Vai al contenuto

Carovigno

Cosimo Mele nuovo “renziano”: il Pd si dimentica la cocaina e le prostitute

Notizie del mattino. Evviva:

Schermata-2015-04-03-alle-18.02.54Quasi controvoglia, Cosimo Mele è tornato. Proprio lui, l’ex deputato Udc travolto otto anni fa da uno scandalo a luci rosse per un festino in un hotel romano pare a base di sesso&cocaina. Era scomparso dai radar della politica nazionale nel 2007, rinnegato da tutti. Ora è il Partito Democratico a offrirgli la ribalta candidandolo a sindaco di Carovigno, suo paese natale in provincia di Brindisi. Uno sbocco naturale, l’incoronazione ricevuta dal centrosinistra. Perché nell’ultimo anno e mezzo Mele ha amministrato il comune alle porte del Salento anche con l’appoggio post-elettorale del centrosinistra. Il Pd non pestò i piedi al ballottaggio del maggio 2013 lasciando ai propri elettori la libertà di decidere se votarlo o meno, poi nove mesi dopo è entrato in giunta con l’attuale segretario cittadino, Marzia Bagnulo, che ha guidato l’assessorato al turismo.

Nel frattempo Mele ha spinto i Dem, infruttuosamente, alle comunali nella vicina Ostuni e aveva ‘invitato’ a sostenere Matteo Renzi nella sua scalata ai vertici del partito. Insomma, le farfalle nello stomaco si sentivano già da molto tempo. L’amore è sbocciato in primavera, benedetto da una vecchia conoscenza dell’ex deputato, il consigliere regionale Giovanni Epifani, e dal Pd di Carovigno: “Il direttivo cittadino ha votato all’unanimità – spiega Mele a ilfattoquotidiano.it – Ed è noto che Epifani è stato tra i pochi a dare risposte a Carovigno nella scorsa legislatura”. Strette di mano e via, verso il secondo trionfo in due anni, per ribadire che il sindaco uscente – si è dimesso il 2 febbraio – è ancora più forte del Pdl battuto nel 2013 e di quel Nuovo Centrodestra che negli scorsi mesi ha sfilato consiglieri e assessori alle sette liste civiche che lo avevano sostenuto.

E da quelle riparte ancora, l’ex onorevole dell’Udc che nel 2007 fu travolto dallo scandalo a luci rosse consumatosi in un albergo della capitale. Nella notte tra il 27 e il 28 luglio si trovava in una suite dell’hotel Flora in via Veneto, a Roma. Con lui c’erano due escort, una delle quali, Francesca Zenobi, accusò un malore e disse di aver assunto cocaina che, a suo dire, gli era stata data proprio da Mele. Accuse che lui ha sempre respinto e per le quali sta ancora affrontando un processo per cessione di stupefacenti. La Zenobi è poi finita a sua volta in aula perché, secondo le accuse, chiese soldi al politico – che si è costituito parte civile – per ritrattare la sua versione. Nel frattempo Mele era stato costretto a dimettersi dall’Udc e non venne ricandidato alle politiche del 2008. Ma dopo due anni riapparve sulla scena politica, sfiorando subito il colpaccio. Un posto in lista gli venne garantito dall’Alleanza di Centro durante le elezioni provinciali nel 2009: raccolse 1290 preferenze. Tante, ma non sufficienti per l’elezione.

Quel pacchetto di voti ingolosì Io Sud di Adriana Poli Bortoneche l’anno dopo lo candidò alle regionali, provocando l’irritazione dell’Udc, all’epoca alleata nella corsa per battere Vendola: “Contro Mele non abbiamo nulla di personale – spiegò il coordinatore regionale Angelo Sanza – Ma ci sono i fatti a testimoniare la storia delle persone”. Poi è arrivato il tempo di prendersi Carovigno, la sua roccaforte di voti. “La riconoscenza, in politica, è solo un sentimento del momento, lo sa? Mi hanno gettato nelle fiamme, mi hanno fatto bruciare. Ma ora sono qui. Me lo ha chiesto la mia città, perché ha bisogno di me. E io sono pronto”, disse prima del ballottaggio a ilfattoquotidiano.it. Durante il suo primo mandato ha puntato forte sul turismo, revocato la delega alla Cultura all’assessore che aveva invitato la pornostar Ilona ‘Cicciolina‘ Staller come testimonial di un evento e chiesto con una circolare di esplicitare il titolo di ‘onorevole’ sui documenti che portano la sua firma. Ora dopo tanto centro, una puntatina destrorsa con la Poli Bortone e un viaggio in solitario, abbraccia il centrosinistra. Si sussurra che sia pronta anche una tessera del Pd con il suo nome. “Non mi interessa”, taglia corto lui prendendo sotto braccio i democratici che lo accompagneranno verso lo scranno più alto di Palazzo di città.