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Criminalità Organizzata

L’Europa, le mafie e i reati ambientali

Eurojust, organismo Ue per la cooperazione giudiziaria, rivela che la mafia e i gruppi della criminalità organizzata sono responsabili della criminalità ambientale transfrontaliera. E paradossalmente, nonostante si stimino profitti illegali tra i 30 ed i 70 miliardi di euro l’anno (fonte Oecd), le statistiche mostrano che i crimini contro l’ambiente sono raramente perseguiti dalle autorità nazionali. Nonostante la necessità di un approccio transnazionale, il numero dei casi riferiti ad Eurojust è molto basso. Ma i delitti contro l’ambiente riguardano la società nel suo complesso: dalla salute dell’uomo e degli animali alla qualità dell’aria, del suolo e dell’acqua. La lunga lista dei reati ambientali comprende: rifiuti pericolosi esportati da Italia e Irlanda verso Stati terzi; l’inquinamento delle acque in Ungheria e Svezia; l’export illecito di lupi, scimmie e uova di uccelli.

Questo primo rapporto sui crimini contro l’ambiente si concentra su tre argomenti: traffico di specie in via d’estinzione; traffico illegale di rifiuti e acque inquinate. La relazione prende in esame le strutture nazionali di controllo, l’accesso alle competenze, così come le possibili soluzioni per affrontare queste sfide. Secondo quanto emerge a livello europeo: i proventi dei reati ambientali sono molto elevati, ma le sanzioni basse. Non si indaga abbastanza sul traffico illegale di rifiuti. Vi è un vuoto nel coordinamento delle autorità competenti sia a livello nazionale che internazionale. In larga misura, le autorità nazionali non riescono ad affrontare i casi in modo transnazionale. L’attuazione della normativa Ue a livello nazionale è diversa da uno Stato all’altro, fattore che ostacola un approccio transnazionale armonizzato. Alcuni Stati non hanno neppure strutture organizzative adeguate.

(link)

Morire per sbaglio. A Napoli. Un anno dopo.

Pasquale Lino Romano è uscito dal portone di casa, a Napoli, come si esce di casa dopo avere dato un bacio alla propria futura moglie per andare a giocare calcetto. Non c’è niente degli omicidi di camorra: paure, reati, vite in bilico, amicizie pericolose o pistole in tasca. Niente. Niente.

C’è solo l’uscire dal portone sbagliato nel momento sbagliato. Si muore anche così, con quella puttana di camorra.

Arnaldo ne scrive qui.

E’ buio e piove a dirotto. Negli occhi solo odio. La pistola è carica. Il colpo è in canna. Lui è eccitato. Già sente l’odore del sangue. E’ sicuro che da quel cazzo di portone verrà fuori Domenico Gargiulo detto “sicc e Penniell”, un bastardo, un traditore, un “girato” che ha preferito fare armi e bagagli e vendersi alla fazione camorristica rivale. Il “tribunale della malavita” lo ha già condannato: è un morto che cammina. Il sicario Salvatore Baldassarre possiede informazioni sicure. Una specchiettista di camorra per mille euro ha venduto al clan con un sms la vita di “sicc e Penniell”, fidanzato della nipote. Una trappola di camorra. Lui non sospetta di nulla. E’ comunque attento e lo protegge la buona stella. Scamperà per altre due volte la morte, di fronte a pistole che s’inceppano e a killer che sbagliano bersaglio.

La criminalità è organizzata, la tracciabilità dei rifiuti no

L’avevano annunciato in pompa magna e avrebbe potuto essere davvero un ostacolo per la criminalità organizzata: il sistema SISTRI per la tracciabilità dei rifiuti era un’innovazione notevole in un campo dove l’illegalità e le mafie continuano a mietere guadagni illeciti. Nel sito ufficiale si legge: “La lotta alla illegalità nel settore dei rifiuti speciali costituisce una priorità del Governo per contrastare il proliferare di azioni e comportamenti non conformi alle regole esistenti e, in particolare, per mettere ordine a un sistema di rilevazione dei dati che sappia facilitare, tra l’altro, i compiti affidati alle autorità di controllo.”

Oggi rimbalza la notizia. Uno scandalo annunciato. Tre persone in carcere, altre 19 agli arresti domiciliari, 4 con l’obbligo di presentarsi agli inquirenti e una miriade di società vuote e di conti all’estero individuati dalla Guardia di Finanza. Così arriva alla svolta l’inchiesta della Procura di Napoli su un grande imbroglio. Ovvero: l’ambizioso progetto di tutela ambientale battezzato Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti ideato dalla società Selex service management (gruppo Finmeccanica) con un contratto classificato come “riservato”, da 146,7 milioni di euro in 5 anni, lievitato fino a 400 milioni, e di fatto mai realizzato. Il previsto monitoraggio di ogni carico di scarti industriali o di immondizia urbana sul territorio nazionale (in special modo in Campania), difatti, non era mai partito, nonostante i 30 milioni di euro già bruciati per l’organizzazione e nonostante i notevoli costi imposti a centinaia di utenti, aziende, camion, perfino municipalizzate, costretti a dotarsi di una scatola nera sui camion. Nel corso delle indagini probabilmente saranno ascoltati come testimoni gli ex ministri dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, dei Verdi, e Stefania Prestigiacomo. Nel 2007, sotto il governo di centrosinistra, si cominciò infatti a lavorare al piano che sarà portato a compimento l’anno successivo, quando a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi, che nel settembre del 2008 appose il segreto amministrativo “sul progetto, le opere, i servizi, e le forniture per la realizzazione del Sistema”. Il progetto risulta attualmente bloccato almeno fino al 30 giugno prossimo a seguito delle perplessità espresse dalla Digit Pubblica Amministrazione.

Così lo strumento antimafia diventa un fardello inoperoso di burocrazia sugli imprenditori e le mafie continuano ad agire indisturbate. Viene da chiedersi perché la criminalità riesca ad organizzarsi e lo Stato no. Perché?

Azzardare sul gioco d’azzardo

scritto per Il Fatto Quotidiano

The GamblerSecondo le statistiche pubblicata da Agicos per il periodo compreso tra il gennaio e l’ottobre del 2012, cresce in Italia il volume del gioco d’azzardo. Maggiore la ricchezza ridistribuita ai giocatori, passata da 62 a 70,2 miliardi di euro, mentre scendono di quattro punti percentuali i guadagni dello Stato, ma in aumento anche il numero delle giocate. Un incremento del 450% che porta l’Italia ad essere la seconda Nazione in Europa, seconda solo all’Inghilterra, per la diffusione del gioco d’azzardo: 80 miliardi di euro il giro d’affari, praticamente il 4% del Pil del nostro paese.

In tempo di campagna elettorale e di recessione, la cifra non può fare che gola ai politici, che intendono rendere il gioco d’azzardo, a quanto pare, la nuova ricetta per salvare l’Italia dalla crisi. Così le proposte sono delle più varie, soprattutto per l’apertura di nuovi casinò terrestri, che dovrebbero recuperare interi territori dal degrado economico e creare nuovi posti di lavoro. Tra questi vi è Doriana Licata, la candidata che vuole in casinò in Sicilia, esponente del “Partito dei Siciliani” che va in giro per i comizi elettorali discutendo di questa proposta, già bella che confezionata, punto per punto. Ma la Licata non è l’unica, anche la giunta comunale di Taormina è da settimane che ragiona sulla possibilità di aprire una casa da gioco in città, e prima ancora erano stati tre membri della Lega, in piena estate 2012, a proporre la riapertura dello storico Casino di San Pellegrino Terme.

Questa politica è quindi apartitica, spinta sia della destra che dalla sinistra, e sopratutto anche dal governo Monti, che proprio poco prima di rimandare gli italiani alle urne, ha deciso bene di provvedere al rilascio di 1000 nuove licenze per l’apertura di nuove agenzie di scommesse. Ora c’è da chiedersi se il nostro Paese non abbia alcuna altra specificità da sfruttare per rinascere, e se il gioco d’azzardo sia davvero l’ultima possibilità che ci resta. Soprattutto a fronte del pericolo che queste attività possono ingenerare sul territorio, considerando che sono nel mirino della criminalità organizzata. In questo senso le criticità del territorio siciliano, dovrebbero forse spingere a riflettere di più su questo tipo di proposte.

Che ne è poi della ludopatia? La nuova piaga sociale che fiacca il nostro paese e che addirittura il ministro Renato Balduzzi ha inserito nella lista delle malattie curabili presso le Asl? I dati sono sempre più allarmanti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che il 3% della popolazione sarebbe ludopatica. Solo di recente la Caritas di Milano ha condotto un’indagine in merito: il 58% degli addetti ai centri d’ascolto ha avvertito la sensazione si aver parlato con un ludopatico, mentre il 48% ne ha avuto la piena certezza. Il comune in questi giorni ha deciso, per provare a limitare i danni, di chiudere le case da gioco entro l’una di notte.

Ancora i dati sono allarmanti un po’ ovunque in Italia. In Liguria per esempio si aprono al gioco d’azzardo i giovanissimi: nella fascia d’età tra i 10 e i 19 anni almeno 4 su 10 hanno provato una vota. In Piemonte, invece, si è scelti i casi più documentati, i ludopatici curati presso i Sert della Regione sono passati da 250 a più di 1000, tra il 2004 e il 2012. Basterà pubblicizzare il gioco d’azzardo in televisione, facendo seguire velocemente la frase “giocate responsabilmente”?