Vai al contenuto

elezioni regionali 2013

Cosa ci siamo persi durante le elezioni: la condanna di Pepè Flachi

carabinieri_perquisizione_giorno--400x300La vicenda la ricuce con cura il bravo Massimiliano Perna:

Pepè Flachi, il boss della Comasina (un quartiere di Milano), uno dei capi ‘ndrangheta storici della Lombardia, è stato condannato dal tribunale di Milano a venti anni e quattro mesi di reclusione per estorsione, smaltimento illecito di rifiuti e associazione a delinquere di stampo mafioso. Alla moglie del boss, i magistrati hanno anche sequestrato una polizza vita che prevedeva un premio di 25 mila euro l’anno.

Una condanna pesante per uno dei capiclan più influenti, arrestato due anni fa insieme ad altre 34 persone nell’ambito di un’operazione diretta a sgominare il potere delle ‘ndrine in Lombardia. Un potere ramificato che aveva portato il clan Flachi a controllare diversi settori dell’economia lombarda, a partire dalla movimentazione terra e dalla gestione della security dei locali e dei negozi in metropolitana, fino al ramo delle estorsioni ai danni delle paninoteche ambulanti. Un impero che è finito nel mirino dei giudici milanesi, che, nella sentenza di condanna (che ha riguardato il boss e altre 15 persone), hanno perfino previsto per Flachi e per altri affiliati la misura dell’assegnazione ad una colonia agricola per 3 anni dopo la fine della pena.

Una sentenza esemplare, in un momento in cui in Lombardia si afferma nuovamente il centrodestra, seppur con una guida diversa da quella che ha colonizzato il Pirellone negli ultimi 17 anni. La Lega Nord e il Pdl, dunque, nonostante i ripetuti scandali e la fine della legislatura per via del caso Zambetti e del voto di scambio con le ‘ndrine, sono di nuovo al potere, insieme, compatti. La politica: l’elemento cruciale con cui si dovrebbe dar seguito all’azione di pulizia che la magistratura, da qualche anno anche in Lombardia e nel resto del Nord, cerca di portare a compimento con sacrificio e dedizione.

Una politica che anche Pepè Flachi e i suoi guardavano con grande interesse, se è vero che in occasione delle scorse elezioni regionali avevano deciso di sostenere la candidata del Pdl, Antonella Maiolo (non indagata per mafia, ma per peculato nell’inchiesta sui rimborsi in Regione), poi eletta. Chiaramente sono indagini, voci, ipotesi, ma ci sono anche i fatti che ci raccontano che in questa regione il controllo della ‘ndrangheta sull’economia, sulla politica e sui meccanismi del consenso è elevato, radicato, forte. Persino l’omertà, caratteristica che per anni è stata vergognosamente etichettata come patrimonio “etnico” dei meridionali, è radicata e funzionale al mantenimento del controllo.

Lo dimostrano le reticenze, le complicità nascoste, ma anche le dichiarazioni a verbale ritrattate per paura da ben 23 testimoni nel corso delle indagini che hanno portato alla nuova condanna di Flachi (adesso ai domiciliari per via del suo stato di salute). La memoria, il senso delle istituzioni, la legalità sono utopia anche in questa regione che tanto lontana  si sente da certe nefandezze. Lo snobismo culturale dei milanesi e dei lùmbard duri e puri si frantuma nei risultati di un voto che in Lombardia ha conservato la stessa fisionomia del potere. Dopo tutti gli scandali e la sfacciata gestione Formigoni, il popolo lombardo ha deciso di non cambiare, di mantenere, di riproporre. Probabilmente perché il voto di scambio è forte anche qui, è entrato nelle vene di una democrazia drogata dalle convenienze, dagli affari che fruttano, dalle mastodontiche brame di chi è pronto a tuffarsi nel pentolone d’oro e fango dell’Expò.

 

Un voto smoderato

VolantinoA5_GiulioAlla fine si vota. E lo abbiamo voluto, qui in Regione Lombardia, per provare a respirare con la testa fuori da questo formigonismo che ci si è attaccato addosso come un’aria che sembrava inevitabile. Oggi chiudiamo una campagna elettorale che abbiamo annusato sotto questa coda d’inverno tra un’indolenza alla politica come risultato degli ultimi anni.

Sarebbe da scrivere un appello, mi dicono. Sarebbe da chiudere la campagna con il messaggio di fine anno, qualcosa con il vestito presidenziale e l’ottimismo quanto serve per essere leggero, leggibile, spendibile.

E’ stata una campagna elettorale per riattivare il meglio di una Lombardia addormentata tra le braccia di un’economia che sembrava infallibile, sempre abbastanza pronta a superare anche le crisi più dure e disposta (per qualcuno) a rinunciare al dovere dell’etica in nome del dio profitto. Il profitto lombardo che è diventato il paravento dietro al quale i politici si sono evoluti in profittatori, i disagiati sono solo costi, le mafie ottimi soci in affari, i partiti sono le cameriere disinibite delle lobby e le persone sono diventate numeri: numeri a forma di persone da catalogare, da indirizzare, da pesare un tanto al chilo, cose come persone a forma di numeri.

C’è una Lombardia che mi sta nel cuore come le favole dei bambini: la Milano capitale morale che adagia la paglia per rendere più silenziosa e leggera la morte del suo Maestro Giuseppe Verdi, la Lombardia che coltiva le proprie terre e insieme alleva anche la propria storia, la Lombardia dell’impresa che aveva un senso comune dai consigli di amministrazione fino all’ultimo apprendista dove l’impresa era fare impresa per il lavoro, dove il lavoro era l’esercizio della dignità che sta nell’avere diritto e dovere del proprio futuro.

E’ stata una campagna elettorale dove i cittadini mi hanno stupito ancora come due anni fa con il senso della speranza per non accettare una Regione che sembra impaurita e stanca, con l’energia pulita (ed economica) che abbiamo incontrato tante volte nelle commissioni regionali mentre i comitati di cittadini attivi smutandavano il dirigente di turno che abbozzava un mezzo sorriso di dispiacere di fronte alle bugie che non avevano gambe. 

Mi dicevano di non farlo, due anni fa. Di non candidarmi perché non ce l’avrei fatta e perché alla fine mi sarei inquinato anch’io. Mi dicevano che non funzionava la politica. Me lo ripetevano mentre abbiamo messo le mani dentro gli appalti, mentre abbiamo rimosso dirigenti inaccettabili in questi anni, mentre abbiamo percorso chilometri dalle valli ai centri metropolitani a raccontare che la solidarietà lombarda formigoniana è pericolosa e falsa: una solidarietà solo fra sodali, come un clan. Adesso sono ancora qui, per chiedervi se sono stato all’altezza del compito che mi era stato assegnato, se davvero il mio programma si legge in quello che abbiamo già fatto e se abbiamo la fiducia per continuare ancora. Insieme. A cambiare la Lombardia, ostinatamente smoderati e fieri delle nostre differenze. Perché le cose cambiano se siamo disposti a cambiare. E l’aria inevitabile sta cambiando direzione e soffia quasi come un vento.

Se volete votarmi, sarà un voto smoderato. Ostinatamente smoderato. Davvero.

20130217-103237.jpg

Contro l’industria dei partiti

Tra una pagina e l’altra del libro di Ernesto Rossi “Contro l’industria dei partiti” intervistiamo Giulio Cavalli, candidato per SEL al Consiglio Regionale della Lombardia. Perchè si candida? Quale il rapporto tra establishment culturale e politica? Quale il ruolo delle residenze nel tessuto teatrale regionale?
Il format di questa intervista si chiama BookMe ed è realizzato in collaborazione con la Casa Editrice Chiarelettere

SantinoRetro_Giulio

Viva Via Gaggio domanda su Malpensa: ecco le risposte

viva-via-gaggio-tra-terra-e-poesia-lo-spot-L-_8V71RIl comitato Viva Via Gaggio pone alcune domande ai candidati. Ecco le mie risposte:

  • Sapreste descrivere brevemente in cosa consiste il Masterplan?

E’ il “piano di espansione” dell’aeroporto di Malpensa per l’ampliamento della struttura aeroportuale con la costruzione, tra le altre cose, di una terza pista e del relativo terminal, oltre a nuovi capannoni, collegamenti ferroviari e strutture turistiche (es. hotel). Il tutto “invadendo” un’area esterna all’attuale sedime dell’aeroporto, quella brughiera “bene comune”, ambiente unico da tutelare e salvaguardare.

Io, il Masterplan, l’ho definito “l’Expo dei Filippelli”. Non è un caso che il progetto della terza pista comprenda in gran parte una fetta del territorio di Lonate. Ci sono le indagini che lo provano, con tanto di intercettazioni: gli affari li faranno soprattutto gli ‘ndranghetisti.

  • In merito al Masterplan di SEA, come intenderete procedere se eletti?

Da sempre ho dichiarato la mia assoluta contrarietà, un NO chiaro, ostinato, “senza se e senza ma”, che si è tradotto, in questi due anni e mezzo da consigliere SEL, in diverse interrogazioni e osservazioni sull’argomento.

E’ mia intenzione continuare su questa strada.

Sono convinto che la Regione soffra di mancanza di pianificazione e di disegno strategico. Attualmente siamo di fronte ad una crescita dell’aeroporto di Bergamo, mentre quello di Brescia è sottoutilizzato e le stime sul traffico (36 milioni di passeggeri effettivi a fronte di 60 milioni di capacità massima) rendono del tutto ingiustificato l’ampliamento di Malpensa, il cui traffico, tra l’altro, è in calo.

E’ quindi necessario che la Lombardia si doti di un piano di sviluppo del sistema aeroportuale basato sui dati effettivi e non sulla smania di cementificazione e sul “costruire per costruire” che ha caratterizzato tutta l’“era Formigoni”. Occorre concentrare l’attenzione sull’ottimizzazione dei movimenti a terra e in volo, sulla riduzione del rumore, sull’uso dei pontili per evitare eccessive movimentazioni di bus e rullaggi, sull’uso di mezzi elettrici per i movimenti a terra.

  • L’alta densità di popolazione nei pressi dell’aeroporto è un fattore da non sottovalutare: sapete quali rischi corrono i cittadini in termini di salute e qualità della vita?

So che il livello di inquinamento – dell’aria, acustico e luminoso – nel territorio intorno all’aeroporto è preoccupante, com’è stato accertato anche da numerosi studi dei Comuni e del Parco del Ticino e dallo studio HYNEA. E’ un dato molto grave, che colpisce l’ambiente e la salute dei cittadini.

Parliamo, per quanto riguarda della salute, di aumento dell’insorgenza di malattie respiratorie, cardiovascolari, forme tumorali, e dell’aumento del numero di decessi da queste causati: dal 1997 al 2009 – secondo Andrea Bagaglio, medico del lavoro ex funzionario Asl – i decessi per malattie respiratorie in tutti i comuni dell’Asl di Varese sono aumentati del 14%, e nei comuni del Cuv lo stesso parametro è salito del 54%.

La Regione Lombardia aveva affermato la necessità di procedere in modo coordinato tra Valutazione di impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica. Nei fatti, è stato avviato esclusivamente il primo dei due iter. E invece il punto è che soltanto la Vas permette di valutare se la zona sia in grado di sopportare un aumento del sedime aeroportuale e un incremento dei voli per passeggeri e merci, ed è l’unico mezzo che ci permetta di  valutare  l’impatto della terza pista su tutto il territorio, brughiera e popolazione.

  • Malpensa viene spesso descritta come principale – quando non unica – fonte di lavoro per i cittadini dei Comuni circostanti: sapete descrivere le condizioni e la qualità del lavoro all’interno dell’aeroporto?

Quando su una “grande opera” iniziano ad alzarsi le voci contrarie, arriva sempre alle nostre orecchie la frase “Ma non si può impedire, perché crea occupazione”.  Ma è la verità? E qual è prezzo?

Se anche fosse vero che Malpensa assicura l’occupazione ai cittadini dei Comuni circostanti, cosa tutta da dimostrare, è sicuramente vero che le condizioni di lavoro sono inconfessabili.

Lavoro nero, aumento della precarietà, appalti e subappalti tra cooperative che sfruttano la manodopera (pagata con salari sempre più bassi, come in una “guerra tra poveri”) e che, a forza di “passare l’incarico” creano un sistema di sfruttamento a catena. E i diritti dei lavoratori diventano un’utopia, mentre aumentano, da parte della Dirigenza, le ritorsioni e le discriminazioni verso i lavoratori più sindacalizzati.

Non manca la cassa integrazione, visto il calo del traffico (ma a cosa serve, allora, costruire la Terza pista?) e il fallimento – o la riduzione del numero dei voli – di molte compagnie.

Tra le iniziative che SEL proporrà nei primi sei mesi di nuovo governo regionale, ci sono leggi per la sperimentazione del reddito minimo di cittadinanza e per il contrasto al lavoro nero e la destinazione di risorse per situazioni di crisi e politica attiva del lavoro.

  • Ad oggi, credete possibile che un territorio come il nostro abbia bisogno di un ulteriore Polo Logistico di 200.000 mq in pieno Parco del Ticino?

Non credo proprio. Non ne vedo l’utilità ma, soprattutto, sono convinto che l’area sia assolutamente da tutelare.

La realizzazione del Polo Logistico comporterebbe la scomparsa di un’ampia fetta di territorio di brughiera e un’ulteriore delocalizzazione dei cittadini del Comune di Lonate Pozzolo.

C’è bisogno, invece, di tutelare l’area del Parco del Ticino, che ha caratteristiche da proteggere secondo la direttiva habitat e secondo la direttiva uccelli. La scomparsa di questo habitat sarebbe una perdita immensa, visto che non potrà rigenerarsi spontaneamente altrove né essere ricostruito artificialmente in altro luogo per le particolari caratteristiche del suolo, come studi del Parco del Ticino in collaborazione all’Università di Pavia hanno sottolineato.

Con SEL, abbiamo in programma la promozione di provvedimenti di legge sulla tutela ambientale e l’inquinamento (riduzione delle sostanze inquinanti).

  • Il nostro territorio si trova all’interno del Parco Naturale della Valle del Ticino, il più grande parco fluviale europeo. Quali sono le vostre ricette per realizzare il giusto equilibrio tra Aeroporto e Parco?

Come sottolineavo prima, le previsioni sull’utenza non sono affatto in “forte crescita”, anzi.

Credo quindi che sia doveroso pensare ad un tavolo con gli enti locali e le associazioni per studiare insieme le soluzioni per il futuro.

Punto molto sulla discontinuità rispetto alla precedente amministrazione regionale: se con Formigoni la programmazione era basata sul “costruire per costruire”, io invece voglio impegnarmi per una programmazione reale degli interventi, una programmazione che sia basata sulle reali necessità del territorio, dei suoi abitanti e dell’ambiente. La Regione quindi dovrà interfacciarsi con le realtà territoriali locali e con le associazioni e i cittadini, invece che con i “soliti noti” interessati unicamente al profitto. Per una più sana gestione dei fondi pubblici e dell’ambiente.

  • Sulla pagina di Expo2015 – il cui tema è logicamente in contrasto con il consumo di suolo – si legge: “All’Expo in mostra la frontiera della scienza e della tecnologia: preservare la bio-diversità, rispettare l’ambiente in quanto eco-sistema dell’agricoltura, tutelare la qualità e la sicurezza del cibo, educare alla nutrizione per la salute e il benessere della Persona […].” Come credete si possano supportare tali tesi, quando il Masterplan è finalizzato a supportare i milioni – e perchè non miliardi – di visitatori in arrivo per Expo2015? [ricordiamo che nei primi 10 mesi del 2012 Malpensa ha registrato un traffico che sfiora i 16 milioni di passeggeri. Le previsioni per il 2030 sono di 50/70 milioni di passeggeri]

Sono convinto che Expo vada ripensata, proprio nell’ottica di poter accogliere un gran numero di visitatori mantenendo un profilo di sostenibilità. Non può mascherarsi da evento “buono” e poi calpestare la legalità,  i diritti delle persone e l’ambiente.

Parlando di EXPO, ma anche in generale di politiche ambientali, credo fortemente che vadano incentivate, promosse e supportate tutte quelle pratiche che sono oggi possibili e imprescindibili per un ambiente che sia davvero “bene comune”. Penso alle energie rinnovabili, alla mobilità “sostenibile” (veicoli  innovativi con motori e combustibili a minimo impatto per il trasporto pubblico e collettivo), alla forestazione compensativa per pareggiare il consumo di suolo, all’estensione dell’agricoltura invece che della cementificazione, e ad un’edilizia che prediliga il risparmio energetico e delle risorse idriche e la riduzione delle emissioni.

La tutela ambientale è strettamente collegata alla lotta alle mafie. Pensiamo alla presenza della criminalità organizzata nel settore degli appalti e del trattamento e smaltimento dei rifiuti: salvaguardando l’ambiente, rifiutando la cementificazione selvaggia e sostenendo le politiche del riciclo e riuso, si “tagliano le gambe” alla catena di illegalità che da sempre va a braccetto con le grandi opere e i grandi eventi.

E’ possibile prevedere un EXPO che sia davvero “Nutrire il pianeta”, se lo si ripensa in chiave sostenibile, come terreno di sperimentazione di nuove politiche che sappiano coniugare l’aspetto di “attrattiva” per i visitatori con quello etico e sostenibile per l’ambiente e il territorio.

n.b.: nel 2010, insieme a Chiara Cremonesi (SEL) e Pippo Civati (PD) ho promosso “EXPO No Crime”, il primo intergruppo interistituzionale che vuole coagulare i rappresentati della Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano in un percorso di vigilanza, dibattito e confronto nella realizzazione di EXPO 2015. Un luogo di partecipazione di politici, associazioni, movimenti, giornalisti, liberi cittadini dove fare domande ma soprattutto provare a costruire risposte. Un segnale chiaro per chi oggi infila il malaffare nelle pieghe della sonnolenza lombarda. Per dire che sappiamo chi sono “le famiglie” e quali sono “i modi” al banchetto dell’Expo ma adesso ci siamo anche noi. Adesso tocca a noi. Ognuno con il proprio ruolo e la propria storia siamo chiamati ad assumerci la responsabilità di un’azione politica e civile che diventa sempre più urgente.

Vedo, sento, parlo #davvero

Una cartolina da scaricare, fare girare e soprattutto su cui riflettere. Perché sarebbe ora di volere essere fortissimamente differenti, in Lombardia. #davvero

MAFIA2