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corruzione

La “bomba sociale” è la mafia, la corruzione e il silenzio che ci sta intorno

L’ultimo sequestro di beni è avvenuto giusto ieri (e interessa candidati al Parlamento di Lega e Casapound) ma basta scorrere le cronache per incrociare l’impressionante numero di operazioni che regolarmente vengono effettuate dalle Procure: la mafia è viva e lotta insieme a noi ma l’argomento non è abbastanza trendy per meritarsi uno spicchio di attenzione in campagna elettorale.

Eppure mafia e corruzione costano più di qualsiasi altro fenomeno così terribilmente popolare: i mafiosi non stanno negli hotel a cinque stelle. Li gestiscono. Li comprano per riciclare denaro. Hotel, ristoranti, bar, come pezzi di un mondo imprenditoriale (gli ipermercati, ne vogliamo parlare?) che sono gli anabolizzanti di un mercato del lavoro (e quindi dei diritti, dei lavoratori e delle famiglie, dei consumatori, quindi di tutti) che sarebbe il caso di interrogare. Mafie e corruzione come sciolina dei rapporti illeciti che camminano sui bordi della finanza e della politica. Mafie e corruzione che sono il collante impiastricciato all’interno di alcuni uffici tecnici della pubblica amministrazione. Mafie e corruzione che qui, da noi, ottengono crediti bancari che i giovani (e i meno giovani estromessi dal mondo del lavoro) possono solo immaginare. Mafie e corruzione che modificano a proprio piacimento i percorsi della giustizia. Mafie e corruzione che relegano l’Italia agli ultimi posti di quelle classifiche internazionali che un po’ tutti sventolano in campagna elettorale.

E poi c’è il silenzio, intorno. Intorno ai processi, ai testimoni di giustizia lasciati soli, agli appelli degli investigatori, agli oppressi che spesso non riconoscono nemmeno la fisionomia dei loro oppressori. Le mafie e la corruzione, puff, sono spariti dalla campagna elettorale. Normale, del resto: è un tema su cui le bagattelle da verginità politica non se le può permettere nessuno e occorre studiare, studiare, studiare.

Eccola, la “bomba sociale”.

A proposito del Crotone calcio e del suo storico presidente

Qualche mese fa (era aprile del 2016) scrissi del Crotone calcio e della suo turbolenta storia (trovate tutto qui): ci du una mezza sollevazione di massa da parte di alcuni amici crotonesi che rimasero parecchio turbati di “certa stampa che vuole rovinare la favola del Crotone”.

Ora, sempre sui Vrenna, escono alcune informazioni (contenute tra le carte dell’inchiesta “Stige”) che aggiungono altri elementi. Ne scrive il sempre puntuale Lucio Musolino per Il Fatto Quotidiano:

Rifiuti ospedalieri trasportati con i camion di Raffaele Vrenna e interrati vicino a una scuola elementare. Monnezza e ‘ndrangheta, un binomio imprescindibile tanto per la cosca dei “cirotani” quanto per le altre famiglie mafiose calabresi. Non ci sono solo i rifiuti dell’Ilva di Taranto nelle carte dell’inchiesta “Stige”, condotta dai carabinieri del Ros con il coordinamento della Dda di Catanzaro.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, che martedì ha portato all’arresto di 170 persone della cosca Farao-Marincola di Cirò Marina, il gip Giulio De Gregorio ha inserito anche alcuni verbali di collaboratori di giustizia che hanno consentito al procuratore Nicola Gratteri, all’aggiunto Vincenzo Luberto e ai pm Domenico Guarascio, Fabiana Rapino e Alessandro Prontera, di aprire uno squarcio sugli affari della ‘ndrangheta crotonese.

Tra i pentiti c’è anche Vincenzo Marino, fino al 2007 organico della cosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura padrona incontrastata di Crotone. La sua attendibilità – scrive il gip –  “veniva positivamente valutata da diversi giudici e tra questi quelli del Tribunale di Catanzaro nell’ambito del processo ‘Scacco Matto’”.

Il 25 settembre 2015, Marino è di nuovo davanti ai pm di Catanzaro e a loro “riferiva dell’esistenza di un legame tra la sua cosca e quella dei cirotani”. In particolare, il pentito ha raccontato “l’ingerenza della cosca cirotana in diversi ambiti imprenditoriali con la ‘creazione’ di monopoli per il tramite della carica di intimidazione”.

Oltre che su una “grossa estorsione” ai danni di un imprenditore che a Crotone “stava costruendo la caserma dei vigili del fuoco” e su “un grosso traffico di stupefacenti” gestito “con Peppe Spagnolo e Martino Cariati”, prima che l’interrogatorio si concludesse, Vincenzo Marino si è soffermato su un giro di “rifiuti ospedalieri” che partivano da Cosenza. Ed è a questo punto che il pentito fa il nome dello storico presidente del Crotone Calcio Raffaele Vrenna, dimessosi lo scorso marzo, già assolto in Cassazione per associazione mafiosa, estorsionecorruzione e voto di scambio (nell’ambito dell’inchiesta “Puma”) e più recentemente, in primo grado, dall’accusa di intestazione fittizia.

“Con i cosentini, in particolare, con tale Bella Bella un ragazzo distinto che parlava sempre in italiano, ho gestito un traffico di rifiuti ospedalieri – fa mettere a verbale Marino – I rifiuti provenivano da Cosenza, ho incontrato questo ragazzo in una stazione di servizio carburante sita in territorio sibaritide. I rifiuti venivano presi in carico dai camion delle impresa di Raffaele Vrenna e scaricati in Crotone nei pressi della scuola elementare, vicino a casa di Pino Vrenna”. Quest’ultimo era il boss di Crotone che, nel 2010, ha saltato il fosso e ha iniziato a collaborare con la giustizia.

“Ho solo accennato a queste vicende – conclude il pentito Marino che, rivolgendosi ai pm, li ha invitati a verificare – Se scavate potete trovare ancora oggi qualcosa. Sono disponibile ad effettuare un sopralluogo per indicare il posto dove sono stati interrati i rifiuti”.

 

Operazione Stige: 169 arresti di ‘ndrangheta. I fatti e i nomi.

(da zoom24.it)

Infiltrata nel tessuto politico-sociale e in quello economico-produttivo, in Italia ma anche all’estero. Una vera e propria holding criminale quella che i carabinieri hanno smantellato all’alba di oggi tra la Calabria e la Germania. E’, in estrema sintesi, quanto viene fuori dall’operazione Stige condotta dagli 007 del Ros e dei militari del Comando provinciale dei carabinieri di Crotone sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ha portato all’arresto di 169 persone (130 in carcere e 39 ai domiciliari) e al sequestro di oltre 50 milioni di euro.

Operazione Stige . Al centro delle indagini le attività criminali della cosca Farao-Marincola di Cirò, una delle più potenti in Calabria, attiva soprattutto nelle estorsioni e nel traffico di droga e che vanta ramificazioni anche in Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia, e in Germania (in particolare – come accertato grazie alla collaborazione con la polizia tedesca – nei länder dell’Assia e del Baden-Württemberg). Gli interessi del clan andavano dal commercio di prodotti vinicoli e alimentari, alla raccolta dei rifiuti, ai servizi funebri, agli appalti pubblici oltre a poter contare su una fitta rete di connivenze da parte di pubblici amministratori.

Arresti “eccellenti”. Tra le persone coinvolte nell’inchiesta ci sono diversi sindaci e amministratori locali: il presidente della Provincia di Crotone e sindaco di Cirò Marina Nicodemo Parrillà, quello di Strongoli Michele Laurenzano. Tra gli altri figurano anche Giuseppe Berardi, vicesindaco di Cirò Marina, così come e l’ex primo cittadino Roberto Siciliani ed il fratello Nevio, ex assessore del Comune jonico. E poi: Giancarlo Fuscaldo, presidente del Consiglio comunale; Domenico Cerrelli, vicesindaco di Casabona; Angelo Donnici, primo cittadino di Mandatoriccio insieme al vice sindaco Filippo Mazza e infine, Giovambattista Benincasa, ex sindaco di San Giovanni in Fiore. Le accuse per tutti sono di concorso esterno in associazione mafiosa.

I reati contestati. L’inchiesta è stata coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dai sostituti Domenico Guarascio, Alessandro Prontera e Fabiana Rapino. Ai 169 indagati vengono contestati i reati di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, autoriciclaggio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso.

Le infiltrazioni nel tessuto economico. I provvedimenti scaturiscono da un’articolata investigazione che avrebbe consentito di documentare, in particolare, l’operatività, gli assetti gerarchici interni e le attività criminose della locale di ‘ndrangheta dei Farao-Marincola, secondo gli inquirenti “in posizione di sovra-ordinazione” rispetto ad altre realtà criminali, “seppure territorialmente contigue o con esso interferenti”. La cosca, in pratica, avrebbe infiltrato il tessuto economico e sociale dell’area cirotana attraverso “un radicale controllo mafioso” degli apparati imprenditoriali della produzione e commercio di pane, della vendita del pescato, del vino e dei prodotti alimentari tipici, nonché nel settore della raccolta e riciclo sia di materie plastiche sia di Rsu. L’indagine avrebbe quindi delineato il quadro complessivo degli interessi illeciti gestiti dal clan in ambito nazionale e estero, verificando anche la disponibilità di ingenti risorse finanziarie che venivano reimpiegate in numerose iniziative imprenditoriali e commerciali nel Nord-Italia e in Germania.

La struttura, le ‘ndrine satelliti e il riciclaggio. Le attività, condotte dai carabinieri e coordinate dalla Dda, avrebbero poi accertato una strutturazione peculiare dell’organizzazione criminale che sarebbe stata diretta dal boss ergastolano Giuseppe Farao (cl. 47) e avrebbe avuto la sua base operativa nell’area di Cirò, Cirò Marina e nei comuni circostanti. In questi territori sarebbe stata inoltre verificata l’operatività di due ‘ndrine satelliti: quella di Casabona facente capo a Francesco Tallarico, e quella di Strongoli con a capo la famiglia “Giglio”. La locale di Cirò avrebbe potuto contare inoltre su proprie promanazioni nelle regioni del Nord Italia e della Germania, dove venivano gestite attività commerciali e imprenditoriali, ritenute però come il frutto di riciclaggio e reimpiego dei capitali accumulati illecitamente.
L’assetto del sodalizio sarebbe stato l’espressione delle direttive impartite da Giuseppe Farao sarebbe stato – sempre secondo gli inquirenti – “chiaramente orientato a privilegiare lo sviluppo imprenditoriale della cosca, affidato ai propri figli e nipoti e sviluppato attraverso il reperimento di nuovi e sempre più remunerativi canali di investimento economico, limitando al massimo il ricorso ad azioni violente ed evitando gli scontri interni ritenuti pregiudizievoli per la conduzione degli affari”. Il controllo mafioso del territorio sarebbe stato invece demandato ad una serie di “reggenti”, fedelissimi del capo cosca.

La rete degli imprenditori “collusi”. Le indagini avrebbero permesso di ricostruire la ramificata rete di imprenditori considerati compiacenti e collusi che, sulla base di un rapporto perfettamente “sinallagmatico”, ovvero di reciproci scambi, avrebbero ottenuto pagamenti rapidi dalle Pubbliche amministrazioni, recuperi crediti, lavori e commesse (pubbliche e private=, riconoscendo di contro al clan i più diversificati favori: dalle assunzioni, ai finanziamenti, all’elargizione di somme di denaro, “contribuendo efficacemente e consapevolmente – affermano gli investigatori – all’accrescimento del potere mafioso sul territorio”. Fondamentale nell’inchiesta è stata anche la collaborazione con le autorità tedesche (Ika e Bka) nel ricostruire gli affari illeciti gestiti dalla cosca in Germania. In questo quadro si sarebbe documentato il controllo da parte della cosca della produzione e distribuzione dei prodotti da forno (pane e affini), per cui i commercianti al dettaglio cirotani sarebbero stati costretti ad acquistare solo il pane prodotto dal forno di uno dei sodali e, nel contempo, gli altri concorrenti, con minacce, sarebbero stati allontanati dal territorio.

I NOMI DELLE PERSONE COINVOLTE NELL’INCHIESTA

IN CARCERE:
AIELLO Natale di Botricello
ALBANO Alessandro di Cirò Marina
ALESSIO Domenico detto “Frank” di Casabona
ALOE Francesco di Cirò Marina
ALOE Gaetano di Trissino (VI)
ANANIA Antonio di Cirò Marina
ANANIA Ercole di Cirò Marina
ANANIA Fabrizio di Cirò Marina
ANANIA Valentino di Cirò Marina
AULISI Martinonato di Bellizzi (Sa)
AULISI Sante di Bellizzi (Sa)
BARBIERI Vincenzo di Cirò Marina
BARTUCCA Antonio di Vigonza (Pd)
BASTA Francesco di Cirò (Kr)
BENINCASA Giovambattista di San Giovanni in Fiore (Cs)
BERARDI Giuseppe di Cirò Marina
BEVILACQUA Antonio Giorgio di Melissa (Kr)
BLAICH Moncef di Tarsia (Cs)
BOMBARDIERE Vittorio di Cirò (Kr)
BONESSE Francesco di Reggio Emilia
BRUNO Giuseppe di Cirò Marina
CANINO Agostino di Sellia Marina
CAPALBO Francesco di Strongoli (Kr)
CAPUTO Amodio di Crotone
CAPUTO Luiginato di Strongoli (Kr)
CARIATI Martino di Cirò Marina
CARUSO Giovanni di Mandatoriccio (Cs)
CASTELLANO Vito di Cirò Marina
CATERISANO Massimo Diego di Isola Capo Rizzuto (Kr)
CELANO Dino di Roma
CERMINARA Assunta di Cirò Marina
CERRELLI Domenico di Casabona (Kr)
CHIMENTI Aldo di Spezzano Albanese (Cs)
CHIRIACO Emanuele di Crotone
CLARA’ Giuseppe di Santa Severina (KR)
COFONE Angelo di Acri
COMBERIATI Luigino di Petilia Policastro
CORBO Robertonato di Sessa Aurunca (CE)
CRUGLIANO Gennaro di Cariati
CRUGLIANO Leonardo di Cirò
CRUGLIANO Mirco di Cirò
CUSATO Giuseppe di Crotone
D’AMBROSIO Adolfo di Rende
DE LUCA Antonio di Crotone
DONNICI Angelo di Mandatoriccio (Cs)
ESPOSITO Aniello di Teora
FARAO Francesco di Cirò Marina
FARAO Giuseppe di Silvio di Cirò Marina
FARAO Giuseppe di Cirò Marina
FARAO Silvio di Cirò Marina
FARAO Vincenzo di Cirò
FARAO Vittorio di Giuseppe di Cirò
FARAO Vittorio di Silvio di Cirò
FAZI Paolo di Pietra Marazzi (Al)
FIORITA Maria Costanza di Strongoli (Kr)
FUSCALDO Giancarlo di Cirò Marina;
GABIN Alessandro di a Marghera (VE)
GALLO Giuseppe di Aprigliano
GANGALE Donato di Umbriatico
GANGALE Vincenzo di Carfizi (Kr)
GIGLIO Giuseppe di Strongoli (Kr)
GIGLIO Salvatore di Strongoli (Kr)
GIGLIO Vincenzo di Strongoli (Kr);
GIGLIOTTI Franco di Parma
LAURENZANO Michelenato di Strongoli (Kr)
LAVORATO Mario di Mandatoriccio
LOMBARDO Maria Giulia di Cirò Marina (Kr)
LONGOBUCCO Fedele di Cariati (Cs);
MAIOLO Francesco di Isola Capo Rizzuto (Kr)
MALENA Cataldo di Strongoli (KR)
MALENA Pasquale di Cirò Marina
MALETTA Paolo di Colosimi (Cs)
MANICA Antonio di Prato
MARINCOLA Aldo nato a Kassel (Germania) di Parma
MARINCOLA Cataldo di Sulmona (AQ)
MAZZA Filippo di Mandatoriccio (Cs)
MAZZEA Francesco di Isola Capo Rizzuto (Kr)
MENOTTI Federico nato di Napoli
MIGLIO Enrico, di Strongoli
MORRONE Francesco di Cirò Marina (Kr)
MORRONE Salvatore di Cirò Marina (Kr
MUTO Carmine di Crotone
MUTO Luigi di Cutro
MUTO Santino di Cutro
NIGRO Salvatore di Cirò Marina
PALETTA Basilio di Cirò
PAPAIANNI Salvatore di Cirò
PARRILLA Nicodemo di Cirò Marina
PIZZIMENTI Giuseppe di Isola Capo Rizzuto (Kr)
POTENZA Fabio di Parma
PUTRINO Carmela Roberta di San Nicola Dell’Alto (Kr)
PUTRINO Massimo di San Nicola dell’Alto (Kr)
QUATTROMANI Eugenio di Cirò Marina (Kr)
RISPOLI Leonardo di Cariati (Cs)
RIZZO Angela di Savelli (Kr)
RIZZO Luigi di Umbriatico (Kr)
RIZZO Salvatore di Umbriatico (Kr)
ROCCA Domenico di San Mauro Marchesato (Kr)
RUSSO Francesco di Cirò Marina;
RUSSO Gaetano di Crotone
SALVATO Francesco di Crucoli (Kr)
ANTORO Vincenzo Mandatoriccio
SCULCO Michele, residente in Germania
SESTITO Giuseppe di Cirò Marina
SICILIANI Mario di Cirò Marina (Kr)
SICILIANI Nevio di Cariati (Cs)
SICILIANI Roberto di Cirò Marina (Kr)
SIENA Carmine di Cirò Marina (Kr)
SIENA Palmiro Salvatore di Cirò Marina
SPADAFORA Antonio di San Giovanni in Fiore
SPADAFORA Giovanni di Vigonza (Pd)
SPADAFORA Luigi di San Giovanni in Fiore (Cs)
SPADAFORA Pasquale di San Giovanni in Fiore (Cs)
SPADAFORA Rosario di San Giovanni in Fiore (Cs)
SPAGNOLO Giuseppe di Cirò Marina
SPROVIERI Giuseppe di Cirò Marina (Kr)
SQUILLACE Antonio di Cutro
TALLARICO Francesco di Crotone
TALLARICO Ludovico di Casabona (Kr)
TASSO Luigi di Campana
TRIDICO Giuseppe di Montalcino
TUCCI Bruno di Acri (Cs)
VASAMÌ Piero residente in Germania
ZAMPELLI Vincenzo di Rossano (Cs)
ZITO Francesco di Crucoli (Kr)
ZITO Valentino di Cirò Marina
FLOTTA Nicola di Mndatoriccio
PALMIERI Domenico, detto Tonino, residente in Germania
CAPRISTO Tommaso, residente in Germania
CAMPISO Mario, residente in Germania;
RUSSO Annibale, residente in Germania;

AI DOMICILIARI
AIELLO Maria di Corte de’ Frati (Cr)
ALOE Giuseppina di Cirò Marina
ALOE Lucia di Cirò Marina
ALOISIO Caterina di Cirò Marina
ALOISIO Laura di Cirò Marina
ARENA Tommaso di Crucoli (Kr)
BOMBARDIERI Carlo di Cirò Marina
BONIFAZIO Domenico di Cutro
BOTTI Roberto di Modena
CARDAMONE Gilda di Melissa (Kr)
CARLUCCIO Dino di Cirò Marina
CERCHIARA Gabriele di Crucoli (Kr)
CERRELLI Domenica di Casabona
CHIRIAC Alexandru di Cirò Marina (Kr)
COLA Morena di Roma
CONDORELLI Cristian di Roma
CRUGLIANO Francesco di Cirò Marina
ESPOSITO Antonio di Cirò Marina (Kr)
GAIBA Marco di Mogliano Veneto (Tv)
GIGLIOTTI Maria Francesca di Crucoli (Kr)
GRECO Nino di Cariati (Cs)
GRILLINI Andrea nato di Monterenzio (Bo)
GUARINO Domenico Nicola di Isola Capo Rizzuto (Kr)
GUARINO Giuseppe di Isola Capo Rizzuto
MALENA Elena di Cirò Marina
MASTROIANNI Maria di Casabona
NIGRO Alessandro di Cirò Marina
NIKOLLA Elton di Cirò Marina
PLACIDO Rosario di Malagnino (Cr)
POTESTIO Nicodemo di Cirò
ROCCA Antonellanata di San Mauro Marchesato (Kr)
ROCCA Francesco di San Mauro Marchesato (Kr)
SALVATOLuigi di Crucoli
SQUILLACIOTI Domenico di Isola Capo Rizzuto
VELTRI Annamaria di Isola Capo Rizzuto (KR)
VILLIRILLO Andrea di Crotone
VILLIRILLO Rocco di Crotone
CLARA’ Teresa di Crotone
SCARRIGLIA Massimo di Crotone

A Stoccarda pizza e vino (anche) della ‘ndrangheta

(da Il Sole 24 Ore)

Così come i tedeschi non vogliono credere, ancora oggi, che la mafia calabrese ha messo radici profondissime nella loro patria, allo stesso modo non sapevano di bere, in alcuni ristoranti, proprio il vino della ‘ndrangheta. O di mangiare pizza prodotta grazie ai semilavorati di imprese controllate dalle cosche. L’operazione Stige della Dda di Catanzaro, che ha condotto all’arresto di 169 soggetti accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, peculato, turbata libertà degli incanti, corruzione e danneggiamento, reati tutti aggravati dal metodo mafioso, rivela che la cosca crotonese Farao-Marincola può contare su diverse cellule operative in territorio tedesco.

In particolare, secondo investigatori e inquirenti, una cellula è attiva in Assia, capeggiata da un soggetto direttamente dipendente dagli esponenti di vertice della cosca, la cui principale finalità era quella di imporre in Germania, specie tra i ristoratori di origine italiana, prodotti vinicoli ed alimentari di imprese controllate dalla cosca stessa. Su tutti quelli di una cantina vinicola. Un’altra cellula è invece operativa nel Baden Wurttemberg, in particolare nella zona di Stoccarda, dove altri due soggetti promuovevano e monopolizzavano il mercato dei semilavorati per pizza, nonché dei prodotti vinicoli di un’altra società agricola, occultamente controllata dalla ‘ndrangheta di Cirò Marina.

Con tutta una serie di atti di concorrenza sleale, mediante minaccia di stampo mafioso, hanno sbaragliato la concorrenza. Non da oggi ma dalla metà degli anni Novanta.

Gli accertamenti della Polizia di Offenbach, coordinata da quella di Wiesbaden (Assia), ha anche accertato che un’associazione di Offenbach, dove era stata regolarmente registrata, era stata fondata allo scopo di sostenere e diffondere la cultura della cucina calabrese. A partire dal 16 settembre 2013, la Polizia di Offenbach, ha intercettato alcune utenze telefoniche. Il risultato è che proprio attraverso l’associazione era stata favorita la distribuzione e commercializzazione all’estero del prodotto vinicolo di una specifica cantina e altri prodotti riconducibili ad attività commerciali di soggetti affiliati alla ‘ndrangheta di Cirò. I canali distributivi dell’associazione sono stati impiegati dalla famiglia Farao come supporto per consentire alle stesse imprese ‘ndranghetiste non solo di esportare il loro prodotto da commercializzare in Germania ma anche di creare una struttura logistica composta da sede, attrezzature e veicoli, che consentivano, agli stessi affiliati, di insediarsi sul territorio tedesco.

Gli accordicchi sulle autostrade (vuote)

Chissà se un giorno qualcuno avrà la voglia di mettere il naso (e magari anche le mani) negli accordicchi delle concessioni autostradali che anche quest’anno, puntuali come una festività obbligata, hanno beneficiato di un ricco regalo di governo sulla base di piani economici che qui da noi, chissà perché, sembra impossibile riuscire a visionare.

Il tragicomico balletto vede da una parte i concessionari giustificarsi dicendo che gli aumenti “non dipendono da loro ma dalle direttive nazionali” mentre dall’altra, avvinghiati come ci si avvinghia per ballare un lento, il governo risponde che “gli aumenti dipendono dai piani d’investimento delle concessionarie” che (guarda un po’) sono coperti da segreto di Stato. Avete letto bene: le carte che riguardano la gestione delle nostre strade (già lautamente pagate con soldi pubblici) non sono consultabili nonostante l’authority dei Trasporti abbia chiesto più volte di renderli pubblici e nonostante negli altri Paesi europei siano facilmente controllabili (in Francia sono addirittura pubblicati online, per dire).

Così non sapremo mai perché costerà il 53% in più percorrere il tratto stradale che porta da Aosta a Morgex, non sapremo nulla sul +13,9% della Milano Serravalle e niente ci sarà spiegato sul 12,8% di aumento della Strada dei Parchi. Niente, come se il prezzo della mobilità (in un Paese in cui il pessimo trasporto pubblico forza all’uso dell’automobile circa l’80% dei pendolari) fosse una questione che interessa solo lo Stato e la nebulosa giungla dei concessionari (che da noi sono 27, altro pessimo record europeo).

Nonostante i ricorsi e i controricorsi la querelle tra Stato e gestori delle autostrade tutti gli anni si risolve in un’amichevole intesa che pesa tutta sulle tasche dei contribuenti senza nessuna spiegazione logica: le autostrade sono l’ennesima bolla in cui le posizioni di rendita fruttano senza che nessuno s’incuriosisca troppo. E chissà se qualcuno si ricorda della sventolata minaccia di numerosi licenziamenti che i gestori hanno usato per ottenere l’innalzamento al 40% della quota di lavori eseguibili “in house” (cioè senza gara, senza trasparenza) nonostante le norme anticorruzione consigliassero il contrario.

E così anche gestire un’autostrada vuota (come le geniali autostrade lombarde volute da Formigoni) alla fine diventa un affare. Ovviamente per loro. Sempre per loro.

Buon mercoledì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/01/03/gli-accordicchi-sulle-autostrade-vuote/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui.

Gli immorali che ci fanno la morale: Marina Berlusconi e il pericolo dei “giganti del web”

Che Paese grottesco che siamo, qui da noi, dove Marina Berlusconi riesce a dare un’intervista a cui basterebbe sostituire qualche parola per trasformarla in un lucido j’accuse contro proprio quello che la sua famiglia è stata per l’Italia. Qui da noi, dove basta cercare profitto con libri e giornali per spacciarsi per editore o addirittura maître à penser, intellettuale di risulta.

Così Marina Berlusconi dice: «Non discuto capacità imprenditoriali, lungimiranza e coraggio di coloro che questi giganti hanno fondato e sviluppato, personaggi che segneranno la storia. Ma se oggi i Cinque Grandi del web sono le maggiori società mondiali per valore di Borsa è anche perché hanno potuto operare in un contesto del tutto privo di regole». Dimentica, sbadata, di essere a capo di un impero che il padre ha costruito proprio grazie alle regole “pro domo sua” che certa politica (anche a sinistra) gli ha concesso con tanta generosità.

Poi: «Mi pare si continuino a sottovalutare le implicazioni economiche, politiche e sociali, di cui fatico perfino a immaginare la portata. È un mondo che va governato, prima che tanta potenza ci sfugga di mano». E fa niente che proprio un grande gruppo editoriale e televisivo (di cui porta il cognome) abbia “governato” senza controllo gli impulsi peggiori di una propaganda che oggi è marcita per diventare ciò che è. Chissà se non fosse stato il caso di governare quell’esercito di reti televisive e testate giornalistiche che potentissimo ha avvelenato la politica italiana. Già. Chissà.

Poi parla di tasse. E dice: «Ma le pare accettabile che l’anno scorso Amazon abbia versato al fisco italiano 2,5 milioni di euro e Facebook neppure 300mila? E poi ci sono i comportamenti “disinvolti” delle multinazionali del web, sanzionati da multe miliardarie, ci sono le decine di cause – in Italia Mediaset ha fatto da apripista – sull’utilizzo di contenuti e copyright». Il che, sia chiaro, è un discorso giustissimo se non fosse che cotanta figlia sia figlia di cotanto padre che proprio sul versante fiscale (condito con qualche corruzione qua e là) ha dato il peggio di sé. Magari un testimonial più credibile contro l’elusione fiscale dei giganti del web si sarebbe potuto trovare in giro, no?

E poi la chicca: «Che fine farebbero tutti i sacrosanti discorsi su autonomia editoriale, pluralismo delle voci, libertà degli autori?». Già.

Del resto da noi va sempre così: gli immorali ci fanno la morale, i truffatori si propongono come numi tutelari, i sempiterni ci danno lezioni di rinnovamento, i fascisti ci spiegano la democrazie. Avanti così.

Buon martedì.

 

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2017/12/05/gli-immorali-che-ci-fanno-la-morale-marina-berlusconi-e-il-pericolo-dei-giganti-del-web/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui.

A proposito di Scalfari. E Berlusconi

Silvio Berlusconi è stato rinviato a giudizio a Siena. Il gup Roberta Malavasi ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura nell’ambito dell’inchiesta sulle “feste” in casa Berlusconi, che ha coinvolto la nota “Ruby Rubacuori”. A Siena, infatti, si sarebbe compiuto il reato secondo cui Berlusconi avrebbe pagato Danilo Mariani, pianista delle feste di Arcore, per indurlo a falsa testimonianza sul caso olgettine.

Mariani, in breve, ha dichiarato che alle famose feste in casa Berlusconi non c’era nessun contatto fisico, non c’era nulla di terribilmente alcolico e, soprattuto, ha raccontato come Silvio si comportasse da “buon padre di famiglia” e “padrone di casa”. Peccato che poi l’Immobiliare Dueville (al tempo controllata da Berlusconi e da alcune società del gruppo Finivest) abbia acquistato un’abitazione proprio al testimone Mariani. E resta da capire cosa fossero quei bonifici mensili (3.000 euro al mese) che arrivavano sul conto corrente del testimone.

Nulla di nuovo, comunque. Berlusconi fu quello che nel Processo Mediaset venne condannato per frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita, creazione di fondi neri (gestendo i diritti tv di Mediaset) con sentenza della Corte di Cassazione del 1 agosto 2013, a 4 anni di reclusione, di cui 3 condonati per effetto dell’indulto disposto dalla legge 241 del 2006. Questo per parlare delle condanne definitive, poi ci sarebbe da discutere dei reati estinti per prescrizione (Lodo Mondadori, corruzione giudiziaria;
Bilanci Fininvest 1988-1992, falso in bilancio e appropriazione indebita relativi ai bilanci Fininvest dal 1988 al 1992; All Iberian 1, 23 miliardi di lire di finanziamenti illeciti al Psi di Bettino Craxi; Consolidato Fininvest, falso in bilancio; Caso Lentini, falso in bilancio; Tangenti a David Mills, corruzione giudiziaria ecc.) oppure la falsa testimonianza P2 e un falso in bilancio sui Terreni Macherio che sono estinti per amnistia. Per non dire della condanna a Dell’Utri in cui si legge che l’ex senatore fu intermediario con Cosa Nostra per conto di Berlusconi.

Quindi il nuovo rinvio a giudizio non aggiunge nulla al giudizio etico e politico che solo un pessimo Pd poteva riuscire a riabilitare. Berlusconi e il berlusconismo sono indigeribili e non potabili da tempo. Finché i suoi voti non sono serviti al centrosinistra (!) al governo.

Finché alla fine anche Scalfari non ha pensato bene di dichiarare la sua preferenza all’uomo di Arcore rispetto a Luigi Di Maio.

E l’operazione “riabilitazione” è conclusa. E davvero pensate che il Cavaliere si preoccupi della mancia data a un pianista? Non scherziamo, dai.

Buon venerdì.

 

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2017/12/01/a-proposito-di-scalfari-e-berlusconi/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui.

Una bomba sotto il giornalismo documentato

Se fossimo Europa, Europa davvero, oggi ci sarebbe un vero cordoglio europeo per la morte di Daphne Caruana Galizia, un cordoglio allarmato in grado di cogliere la gravità, oltre al dolore, di una bomba che esplode sotto il giornalismo documentato che prova con fatica a raccontare i paradisi fiscali che rendono l’Unione Europea un giardino libero per il sollazzo dei potenti.

Se fossimo Europa, Europa davvero, lo scandalo Panama Papers (che probabilmente ha ucciso Daphne, che da quello scandalo aveva preso slancio per la sua inchiesta sui paradisi fiscali) non sarebbe durato giusto il tempo di qualche copertina dedicata ai nomi italiani ma sarebbe tutt’oggi una discussione di elaborazione politica (che, guarda caso, avviene nel Parlamento europeo e invece non ne parla quasi nessuno).

La bomba che ha ucciso Daphne a Brinjia, Malta, è una bomba che punta dritto al giornalismo documentato, proprio quello che qui miseramente latita, che richiede studio, applicazione e risorse: che qui, appunto, mancano.

Mentre qui da noi ci si concentrava sulle inezie Daphne Caruana Galizia raccontava la corruzione che attraversa il potere e il petrolio: proprio una di quelle storie che ci piace ascoltare senza troppo impegno solo quando riguardano gli altri.

E Malta (e Daphne) sono altro. Appunto. Una sensazione lontana che gestiamo convinti che non ci tocchi. E che salta in aria con le bombe. Come nei film. Ma non è un film.

Buon martedì.

(continua su Left)

Esultanze per un rinvio a giudizio “solo” per falso

Luigi Di Maio scrive: “La Procura ha chiesto di archiviare le accuse a Virginia Raggi per cui la stampa ci ha infangato per mesi”. Omette di dire che è staro richiesto il rinvio a giudizio per falso in atto pubblico.

Virginia Raggi scrive che “la Procura di Roma ha deciso di far cadere le accuse di abuso d’ufficio”. Dimentica di dire della richiesta di rinvio a a giudizio per falso. Anche lei. Tra l’altro la Procura ritiene quelle nomine illegittime pur non intravedendo dolo. L’errore sarebbe per “insipienza” che, evidentemente, è diventata una virtù.

Sotto al suo post i commenti. Alcuni:

Se di tre reati ne rimane uno, è positivo. E’ innocente fino alla condanna in primo grado.”

“Io sono di Milano e il sindaco e nella merda per Expo eppure si sente solo di te !!!
Forza virgy 🎉

“Ottimo, ora tenteranno di infagarti con un rinvio a giudizio preventivato dai magistrati di magistratura dem, andrà avanti per tutta la campagna elettorale comprese le politiche.
Faccia il suo corso la giustizia a senso unico, nn abbiamo da nascondere nulla, mentre invece sembra debbano nascondere molto il PD di Sala e le varie collusioni mafiose di quest’ultimo in tutto il Paese, in ultima la Sicilia con liste spudoratamente di condannati o figli di mafiosi o collusi con Cosa Nostra.”

“Con un irrisorio falso ideologico fa proprio una brutta figura con i suoi predecessori con le loro amministrazioni, arresti x mafia, corruzione…
Vai avanti Virginia, devono rosica’, ora più che mai”

“Comunque non aspettiamoci scuse, pentimenti, applausi, riverenze, congratulazioni…un servilismo mediatico tragicomico come il nostro, non prevede contrizione; è programmato per sputtanare il M5S sempre, comunque, ad oltranza, oltre lo sfinimento.”

“Non capisco perché tutti si meravigliano perché la sindaca di Roma è stata rinviata a giudizio tutti scandalizzati pronti a puntare il dito ma tutta questa gente fino ad oggi ma dove ha vissuto? Per la prima volta Roma chiude con un bilancio attivo di 64 milioni e la gente sta lì a puntare il dito poveri pidioti!!!!!”

“siamo in guerra contro il sistema corrotto e colluso fino al midollo, un sistema che vuole continuare a magnare, prova ne è le denucie dell’opposizione alla sindaca Raggi colpevole di rispettare le regole e la legalita’.”

“Alla faccia dei “professori” e di chi a Gufato contro… Chi ha affossato Atac e voleva privatizzarla
La faccia come il culo di certi personaggi è incredibile!!!”

“guarda caso però i giornali mettono in risalto prima il rinvio in giudizio per falso e in secondo piano leggendo tutto l’articolo si dà notizia dell’assoluzione per gli altri reati! Sempre così uno schifo!”

“Anche se fossi giudicata colpevole resterai sempre quella che ha fatto qualcosa in più di coloro che hanno rovinato Roma. Bella e brava continua così🌼

Cara Virginia, i falsi e corrotti sono sempre attivi. Oggi il tg Studio Aperto come prima notizia ha dichiarato che tu come sindaco di roma sei stata rinviata a giudizio per una accusa che non ho capito quale sia. Perché questo accanimento nonostante la magistratura ti abbia dato ragione?”

“Tutti sapevamo che le accuse era mirate ad infangare Virginia Raggi e il movimento. Avremo perso uno 0,… di fiducia? forse si. Avanti così, alla prossima falsa accusa ci sarà più gente consapevole che l’infame è sempre dietro l’angolo!”

“OGGI QUEST POST E’ PIU’ ADEGUATO CHE MAI…GRAZIE VIRGINIA DI CUORE.HAI SALVATO FAMIGLIE INTERE DI LAVORATORI…ZITTISSERO I PIDDINI..GLI PSEUDO INTELLETTUALI..FINO ALL’ULTIMO DEI TROLL…E ROSICASSERO ALL’INFINITO. W IL M5S W LA RAGGI”

“Io ti avrei creduta anche senza assoluzione. A pelle lo sento che sei una persona onesta. Chi ti butta fango addosso è perché tifa per qualche altro partito a prescindere.”

“Perdonatemi e spero che quello che hanno detto al tg5 sia una notizia fasulla….prprio oggi hanno dato la notizia che la Sindaca Virginia Raggi e indagata per falso dalla magistratura di roma ” e sapiamo benissimo chi sono i magistrati”

“Il problema è che sti infami di giornalisti…compreso quelli di Sky , …hanno dato la notizia come se l’avessero accusata nuovamente!!!!! Andate a rivedervi il TG di Sky….chi non si infornma…chi pende dalle labbra di questi infami “giornalisti”…ha creduto che fosse di nuovo un’accusa !!!! BASTA………..RDI !!!”

“Virginia scusami facci capire, quindi rimane l’unica accusa di falso in atto pubblico per aver dichiarato che avevi deciso da sola ogni dettaglio della nomina di Renato Marra? Cioè davvero i magistrati vogliono perseguirti per questo. È ridicolo, davvero basta un esposto dell’opposizione di questo tenore?”

“Io sono torinese e abbiamo un grave problema piazza san carlo.
Per me lei sig.Raggi è il futuro di roma, ma a qualcuno del potere non le va bene. Daie Forza Raggi.”

“basta fango . basta dare contro a un sindaco solo per ragioni politiche ! deve cadere anche l’accusa di falso . invito i magistrati a lasciar in pace la raggi . basta fango . basta politica mischiata alla magistratura ! lasciate lavorare in pace la sindaca ! non basta ancora ???”

Ed è un peccato.

Buon venerdì.

(PS: per quelli che commenteranno scrivendo “e allora Sala a Milano?” basta farsi un giro su Google. Abbiamo parlato lungamente anche di lui. E ne parleremo ancora.)

 

(continua su Left)

Quelle ricercatrici costrette a baciare i piedi ai baroni

Dice bene Digo Cugia sul suo blog:

 

Leggo le umilianti intercettazioni telefoniche fra Susanna Cannizzaro, neo ricercatrice all’università di Macerata, e il professor Guglielmo Fransoni, oggi agli arresti domiciliari, uno dei baroni universitari accusati di corruzione per aver pilotato le abilitazioni dei docenti. E mi viene da imprecare al cielo dalla rabbia e dallo strazio per quest’Italia mafiosa ormai anche nel cuore della gente (vessati e vessatori) e in cui le giovani eccellenze del pensiero sono costrette a prostrarsi ai capi bastone, ma a quelli perbene, ai “corleonesi” che sul biglietto da visita, invece di Don, hanno scritto solo On., o Prof., o Cav.

Ve le trascrivo, così come le riporta “Il Fatto”, stamattina:

«Devo dirti una cosa», premette il professor Fransoni. «Da che mondo è mondo si chiama per ringraziare, perché tu hai superato l’esame grazie all’appoggio».

Susanna, la ricercatrice che lo ha chiamato per avvisarlo che l’università di Macerata le ha richiesto alcuni documenti, fa il suo primo baciamano (in 5 minuti e 35 secondi di telefonata si prostrerà chiedendo 13 volte scusa e implorando per 4 volte perdono). Persino chi sgarra nella mafia s’inginocchia al Padrino dicendo tre o quattro “Vossia scusasse” di meno.

«Scusami, scusami tanto!»

«Non hai chiam…non ho sentito la parola grazie e non ti scuso, invece!»

LEI Scusami, scusami!

LUI Si chiama per ringraziare.

LEI Scusami, scusami tanto!

LUI E non ti scuso! Si fa così.

LEI Perdonami, perdonami. Io ti…sono molto contenta e ti ringrazio.

LUI Eh vabbe’, ti rendi conto che è tardiva la cosa. Tu chiami perché hai bisogno di un ulteriore aiuto, è tardiva! Vuoi il supporto, tu hai bisogno del nostro supporto per tutto.

LEI Ma io ho sempre bisogno.

LUI E allora cerca di meritartelo per la miseria!

LEI Perdonami, scusami.

LUI Ok, ci siamo capiti. Adesso non voglio più spendere parole su questo.

LEI Perdonami, Guglielmo, io non…

LUI Sei grande, ma quanti anni hai, quindici?

LEI Scusami tanto era solo la…

LUI Non ci sono giustificazioni! Sono chiaro?

LEI Scusami tanto, scusami, non era mia intenzione…

LUI Non è tua intenzione, hai fatto! Che ragionamento è? Stai parlando a vanvera, Susanna!

LEI Ti posso solo chiedere scusa…ti posso solo chiedere scusa e ti posso dire che io sono estremamente grata a te e a tutti gli altri. Mi dispiace solo di non averlo comunicato subito prima…di dare qualunque altra informazione. Ti chiedo scusa.

Allora, sazio di tante suppliche, tronfio di se stesso, ebbro del proprio potere, il maschio Alfa della nostra mafia da tutti i giorni, concede: «Mandami questi documenti, li esaminerò con attenzione».

Lei china per la tredicesima volta il capo: «Va bene, grazie, e scusami ancora».

In Italia dobbiamo ricominciare da zero, dalla prima infanzia. Prima di fargli dire “Mamma” e “Papà”, ai nostri bambini dobbiamo insegnargli una parola sola: “dignità”. E a tutti i capi mafia che infestano la vita pubblica -bambini- non si fa il baciamano, ma il vuoto intorno.

 

(fonte)