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crowdfunding

Parlano di noi e di voi: Fanpage.it sul #crowdfunding de L’Amico degli eroi.

da fanpage.it:

di Enrico Colaiacovo

Schermata 2015-01-10 alle 15.27.43In passato ho sostenuto progetti di crowdfunding e ne sono stato davvero felice. Il primo è stato Comando e Controllo, un docufilm del bravissimo giornalista Alberto Puliafito. Un lavoro che ha fatto capire a noi aquilani tutto quello che non riuscivamo a spiegarci della gestione dell’emergenza da parte della Protezione Civile di Guido Bertolaso. In quella circostanza il contenuto emotivo del sostegno al progetto fu enorme, con un risultato straordinario.
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Sono stato contento di sostenere altri progetti di crowdfunding. Uno è stato Quando la città soffre, un film documentario di Carla Grippa, Marco Bertora e Giacomo Toricelli che affronta il tema del disagio sociale nelle sue manifestazioni urbane. Un tema delicato e importante, sul quale in passato non sono mancate iniziative di tipo giornalistico e altre ce ne saranno, ma che è importante affrontare e indagare senza mai risparmiarsi.

Un altro progetto che ho sostenuto con grande interesse è stato At Home, l’ultimo lavoro di un mio carissimo amico, il bluesman Pierluigi Petricca. Un CD al quale non avrei proprio rinunciato, per molte ragioni. Per Pierluigi e per la passione con la quale si è dedicato alla musica. Perché mi piace davvero molto. Perché il tipo di blues adatto al mainstream non lascia spazio a questo tipo di approfondimento musicale, a questi canoni stilistici e, più banalmente, a chi non ha un pubblico vasto.

Il caso del lavoro di Giulio Cavalli vale tutte queste considerazioni insieme. Il teatro, d’altra parte, è la sintesi di tutte le forme d’arte e come ci ricorda il motto che Nicola Piovani ha voluto per il suo sito web: il teatro è il linguaggio del futuro. Un futuro al quale guardiamo con la speranza di non commettere più gli errori del passato, di non subire più i soprusi del passato, di non vedere più il nostro paese nelle mani della mafia. L’amico degli eroi parla della storia dei fondatori di un partito che ha governato dieci anni negli ultimi venti avendo saldamente il ruolo di primo partito del paese. Uno di questi fondatori, Marcello Dell’Utri, l’amico degli eroi, dal 2014 sconta una pena di 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ecco, per dire, noi siamo amici di Giulio non degli eroi. Noi sosteniamo il progetto.

Intanto vediamo di farcela.

Schermata 2015-01-10 alle 15.27.43Siamo all’ultimo mese del cammino lunghissimo di preparazione dello spettacolo e libro L’AMICO DEGLI EROI. In questi giorni alcune associazioni ci hanno fatto sapere di essere in fase di raccolta per stabilire la propria cifra di partecipazione alla produzione sociale (il nostro #crowdfunding è qui) e ovviamente li ringraziamo fin da subito. Lo spettacolo armai sta assumendo forme quasi definitive e devo dire di esserne soddisfatto. Qualcuno mi dice che in giro ormai la vicenda di Dell’Utri sia considerata “vecchia”, “passata” e “poco interessante” ma faccio questo lavoro da abbastanza tempo per sapere che inoculare disinteresse ed indifferenza è il modo migliore per non essere costretti a pagare anche lo scotto “politico” e “sociale” di una vicenda. L’ho detto moltissime volte e l’ho anche scritto: credo che il teatro abbia il dovere di tenere la guardia alta lì dove è facile lasciarsi andare. Non cavalchiamo onde ma con molta umiltà cerchiamo di provocarne, piuttosto. Siamo fatti così. A giorni dovremo anche essere in grado di avere le prime bozze del libro. Lavoriamo, quindi. E possiamo crederci solo perché voi ci state credendo con noi. Per questo vi chiediamo, se potete e se volete, di aiutarci in queste ultime settimane dando visibilità alla nostra raccolta fondi. Le informazioni le trovate nella pagina di produzionidalbasso e sul blog.

Intanto buon venerdì.

#crowdfunding con il cuore al caldo

Per la nostra produzione sociale del nostro prossimo spettacolo (e libro) su Dell’Utri, Mangano e compagnia bella (trovate tutto qui) mi arriva una lettera bellissima di Bruno che ha acceso un rigenerante profumo di libertà. Per voi che leggete ve l’appoggio qui e a Bruno (e al piccolo Rocco) intanto mando un abbraccio zuppo di gratitudine:

Caro Giulio, seguo da sempre il tuo lavoro, ho letto il tuo libro, NOMI, COGNOMI E INFAMI tempo fa, e purtroppo mi è mancata l’occasione di poter vedere uno dei tuoi spettacoli per motivi logistici. ho seguito dall’inizio la vicenda della produzione di “l’amico degli eroi” con quella triste storia dell’impegno non mantenuto. Da siciliano quale sono, non posso che essere felice e onorato che una voce così pulita come la tua si levi, su questo mare di indifferenza che ruota attorno alla diffusa illegalità siciliana, che ha sempre frequentazioni politiche romane, o milanesi che dir si voglia, indifferenza che a volte è peggio dell’omertà. faccio il fotografo, e insegno fotografia nella formazione siciliana, che come sai a causa di malaffari politici prima, e di beghe politiche adesso, il nostro settore è da più di due anni in alto mare, con arretrati di pagamento anche di 15 mensilità. Non mi vergogno a dire che ho pensato spesso in questi ultimi tempi di aderire al tuo crow funding, ma poi, in questa incertezza economica, ho dovuto sempre destinare le somme, se pur piccole, ad altre urgenze. Oggi finalmente ho deciso di apportare la mia goccia, anche se minuscola, e prenotare una quota del libro. Io e la mia compagna Letizia, abbiamo deciso che il nome da scrivere alla fine del libro sia quello di nostro figlio, Rocco D’Andrea, che oggi ha poco più di un mese di vita. L’augurio è che un giorno, leggendo il tuo libro, con su anche il suo nome, si possa rivedere nei valori della legalità e capire che la cosa più pericolosa per la propria libertà è tacere, pensando, come diceva il grande De Andrè, di non essere comunque coinvolti !!! grazie del tuo impegno e buon lavoro

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Sottoscrizione sul web per “L’amico degli eroi” (parlano di noi)

da ILCITTADINO:

25 febbraio 2015

CITTADINOTre giovani, un destino comune: l’ascesa. Nel gotha dell’economia, nel microcosmo dell’asfittica politica italiana, sulle cronache nazionali. Marcello, Silvio e Vittorio, ovvero Dell’Utri, Berlusconi e Mangano, e le loro vite – dall’infanzia all’età adulta – che, in modi diversi, si intrecciano. E costruiscono qualche pagina della storia di questo Paese. L’attore e autore lodigiano Giulio Cavalli, più volte finito nel mirino delle cosche, per sette anni anche direttore artistico del Nebiolo di Tavazzano, torna al teatro civile e alla narrativa con L’amico degli eroi, nuova produzione in fase di allestimento per la scena italiana con uno spettacolo teatrale e un volume. Il lodigiano, che oggi vive a Roma, ha già incassato il consenso di chi ha deciso di sostenere il suo progetto attraverso la campagna di crowdfunding lanciata qualche mese fa e ancora aperta. L’obiettivo, diffuso tramite il sito Produzioni dal basso, è quello di arrivare a quota 10mila euro. Nella giornata di ieri, a 52 giorni dalla chiusura dell’iniziativa, la campagna ha catalizzato 102 sostenitori, che hanno donato complessivamente 5.350 euro. Sul palco con Cavalli, che ha debuttato con un’anteprima della pièce al Festival di Teatro Civile di Legambiente, poi diventato anche coproduttore dello spettacolo, Stefano Cisco Bellotti, ex dei Modena City Ramblers, che lo aveva già accompagnato nel suo ultimo lavoro, L’innocenza di Giulio. «Questo non sarà uno spettacolo incentrato solo sugli atti giudiziari, come quello su Giulio Andreotti – annuncia Cavalli – : c’è un ritorno importante alla forma del teatro e alla narrazione letteraria per raccontare non solo delle vicende ormai note di Marcello Dell’Utri, “l’amico degli eroi”, ma anche per raccontare di un modello di servitori, coloro che assumono importanza tacendo delle cose». Cavalli cammina a ritroso e romanza la vita di Dell’Utri a partire dall’infanzia, «in una famiglia borghese ma decadente del centro di Palermo» per poi arrivare all’adolescenza e alla scalata nell’imprenditoria. «Mi interessava raccontare anche di un determinato rapporto tra alcuni parti del Nord e del Sud dell’Italia – spiega Cavalli – : tra quel Nord che si appoggia in modo sicuramente non etico a un Sud che fa da lubrificante». Se lo spettacolo e il romanzo sono centrati sulla vita di Marcello Dell’Utri, comprimari al protagonista sono sicuramente Silvio Berlusconi, raccontato nella sua ascesa prima alla Milano che conta poi alla ribalta nazionale, e Vittorio Mangano, meglio noto come “lo stalliere di Arcore”. «Lo spettacolo sarà ulteriormente presentato ai finanziatori con delle iniziative di teatro in casa – spiega il lodigiano, che aprirà le porte delle sua dimora romana e aggiunge -: Con gli ospiti rigorosamente controllati. Chiederemo il casellario giudiziario». Il debutto nazionale dello spettacolo potrebbe essere ospitato nella manifestazione estiva Ponza d’autore, curata dai giornalisti Gianluigi Nuzzi e David Parenzo. «Il libro è in dirittura d’arrivo – chiude l’autore -, conterrà il copione dello spettacolo e altri quattro capitoli di approfondimento».

Rossella Mungiello

Cantiere in corso: “L’amico degli eroi”

Artwork_A3_L'amico_degli_Eroi_CMYKlightIl progetto di spettacolo (e libro) L’amico degli eroi sta prendendo corpo e in questi giorni trova la sua (quasi) forma finale: oltre alla parte prettamente teatrale (quella di narrazione pura di cui ho parlato anche con gli amici de L’Ora Quotidiano qui) stiamo concludendo il montaggio degli spezzoni video che saranno le fondamenta della parte “documentale”. Non che ci sia molto da aggiungere agli atti processuali (che credo, ancora una volta, avrebbero procurato un terremoto politico in un Paese normale con un muscolo della curiosità non atrofizzato) ma quello che mi interessa, che ci in teressa è cogliere in Marcello Dell’Utri (e Vittorio Mangano e ovviamente il loro padrone) una formula di servilismo che non dista troppo dall’Arlecchino servitore di due padroni di goldoniana memoria: anche il fine di Marcello è quello di mangiare a sazietà.

Dopo l’anteprima stiamo anche cominciando a preparare la distribuzione dello spettacolo che, come tutti i nostri lavori ultimi, seguirà poco i canoni ufficiali del malandato teatro canonicamente inteso quanto piuttosto le molte associazioni di cittadini che ritengono la memoria un esercizio quotidiano fondamentale per l’ecologia democratica. Mi sorprende tra l’altro (anzi no, non mi sorprende per niente) che nessuno dei miei “colleghi” teatranti o comunque generalmente “operatori culturali” sottolinei la distribuzione sociale come il vero grande ritorno di questi anni di crisi della cultura: come già ci insegnò il maestro Dario Fo esiste un teatro che per argomenti e modi può continuare a vivere senza bisogno di istituzionalizzarsi e questa non può che essere una buona notizia (a proposito: tutti zitti sulla distribuzione sociale anche del film di Sabina “La trattativa”, che non si sappia che il pubblico desidera un film di più di quanto lo dovrebbe desiderare la “grande distribuzione”).

Stiamo cercando di parlare e far parlare anche del crowdfunding (io continuo a preferire “produzione sociale”) che ci permette di completare la produzione dello spettacolo e la stampa e distribuzione dei libri. Se ci credete anche voi aiutateci a spargere la voce. Le donazioni si raccolgono qui.

Buona lavoro. A noi e a voi.

Come ci hanno azzoppato il progetto di produzione sociale “L’amico degli eroi”. E come non ci fermiamo.

La storia è una storia molto italiana e adesso ve la racconto per bene:

Come sapete stiamo preparando proprio in questi giorni lo spettacolo su Marcello Dell’Utri (e libro) che abbiamo intitolato “L’amico degli eroi”. Avevamo deciso che fosse una produzione “sociale” (attraverso la piattaforma “produzioni dal Basso”) che potesse permettere a noi di essere “liberi” da vincoli politici e a voi di partecipare alla costruzione dello spettacolo oltre che attivamente contribuire.

In poco tempo sulla pagina di raccolta fondi del progetto si era arrivati alla cifra stabilita per la produzione dello spettacolo e del libro di 10.000 euro. Tutto molto velocemente anche perché un produttore privato aveva prenotato ben 300 quote per un cifra di 7.500 euro.

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Ovviamente sapevamo quanto fosse rischioso che una sola persona avesse un peso così importante nel totale della produzione ma dopo alcuni incontri di persona avevamo la sensazione di avere di fronte qualcuno che avesse veramente a cuore il progetto e per di più abbiamo sottoscritto un contratto di partecipazione alla produzione che ci consentiva piena libertà artistica. Ci siamo sbagliati. Il signor Sciascia ad oggi non ha versato un solo euro di quelli promessi da contratto (oltre che dall’etica personale, ma vabbè) e così oggi siamo a pochissimo giorni da un’anteprima nazionale (qui le informazioni) con una produzione che deve ricominciare quasi da zero.

Andrò in scena lo stesso, figuratevi. Stiamo cercando di ottenere un allungamento dei pagamenti dai collaboratori e i fornitori. Non ci si ferma, figurarsi, però abbiamo bisogno di voi, se ne avete voglia. Dobbiamo ridare forza e visibilità al progetto a questo link.

Appena espletate le denunce pubblicherò qui i documenti firmati e le generalità del nostro “amico” (per rimanere in tema). Perché io (e non solo) sono tanto curioso di sapere chi ce l’ha mandato a cercare di sfanculare una nostra produzione. Siamo proprio curiosi, sì.

Quindi è possibile

Quando abbiamo deciso di lanciare una produzione “sociale” per lo spettacolo (e libro) L’amico degli eroi (ne scrivevamo qui) sono stati in molti a dirci che non sarebbe stato possibile raggiungere il risultato senza il contributo di qualche ente, teatro o amministrazione. E invece no: il traguardo è stato raggiunto ieri con largo anticipo ultimo e già oggi stiamo inviando ai nostri “produttori” la seconda scena (o capitolo, che qui si balla sempre tra palcoscenico e pagine). Certo ci siamo incastrati poiché non ci bastano rendicontazioni acrobatiche per accontentare i termini di legge ma su questo progetto lavoriamo sulla soddisfazione, che è una parola bellissima, davvero, se non fosse stata scippata dal marketing metallizzato. Soddisfare i lettori e gli spettatori adesso è il nostro lavoro, senza altri rimbalzi. E io ne sono onorato. Onorato e felice.

Grazie, davvero.

Perché produrre con noi “L’amico degli eroi” secondo Carla

berlusconi-mangano-dellutriCarla ci scrive i motivi che l’hanno spinta a coprodurre con noi il progetto “L’amico degli eroi”. Se volete (e potete) darci una mano potete farlo anche voi qui.

Teramo, 23 agosto 2014

Ciao Giulio, sono passate circa due settimane dalla mail con cui chiedevi di scrivere o registrare il perché dell’adesione alla tua produzione sociale “L’amico degli eroi”. Ho provato a farlo in video, ma per ora non viene bene. Riproverò. Forse con le citazioni ho appesantito il mio discorso. Porta pazienza: è deformazione professionale… ed anche un po’ timore che le mie sole parole non bastino a rendere l’idea. Ed allora ecco:

aderisco ai contenuti, alla rabbia, all’indignazione, ai modi, ai toni, al colore, al desiderio, che vedo nel tuo impegno e che per me sono i presupposti per la costruzione di una nuova antropologia: “Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.” (Pier Paolo Pasolini)

aderisco soprattutto al COME di questo progetto. Mi riempie di gioia leggerti quando dici “Ho scritto e detto dappertutto che il lavoro vogliamo svolgerlo insieme a tutti i nostri produttori, quindi voi, e insieme raccoglieremo tutti gli eventuali suggerimenti e eventuali critiche”. Trovo sia un grande salto quantico. E’ quello che si chiama “coevoluzione”. La diponibilità, l’apertura all’altro sguardo, la fatica che ne consegue rappresentano il tipo di esperienza che dovremmo imparare a vivere. “Sta diventando generale, ai nostri tempi, una grottesca incapacità dell’intelletto umano a intendere che la vera garanzia della propria persona non si raccomanda già agli sforzi dell’individuo isolato, ma all’universale comunanza umana”. (Fëdor Dostoevskij)

aderisco alla grande voglia di futuro che si respira sempre nelle tue storie e che mi aiuta a riflettere sulle bugie che ci raccontiamo: quelle piccole e quotidiane, quando la vita ci dice di andare avanti ma noi ci fermiamo per paura pigrizia opportunismo o quando c’invita a respirare consapevolezza davanti al bivio per evitare l’inerzia; quelle grandi e collettive, quando scegliamo di fingere di non vedere oppure di opporci. Aderisco alla tua “finzione” (non fiction) perché ho imparato che certe volte fingere serve ad opporsi. “Insomma, gli era presa quella smania di chi racconta storie e non sa mai se sono più belle quelle che gli sono veramente accadute e che a rievocarle riportano con sé tutto un mare d’ore passate, di sentimenti minuti, tedii, felicità, incertezze, vanaglorie, nausee di sé, oppure quelle che ci s’inventa, in cui si taglia giù di grosso, e tutto appare facile, ma poi più si svaria più ci s’accorge che si torna a parlare delle cose che s’è avuto o capito in realtà vivendo.” (Italo Calvino)

aderisco alla felicità di portare nel tuo progetto il mio “sacro poco”, che non è “poco sacro”. “è come andare per il mondo incinti di quello che il mondo, di fatto, al momento, non è, non sa, non può” (Luisa Muraro). Buon lavoro e spero a presto. Ma, soprattutto, Grazie della tua fiducia.

Sudore e sabbia

berlusconi-mangano-dellutriNon è propriamente sabbia perché in fondo si tratta di polvere diventata spessa ma la scrittura de L’amico degli eroi e la sua produzione “sociale” sono un letargo produttivo che mi tiene mediamente lontano dal resto. La scrittura, prima di tutto: sono anni che mi ritrovo a percorrere la corsia d’emergenza del giornalismo per non tralasciare i particolari che probabilmente mi hanno salvato più di qualsiasi altra protezione, sempre intento a scrivere i nomi e i cognomi per dare una faccia riconoscibile ad un argomento che in molti cercano tuttora di rendere fumoso e quindi non discutibile. Ma la scrittura, dicevo, la scrittura mi manca da tantissimi anni;, preso da numeri, date e incroci che mi hanno inflaccidito, forse, ma certo aumentato l’appetito. Eppure proprio oggi, provate a pensarci, scrivere diventa la professione più rischiosa e folle in un momento di informazioni e pareri a tutti i costi e certamente affrontare Dell’Utri (meglio: il dellutrismo come già avevamo fatto con l’andreottismo di Giulio) con tono narrativo mi porta a tornare al teatro, alla scrittura. A casa mia.

Per questo ritengo fondamentale il periodo di lettura collettiva del testo (che sarà il copione e cha sarà il libro) insieme a tutti i produttori (che siete voi, credo, e che comunque potete essere voi contribuendo alla pagina del crowdfunding) per capirsi fin da subito sul fine che ci proponiamo: può la letteratura essere appuntito strumento politico senza bisogno di essere giornalismo? Io credo che sì, altrimenti non sarei qui, e credo che una nuova e rivitalizzante modalità di teatro civile possa (o debba, non so) passare da una fiducia incondizionata alla parola.

Noi siamo qui, cercando di essere all’altezza delle vostre aspettative. Dateci una mano. Se potete. Se volete.

Produciamoci: mi scrive Carla

La campagna di “produzione sociale” per “L’amico degli eroi” (un libro e lo spettacolo) è partita. Qui trovate tutte le informazioni. Domani vedrò di scrivere nel dettaglio (intanto abbiamo bisogno che cominciate a fare girare la notizia e, se potete, contribuite) ma prima che si faccia sera voglio pubblicare altre parole bellissime che mi ha scritto Carla Verdecchia  perché anche loro colgono il senso di quello che vorremmo fare e della forza che dobbiamo onorare:

LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE.

Fine anno scolastico. Classe quinta in pochi. Occhi e parole che chiedono apparentemente voti, in realtà senso e misura. Snocciolo numeri. Lampeggiano delusione speranza rimpianto. Allora racconto una storia che finisce così: quello che stiamo vivendo è il momento migliore e ciò che abbiamo è il “meglio”. Valutare il meraviglioso che avevamo o il meraviglioso che avremo è perdere tempo. Intanto non c’è né quello, né quello. Abbiamo questo e pertanto è la cosa migliore che abbiamo. Usiamolo. Non usarlo vuol dire perderlo. Non c’è guadagno, non c’è accrescimento, non c’è convenienza a restare nel ricordo di ciò che era e nella speranza di ciò che sarà.

Ľart. 9 della nostra Costituzione promuove la cultura. Non per il diletto di pochi illuminati volenterosi. Ma per alimentare la virtù civile, fare palestra di vita pubblica, costruire uguaglianza e democrazia sostanziali. Solo la Repubblica può farlo. Ma intanto l’impegno di ognuno di noi è prezioso e mai come ora occorre un’assunzione di responsabilità in prima persona. Sia per riprenderci la res publica, sia per finanziare ciò che il neoliberismo ritardatario di Renzi non finanzia.
Io partecipo. Spero anche voi.