Alla direzione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata si sono finora succeduti quattro prefetti: Alberto Di Pace (da febbraio ad aprile 2010), Mario Morcone (da aprile 2010 a giugno 2011), Giuseppe Caruso (da giugno 2011 a giugno 2014) e Umberto Postiglione (da giugno 2014).
Eppure nessuno di loro ha redatto nei tempi stabiliti il resoconto sull’attività svolta dall’Agenzia.
Infatti, nonostante sia l’art. 3, c. 1 del decreto-legge n. 4/2010 (poi convertito dalla legge n. 50/2010), sia l’art. 112, c. 1 del decreto legislativo n. 159/2011 (Codice antimafia) impongano al Direttore di presentare la relazione ogni 6 mesi, essa ha sempre avuto cadenza annuale.
L’ultima disponibile è stata resa nota all’inizio del 2013 e si riferisce all’anno 2012 (quella per il 2013 avrebbe dovuto essere pubblicata tra il gennaio e il marzo scorsi, ma ad oggi resta un mistero).
Leggendola si scopre che al 31 dicembre 2012 i beni confiscati alle mafie in via definitiva sono 12.946: 11.238 immobili e 1.708 aziende.
– il 52,14% (5.859 immobili) è stato destinato e consegnato a comuni (5.010), forze dell’ordine, vigili del fuoco e capitanerie di porto (646), ministeri (104), province e regioni (89), altri enti (10);
– il 35,55% (3.995 immobili) è in gestione: per 1.668 immobili lo stato di manutenzione è ignoto, per 873 è valutato “soddisfacente”, per 686 “mediocre”, per 664 “buono” e per 104 “inagibile”.
Inoltre:
2.819 sono gravati da una o più criticità (come ipoteche e procedure giudiziarie in corso);
1.556 hanno gravami ipotecari certi. Su 1.065 pesa un’ipoteca volontaria, su 343 un’ipoteca giudiziale, su 76 un pignoramento, su 59 un’ipoteca legale, su 13 altro;
– l’8,07% (907 immobili) è stato destinato, ma non consegnato: 377 immobili sono gravati da ipoteca;
– il 4,24% (477 immobili) è uscito dalla gestione. I motivi principali sono la revoca della confisca e le esecuzioni immobiliari.
– il 70,90% (1.211 aziende) è in gestione (ma tante aziende non hanno dipendenti e stanno per uscire dalla gestione): per 393 imprese non è ancora stata trovata una destinazione, mentre le destinazioni disposte alle rimanenti 818 sono le seguenti:
342 liquidazione;
237 gestione sospesa;
189 chiesta la cancellazione dal registro delle imprese e/o dall’Anagrafe Tributaria;
44 vendita;
6 affitto;
– il 29,10% (497 aziende) è uscito dalla gestione perchè la confisca è stata revocata (14) e le aziende sono state:
cancellate dal registro delle imprese e dal repertorio delle notizie economiche e amministrative (285);
liquidate (153);
vendute (45).
Ma quanto tempo impiega lo Stato italiano per destinare i beni confiscati ai mafiosi?
Per saperlo, è necessario leggere la relazione annuale 2009 del Commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali (Antonio Maruccia), pubblicata nel novembre 2009 (il commissario ha cessato le proprie attività con l’istituzione dell’Agenzia nazionale nel 2010).
Alla data del 30 giugno 2009:
– i tempi impiegati dallo Stato per destinare gli immobili confiscati alle mafie (totale immobili destinati: 5.407) sono i seguenti:
entro 4 mesi dalla confisca definitiva (limite previsto dalla normativa vigente): lo 0,06% degli immobili (3);
dopo 4-12 mesi: il 2,44% degli immobili (132);
dopo 1-2 anni: il 15,44% degli immobili (835);
dopo 2-5 anni: il 37,43% degli immobili (2.024);
dopo 5-10 anni: il 32% degli immobili (1.730);
dopo oltre 10 anni: il 12,63% degli immobili (683).
Tempi medi per la destinazione: 5 anni e mezzo (5,55);
– i tempi da cui è attesa la destinazione degli immobili confiscati alle mafie (totale immobili ancora da destinare: 3.213) sono i seguenti:
0-4 mesi: lo 0,62% degli immobili (20);
4-12 mesi: il 3,52% degli immobili (113);
1-2 anni: il 18,30% degli immobili (588);
2-5 anni: il 24,31% degli immobili (781);
5-10 anni: il 40,68% degli immobili (1.307);
oltre 10 anni: il 12,57% degli immobili (404).
Tempi medi di attesa: poco più di 6 anni (6,22).
– i tempi impiegati dallo Stato per destinare le aziende dopo la confisca definitiva (totale aziende confiscate in via definitiva alle mafie e poi destinate: 642) sono i seguenti:
entro 4 mesi: l’1,75% delle aziende (17);
dopo 4-12 mesi: il 5,57% delle aziende (54);
dopo 1-2 anni: il 15,69% delle aziende (152);
dopo 2-5 anni: il 20,64% delle aziende (200);
dopo 5-10 anni: il 15,38% delle aziende (149);
dopo oltre 10 anni: il 7,22% delle aziende (70).
Tempi medi per giungere alla destinazione delle aziende destinate dopo la confisca definitiva: 4 anni e mezzo (4,58).
– i tempi da cui è attesa la destinazione delle aziende confiscate alle mafie (totale aziende ancora da destinare: 216) sono i seguenti:
0-4 mesi: lo 0,93% delle aziende (2);
da 4-12 mesi: il 10,19% delle aziende (22);
da 1-2 anni: il 31,48% delle aziende (68);
da 2-5 anni: il 33,33% delle aziende (72);
da 5-10 anni: il 13,89% delle aziende (30);
da oltre 10 anni: il 10,19% delle aziende (22).
Tempi medi di attesa: quasi 4 anni (3,78).
Chissà perchè da 5 anni a questa parte i dati statistici sui tempi non sono più rendicontati e resi noti dall’Agenzia nazionale…
Come abbiamo visto, secondo il rapporto dell’Agenzia per l’anno 2012, la stragrande maggioranza degli immobili confiscati, destinati e consegnati passa dalla proprietà statale a quella comunale (l’85,51%).
Ma i comuni come utilizzano questi beni?
Dobbiamo nuovamente ricorrere alle informazioni contenute nella relazione del 2009 presentata dal Commissario straordinario.
Sono stati interpellati tutti i 480 comuni assegnatari dei 3.796 immobili complessivamente consegnati dallo Stato centrale. Il 75,42% dei comuni (ovvero 362) ha risposto, per un corrispettivo di 3.141 immobili. Tutte le amministrazioni comunali interpellate dell’Italia settentrionale e centrale, della Basilicata e della Sardegna hanno fornito una risposta, mentre per il Sud Italia continentale (Campania, Calabria, Puglia e la stessa Basilicata) lo ha fatto il 72,86% dei comuni interpellati (145 su 199). Inquietante il dato siciliano: solo il 42,86% dei comuni interpellati ha voluto rispondere (48 su 112).
Dei 3.141 immobili consegnati ai comuni e di cui sono pervenute informazioni tra l’aprile e il novembre del 2009, soltanto il 47,41% viene utilizzato (1.489 immobili). I comuni del Nord utilizzano il 62,80% di tutti gli immobili a loro consegnati (319 su 508), quelli del Centro il 53,17% (109 immobili su 205), quelli del Sud continentale – ovvero Campania, Calabria, Puglia e Basilicata – il 35,29% (512 immobili su 1.451), infine quelli siciliani il 55,95% (522 immobili su 933). La regione più virtuosa è la Basilicata, dove sono stati utilizzati tutti gli immobili (7 su 7), mentre quella più inefficiente sono le Marche, dove non viene utilizzato neppure l’unico immobile consegnato.
Perchè 1.652 immobili confiscati ai mafiosi sono stati consegnati ai comuni e questi ultimi non li hanno utilizzati (secondo le informazioni pervenute tra l’aprile e il novembre del 2009)?
Il 29,24% degli immobili (483) non viene utilizzato perchè le procedure per l’utilizzo sono state avviate, ma non concluse;
il 18,40% degli immobili (304) perchè mancano le risorse finanziarie;
il 14,83% degli immobili (245) perchè sono in attesa dei finanziamenti;
il 5,99% degli immobili (99) perchè si tratta di beni inagibili;
il 2,78% degli immobili (46) perchè si tratta di beni in quota indivisa;
l’1,94% degli immobili (32) perchè si tratta di beni occupati dal prevenuto e/o dai suoi familiari;
l’1,88% degli immobili (31) perchè si tratta di beni occupati da terzi senza titolo;
l’1,69% degli immobili (28) perchè si tratta di beni occupati da terzi con titolo;
lo 0,73% degli immobili (12) perchè si tratta di beni gravati da procedura giudiziaria in corso;
lo 0,30% degli immobili (5) perchè si tratta di beni gravati da ipoteca;
il 22,22% degli immobili (367) perchè sussistono altri motivi.
In un’intervista del 27 dicembre 2012 rilasciata al giornalista Attilio Bolzoni per “la Repubblica”, don Luigi Ciotti – fondatore e presidente di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” – ha affermato:
“Dentro lo Stato ci sono stati anche uomini che si sono spesi e a volte anche strutture che hanno funzionato. Sono mancati gli strumenti giusti, è mancata in generale un’aggressione mirata alla questione dei beni confiscati. E poi ci sono state reti di complicità, ci sono stati ritardi, ci sono stati silenzi. E qualcuno che doveva metterci la testa su queste cose, la testa non ce l’ha messa. Per questo oggi è giusto dire che è una situazione che grida vendetta”.
D’altra parte, come giustamente ha ricordato Saverio Lodato, l’immagine dello Stato italiano contrapposto alle mafie è una “favoletta (…) che per un secolo e mezzo è stata propinata agli italiani come una dolciastra melassa”. In realtà “sono sempre esistiti, in Italia, lo Stato-Mafia e la Mafia-Stato. E mai, come in questo momento, le due entità sono diventate simbiotiche”(editoriale intitolato “40 anni di Stato-Mafia e Mafia-Stato”, pubblicato sul numero 71 – il primo del 2014 – della rivista “ANTIMAFIA Duemila”, uscito nel luglio scorso).