Il quotidiano online Tecnica della Scuola analizza la centralità dell’istruzione nel dibattito politico pre elettorale e lo fa con attenzione ai numeri e ai temi. Non si può non fermarsi sulle parole di introduzione all’articolo che riprendono tutta la delusione che si può ascoltare tra alunni, genitori e insegnanti sull’istituzione fondamentale per una democrazia sana che è stata sistematicamente sotto attacco negli ultimi decenni:
A sentirli parlare, i politici, dicono tutti che la scuola è “centrale”. Ma della scuola “reale” poco si parla e poco si scrive. Ecco le proposte contenute nell’attuale Offerta Politica e le domande finora senza risposta.
Era salita agli onori della cronaca nazionale al tempo dello scontro sulle 24 ore. Aveva fatto capolino nel match televisivo Bersani-Renzi. Aveva indispettito Monti, che contava di prelevare quei 700 milioni di euro dal lavoro supplementare gratuito dei docenti per risanare i conti pubblici. Poi la Scuola è scomparsa dal dibattito politico. Tutti ne proclamano la “centralità”. Ma nessuno entra nel merito, se non per scandire qualche slogan, spesso un po’ vecchiotto.
C’è da scommettere però che il milione di lavoratori del settore, docenti in particolare, reduci dalle batoste degli ultimi anni, nella veste di elettori staranno ben attenti sul dove mettere la crocetta. Troppe le promesse di “valorizzazione” finite nel bidone.
L’attuale Offerta Politica sembra confezionata su misura di elettore, specialmente quello incerto. Riguardo all’Istruzione, “rilanciare” ed “investire” sono le parole magiche. Qualità, efficienza, valutazione e merito sono le tematiche più trendy, a cui si aggiungono produttività e flessibilità. Si glissa invece sulle risorse. Logoro appare ormai il discorso della scuola più “moderna ed europea”.
Le domande che vengono poste alla politica sono le basi per un programma di governo che voglia segnare davvero il cambiamento. E le risposte sono un suggerimento anche qui, in Lombardia, dove Formigoni è stato spesso l’anticipatore delle pratiche peggiori su scala nazionale. Per uscire dallo sterile dibattito pubblico-privato (dove, secondo la Costituzione, non dovrebbe esserci nemmeno la possibilità di un dubbio) e provare a parlare di riforme. Davvero.
DOMANDE IN CERCA DI RISPOSTA
Per i soggetti politici che volessero misurarsi con la scuola “reale” per rendere davvero “centrale” istruzione, formazione, educazione, suggeriamo alcune domande:
1) Quale scuola vogliamo per le nuove generazioni?
2) Come tornare ad investire sulla scuola, per renderla al passo con le sfide del XXI secolo, e dove reperire le risorse?
3) Quale docente? Quali competenze, percorso di formazione, percorso di carriera? Quale stato giuridico? Quale riconoscimento economico? Quale rivalutazione sociale?
4) Come reclutare personale docente giovane ed assicurare il necessario ricambio generazionale?
5) Come assorbire il precariato che logora metà vita professionale dell’aspirante docente?
6) Come gestire il Sistema nazionale di valutazione?
7) Quali proposte per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche?
8) A chi giova l’eventuale riduzione di un anno del percorso di studio e diplomare i 18enni?
9) Come si colloca la scuola paritaria rispetto ai finanziamenti pubblici?
10) Come affrontare il problema dell’eccessivo innalzamento dell’età pensionabile rispetto all’esigenza di rinnovamento e al lavoro stesso?