Vai al contenuto

corruzione

Il compromesso corrotto per combattere la corruzione

Ce lo racconta Liana Milella: sullo sbiadito ddl anticorruzione si arriva al compromesso, tra Pdl, Pd e Idv (è contro l’Udc), di affidare il compito di vigilare sulla corruzione in Italia, facendo piani e riferendo al Parlamento, a una rivisitata e ampliata Civit, fantasmatica “Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza, l’integrità delle amministrazioni pubbliche”. Chi è il presidente della Civit? L’ex toga di Unicost Antonio Martone, avvocato generale in Cassazione e un passato da presidente dell’Anm,  che il 29 luglio 2010 ha dovuto lasciare la magistratura, prima che fosse il Csm a intervenire, perché era finito nell’inchiesta sulla P3. Del resto il miglior ideatori di antifurti è sempre stato il ladro, devono aver pensato.

Libera in festa

Una agorà della corresponsabilità, della legalità democratica, della sostenibilità e dell’impegno antimafia. Libera in festa: sei giorni di incontri, dibattiti, concerti, teatro, spazi per bambini, prodotti coltivati sui terreni confiscati alle mafie, stand dell’ associazionismo e del volontariato per un’Italia liberata dalle mafie. Un’agorà aperta a tutti per raccontare un paese che quotidianamente combatte e si impegna nella lotta alle mafie e alla corruzione. Insieme per essere protagonisti e costruire una storia diversa e migliore in un’atmosfera anche di svago e di divertimento. La corruzione, la presenza sempre più invasiva della criminalità organizzata nell’economia del nostro Paese e dell’Unione Europea, il diffondersi delle metastasi dell’ecomafia, il narcotraffico, sono quanto mai all’ordine del giorno. Insieme ne parleremo, ne discuteremo e non ci tireremo indietro nel combattere e denunciare i rischi per il nostro paese. E lo faremo a Firenze, non dimenticando il positivo che ci circonda, coniugando la rigorosa denuncia con la seria proposta. Racconteremo i tanti traguardi ottenuti, valorizzando i saperi e i sapori del Belpaese insieme ai tanti amici nuovi e di lunga data, che accompagnano Libera in questo viaggio. Per sei giorni, nello splendido scenario di Firenze, tra il Palazzo dei Congressi e la Fortezza da Basso, vogliamo riflettere e costruire un altro pezzo di strada del lungo cammino contro tutte le mafie, toccando con mano i comportamenti virtuosi, le buone pratiche, la politica e l’etica.

Tutte le mattine: a Scandicci il Raduno dei giovani di Libera; al Palazzo dei Congressi riunioni
operative dei settori di Libera

Dalle 14 alle 18, presso il Palazzo dei Congressi, per i referenti di Libera, due moduli formativi e di approfondimento. Il 22 e il 23 luglio sul tema ” mafie e antimafie nell’Italia unita” e il 25 e il 26 di luglio su “Donne di mafia, donne contro le mafie”.

Dalle 18,30 ci trasferiremo a Fortezza da Basso, per un ricco calendario di eventi e iniziative. Presentazioni di libri, proiezioni, dibattiti, spettacoli teatrali e concerti.

Saranno con noi, tra gli altri,
Gian Carlo Caselli,
Nando Dalla Chiesa,
Elisabetta Caponetto,
Ettore Scola,
Federica Sciarelli,
Maurizio Torrealta,
Gildo Claps,
Alberto Vannucci,
Giulio Cavalli,
Cisco,
Tiziana di Masi,
Marina Senesi,
gli Ncuranati,
i Modena City Ramblers,
gli A67,
Lucariello,
Alfonso de Pietro,
il Parto delle Nuvole Pesanti,
i Gnu Quartet
Nicolo’ Fabi
… e tanti altri!

Tanti ingredienti, tante idee, per rendere più concreto e più partecipato quel “noi” che è il vero soggetto di ogni cambiamento. E allora non sono ammessi impegni a metà: le parole devono saldarsi ai fatti, le intenzioni non possono restare sulla carta. Vi aspettiamo a Firenze, per
contribuire ad un futuro ma innanzitutto ad un presente migliore per tutti.

Libera in Festa
21-26 luglio Fortezza dal Basso – Firenze.
Apertura ore 18,30 ingresso libero

 

Bocciato il corrotto anticoruttore

Una buona notizia all’ora di pranzo. Il governo e la maggioranza sono stati battuti al Senato nella votazione sull’emendamento del senatore del Pdl Lucio Malan al ddl anticorruzione. L’emendamento del relatore sostituiva l’intero primo articolo che istituisce il piano nazionale anticorruzione e in particolare sosteneva che occorreva istituire un Comitato di coordinamento delle iniziative anticorruzione presieduto dal presidente del Consiglio. L’opposizione ha contestato questo punto dell’emendamento. Era troppo anche per loro.

Italia ad personam

Ogni tanto conta rinfrescare la memoria. Perché un Presidente del Consiglio conta per le leggi del suo Governo e sta tutto nella ‘personalizzazione’ delle sue leggi. Ecco il torbido elenco di una carriera a propria immagine e somiglianza. Questi sono fatti:

-1) Legge sulle rogatorie internazionali (Legge n. 367/2001): limita l’utilizzabilità delle prove acquisite. Con questa legge i movimenti illeciti sui conti svizzeri effettuati da Cesare Previti e Renato Squillante, al centro del processo Sme-Ariosto 1 sono stati coperti.

-2) Tremonti bis (Legge n. 383/2001, art. 13): abolizione dell’imposta su successioni e donazioni per grandi patrimoni, che in precedenza l’Ulivo aveva abolito per patrimoni fino a 350 milioni di lire.

-2) Riforma del diritto societario (D. Lgs. n. 61/2002): depenalizzazione del falso in bilancio che ha consentito a Berlusconi di essere assolto nei processi “All Iberian 2” e “Sme-Ariosto 2” perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”.

-3) Legge Cirami sul legittimo sospetto (Legge n. 248/2002): introduzione del “legittimo sospetto” sull’imparzialità del giudice che permette la ricusazione e il trasferimento del processo ad un altro giudice.

-4) Finanziaria 2003 (Legge n. 289/2002, art. 9): introduzione di un condono fiscale, di cui hanno beneficiato anche le imprese del gruppo Mediaset.

-5) Decreto salva-calcio (Legge n. 27/2003, art. 3): concessione alle società sportive della possibilità di diluire le svalutazioni dei giocatori sui bilanci in un arco di dieci anni, con importanti benefici economici in termini fiscali. La norma ha trovato applicazione anche all’A.C. Milan.

-6) Lodo Retequattro (Decreto-legge n. 352/2003): ha permesso a Rete 4 di continuare a trasmettere in analogico.

-7) Finanziaria 2004 (Legge n. 350/2003, art. 4, comma 153) e Finanziaria 2005 (Legge n. 311/2004, art. 1, comma 246): introduzione di un incentivo statale all’acquisto di un decoder. A beneficiare prevalentemente dell’incentivo è stata la società Solari.com, il principale distributore in Italia dei decoder digitali Amstrad del tipo Mhp, controllata al 51% da Paolo e Alessia Berlusconi. Inoltre è stato approvato di recente il passaggio totale al digitale terrestre entro il 2012.

-8) Legge Gasparri (Legge n. 112/2004): introduzione del sistema integrato delle comunicazioni (SIC) e riordino del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni. Nel 2004 il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha stimato i vantaggi derivanti dalla legge Gasparri per il gruppo di Silvio Berlusconi fra 1 e 2 miliardi di Euro.

-9) Segreto di Stato sull’area denominata “Villa La Certosa” di Punta della Volpe (Olbia) (decreto del Ministro dell’Interno 6 maggio 2004 prot. n. 1004/100 – 1158): l’apposizione del segreto di Stato sulla villa di Berlusconi impedì le ispezioni disposte dal Tribunale di Tempio Pausania nell’ambito di un’indagine penale per violazione delle normative in materia edilizia ed ambientale.

-10) Estensione del condono edilizio alle zone protette (Legge n. 308/2004, art. 1 commi 36-39): ammissione delle zone protette tra le aree condonabili, comprese quelle della villa “La Certosa” di proprietà di Berlusconi.

-11) Legge ex-Cirielli (Legge n. 251/2005): riduzione della prescrizione, che ha consentito l’estinzione dei processi “Lodo Mondadori”, “Lentini”, “Diritti tv Mediaset” per decorrere dei tempi processuali.

-13) Testo unico della previdenza complementare (Decreto Legislativo n. 252/2005): introduzione di una serie di norme che favoriscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale, a beneficio anche della società assicurative di proprietà della famiglia Berlusconi.

-14) Lodo Alfano (Legge n. 124/2008), riproposizione del Lodo Schifani, emanato poco prima della conclusione del processo per corruzione dell’avvocato David Mills in cui Berlusconi era coimputato. Dichiarato incostituzionale il 7 ottobre 2009.

-15) Decreto anticrisi (Decreto-legge n. 185/2008, art. 31): abolizione dell’IVA agevolata del 10% sulla pay tv via satellite (dominata da Sky Italia) che ritorna così all’aliquota standard del 20%. L’iniziativa legislativa ha suscitato nell’opposizione diverse polemiche poiché viene visto in questo provvedimento un modo per penalizzare Sky Italia, principale concorrente privato di Mediaset.

-16) Acquisto delle proprie azioni (Legge n. 33/2009, art. 7, commi 3-quater e 3-sexies): viene aumentata la soglia di capitale (dal 3% al 5%) che gli azionisti con una partecipazione superiore al 30% possono acquisire senza essere soggetti all’obbligo di promuovere un’offerta pubblica di acquisto totalitaria; e viene incrementato (dal 10% al 20%) il limite massimo previsto dall’art. 2357 cc. nei confronti delle società per azioni in materia di acquisto di azioni proprie con l’intento di prevedere strumenti di difesa delle società rispetto a possibili manovre speculative (OPA).

-17) Scudo fiscale (Legge n. 102/2009, art. 13-bis): permette, pagando un’imposta una tantum del 5%, di rimpatriare o regolarizzare le attività finanziarie e patrimoniali frutto di evasione fiscale detenute all’estero.

-18) Legittimo impedimento (Legge n. 51/2010): dovranno decidere i giudici se Berlusconi è impossibilitato a presentarsi ai suoi processi per impegni lavorativi .

-19) Liti pendenti col fisco (Legge n. 73/2010): la Mondadori ha utilizzato il provvedimento per chiudere un contenzioso col fisco pendente dal 1991 pagando 8 milioni e 653 mila euro al posto dei 173 milioni pretesi dall’erario.

Aderisco e partecipo: 6 febbraio ad Arcore per le dimissioni di Berlusconi

Aderisco e partecipo domenica 6 febbraio ad Arcore per la manifestazione che chiede le dimissioni di Berlusconi. Perché è la società civile che si muove, senza palchi e palchetti e marchi editoriali. Perché è la gente. La gente che non riesce a lavorare, che paga la sfiducia nella quarta settimana del mese. E’ la gente che vuole confiscare a questo governo il proprio futuro.

MISSIONE ARCORE

MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER CHIEDERE LE DIMISSIONI
DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI

Il Popolo Viola Milano in collaborazione con la Rete Viola Gruppi Locali si mobilita per dare sfogo alle voci di protesta dei Cittadini Italiani che lamentano ormai da anni l’emergenza democratica che il Paese sta affrontando a causa delle vicende giudiziarie e personali del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
L’emergenza democratica si è concretizzata, e continua tuttora, con la mancata attuazione da parte dell’attuale esecutivo di Riforme ed azioni concrete per contrastare la crisi economica. L’Italia è agli ultimi posti per l’occupazione e la crescita mentre rimane al vertice delle classifiche per disoccupazione, debito pubblico e corruzione.
Aggravante della situazione socio-economica è la condizione impietosa a cui sono ridotti i Cittadini Italiani ad assistere quotidianamente all’abuso sistematico, da parte del Presidente del Consiglio, dei mezzi di comunicazione di massa a meri fini propagandistici per attaccare chiunque gli chieda conto delle inchieste per le quali è indagato che emergono dagli Atti della Procura della Repubblica di Milano, invece di presentarsi ai Pubblici Ministeri come un normale Cittadino per dimostrare la sua estraneità ai gravissimi reati contestati; Prostituzione Minorile e Concussione ai danni dei Funzionari della Questura di Milano.

Questo è l’ultimo di una serie di scandali che coinvolgono Silvio Berlusconi ma che troppo spesso vengono messi in secondo piano opacizzati dai gossip come il “bunga bunga”; ad esempio i discutibili rapporti personali intercorsi con il deceduto “stalliere” Vittorio Mangano (definito “eroe” ma esponente di spicco della mafia e pluri-omicida), oppure il patto di ferro che lo lega al Senatore Marcello Dell’Utri (braccio destro e co-fondatore di Forza Italia – condannato a 7 anni in Appello per concorso esterno in Associazione mafiosa) e a Nicola Cosentino (coordinatore PdL in Campania e sul quale pende una richiesta d’arresto per camorra respinta dai partiti della maggioranza PdL e Lega Nord in Parlamento), oppure i continui attestati di amicizia all’ex ministro Cesare Previti (condannato in via definitiva e interdetto dai pubblici uffici).
Non si dimenticano né si sottovalutano le insistenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia che chiamano in causa il Presidente del Consiglio quale referente politico verso il quale convogliare il consenso elettorale nel periodo di pax militare successivo alle stragi del 1992-’93.

Il Popolo Viola di Milano e la Rete Viola Gruppi Locali, insieme alla Società Civile che condivide il presente Appello, chiedono quindi le immediate dimissioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi secondo i dettami, ampiamente compromessi, dell’Art. 54 della Costituzione Italiana che prescrive:

“i Cittadini cui sono affidate Funzioni Pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla Legge”,

Con regolare preavviso alla Questura ma fatte salve le indicazioni da parte delle Autorità preposte alla Vigilanza sull’Ordine Pubblico (che verrano comunicate in tempo reale) tutte le forze democratiche del Paese, ovvero la Società Civile, le Associazioni, i Comitati, i Movimenti, che hanno ancora la forza di indignarsi per recuperare il senso dell’Etica e della Morale Pubblica sancite dalla Costituzione, sono invitati a mobilitarsi per

ARCORE
(provincia di monza e brianza)

DOMENICA 6 FEBBRAIO 2011

VIA MONTE ROSA – AREA ROVAGNATI

Adesioni ed info trasporti:

manifestazione.arcore@gmail.com

Riferimenti Organizzativi e Rete Viola Gruppi Locali:

Federico Ferme Popolo Viola Milano tel. 339 7427980
federicoferme@tiscali.it
Samuela Bellini Popolo Viola Brescia tel. 333 4735112
samuela.bellini@hotmail.it
Simonetta Zandiri Resistenza Viola Piemonte tel. 348 2717842 simonetta.zandiri@me.com
Isabella Occhi Popolo Viola Modena tel. 335 8371427
i.occhi@yahoo.it
Christian Di Chiara Popolo Viola Modena tel. 392 5604810
chdichi@tin.it
Ludovica Pizzetti Popolo Viola Milano
Mariarca Orta Popolo Viola Milano
Riccardo Lazzarini Popolo Viola Milano
Silvia Rovelli Popolo Viola Pavia
Giuseppe Cassata Popolo Viola Milano
Rosita Macrì Popolo Viola Milano
Marina Varriano Popolo Viola Milano
Tony Troia Popolo Viola Palermo

Un solo obiettivo: rimuovere Pezzano dall’ASL di Milano

Ho voluto aspettare prima di scrivere (e agire) sulla nomina di Pietrogino Pezzano per diversi motivi: prima di tutto perché abbiamo studiato quale fosse la modalità migliore per un’azione “politica” che non si fermasse all’ovvia censura di fronte ad una nomina talmente scellerata da sembrare una sfida e poi perché ho osservato (per niente divertito) l’aria che tirava tra i garantisti al limite della collusione e gli imbarazzati sottovoce.

Innanzitutto è il caso di ricordare chi è Pietrogino Pezzano: classe 1947, è nato a Palizzi in provincia di Reggio Calabria e ha avuto un’irresistibile ascesa professionale che l’ha portato dall’ASL di Monza fino alla stanza dei bottoni dell’ASL di Milano, una delle più grandi d’Italia. Ma la biografia (non ufficiale) di Pezzano ce lo racconta anche come “uno che fa favori a tutti”, parole di Pino Neri, l’avvocato tributarista e massone che nelle carte processuali della maxi operazione antimafia di luglio scorso risulta essere il grande boss della ‘ndrangheta pavese. Dice Neri “E’ uno che si muove bene, con Abelli sono grandi amici, l’ho presentato io a Gino”.

Ma Pietrogino Pezzano è raccontato anche in altre carte: Eduardo Sgrò, arrestato per 416bis, parla al telefono con un ingegnere per un appalto di suo interesse nella struttura Asl. Poco dopo lo stesso Sgrò è al cellulare con malavitoso, Candeloro Polimeni, sempre per lo stesso affare. Sgrò “Ho da fare un sopralluogo per un appalto Asl, per gli uffici di Cesano, Desio e Carate, vorrei vederti”…Ingegnere  “Il bando dell’appalto ce l’ha?”…Sgò ”Chiamiamo insieme il Direttore Generale, che è amico mio, e ci fissiamo un appuntamento”. Poco dopo, Polimeni “Vedi di chiamare l’Asl stamattina”… Sgrò ”Ho già chiamato e preso appuntamento”. Trascorso un mese, si legge Polimeni al telefono con il Direttore Generale dell’ASL 3, Pietrogino Pezzano “Hai bisogno di me?”…Polimeni “Si, quando vuole”…Pezzano “Dove vengo?”. Secondo quanto si legge depositato agli atti, un paio d’ore dopo, in un bar, Candeloro Polimeni, Pietrogino Pezzano e Saverio Moscato si sono incontrati per discutere. Qualche giorno dopo Giuseppe Sgrò, fratello di Eduardo e anche lui arrestato, è al telefono con un altro dipendente Asl, responsabile della gestione patrimoniale “Alle quattro può passare da me?”… Sgrò “In osteria?”… Dipendente “Da me, è il Dottore che vi vuole parlare”. Sempre dagli atti, una settimana dopo Pietrogino Pezzano è nuovamente al telefono con Giuseppe Sgrò, parlando di un trasporto urgente di piante da mandare in Calabria. Pezzano “Vi ricordate vi dissi che dovevo mandare delle piante con urgenza? Se potete andiamo a trovare quello…” Sgrò “Si, quello che fa le spedizioni, quando volete dottore”…  Pezzano “Vengo io a Desio, ci vediamo lì, perché io domani parto e vi devo dire dove andare a prenderle”… Sgrò “certo certo, comunque fino a Melito arrivano tranquillamente”. Eppure le frequentazioni poco raccomandabili del Pezzano rientrano anche nell’album fotografico: è lui in persona che compare in alcune fotografie che lo ritraggono assieme a capibastone della Brianza come Saverio MoscatoCandeloro Polimeno.

Finita qui? no, Pietrogino Pezzano in tutto questo si è “meritato” anche una denuncia (si legge sui giornali) per corruzione dai carabinieri di Desio proprio per i lavori dell’amico Sgrò.

La nomina di Pietrogino Pezzano è uno schiaffo. Uno schiaffo dato a mano aperta sulla faccia della Lombardia: questa Lombardia che quando si parla di ‘ndrangheta, di sanità e di ruoli perde il valore del buon senso e dell’opportunità. Questa nomina è un’enorme occasione persa: lanciare un segnale che nei fatti racconti di una voglia terribile (e bella) di non creare occasioni d’ombra, di pretendere un clima respirabile e cristallino. Questa nomina mostra il fianco debole (pavido e forse interessato) della Regione che duella con teatranti, giornalisti e scrittori e poi si inginocchia a mani giunte davanti al Re.

Dov’è l’ansia antimafia della Lega contro le mafie? Dov’è il “cambio di passo” votato all’unanimità in Consiglio Regionale per sfoggiare una volontà oggi tradita nei fatti? Dov’è la virulenza con cui si è difesa “l’onorabilità” della Lombardia a suon di querele?

La “società civile”, i Comitati e le Associazione si sono già mosse (come troppo spesso succede, prima della politica). L’associazione Sos Racket e Usura ha preparato una raccolta firme con l’appoggio di decine di sindaci. Ora la politica è chiamata a fare il proprio lavoro (lasciando perdere le parole) votando sì o no sulla questione. Prendendo una posizione. Serviva una mozione, adesso è scritta e ora si vede chi è da una parte e chi dall’altra.

Le 4 giornate di Milano per la Costituzione

Il Popolo Viola di Milano ha una virtù da clonare: la quotidianità. Quotidianità intesa come perseveranza sui temi senza mai fermarsi allo stucchevole evento o cadere nella tentazione del tempo precox dell’intervista e del comunicato stampa. Sono stati (e lo sono) a Adro i custodi più presenti (più di tutti i partiti) contro il leghismo becero e strabordande del sindaco Oscar Danilo Lancini (a proposito, corre voce che comunque a forza di buffonate si sia già quasi meritato un posto in Parlamento…) e i simboli da rimuovere, condannati e mai rimossi sulla scuola cittadina; sono in ogni angolo a volantinare perché non si posi la povere sulla democrazia in decomposizione; sono i megafoni di chi spesso sui giornali non ha voce.

Ora decidono di “occupare” Milano per quattro giorni per parlare di legittimo impedimento, di Mirafiori, di immigrazione, diritto allo studio, libertà d’informazione, condizione femminile e non ultimo il tema della corruzione e della mafia . Se fate un salto (che vale la pena fare) ci vediamo lì.

QUI L’EVENTO FACEBOOK

La società civile a Milano, armata di Costituzione, vi invita a partecipare a

LE QUATTRO GIORNATE DI MILANO PER LA COSTITUZIONE

Con cui incoraggeremo i giudici della Consulta a firmare la palese incostituzionalità del legittimo impedimento

e gli operai della FIAT ad abrogare l’accordo separato di Mirafiori

MILANO PIAZZA SAN BABILA DAL 10 AL 13 GENNAIO DALLE 18 ALLE 22.

Abbiamo deciso di organizzare a partire da lunedì 10 gennaio 4 giornate consecutive di presidio in piazza San Babila dalle ore 18 alle 22 per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che siamo di fronte ad passaggio estremamente delicato e drammatico per la nostra democrazia ed i principi della costituzione.

All’interno delle 4 giornate di presidio oltre ai temi della giustizia e del lavoro, troveranno spazio anche i seguenti temi : immigrazione, diritto allo studio, libertà d’informazione, condizione femminile e non ultimo il tema della corruzione e della mafia .

Per ora hanno confermato la loro adesione (in ordine alfabetico):


Adesso Basta!

Agende rosse

Circolo milanese di Libertà e Giustizia

Giovani Democratici Milanesi

Liberiamo Milano

Partito dei CARC

Popolo viola Milano

Qui Milano libera

Sinitah

Vittorio Agnoletto

Salvatore Borsellino

Sen. Giuliana Carlino

Giulio Cavalli

Loris Mazzetti

Carlo Monguzzi

Luciano Muhlbauer

Giuseppe Natale

Moni Ovadia

Diego Parassole

Ines Quartieri

Basilio Rizzo


referenti P.V.M

Rosita Macri’ : 3339125080

Giuseppe Cassata : 3383140093

La Pace chiamò

Ogni tanto ce ne dimentichiamo (o comunque ce ne ricordiamo molto meno) sepolti da Terzi Poli che vorrebbero esistere o l’ultima uscita presidenziale o gli accrocchi dei partiti, eppure nella nostra bella e (nonostante tutto) robusta Costituzione il tema della Pace è indicato come il “faro” nella gestione della politica estera nazionale. La questione si solleva ogni volta che qualcuno dei nostri militari perde la vita in qualche missione (di “pace”, le chiamano) e subito dopo scompare insabbiandosi sotto le discussioni più urgenti.
Incontro spessissimo persone e gruppi che con fatica continuano a parlarne e farne parlare con un certosino lavoro in rete (quella in carne e ossa). Per questo come primo gesto del 2011 ho deciso di aderire alla campagna della Tavola per la pace . E di tenere appesa la dichiarazione di pace da sottoscrivere, che dovrebbe essere tra i primi articoli di ogni programma di una coalizione di chi crede nei principi costituzionali e democratici di questo Paese:
L’Italia che compie 150 anni ha una gran bella Costituzione. L’Italia, che compie 150 anni, ripudia la guerra, lavora per la pace e la giustizia, promuove la sicurezza umana e la democrazia internazionale rafforzando l’Unione Europea e l’Onu. Smette di fare la guerra in Afghanistan e costruisce la pace in Medio Oriente, in Africa e nel resto del mondo. Lotta contro la povertà e le disuguaglianze sociali nelle nostre città, in Europa e nel mondo e promuove un lavoro dignitoso per tutti. Taglia le spese militari e smette di vendere armi nel mondo. Investe sull’educazione, sulla cultura, sulla formazione e sul protagonismo dei giovani. Rispetta i diritti umani, a cominciare da quelli dei migranti che vivono e nascono nel nostro paese, e si batte contro le mafie, la corruzione, l’illegalità e ogni forma di razzismo e di violenza. Cura la Terra, difende i beni comuni e promuove nuovi stili di vita.
 
Questa è l’Italia che amo, che festeggio e che voglio costruire.
 
__________________________________
 
(*) La campagna “L’Italia ripudia la guerra” è promossa dalla Tavola della pace, dalla Rete italiana per il disarmo e da numerose altre associazioni. Aderisci anche tu!

L’appello di LIBERA per la confisca ai corrotti

Una firma importante per un appello fondamentale.

La corruzione minaccia il prestigio e la credibilità delle istituzioni, inquina e distorce gravemente l’economia, sottrae risorse destinate al bene della comunità, corrode il senso civico e la stessa cultura democratica. Per questo motivo raccoglieremo un milione e mezzo di cartoline da inviare al Presidente Napolitano per chiedergli di intervenire, nelle forme e nei modi che riterrà più opportuni, affinché il governo e il Parlamento ratifichino quanto prima e diano concreta attuazione ai trattati, alle convenzioni internazionali e alle direttive comunitarie in materia di lotta alla corruzione nonché alle norme, introdotte con la legge Finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti.

Trova il banchetto più vicino

Firma on line

Hanno firmato

Diffondi anche tu la campagna

Rassegna stampa

‘Ndrangheta buffa: Mandalari parlava troppo e Chiriaco faceva finta

Che tragica opera buffa la ‘ndrangheta che in Lombardia in incognito si fa chiamare Lombardia. Un’opera da qualcosa in più dei soliti tre soldi con qualche Pantalone, un paio di Azzeccagarbugli e la solita decina di politici distratti. La colonna sonora sarebbe una mazurka tra le consonanti ispide calabresi e le vocali lunghe lombarde.

POLITICI INCONSAPEVOLI. Una razza in costante aumento: “io non sapevo”, “non lo conosco”, “incontro tante persone in campagna elettorale”, “ognuno vota chi vuole”. Ormai possiamo dare per assodato che a lato dei candidati che sudano a smontare gazebo con il nero dei santini sulle mani, in Lombardia si è ramificata una nuova generazione di candidati: le vittime (vincenti) delle preferenze criminali. Faraoni e signorotti a cui pagano cene elettorali a tradimento schiere di fan estasiati e criminali ovviamente a loro insaputa. Però sono da capire; a differenza di Scajola e la sua casa regalata a tradimento, sulle preferenze non si paga l’ICI e sono più difficili da scovare. Abelli non sapeva che l’ASL di Pavia fosse un suo comitato elettorale con un cordone ombelicale che andava diritto tra i peli della ‘Ndrangheta. Emilio Santomauro è un fuoriclasse: dopo essere inconsapevolmente caduto nelle mani della camorra (con il clan Guida) è passato per sbadataggine sotto gli interessi della ‘ndrangheta. Del resto, essendo un uomo dal sangue UDC è sempre stato professionista della larghe intese per “ricucire l’Italia”. Poi c’è Ponzoni Massimo, che se di nome facesse Tom potrebbe essere un eroe del male per fumetti: ultimamente riesce ad essere per caso e per sfortuna in quasi tutti i “buchi neri” lombardi. Ma solo quando lo troveranno con un carico di armi nucleari in giardino sarà abbastanza indegno da pensare alle dimissioni.

BOSS DALLA LINGUA LUNGA. Ad ascoltarli fanno tenerezza. Lontani anni luce dall’icona del boss tra cacchette di capra e ricotte che scriveva in codice sui pizzini stropicciati come Binnu Provenzano, oggi gli aspiranti boss lombardi sono un misto di prepotenti con la cazzuola ed esosi da periferia. Il guappo Vincenzo Mandalari al telefono nel febbraio del 2009 si incensa come fanno le sciantose sotto il portico della Scala: “C’è stato un momento, in cui ad Assago comandavo io! credimi! per mia negligenza, sempre per il fatto di essere abusivista, io ce l’ho nel sangue di essere abusivista!”. Poi, resosi presto conto che “i politicanti vedi che sono scemi” decide di scendere in campo. Aveva in mente di darsi da fare a Bollate per le elezioni comunali. Una strategia precisa: far cadere l’attuale amministrazione, prima, ed eleggere un sindaco amico, poi. “Adesso riusciamo a farla cadere, perché io mi sono intrufolato in politica»”dice in una conversazione del 13 febbraio 2009 Mandalari, e poi l’idea di fondare un partito “non è importante destra o sinistra a livello locale”. Un politico con le idee chiare, senza dubbio. Se è vero che Calderoli è diventato ministro non possiamo che ringraziare la Boccassini per avere frenato la rincorsa di Vincenzino verso la Presidenza del Consiglio. Ma la lingua lunga, nell’opera buffa della ‘ndrangheta milanese si paga: così oggi al Mandalari latitante per la sgarrupata periferia milanese forse converrebbe una residenza certa in carcere piuttosto che un bossolo lucido infilato nella schiena. Le malelingue dicono che stia facendo le primarie per decidere se costituirsi.

MEDICI MITOMANI E BOSS PER FINTA. Più parla Carlo Antonio Chiriaco e più rischia di diventare l’eroe incontrastato della tragica farsa passato il polverone. Direttore sanitario dell’Asl di Pavia e arrestato per associazione mafiosa e corruzione, oggi dichiara di avere fatto tutto per finta. Perché malato. Un direttore sanitario patologico. La radice quadrata di un direttore sanitario ma anche un boss alla seconda. Un mafioso pentito di non essersi pentito di aver giocato, per finta, fino a convincere la mafia ad essere uno di loro. Un mitomane che comprava voti al “faraone” Giancarlo Abelli corrompendo qualche paio di infermieri per una sua libido elettorale. Un direttore sanitario che tra una preghiera a Don Giussano e un inchino a Comunione e Liberazione era affascinato «morbosamente» (dice proprio così nell’interrogatorio) dalla voglia, fin da giovane, di farsi credere dagli altri un malavitoso della ’ndrangheta, per vedere poi l’effetto che fa in chi ascolta. Un mafioso per finta. Ma la nomina alla direzione dell’ASL è una cosa verissima.

IL BOSS DEI BOSS CHE SERVE A MARONI. Pino Neri è il capo della ‘ndrangheta in Lombardia, nessuna prova più lampante della sua tesi di laurea sui “riti della ‘ndrnagheta”. Anzi no, arrestato il boss dei boss Pasquale Zappia. Il capo dei capi era lui. E che diamine, è anche stato eletto a Paderno Dugnano dai mafiosi, non si può andare contro la volontà popolare dei ‘ndranghetisti. Anzi, scoop: il grande capo è Cosimo Barranca. Ha il cognome onomatopeico della potenza criminale. Prima pagina: Domenico Oppesidano, il vero volto del re della ‘ndrangheta. Comunque vada, in Italia, se c’è qualche maxi operazione trovatevi presto il boss dei boss. La comunicazione spicciola antimafia e di propaganda elettorale ha bisogno di una faccia che funzioni da copertina. E non importa se la forza della mafia calabrese sia proprio il suo essere orizzontale. La disattenzione, al massimo, la pagheranno i nostri figli.

GLI ESPERTI DELL’ULTIM’ORA. Come Puffo Quattrocchi giro e rigiro ripetendo tra me e me “l’avevo detto, io”. Ma è una recriminazione per cui non vale la pena. In compenso uomini di destra e di sinistra, associazioni e istituzioni oggi ci dicono che loro lo sapevano già. Mi ricordo bene l’appoggio e l’affetto quando da allarmista inascoltato e inascoltabile mi battevano la pacca sulla spalla. Credevo fosse pietismo, invece evidentemente è il loro modo di essere utili alla causa.