La risposta da dare a CasaPound
Ecco la risposta perfetta per quelli di CasaPound e per i loro striscioni con la scritta “Tornare potenza”: «Il nostro patriottismo non offende, non ferisce, non aggredisce nessuno perché il nostro patriottismo non è odio per gli altri popoli…»
Ieri i «fascisti del terzo millennio» di CasaPound hanno fatto politica come la sanno fare loro, nel massimo del loro spessore e del loro impegno: appendendo striscioni. Poteva andare peggio, visti i personaggi. Hanno affisso in più di 100 città uno striscione con addirittura due parole consecutive («tornare potenza») perché, scrivono nel comunicato stampa, «tornare Potenza non significa solo riconoscere che il nostro paese è stato in grado, nel corso della storia, di sforzi industriali, politici e culturali senza precedenti ma soprattutto comprendere che dobbiamo essere ancora in grado di farne». Poi hanno aggiunto: «L’epoca attuale esige una presa di posizione netta: subire un corso storico, accettando passivamente diktat e imposizioni da organismi esterni ed estranei alla nostra nazione, oppure reagire, rialzando la testa e mettendo in moto un verso e proprio Risorgimento». Hanno usato il Risorgimento perché il Rinascimento era già occupato, solo per quello.
Comunque rovistando un po’ la risposta a CasaPound già bell’e scritta c’è ed è (giusto per farli ribollire) di quel comunista di Pietro Secchia in un suo discorso citato in Chi sono i comunisti. Partiti e masse nella vita nazionale, 1948 – 1970., edito da Mazzotta nel 1977, alle pagine 129-131. Non ha nemmeno bisogno di aggiunte, è già perfetta così:
«Ma voi non siete patrioti, voi non amate l’Italia, dicono i nostri avversari. […] Ma i fatti che cosa dimostrarono? I fatti dimostrarono che i traditori della patria furono i nostri calunniatori, furono i circoli dirigenti della grande borghesia, furono coloro che barattarono l’Italia, che la vendettero allo straniero, che la consegnarono al tedesco invasore, furono coloro che ridussero il nostro paese in un ammasso di rovine e di miserie. Toccò a noi allora, toccò ai comunisti prendere le armi e lottare per cacciare lo straniero, combattere per salvare quel poco che si poteva ancora salvare della nostra Patria, combattere per cacciare l’invasore tedesco e abbattere la tirannia fascista. Noi abbiamo dimostrato con i fatti di amare la patria. Certo il nostro patriottismo non ha nulla a che fare con il nazionalismo borghese. […] Il nostro patriottismo non offende, non ferisce, non aggredisce nessuno perché il nostro patriottismo non è odio per gli altri popoli ma consiste nella volontà di vivere in pace e in amicizia con tutti i paesi».
Ecco tutto.
Buon giovedì.
Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.