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BREBEMI

A cosa serve la Brebemi? Ad interrare rifiuti tossici.

xInaugurazione-Brebemi-765-x-420.jpg.pagespeed.ic.SdpQb_0pSLiqwnB7LCdv“La Brebemi è servita ad interrare rifiuti”.  E’ stata questa la clamorosa affermazione emersa durante l’audizione del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e del sostituto procuratore Roberto Pennisi  presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti il 4 novembre scorso.

Pennisi ha dhichiarato, infatti, che frequentemente si reca con il treno da Brescia a Napoli è, poiché la ferrovia corre parallelamente alla BreBeMi, ha avuto modo di costatare che è “sempre vuota”; in particolare il giudice ha precisato che l’autostrada è oggetto di una importante indagine della Dda di Brescia per traffico illecito di rifiuti. 

Nello stesso giorno lo stesso giorno dell’audizione di Roberti e Pennisi sono stati auditi anche il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Giuseppe Peleggi Rocco Antonio Burdo, Direttore dell’ufficio intelligence della Direzione centrale antifrode e controlli, ai quali il commissario Bartolomeo Pepe ha chiesto notizie in merito ad una indagine del procuratore di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso, la quale ha per oggetto un traffico di rifiuti tossici ( cianuri, fluoruri, bauxite e altro) che arriverebbero in container trasportati dalle navi attraverso l’Oceano indiano e il canale di Suez provenienti addirittura dall’Australia o su dall’Est Europa.

Burdo ha confermato che ci sono tre  inchieste sul territorio nazionale al riguardo. Una di queste è partita da Brescia e da Bergamo e riguarda un monitoraggio di prodotti elettrodomestici rottamati (Raee), che inizialmente sembravano riferibili all’attività di migranti che avevano messo nei container frigoriferi e lavatrici usate, perché venissero utilizzati tal quali presso i Paesi di origine”. Dietro questo traffico ci sarebbero le mafie ed in particolare la Ndrangheta calabrese, la quale ha in Lombardia profonde ramificazioni.

La società che gestisce l’autostrada respinge al mittente le denunce che essa sia desolata, ma la verità è che, fino ad oggi, essa non ha havuto volumi di traffico tali da giustificare la sua costruzione.

(clic)

Brebemi: sempre meglio

Rimettere la concessione pubblica nelle mani dello Stato. È una delle ipotesi che la società Brebemi sta valutando per cercare di uscire indenne dal pasticcio della direttissima Brescia-Bergamo-Milano. Inaugurata il 23 luglio scorso, la prima autostrada italiana costruita (sulla carta) con capitale «privato» si è rivelata un flop e chi l’ha costruita ora corre ai ripari. Sono ore frenetiche e Brebemi, come spiega  a Libero una fonte vicina al dossier, sta valutando diverse possibilità. Il ventaglio è ampio  e una delle carte prevede, come accennato, l’uscita dal casello.

Un’uscita brusca, perché gli effetti sarebbero complessi.  Il progetto è stato finanziato dalle banche e pure con denaro  pubblico, visto che ben 830 milioni di euro sono stati messi sul piatto dalla Cassa depositi e prestiti, il fondo sovrano italiano controllato dal Tesoro. Quando la Cdp si è seduta al tavolo, ha portato in «dote» pure una  garanzia pubblica, dunque più ampia del suo investimento.

Senza dimenticare che attraverso la sua controllata Sace, la stessa Cassa «copre» con un’assicurazione i 700 milioni di finanziamento targato Bei (Banca europea degli investimenti).  Paga pantalone, insomma. Quanto? I conti non sono facili. Sta di fatto che, nell’ipotesi di addio da parte di Brebemi, le banche finanziatrici si rifarebbero sulla galassia pubblica italiana per una cifra di 2 miliardi di euro. Non proprio bruscolini.

La questione scotta e, raccontano i ben informati, non è sfuggita al premier Matteo Renzi. Il quale avrebbe mostrato un certo disappunto: non tanto per i quattrini in ballo (che in questo periodo lo spaventano poco) quanto per ragioni di «immagine» verso l’estero.  Renzi, infatti, teme che il flop dell’operazione Brebemi e Cdp possa rappresentare un deterrente per gli investimenti stranieri sui quali il governo punta per rilanciare l’economia italiana.

(Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano”)

Bre.Be.Mi al di là dell’annuncite

Finalmente un articolo chiaro su Bre.Be.Mi al di là degli annunci:

[di Dario Ballotta | Legambiente Lombardia | su Il granello di sabbia]

Un’opera che doveva costare inizialmente 800 miloni per i 62 Km che corrono tra Brescia e Milano, allafine ha triplicato i suoi costi complessivi, passando a 2,4 miliardi comprensivi degli interessi. Il suo finanziamento, e quindi i rischi, sono stati ripartiti su un pool di banche, tra cui la capofila Banca Intesa con 390 milioni di euro, Unicredit e B.Mps con 290 milioni, Ubi Banca e Banca Popolare con 200 milioni ciascuna.

Ma la parte del leone è stata fatta dalla Cassa Depositi e Prestiti (l’istituto pubblico che raccoglie i risparmi postali) che ha partecipato con 765 milioni di euro. Con questo finanziamento è stata costituita una forte garanzia pubblica dell’opera. Il costo di un km di autostrada della Brebemi è passato da 12 milioni di euro, di qualche anno fa, a 36 milioni a km. Per avere una idea del prezzo “salato” di questa autostrada basti pensare che Benetton aveva comprato 9 anni fa la A4, l’autostrada parallela Milano-Venezia, a 2,2 milioni a Km, cioè a 33,8 milioni a km in meno dei costi attuali di Brebemi (se saranno mantenute le attuali previsioni).

Il Governatore della Banca d’Italia, nella sua ultima relazione, ha detto che tra gli altri, uno dei gap italiani consiste nel costo triplo rispetto ai paesi europei delle opere pubbliche (TAV, strade ed autostrade). Ha aggiunto che con questi costi non possiamo nè risanare la finanza pubblica né tantomeno, far crescere l’economia del Paese. Al netto degli aspetti ambientali relativi al consumo di suolo agricolo e di quelli trasportistici, serve davvero questa autostrada? Un dibattito andrebbe aperto sul tema dei costi, dei tempi di realizzazione e dei meccanismi di finanziamento. Il meccanismo nostrano di project financing adottato, ha fatto si che il closing finanziario avvenisse solo praticamente ad opera quasi conclusa. I dubbi e le perplessità sull’effettivo rientro dei capitali investiti attraverso il pedaggio nei tempi di durata della concessione, 20 anni, sono emersi sempre di più cammin facendo.

Sono marginalmente azionisti e sostenitori del progetto gli Enti locali delle 4 provincie interessate dal tracciato Milano, Bergamo, Cremona e Brescia, e le rispettive Camere di Commercio, ma maggiormente Banca Intesa, e altri gestori autostradali come la Centropadane, la Serenissima, la Serravalle e Gavio. L’assetto societario si è nel tempo modificato ed ora il controllo è di fatto passato in mano a Banca Intesa e Gavio (gestore autostradale e costruttore). Tra la crisi di liquidità di questi anni, lo spead e le indagini della magistratura, che ha bloccato tre cantieri per alcuni mesi dopo aver ritrovato rifiuti tossici seppelliti sotto l’asfalto, l’opera sta per essere conclusa. Nel frattempo le banche, “costrette” dalla politica ad affermare che l’investimento si sarebbe rivelato redditizio e ad intervenire, si sono fatte carico dei prestiti, garantendosi dal rischio prendendo inpegno tutte le azioni di Brebemi. Strada facendo, Brebemi ha rilevato anche la Tem (Tangenziale Est Milanese). Operazione avvenuta dopo il ritiro della Serravalle (pubblica) dall’azionariato di controllo di Tem, ma successiva al finanziamento a fondo perduto di 360 milioni da parte dello Stato che è andato “direttamente “ in soccorso alla TEM. A questo punto ne hanno beneficiato i soci privati di Tem (ancora Intesa e Gavio), controllati da Brebemi. La TEM è strategica perchè dovrebbe assicurare l’accesso della Brebemi alla tangenziale di Milano, attraverso la riqualificazione della Cassanese e della Rivoltana.

Va ricordato che a metterci una pezza per lo start-up di Brebemi, ci sono volute le FS (soldi pubblici) che hanno anticipato il versamento di 175 milioni visto che il progetto Tav, Treviglio-Brescia corre per un tratto parallelo alla Brebemi. Sul successso dell’opera nessuno scommette a partire dal mercato. Nessun petroliere si è presentato alla gara per l’assegnazione delle stazioni di rifornimento di carburante nelle due aree di servizio di Chiari e di Caravaggio. I dubbi sul successo dei volumi di traffico veicolare della Brebemi partono da qui.

Bonifica Caffaro a un’impresa indagata per i fondi neri a Nicoli Cristiani

Un’impresa coinvolta nell’inchiesta sui fondi neri a Nicoli Cristiani si occuperà della bonifica di un’area Caffaro. Per la bonifica dei giardini di via Nullo, contaminati da diossine e Pcb, lo scorso 29 novembre il Comune di Brescia ha incaricato la ditta “Vezzola” di Lonato, il cui consigliere delegato, Stefano Vezzola, è indagato dai magistrati di Brescia per aver versato illecitamente 20mila euro all’ex vicepresidente del Consiglio Regionale del Pdl Franco Nicoli Cristiani. La “Vezzola” è una delle imprese impegnate nella costruzione dell’autostrada “Brebemi”, per cui starebbe effettuando lavori per un appalto superiore ai 50 milioni di euro. Ora si dovrà occupare di asportare terreno contaminato da Pcb fino a 140 volte oltre i limiti su un’area di 7mila mq accanto all’industria chimica “Caffaro”. La bonifica dei giardini di via Nullo era già stata fermata dalla magistratura nel 2009, perché la ditta “Moviter”, incaricata dal Comune, falsificava le bolle di trasporto per smaltire illegalmente il terreno in una cava nella bassa bresciana. L’amministratore della “Moviter” è stato poi condannato per smaltimento illecito di rifiuti, e del caso si è occupata nel maggio scorso anche la Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’onorevole Gaetano Pecorella. Dopo il caso “Moviter” era stato chiesto al Comune di non affidare i lavori a chi offre il massimo ribasso sull’importo dell’asta pubblica: ma il nuovo appalto è stato vinto dalla “Vezzola” grazie a un’offerta al ribasso del 28%, addirittura superiore al 25% offerto a suo tempo dalla “Moviter”.

Andrea Tornago

Radio Popolare, Notizie da Milano e dalla Lombardia, 10-12-12

Pedemontana, TEM, BreBeMi e i soldi che mancano

Per la Pedemontana non ci sono i soldi, lo dicono gli industriali (famosi faziosi comunisti qui in Lombardia, secondo Formigoni) rileggendo con attenzione i dati dell’Osservatorio sulle Infrastrutture. Ricordo che quando mi capitò di dirlo in occasioni pubbliche (ultimamente abbastanza spesso) gli sguardi attoniti dei professoroni di cose lombarde mi accusavano di disfattismo. Il punto è che qui le infrastrutture si ha l’urgenza di iniziarle per dare il via al banchetto dei soliti noti e concluderle è un aspetto secondario. Le ultime inchieste giudiziarie ci raccontano perfettamente come gli interessi (di più quelli illeciti) operano nella fase iniziale, nuotano tra l’iter di autorizzazione e l’assestamento su appalti e subappalti. La prossima volta che vi chiedono perché le infrastrutture di faraonica memoria formigoniana dovrebbero essere inutili provate a parlare della calma sospetta con cui (non) vengono portate a termine. Avete mai visto qualcuno indugiare sul necessario?
Le uniche infrastrutture che vorticosamente si attivano sono quelle che oscenamente si muovono dietro le quinte; e per disarticolarle non basta arrestare un Nicoli Cristiani, serve un altro modo. E a noi chiedono di farsene carico senza patetiche imitazioni.

Lombardia: merda sotto la BreBeMi

Sotto le autostrade lombarde c’è il cromo, scarto di acciaieria tossico e cancerogeno. Chi ce l’ha messo? Secondo la procura di Brescia Pierluca Locatelli, imprenditore della movimentazione terra, finito in cella con l’accusa di aver corrotto il numero due del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, pdl, per ottenere le autorizzazioni necessarie all’apertura di una discarica d’amianto in provincia di Cremona. “Massima collaborazione con la magistratura e responsabilità individuali” assicura Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, ma chi è Locatelli? Davvero sotto il Pirellone non lo conosceva nessuno?
La sua famiglia era in società con l’ex assessore Pagnoncelli, era in contatto con la Compagnia delle Opere e con gli assessori Raimondi e Rossoni (intecettazioni dixit).
Fuga di Formigoni incalzato da Vittorio Romano, Rai2, L’Ultima Parola.

Grandi opere, prevedibili immondezzai

GRANDI INFRASTRUTTURE: I NO CHE FANNO DIVENTARE ADULTI
Quanto sta avvenendo in questi giorni sul teatro (o teatrino) delle infrastrutture lombarde suona come amara conferma. Potremmo compiacerci di aver previsto tutto o quasi: che la BreBeMi sarebbe diventata un bagno di sangue finanziario, che il project financing dell’infrastruttura era uno specchietto per allodole e una mangiatoia per speculatori (e potremmo sederci lungo la sponda del fiume a vedere passare le repliche dello show per le altre autostrade: la TEM, la Pedemontana, la VA-CO-LC, la Cremona-Mantova, il TIBRE, la Broni-Mortara, la Valtrompia, la Bergamo-Treviglio, la Rho-Monza, la Vigevano-Malpensa…), che la fretta di avviare i cantieri avrebbe favorito astuzie e devastazioni ambientali… e invece no, non possiamo dirci compiaciuti, perchè il programma di gigainfrastrutture stradali lombarde è una ipoteca pesantissima sul futuro economico della nostra regione. Perchè in un regime di scarsità sarebbe preferibile concentrare le poche risorse disponibili sulle infrastrutture davvero necessarie, dalle fogne alle opere di sicurezza del territorio, anzichè gettarle nel frullatore della speculazione e dell’ecomafia. Perchè il sistema dei controlli ambientali si è dimostrato corrotto oltre che inefficace. Perchè aziende come BreBeMi, che dovrebbero farsi pienamente carico delle loro responsabilità, non si accorgono di quello che ogni cittadino è in grado di vedere con i suoi occhi, e cioè che i loro stessi cantieri sono diventati immondezzai abusivi, e nonostante ciò si dichiarano parte lesa… poverini, non avevano tempo di guardare cosa succedeva nei cantieri, visto che erano troppo impegnati a tagliare nastri e a scrivere diffide contro Legambiente.
Ora la palla della BreBeMi non la gioca la politica, ma la magistratura. Quella che doveva essere la prima autostrada realizzata in project financing è diventato il sito inquinato più lungo d’Italia, 57 km di cantiere da verificare, caratterizzare e bonificare.
Eppure il governo di tecnici continua a staccare assegni per questa come per altre grandi opere: sarà perchè il ministro delle Infrastrutture è stato fino a poche settimane fa a capo della principale banca/socio privato di BreBeMi, o perchè il suo sottosegretario è stato fino a poche settimane fa a capo della principale banca/finanziatrice di BreBeMi (entrambi nel gruppo Intesa, nello stesso gruppo ci sono sia i finanziatori che i beneficiari dei finanziamenti dell’opera: no comment) il che ci dice che in Italia nemmeno un governo di tecnici è capace di prescindere dal conflitto d’interessi.
Dobbiamo continuare ad avere il coraggio di dire che l’ideologia autostradale non è solo l’anticamera di nuove cementificazioni, ma anche un ostacolo alla ripresa economica. Ai predicatori di questa religione, che dai titoli dei (loro) giornali sostengono le autostrade come magico volano di sviluppo dobbiamo dire che, perchè una infrastruttura sia davvero veicolo di benessere, non basta che serva a muovere capitali: deve anche essere una infrastruttura UTILE. Le infrastrutture inutili non servono a migliorare l’economia, ma solo a gonfiare le bolle speculative e l’economia criminale. Diciamo NO alle infrastrutture autostradali lombarde, non per integralismo ambientalista, ma per la ragione contraria: perchè abbiamo l’ambizione di una Lombardia che sappia tornare ad essere locomotiva di sviluppo, un generatore di occupazione, un modello di benessere, ma siamo consapevoli che non c’è nessun futuro in opere che sono pura zavorra alimentata dalle clientele politiche e imprenditoriali. O ci liberiamo di questo peso, o restiamo schiacciati dalla crisi anche per i prossimi decenni. Siamo solo noi a dire tutto ciò? dove sono le organizzazioni dell’economia, quelle agricole, quelle imprenditoriali, quelle sindacali? dove sono le Camere di Commercio? dove sono le istituzioni? e le opposizioni che fanno? ciascuno coltiva il proprio orticello? Non è di questo che c’è bisogno, non vogliamo essere solo noi i David che lottano contro i Golia degli intrecci perversi di interessi legati alla spesa pubblica declinante.
Lasciamo lavorare la Magistratura, forse avremo almeno alcune risposte alle nostre domande, e capiremo tutti meglio quali siano i nodi a cui sono legati i lacci che impediscono alla Lombardia di essere un modello di sostenibilità e competitività.
Damiano Di Simine (LEGAMBIENTE LOMBARDIA)

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Crolla Regione Lombardia e fingono di non accorgersene

BRESCIA – Non solo l’inchiesta «va avanti spedita», ma «presto ci saranno nuove sorprese», e a quel punto «il quadro sarà ancora più nitido». Se si sta alle parole dell’investigatore, una previsione la si può azzardare: la nuova bufera giudiziaria che si è abbattuta sulla Regione Lombardia — il doppio fascicolo su tangenti e traffico illecito di rifiuti spacchettato adesso su due Procure (Milano per la corruzione, Brescia per le scorie pericolose) — produrrà altri effetti ravvicinati. NUOVI AVVISI Leggi: un’infornata di nuovi avvisi di garanzia. A carico anche — presumibilmente — di politici e amministratori lombardi. Quali? Ai piani alti del palazzo di Giustizia di Brescia — gli atti sono stati trasmessi per competenza territoriale al pm milanese Alfredo Robledo — c’è il massimo riserbo. Ma alcune indiscrezioni lasciano supporre che — dopo il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, finito in carcere per avere ricevuto, secondo l’accusa, una tangente da 100mila euro — anche ad altri toccherà rispondere degli appoggi forniti all’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli e alla sua rete di consulenti-maneggioni. (da REPUBBLICA)