti direi prendi quello che ti serve poi con Carlo vai a verificare”. Cinque e Chiappone si sarebbero incontrati in caserma come il sindaco riferiva a un’amica: “… poi sono passato sempre a parlare con questi della polizia municipale per vedere insomma com’era andata… tutto sotto controllo diciamo prima che si fa sta cosa chissà quando se ne parla… già avevano iniziato una pratica… una cosa, quindi stanno cedendo di trovare qualche cosa prima che si fa”.
I tempi dei controlli si sarebbero allungati anche grazie all’intervento di Cinque,sollecitato dal cognato: “Siccome si sono presentati i vigili che penso lo sai”. “Ti serve più tempo?”, chiedeva Cinque. Risposta: “… mi serve più tempo certo”. Cinque: “ Si può rinviare”. Quindi il sindaco scriveva a Chiappone: “… in pratica ci chiedono di andare mercoledì prossimo così ne possono parlare in famiglia.. allora dico che andate mercoledì 8”.