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documenti

Si sono perse le carte di Ustica. Così la desecretazione è diventata una truffa.

(Alessandra Ziniti per la Repubblica)

Dagli archivi desecretati è venuta fuori solo carta straccia. Niente che non si conoscesse già e soprattutto nessun documento dei giorni e dei mesi immediatamente successivi a quel 27 giugno 1980 quando “in uno scenario di guerra sul mar Mediterraneo” – come hanno accertato diverse sentenze – un aereo militare di non si sa quale nazione sparò un missile che, sul cielo di Ustica, colpì in pieno il Dc 9 dell’Itavia in volo da Bologna a Palermo.

Domani saranno 37 anni dalla strage e Daria Bonfietti dà voce alla rabbia e alla delusione dei familiari delle 81 vittime. “Avevamo molto sperato che la direttiva Renzi potesse davvero portare alla desecretazione di documenti che avrebbero potuto dirci chi c’era quella notte in cielo e in mare, consentirci finalmente di ricostruire uno scenario reale ma posso solo esprimere tutto il nostro sconcerto per un Paese che non è in grado di custodire la documentazione prodotta.

“Basta dire che – tre anni dopo la direttiva Renzi che dispone la desecretazione degli atti sulle stragi degli anni ’60-’70-’80 – il ministero dei Trasporti non ha depositato nulla se non qualche atto già noto della commissione Luttazzi. Alle nostre pressanti richieste gli uffici hanno risposto che non c’è ombra di documentazione alcuna e che non hanno neanche idea di dove dovrebbero essere i loro archivi “.

È una vicenda paradossale quella per la quale ora l’associazione dei familiari delle vittime di Ustica chiede un intervento politico e della magistratura per individuare i responsabili della “sparizione” di tutti i documenti coevi alla strage, Denuncia ancora Daria Bonfietti: “Non c’è nulla dell’aviazione civile né del gabinetto del ministro dei Trasporti, lo Stato maggiore della Marina non porta nessun documento dal 1980 al 1986, in prefettura a Bologna non è stato depositato nulla. Per non parlare della beffa dei documenti dei Servizi segreti: solo un’enorme rassegna stampa e schede sui giornalisti che scrissero articoli sul caso. E con i nomi in chiaro. Invece di indagare su quel che accadde quella notte, i nostri Servizi indagarono sui giornalisti”.

Per i familiari delle vittime di quel disastro aereo, la direttiva Renzi è un fallimento. Che si aggiunge alla delusione per le mancate risposte alle rogatorie internazionali chieste negli ultimi anni dai pm italiani ai colleghi di diversi paesi. “Oggi – osserva Bonfietti – diverse sentenze definitive sia penali che civili hanno messo nero su bianco che il Dc9 fu abbattuto da un missile in uno scenario di guerra e hanno condannato i ministeri italiani a risarcire i familiari delle vittime per non aver saputo garantire la loro sicurezza e aver nascosto la verità. Resta un grande vulnus nelle indagini, quello di riuscire a mettere una targa a quegli aerei”.

Dito puntato contro lo stato disastroso degli archivi italiani e contro la reale volontà della politica di mettere a disposizione i documenti secretati anche da parte di Ilaria Moroni, direttrice dell’archivio Flamigni e responsabile della rete degli archivi “Per non dimenticare”.

“A parte il fatto che non esiste alcuna digitalizzazione di questi documenti, noi non abbiamo gli strumenti per verificare se e che cosa ci sia. Certo, sembra incredibile che al ministero dei Trasporti nessuno sia in grado di dire dove  sia la documentazione della Marina e dell’Aviazione dal giugno 80 in poi. A cominciare dai registri amministrativi come quelli sulle presenze delle navi. Loro si appellano alla sciatteria della tenuta degli archivi, ma le carte non si muovono da sole. Se sono sparite qualcuno deve averlo fatto. E oggi deve essere chiamato a risponderne. Per questo oggi chiediamo che il governo faccia dei passi politici. Si ordini un’ispezione interna e si individuino le responsabilità “.

Un bambino siriano di 7 anni senza documenti muore per le cure negate

Un irregolare, insomma. Ecco qui la notizia:

Un piccolo rifugiato siriano di 7 anni è morto per le conseguenze di una grave influenza dopo essere stato rifiutato da 4 diversi ospedali nella provincia meridionale turca di Antalya perché sprovvisto di documenti. A raccontare la vicenda è l’agenzia Dogan. Il bimbo, Ali Izzetin Ahmed, ha perso la vita nell’abitazione familiare, in cui era stato riportato dal padre dopo le cure negate. L’uomo, che ha altri 2 figli, ha annunciato che intende sporgere denuncia contro gli ospedali. Secondo l’Unhcr, la Turchia ospita oltre 2,8 milioni di rifugiati siriani. Di questi, solo circa il 10% riceve accoglienza nei campi profughi.

(fonte Ansa)

Documentarsi per indignarsi: le carte sull’On. Crisafulli

Sta passando abbastanza sotto traccia (anche se ne ha parlato Pif alla Leopolda e qualcuno ne scrive) la vicenda di Crisafulli, i suoi incontri con i boss e il suo appoggio (consistente, nelle sue zone) alla mozione Cuperlo. Poiché ogni volta che si affronta questo argomento arrivano di seguito strali e diverse interpretazioni dei fatti (nell’augurio di un Paese che riesca a farsi un’idea sull’inopportunità al di là dell’esito della giustizia) mi sembra il caso di lasciare qui la circostanziata CNR (Comunicazione Notizia di Reato) dei Carabinieri del Comando provinciale di Enna. Perché conoscere per indignarsi in modo sano è sempre un buon esercizio:

Qui il link.