Per la ricerca solo quando si è all’opposizione
Si può cambiare idea su un argomento politico rilevante, a seconda che si sia all’opposizione o al Governo? sembra proprio di sì, e abbiamo tanti esempi storici illustri. La storia italiana ce ne sta proponendo un altro in questi giorni, con il Partito democratico che tace sui tagli e le vessazioni operate dal governo, a guida democratica, sugli enti pubblici di ricerca e l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) in particolare.Per capire come mai si tratti di un cambio di atteggiamento così evidente, bisogna tornare indietro esattamente di cinque anni, a quando nel novembre del 2009 i ricercatori dell’istituto ambientale, in primis quelli precari, occuparono il tetto della loro sede di via Casalotti, a Roma, resistendo lì sopra per 59 giorni prima di firmare un protocollo d’intesa col ministro dell’Ambiente, all’epoca la berlusconiana Stefania Prestigiacomo.
Infatti, gli scandali sessuali e non dell’allora premier erano ancora di la dal sortire i loro effetti, il governo Berlusconi nel novembre 2009 sembrava fortissimo, visto che il leader del centro-destra aveva vinto trionfalmente le elezioni poco più di anno prima, e all’opposizione c’erano sostanzialmente il Pd e l’Italia dei valori, visto che la sinistra “radicale” era rimasta fuori dal Parlamento. Proprio questi due partiti furono quelli che maggiormente sostennero nei 59 giorni la lotta dei lavoratori della ricerca pubblica, con i democratici in prima fila: basta sfogliare l’album delle foto di quella lotta, per vedere sul tetto Dario Franceschini (attuale ministro della Cultura), Marianna Madia (attuale ministro della Funzione pubblica), Ignazio Marino (attuale sindaco di Roma), Nicola Zingaretti (attuale presidente della Regione Lazio), Ermete Realacci (attuale Presidente della Commissione Ambiente della Camera), Cesare Damiano (Presidente della Commissione Lavoro) e molti altri esponenti dem.
Oggi, che a distanza di un lustro le lotte dei ricercatori e in particolare dei precari si ripropongono, essendo rimaste situazioni irrisolte nonostante la fine del berlusconismo e ben due premier consecutivi provenienti dal Pd, il Partito democratico brilla per il suo silenzio. Nonostante le tante sollecitazioni, nessuna parola è arrivata dal partito di maggioranza relativa sulla situazione dell’ISPRA in generale e su quella dei suoi lavoratori in particolare. Qualche mese fa il Governo guidato da Matteo Renzi ha bocciato un emendamento di SEL (votato dai 5 Stelle e perfino da molti di centrodestra) che avrebbe favorito le assunzioni di molti precari “storici” dell’ente di ricerca, e oggi nessun esponente democratico, nemmeno tra quelli citati sopra, si è sentito in dovere di dire una parola o ha sollecitato l’attuale ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti (Udc), a rispondere ai lavoratori.
Silenzio, silenzio assoluto, nonostante i 10 milioni di tagli al bilancio negli ultimi 5 anni, il rischio che oggi (o al massimo tra pochi mesi) vadano a casa oltre 60 lavoratori, e quello forse ancor più grave che non siano finanziate attività come quelle di prevenzione del dissesto idrogeologico o i controlli sul Ilva e Terra dei fuochi. Silenzio assordante (in questo caso condiviso finora coi 5 Stelle) anche quando in Commissione Ambiente il deputato Filiberto Zaratti ha interrogato sulla situazione (al minuto 37 del video) Galletti sulla situazione ISPRA: come si vede dalla registrazione, il titolare del dicastero che vigila sull’istituto ha semplicemente ignorato la questione, e nessuno degli altri deputati, nemmeno quelli del Pd, ha trovato che ci fosse niente da ridire.
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