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carlo lucchina

Questa non è la Lombardia: tutti gli indagati

Non è l’immagine della regione che dovrebbe rappresentare:

Daniele Belotti (Lega Nord) è indagato per una vicenda di tifo violento verificatasi a Bergamo l’8 febbraio 2011. E’ ritenuto l’anello di congiunzione tra le istituzioni e la tifoseria; deve rispondere di concorso in associazione per delinquere.

Monca Rizzi (Lega Nord), indagata a Brescia per presunti dossieraggi nei confronti di avversariall’interno del Carroccio, si è dimesso il 16 aprile 2012.

Davide Boni (Lega Nord) il 6 marzo 2012 il presidente del consiglio regionale lombardo viene indagato per corruzione per un totale di circa un milione di euro, soldi che potrebbero essere finiti nelle casse del partito di Umberto Bossi. L’indagine si concentra su presunte tangenti in campo urbanistico.

Renzo Bossi (Lega Nord) indagato a Milano per truffa ai danni dello Stato nell’inchiesta sui fondi della Lega, con il padre Umberto e il fratello Riccardo il 16 maggio 2012. 

Nicole Minetti (Pdl) il consigliere regionale è indagata insieme a Lele Mora ed Emilio Fede per induzione e favoreggiamento della prostituzione nella vicenda di Ruby. L’iscrizione nel registro avviene il 15 gennaio 2010.

Gianluca Rinaldin (Pdl) il 16 aprile 201o viene iscritto nel registro degli indagati per corruzione, truffa aggravata, finanziamento illecito ai partiti e falso. L’inchiesta riguarda presunte tangenti nel settore turistico del lago di Como. L’indagine era stata ribattezza la “Tangentopoli lariana”.

Massimo Ponzoni (Pdl) il 19 settembre 2011 l’ex assessore regionale all’Ambiente é indagato per bancarotta e poi per corruzione, nonché coinvolto nella maxi-operazione Infinito contro la ‘ndrangheta. Arrestato.

Franco Nicoli Cristiani (Pdl), ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta per una presunta tangente da 100 mila euro. Le indagini hanno portato anche al sequestro di alcuni cantieri della Brebemi in territorio di Milano e Bergamo. Le manette scattano il 30 novembre 2011.

Angelo Giammario (Pdl) il 14 marzo 2012 riceve la visita dei carabinieri che indagano il consigliere per l’ipotesi di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. La vicenda in questione è legata agli appalti per il verde pubblico, soprattutto tra Milano e la Brianza.

 Romano La Russa (Pdl)l’assessore alla sicurezza della regione Lombardia e fratello dell’ex ministro alla Difesa viene indagato il 19 marzo 2012 per finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta sul caso Aler.

Roberto Formigoni (Pdl) presidente della Regione Lombardia è stato iscritto nel registro degli indagati il 23 giugno 2012, nell’inchiesta della Procura di Milano sui 70 milioni di euro che il polo privato della sanità Fondazione Maugeri ha pagato negli anni al consulente-mediatore Pierangelo Daccò.

Filippo Penati (Pd) è indagato dal 20 luglio 2011, per presunte tangenti per gli appalti dell’area Falck, si è dimesso dalla sua carica nel Consiglio regionale della Lombardia, dove era vicepresidente, mai da consigliere.

Alessandra Massei ex dirigente alla Programmazione sanitaria è indagata il 7 giugno 2012 per la vicenda giudiziaria che ruota intorno alla fondazione Maugeri.

Carlo Lucchina il direttore generale dell’assessorato alla Sanità compare il 14 giugno 2012 come indagato, perché accusato di turbativa d’asta su finanziamenti regionali, stanziati e in alcuni casi già erogati dalla Regione Lombardia, nell’ambito degli accordi stipulati tra aziende private.

Formigoni e la farsa che si sgretola (cronaca di una conferenza stampa bipolare)

Meraviglioso. Un pezzo che nemmeno Beckett riuscirebbe ad immaginare.
Formigoni arriva in sala stampa con i collaboratori e gli assistenti che non sanno più come limitare il suo sfanculamento facile a qualsiasi cosa puzzi di informazione.
Dice che la notizia è falsa.
Non è indagato.
Anzi, no, forse semplicemente non è ancora stato informato.
E comunque se è indagato non si dimette (l’avevo scritto stamattina, non c’è bisogno di essere sibille).
E qualcuno gli ricorda che aveva promesso le dimissioni. “Altro tempo storico” dice lui. Ah. Allora va bene così, certo.
Poi parla della stampa comunista che gli tende un trappolone (il Corriere della Sera comunista è roba da TSO).
Dice che anche gli altri sono indagati. E che anzi lui sarebbe tra i più bravi perché è durato da “vergine” più a lungo.

Nessuno parla del punto politico.

Qualcuno non può permettersi di urlare troppo perché da altre parti siamo al rinvio a giudizio per il braccio destro del segretario nazionale.

Nessuno dice che è il modello a fallire, mica Formigoni.

Tutti sanno che non si dimette.
Tutti sanno che bisogna correre per fare un comunicato stampa in cui si chiedono le dimissioni.
Poco, però, non troppo.
Finisce la conferenza stampa.
Si va tutti a pranzare.

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La salute prima del profitto

È lo striscione che dice più di mille parole esposto oggi dai lavoratori del San Raffaele in sciopero.

La manifestazione ha visto sciopero e corteo da via Olgettina a San Raffaele Turro. I motivi “sono molto seri: su tutti l’assunzione dei lavoratori precari, per evitare la riduzione degli organici, che significa anche riduzione della qualita’ dell’assistenza. Infatti, i contratti scaduti nelle ultime settimane non sono stati rinnovati e molti scadranno a fine mese”. La Rsu torna anche sulla questione incentivi, perchè un altro motivo di protesta è appunto “la riduzione dei salari avvenuta per la mancata erogazione del saldo incentivi, in un periodo in cui tutti i lavoratori hanno messo anche maggiore impegno rispetto al passato, proprio per le condizioni di incertezza dovute alla crisi economica che ha colpito l’ospedale”.
Ma la lista è lunga: “C’e’ la tutela della sicurezza e la salute, di lavoratori e pazienti”, tema su cui i sindacati ribadiscono l’intenzione di “respingere ogni ipotesi di risparmio sui costi di gestione e manutenzione che abbiano risvolti negativi”. E ancora “l’avvio di corrette relazioni sindacali e il rispetto degli accordi, poiche’ il confronto, ad oggi, e’ stato solo a senso unico e ad ogni richiesta dei lavoratori, la risposta e’ stata no”, si legge nella nota.

È il solito cortocircuito della sanità lombarda: i soldi sono pubblici, i conti però non ci competono perché le strutture sono privati, quindi i reati eventuali scivolano addosso a Formigoni (vorrebbe, lui) e comunque è un’eccellenza che non si deve mettere in discussione. E i diritti dei lavoratori non sono cosa nostra.
Ah, intanto Carlo Lucchina (il direttore della Sanità pubblica) è indagato con altri trenta, tra l’altro.
E sperano che qualcuno ci caschi ancora.

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Indagano Lucchina ma si sgretola Formigoni

Attenzione, la difesa è già scritta. Formigoni ha sempre detto che nulla che riguardasse la Regione era mai stato messo in discussione. Adesso ci dirà che l’eventuale infedeltà del Direttore Generale della Sanità (il cuore del potere formigoniano) non può mettere in discussione il suo operato. E’ lo scaricabarile: pratica banale e abusata. E intanto si sgretola tutto. E più si sgretola e più il Governatore si inchioda alla sedia.

Ventotto indagati, tra cui il direttore generale della sanità Carlo Lucchina, al quale viene contestato il reato di turbativa d’asta, nell’ambito di un’indagine su finanziamenti pubblici regionali, stanziati e non stanziati, per qualche milione di euro. L’indagine, ordinata dal pm Carlo Nocerino, avrebbe fatto luce sugli accordi tra aziende private e ospedali pubblici per l’acquisto di strumenti per la sperimentazione clinica ad alto contenuto tecnologico finanziati da Regione Lombardia. Sono in corso interrogatori davanti al pm di Milano, Carlo Nocerino. Sono state effettuate perquisizioni negli uffici del direttore Lucchina in Regione e negli ospedali Niguarda a Milano, di Lecco, di Busto Arsizio e Saronno: impiegati una settantina di militari del Nucleo Speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza con la collaborazione degli uomini del Nucleo di polizia tributaria di Milano. L’assessorato alla Sanità delle Ragione Lombardia ha precisato che le perquisizioni non hanno riguardato i propri locali, e che l’assessore Luciano Bresciani non figura nell’elenco degli indagati.

LE SPERIMENTAZIONI – L’inchiesta, nella quale sono indagate una trentina di persone, nei confronti delle quali sono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, turbativa d’asta, rivelazione del segreto d’ufficio e peculato, è coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Carlo Nocerino. Le indagini riguardano principalmente presunti accordi per pilotare l’assegnazione di progetti di sperimentazione clinica ad alto contenuto tecnologico finanziati dalla Regione Lombardia. Oltre a Lucchina, tra le persone indagate ci sono funzionari dell’assessorato alla Sanità e delle aziende ospedaliere coinvolte.