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Elezioni regionali

Salvini diceva: “Lei spaccia?” al tunisino. Perché oggi non lo chiede al suo candidato in Emilia?

Ora Salvini può riattaccarsi al citofono. Ci ricordiamo tutti quando, con uno strano senso del garantismo, che come al solito dalle sue parti funziona a fasi alterne secondo la convenienza, andò a scampanellare all’abitazione di un presunto spacciatore mandando le sue generalità in diretta Facebook in giro per tutta l’Italia, tutta merce buona per il suo refrain che “la droga uccide” e che a portare la droga sarebbero solo gli stranieri.

Questa volta tra l’altro Salvini non ha nemmeno bisogno di chiedere informazioni in giro nel quartiere perché in questo caso nome e cognome è scritto a chiare lettere nell’ordinanza cautelare firmata dal gip Sandro Pecorella. Luca Cavazza ha 27 anni ed è un tesserato della Lega di Salvini che si è molto speso nell’ultima campagna elettorale (in realtà con un risultato piuttosto risibile) in favore della candidata Borgonzoni alle ultime elezioni regionali e, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe uno degli uomini che faceva sesso con ragazze minorenni offrendo in cambio cocaina.

Per noi vale ovviamente la presunzione di innocenza. Ma ragionando con la stessa logica con cui Salvini ha scampanellato al ragazzo di Bologna, il leader leghista dovrebbe chiedere a Cavazza se spaccia, o visto che si trova da quelle parti dovrebbe chiedergli anche se trova normale indurre alla prostituzione delle ragazzine in cambio di cocaina. Cavazza è un ex tesserato di Forza Italia che negli ultimi anni (come è capitato a molti) è saltato sul carro vincente della Lega salviniana in cerca di un posto al sole: agente immobiliare, era già salito al disonore delle cronache per un suo vecchio post del 2016 su Facebook in cui visitando la tomba di Mussolini a Predappio inneggiava al fascismo. È anche molto conosciuto nell’ambiente dei tifosi della Virtus.

“Diffidate da chi vi dice che la politica è tutta merda e malaffari. La politica, per come la intendo io, è tutt’altro”, scriveva il 27 gennaio. Il 23 gennaio urlava “giù le mani dai bambini” riferendosi ai fatti di Bibbiano. Chiamava “letame” “quei giocolieri da strada, casinari e sozzi fuori sede mantenuti dai paparini che con la mia/nostra Bologna non hanno nulla da scompartire!”, con evidenti problemi anche con la lingua italiana. Ora Salvini faccia il capitano duro e puro: passi da Bologna per citofonare al suo pupillo e poi ci regali un’imperdibile diretta Facebook per raccontarci com’è andata.

Leggi anche: 1 . L’avvocato a TPI: “Salvini potrebbe essere denunciato, 4 ipotesi di reato” per aver citofonato al tunisino /2. “Lei spaccia?”. Salvini che citofona a casa di un tunisino è il vero punto di non ritorno (di L. Telese) / 3.Se Salvini può citofonare sentendosi uno sceriffo la colpa è nostra: ormai tutto è permesso (di L. Tosa) / 4. Salvini vada a caccia di spacciatori senza telecamere e senza scorta (di L. Tomasetta)

L’articolo proviene da TPI.it qui

E i decreti sicurezza?

Avevano garantito che sarebbe stato il governo della discontinuità e invece dopo 362 giorni di Conte 2 le leggi di Salvini sono ancora in vigore

Conviene ricordarlo perché fa bene a noi e fa bene anche a loro, loro che sono al governo e che ci avevano garantito che sarebbe stato il governo della discontinuità, ci avevano rassicurato che si sarebbe cambiata rotta. E il bello è che continuano a dircelo ancora, insistono nel tranquillizzarci chiedendoci ancora pazienza. State buoni, abbiate fiducia, ora facciamo tutto.

I decreti sicurezza. Quei decreti sicurezza voluti con tanto ardore da Matteo Salvini e controfirmati da Luigi Di Maio e dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, quei decreti sicurezza che in nome della discontinuità sarebbero stati abrogati e poi invece ci siamo dovuti accontentare che fossero modificati. Badate bene: della promessa che fossero modificati. Siamo sempre nel campo delle promesse. Sono passati 362 giorni dall’insediamento del governo Conte 2 e i decreti sicurezza continuano a restare là dove sono e, dalle notizie che girano dalle parti del governo, sembra che se ne riparli dopo le elezioni regionali, a ottobre. Vi ricordate la promessa che sarebbero stati all’ordine del giorno nel primo Consiglio dei ministri di settembre? Beh, scherzavano, non è così.

Le parole migliori le ha espresse Gianfranco Schiavone di Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) a Redattore Sociale: «Questo rinvio è l’ennesimo gioco della paura: si rinuncia a presentare agli italiani la propria visione diversa e nuova sulle migrazioni per paura di perdere consenso. E’ ormai un circolo vizioso costante dal quale però bisogna uscire, soprattutto in un momento in cui bisognerebbe spiegare le proprie idee agli elettori. Quei decreti non vanno bene, perché non spiegare che i grandi centri creati da Salvini stanno creando problemi con l’emergenza sanitari di Covid-19? Che serve reintrodurre una forma di protezione? Così rimane solo l’impianto ideologico della destra. Se poi il rinvio significa che il voto influenzerà le modifiche, potremmo avere una crisi di quell’accordo che abbiamo raggiunto a fatica, c’è addirittura lo spettro di non fare nulla».

E così siamo alle solite: una politica che decide di non decidere sperando di continuare a galleggiare, come se niente fosse. Un centrodestra che può continuare a sparare a palle incatenate e intanto un centrosinistra che non ha nemmeno il coraggio di proporre un’alternativa. Qui ormai siamo oltre all’egemonia culturale della destra: qui siamo nel deserto di idee e di coraggio. Lo so, ancora, è sempre la solita storia.

Buon martedì.

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Tengo famiglia

Il sindaco di Foggia Franco Landella è passato da Forza Italia alla Lega. La decisione è stata presa dopo la mancata candidatura alle elezioni regionali della cognata

Franco Landella è sindaco di Foggia, mica di un paesino minuscolo e sconosciuto, e milita in Forza Italia. Anzi: militava in Forza Italia poiché ha approfittato del passaggio di Matteo Salvini per inscenare una breve conferenza stampa in cui doveva comunicare cose importanti.

Che ha detto? Ha detto che passa alla Lega. Ci sta, se ci pensate. Qualcuno può non essere d’accordo con la linea del suo partito e sentirsi rappresentato molto meglio da qualcuno altro. La politica è ricca di passaggi di casacca e molti rappresentanti politici si sono prodigati nel raccontare cosa non andasse più bene e quali fossero i motivi delle loro nuove convergenze. Ci si aspettava che Franco Landella ci dicesse una cosa qualsiasi, magari che Forza Italia è troppo morbida nelle sue posizioni contro l’Europa oppure che è davvero convinto, come Salvini che l’immigrazione sia il problema principale di questo mondo oppure che sul Mes proprio non riesce a essere d’accordo con le posizioni di Berlusconi. Una cosa qualsiasi.

E invece il sindaco ha emesso un comunicato stampa piuttosto sibillino: “Dopo 26 anni di militanza in Forza Italia sono costretto a lasciare questo partito dopo l’ennesima umiliazione; non posso continuare a subire le angherie di una classe dirigente di Forza Italia che antepone aspetti particolari ai valori della coerenza e della militanza e del consenso. Forza Italia ha favorito l’ingresso dei campioni del trasformismo rispetto alla militanza e al consenso di cui uno con una situazione giudiziaria particolare”.

Cosa avrà voluto dire? Semplice: la decisione è stata presa dopo la mancata candidatura alle elezioni regionali della cognata, la forzista Michaela Di Donna che ha trovato la porta chiusa in tutte le liste del centrodestra compresa Forza Italia. In sostanza il sindaco se ne va perché non hanno candidato la cognata. E in tutto questo c’è anche un partito che se lo prende, un politico così. E viene da pensare che forse al Landella dalle parti della Lega gli abbiano promesso di curare con attenzione il valore della famiglia. Tutto alla luce del sole.

Buon martedì.

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I candidati del centrodestra alle prossime elezioni regionali: pessime notizie per il Sud e per il Paese

Lo chiamano “accordo nel centrodestra” ma i nomi che sono usciti per le prossime elezioni regionali dicono chiaramente che Salvini ha perso al tavolo delle trattative con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni e che, probabilmente, non è più l’indiscusso leader che sembrava in grado di dettare legge all’interno della sua coalizione se non addirittura di poterne fare a meno.

Giorgia Meloni riesce a candidare Francesco Acquaroli nelle Marche e l’inossidabile Fitto in Puglia lasciando al leader leghista la sola Toscana dove Susanna Ceccardi sembra non avere praticamente nessuna possibilità di vittoria. In Campania, ancora una volta, a sfidare De Luca sarà quello Stefano Caldoro che Salvini ha osteggiato fino all’ultimo minuto e che invece è riuscito a spuntarla. Si sa, del resto, che fu proprio Salvini a promettere mano libera agli alleati in cambio della candidatura delle Bergonzoni in Emilia su cui aveva scommesso tutto. Aveva scommesso tutto e ha perso. Ora paga pegno.

La politica è fatta di rapporti, rapporti che devono essere consolidati, nutriti, curati con attenzione e Salvini fin dall’inizio ha deciso di presentarsi come colui che poteva fottersene di tutto e di tutti, alleati compresi, per figurare come l’uomo forte che non aveva bisogno di nessuno. La sua pessima comunicazione in tempi di pandemia e la sua arroganza hanno finito per facilitare la crescite della sua alleata Giorgia Meloni e non è un caso che anche la sua leadership in vista delle prossime elezioni politiche sia già stata messa in discussione: “vedremo”, ha detto serafica la leader di Fratelli d’Italia.

Ma le candidature del centrodestra alle prossime elezioni regionali ci dicono anche altro: passano i decenni ma i capibastone sui territori rimangono sempre gli stessi, le elezioni sono una fotocopia di quelle precedenti come se non fosse accaduto nulla e come se non si fosse mosso il mondo intorno. La classe dirigente della Lega al sud è praticamente disastrosa ma anche gli altri partiti di centrodestra non trovano di meglio che proporre le stesse facce, con gli stessi modi, con gli stessi cognomi. E questa, comunque la si pensi politicamente, è una pessima notizia per il Paese, mica solo per il sud.

Leggi anche: De Luca vi fa ridere? La sua violenza verbale fa male alla sinistra ed è un regalo a Salvini

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De Luca: impresentabile anche nei modi

 “Questa campagna di aggressione politico mediatica sviluppata per mesi contro di me sarà ricordata nei prossimi anni come la più infame delle aggressioni personali subita da un personaggio politico. Ma state tranquilli: chi vince, governa”.

e poi

“No, per me non conta la vittoria. Conta far ringoiare cose ignobili che sono state dette. Quando si parla dell’onorabilità di una persona bisogna misurare le parole. Impresentabili? Questa è un’altra grande imbecillità inventata in un Paese che ha bisogno di inventarsi una palla a settimana. Mentre qualcuno si baloccava con gli impresentabili inventati e finiti, i tangentisti e i ladri veri come vediamo in queste ore continuano a rubare. Ma per qualcuno l’importante è avviare dibattiti epici sugli impresentabili, la Severino, le palle e le pippe. Con la Bindi non c’è nessuna rissa. C’è l’onorevole Rosaria Bindi, detta vezzosamente Rosy, che ha ritenuto di adoperare espressioni che vanno al di là delle sue competenze, espressioni che io ritengo diffamatorie e che configurano a mio parere in modo clamoroso un abuso di potere e una violazione dei diritti costituzionali”.

Cosi parla un uomo (un altro) che ha fatto della prepotenza il proprio tratto distintivo.

Se posso essere cattivo (sulle regionali)

020452866-1e160dbf-42a5-4704-b301-3c1ec2656662Matteo Renzi (e il suo PD) ci hanno sfracellato l’anima per anni insistendo sui meriti, su una classe dirigente vecchia e incapace, da sostituire con gente veramente nuova.

Poi hanno candidato:

– in Veneto la portavoce di Bersani che dopo avere sputato in faccia a Renzi è diventata ultrarenziana ma purtroppo sempre poco preparata e ha collezionato gaffe per tutta la campagna elettorale.

– in Liguria la vincitrice di “ombrose” primarie che è riuscita a lisciare il centrodestra per tutta la campagna elettorale e non prenderne nemmeno un voto (e in compenso perderne parecchi nel centrosinistra).

– in Campania un pluri indagato che ci ha detto di stare tranquilli che, nel caso, avrebbero cambiato la legge. Come quell’altro.

– in Puglia uno che, appena vinto, ha dichiarato che Renzi da Roma in giù di politica non ci capisce un fico.

Hai voglia poi a prendertela con Civati e Pastorino.

Il laboratorio Basilicata

In Basilicata tra poco si vota per le regionali dopo la sfortunata decadenza dell’ultima Giunta. Sono elezioni che possono essere significative non solo per la Basilicata ma per leggere quello che succede e che succederà in un panorama che sembra avvitarsi su se stesso.

Vale la pena leggere le parole di Giuseppe Morelli, esponente locale di Sel e candidato al consiglio regionale all’interno del listino della Murante:

La dirigenza nazionale di sel ha condiviso la scelta di rompere con i democratici?

Ha preso atto. Ad alcune nostre riunioni hanno partecipato anche alcuni dirigenti del nazionale come Ciccio Ferrara, abbiamo spiegato loro le nostre motivazioni e abbiamo ricevuto il loro sostegno. Sinistra ecologia libertà non è nata per fare la stampella al Pd ma per  imprimere un nuovo volto al centro-sinistra; in Basilicata non ci sono le condizioni politiche per farlo quindi meglio portare avanti le nostre battaglie dove c’è la possibilità per farlo.
Quali sono queste battaglie?
Prima di tutto una moratoria sulle perforazioni petrolifere: non possono continuare con questa intensità e in ogni caso non è giusto che i ricavati di questa attività non siano redistribuiti alla collettività. Per questo chiediamo anche di aumentare le tasse sui profitti da petrolio per finanziare una legge regionale sul reddito minimo garantito, una misura assolutamente essenziale in una regione in cui il lavoro non c’è più e i distretti industriali, penso ad esempio a quello del mobile di Matera, stanno chiudendo.
La vostra scelta di creare un polo autonomo delle sinistre sarà il preludio di una nuova strategia politica nazionale?
Se guardiamo al successo che hanno avuto le manifestazioni del 12 e del 19 ottobre direi che uno spazio politico per chi, da sinistra, non si riconosce nella politiche delle larghe intese c’è. Si tratta di vedere da chi e come sarà ocupato.

Un impegno antifascista

La Rete Antifascista Milanese ci invia una Carta di impegno antifascista che è un impegno a vigilare sul rispetto della Costituzione. Il vostro affezionato ha aderito:

Logo_RAMCARTA DI IMPEGNO ANTIFASCISTA

Qualora fossi eletto/a il 24-25 febbraio 2013 al consiglio regionale lombardo, mi impegno:

a tutelare il carattere antifascista della Costituzione italiana;

a difendere i valori e la memoria della Resistenza da ogni attacco denigratorio o revisionista;

a sostenere le associazioni partigiane, antifasciste e dei deportati nei campi di concentramento;

a favorire le iniziative in ricordo della Lotta di Liberazione e dei suoi martiri, a partire dal 25 aprile;

a promuovere tutte le iniziative in favore della diffusione della cultura antifascista e della storia della Resistenza, in particolare nell’ambito scolastico e fra le nuove generazioni;

a battermi contro ogni manifestazione di discriminazione o intolleranza etnica o religiosa;

a rifiutare l’installazione di targhe commemorative o l’intestazione di vie o piazze a personaggi legati al ventennio mussoliniano o a ideologie che ad esso si richiamano;

a oppormi all’autorizzazione di manifestazioni in luogo pubblico a organizzazioni, associazioni o movimenti che si rifanno al fascismo e/o al nazismo, che ne propagandano le idee o ne rivalutano le figure di riferimento;

a negare, nell’ambito delle mie competenze, la concessione di spazi e sedi di proprietà pubblica a dette organizzazioni o movimenti, chiedendo altresì la chiusura di quelle già operanti.

Giulio Cavalli

Un piano regionale per i diritti degli animali. #davvero

Sarebbe bello immaginare i diritti custoditi ed estesi anche a chi non vota. Sarebbe bello immaginare la Lombardia all’avanguardia con un Piano Regionale dei Diritti degli Animali. Partendo da questo (bello, intelligente e praticabile) proposto dalla LAV:


39747_header_logoPROGRAMMA LAV 

Elezioni regionali 2013

REGIONE LOMBARDIA

 

PIANO REGIONALE DIRITTI ANIMALI 2013 – 2018

I candidati alla Presidenza della Regione Lombardia e al Consiglio Regionale possono comunicare il proprio personale impegno nel sostegno al Programma LAV, inviando mail a:

lav.lombardia@lav.it (specificando Partito/Lista e la Circoscrizione Elettorale).
Per richieste di incontro o informazioni contattare:
Simone Pavesi, Coordinatore LAV Lombardia – lav.lombardia@lav.it – 320 4788075 

 

  • PREMESSA

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………  

 

  • PIANO REGIONALE DIRITTI ANIMALI 2010-2015

 

  1. ANIMALI D’AFFEZIONE E PREVENZIONE DEL RANDAGISMO 

………………………………………………………………………………………………………………………………………………. 

  • Contrastare le più frequenti violazioni alla Legge Regionale 33/2009 Titolo VIII Capo II, come: esposizioni animali in vetrina, presso esercizi commerciali; animali in premio/regalo per eventi pubblici; carenza di controlli post-affido da parte delle ASL;
  • incrementare con risorse regionali i fondi per implementazione della L.r. 33/09;
  • vietare vendita ambulante animali e le fiere espositive;
  • limitare l’acquisto di cani e gatti presso i soli allevamenti e regolamentare l’apertura di nuovi allevamenti;
  • riconoscere e promuovere la presenza di strutture di ricovero per gatti (gattili) e istituire l’anagrafe felina;
  • istituire il 118 veterinario;
  • regolamentare la gestione e le modalità di detenzione di tutti gli animali d’affezione presso gli esercizi commerciali, i mezzi di trasporto pubblici, gli uffici pubblici, le istituzioni di cura, custodia, educazione.

 

  1. CACCIA E FAUNA SELVATICA

………………………………………………………………………………………………………………………………………………. 

  • rispetto normativa comunitaria e nazionale (no deroghe);
  • restrizioni al calendario venatorio (no abilitazione per under 21 e over 65, annuale verifica sanitaria abilitativa);
  • no importazioni e immissioni fauna “pronta-caccia”;
  • bocconi avvelenati: immediato stop caccia o attività correlate in aree contaminate;
  • alloctoni: divieto commercio specie alloctone e piano regionale straordinario di contenimento delle specie alloctone (scoiattolo grigio, nutrie, minilepri, ecc…) tramite sterilizzazione e non abbattimento.

 

  1. CIRCHI E SPETTACOLI

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………..

  • no ai circhi con animali.

 

  1. VIVISEZIONE

………………………………………………………………………………………………………………………………………………. 

  • indirizzare fondi regionali verso l’incremento di metodi sostitutivi.

 

  1. GESTIONE DELLE POLITICHE REGIONALI PER GLI ANIMALI
  • Prdisposizione di una Area Tutela Animali regionale.

 

PREMESSA

In questi ultimi anni è sempre più radicata nella società una coscienza di rispetto degli animali, in quanto esseri senzienti.

La recente vicenda di Green Hill e degli oltre 2mila cani beagle destinati alla vivisezione e per i quali milioni di cittadini si sono diversamente mobilitati (tra richieste di affido, assistenza, supporto anche economico, manifestazioni nazionali), è l’emblema di come la maggioranza dell’opinione pubblica rivendichi una più forte attenzione da parte delle istituzioni alle politiche di protezione degli animali. 

In vista delle prossime elezioni regionali, la LAV ha elaborato un programma di impegni che sottopone ai candidati alla Presidenza della Regione Lombardia e anche ai candidati per il Consiglio Regionale.

Sulla base delle risposte e delle eventuali decisioni di ogni singolo esponente politico assunte nel corso della Legislatura uscente (modalità di voto, proposte di legge, emendamenti, mozioni, ecc…), l’associazione elaborerà una lista di preferenze positive e negative che pubblicizzerà ai propri soci e simpatizzanti ed all’opinione pubblica, in modo assolutamente trasversale.

La LAV infatti, oltre ad essere un’associazione animalista che collabora con le istituzioni  ad ogni livello (dal piccolo Comune alla Comunità Europea) al fine di promuovere nuovi provvedimenti a tutela dei diritti animali è anche associazione apartitica che sostiene singoli politici impegnati concretamente ad attuare le nostre istanze, a prescindere dal partito o coalizione di appartenenza.

PIANO REGIONALE DIRITTI ANIMALI 2013-2018

  1. ANIMALI D’AFFEZIONE E PREVENZIONE DEL RANDAGISMO 

Nonostante la legge regionale attuativa della legge quadro 281/1991 sia stata approvata nel 2006 (poi trasposta nel T.U. delle leggi regionali in materia di sanità l.r. 33/2009, Titolo VIII Capo II), resta ancora troppo disapplicata per via della scarsa conoscenza delle disposizioni ivi contenute (compreso il relativo Regolamento Regionale 2/2008) da parte in primis delle stesse istituzioni (Comuni, ASL, Polizie Locali), ma anche dei cittadini. 

Le richieste della LAV:

  • Contrastare le più frequenti violazioni alla Legge Regionale 33/2009 Titolo VIII Capo II, come: esposizioni animali in vetrina, presso esercizi commerciali; animali in premio/regalo per eventi pubblici; carenza di controlli post-affido da parte delle ASL.
  • incrementare con risorse regionali i fondi per implementazione della L.r. 33/09;
  • vietare vendita ambulante animali e le fiere espositive;
  • limitare l’acquisto di cani e gatti presso i soli allevamenti e regolamentare l’apertura di nuovi allevamenti;
  • riconoscere e promuovere la presenza di strutture di ricovero per gatti (gattili) e istituire l’anagrafe felina;
  • istituire il 118 veterinario;
  • regolamentare la gestione e le modalità di detenzione di tutti gli animali d’affezione presso gli esercizi commerciali, i mezzi di trasporto pubblici, gli uffici pubblici, le istituzioni di cura, custodia, educazione.
  1. CACCIA E FAUNA SELVATICA

L’amministrazione regionale uscente si è ancora una volta contraddistinta per il particolare impegno a promuovere leggi poi giudicate illegittime dalla Corte Costituzionale nonché dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e della Commissione Europea.

Le richieste della LAV:

  • rispetto incondizionato della normativa comunitaria e nazionale (no deroghe);
  • restrizioni al calendario venatorio (no abilitazione per under 21 e over 65, annuale verifica sanitaria abilitativa);
  • no importazioni e immissioni fauna “pronta-caccia”;
  • bocconi avvelenati: immediato stop caccia o attività correlate in aree contaminate;
  • alloctoni: divieto commercio specie alloctone e piano regionale straordinario di contenimento delle specie alloctone (scoiattolo grigio, nutrie, minilepri, ecc…) tramite sterilizzazione e non abbattimento.
  1. CIRCHI E SPETTACOLI

Sono oltre un migliaio i grandi animali impiegati per gli spettacoli più classici del circo: si tratta prevalentemente di tigri, elefanti, cavalli e dromedari. A questi vanno aggiunti centinaia di rettili, ma anche cani, grossi bovini e addirittura pinguini. Un circo di medie dimensioni può arrivare ad occupare un’area compresa tra i 3000 e i 5000mq (roulotte, tendoni e camion compresi).

Per evidenziare l’insostenibilità di simili “attrazioni”, è utile ricordare che nelle strutture circensi italiane sono almeno 150 le tigri imprigionate: un numero di animali più che sufficiente per ripopolare una intera area dove questa specie rischia l’estinzione. 

Solo nel 2000 il Ministero dell’Ambiente ha emanato, tramite la Commissione Scientifica CITES e ai sensi della legge 150/92 sul commercio internazionale di specie di fauna e flora in via di estinzione, le Linee Guida per il corretto mantenimento di molti degli animali che continuano ad essere prigionieri del circo (Linee Guida integrate in data 19 aprile 2006 con prot. DPN/10/2006/11106). Tuttavia, grandi felini, elefanti, scimmie orsi ecc. continuano ad essere detenuti in condizioni che violano palesemente tali disposizioni, e sempre più frequenti sono le pronunce della magistratura in materia.

Inoltre, sempre più consolidata è l’attenzione rivolta nei confronti di tali strutture che spesso sono protagoniste di processi penali dati dalla violazione di normative generali in tema di benessere animale, a dimostrazione delle condizioni in cui versano tali animali (“impacchettati”, detenuti in gabbia, trasportati per chilometri e chilometri, con ogni condizione atmosferica) anche quando i criteri CITES siano rispettati.

Le richieste della LAV:

  • no ai circhi con animali (regolamentare sul territorio regionale l’uso degli animali in spettacoli circensi e similari, ai fini di una maggiore tutela degli animali, del personale addetto e del pubblico nonché in favore del sostegno e rilancio del circo contemporaneo e degli artisti di strada che non usano animali).

 

  1. VIVISEZIONE

 

Nel triennio 2007-2009 (dati pubblicati sulla G.U. n.53 del 03.03.2010 ai sensi del decreto legislativo 116/92) 2.603.671 è il numero di animali uccisi a fini sperimentali, numeri ancora troppo alti visto il quadro scientifico e legislativo europeo che prevede la promozione dei metodi alternativi alla sperimentazione animale e la chiara posizione contraria dell’opinione pubblica alla vivisezione.

Le specie più rappresentate continuano ad essere topi (1648314) e ratti (682925), seguono uccelli (97248), altri roditori e conigli (73362), pesci (59881): animali largamente impiegati a causa del loro basso costo e perché facilmente maneggiabili, piuttosto che per ragioni strettamente scientifiche. 

Inoltre, è in aumento il ricorso alle scimmie (sia ceboidea che cercopothecoidea), specie regolamentate dal Decreto in modo fortemente restrittivo che dovrebbe rappresentare una deroga eccezionale e sicuramente non incoraggiarne l’aumento. I primati non umani, come i cani, sono utilizzati per esperimenti fortemente invasivi che comportano alti e prolungati livelli di dolore come studi di tossicità e indagini legate a problematiche nervose e mentali umani e cancro.

Il dato numerico, già di per sé allarmante, è fortemente sottostimato visto che non rientrano nelle statistiche invertebrati, embrioni, feti e animali utilizzati già soppressi.

Le sperimentazioni senza ricorso ad anestesia sono le più dolorose per gli animali, eppure nel 2008-2009 sono state effettuate ben 350 procedure senza il ricorso ad alcuna forma di lenizione: esperimenti che hanno inflitto agli animali intensi e prolungati livelli di dolore.

Dal Rapporto LAV elaborato su dati diffusi dal Ministero della Salute, risulta inoltre che dei oltre 600 stabilimenti utilizzatori (dove si pratica vivisezione) presenti in Italia, 133 sono nella sola Lombardia, mentre per quanto riguarda gli allevamenti di animali per la vivisezione, tra gli 8 dei più importanti, 4 sono in Lombardia. 

Presso il Consiglio Regionale della Lombardia, nelle ultime tre legislature, sono state depositate numerose proposte legislative da diversi schieramenti politici ma nessuna legge è poi mai stata approvata.

Le richieste della LAV:

  • indirizzare fondi regionali verso l’incremento di metodi sostitutivi;
  • aumentare la diffusione dei metodi alternativi grazie a corsi di formazione presso Università e centri di ricerca;
  • diffondere la legge sull’obiezione di coscienza n.413 del ’93.

 

  1. GESTIONE DELLE POLITICHE REGIONALI PER GLI ANIMALI

Con la finalità di assicurare la migliore implementazione delle norme esistenti e di migliorare dunque la convivenza con gli animali, è indispensabile definire una figura delegata alla gestione dell’Area Tutela Animali, ovvero di pochi uffici specializzati, idonei ad assorbire tutte le competenze in materia di animali e coordinare il lavoro dei corrispettivi uffici comunali e delle ASL veterinarie. 

Le richieste della LAV:

  • Predisposizione di una Area Tutela Animali regionale.

Cavalli (Sel) alza il tiro contro l’ex ministro degli Interni Maroni

Da Varesereport

Presentati i candidati della provincia di Varese che correranno alle elezioni regionali, il 24 e 25 febbraio, sotto il simbolo di Sel. Capolista è il consigliere uscente di Sel, l’attore anti-mafia Giulio Cavalli, segiuito da Maria Cottini (insegnante di Busto Arsizio), Andrea Bagaglio (medico del lavoro e dirigente Asl di Varese), Cinzia Colombo (assessore all’Ecologia di Gallarate, educatrice), Francesco Liparoti (coordinatore provinciale di Sel e lavoratore esodato), Marzia Giovannini (avvocato di Varese), Luca Saibene (avvocato di Uboldo).
“Di Varese mi sono già occupato nella scorsa legislatura in Regione – esordisce l’attore e regista Giulio Cavalli, capolista di Sel, che alle scorse elezioni si presentò a Varese sotto le insegne dell’Idv -, in particolare ho voluto seguire le follie formigioniane relative a Malpensa”. Cavalli ha attribuito anche a Sel il merito di avere fatto cadere la giunta Formigoni in Regione. Ma il suo attacco più forte è nei confronti dell’attuale candidato presidente del centrodestra, il leghista Roberto Maroni. “Da ministro degli Interni è stato molto disattento nei confronti delle infiltrazioni della criminalità organizzata in questo territorio”, dichiara Cavalli. Non solo: Cavalli sottolinea il fatto che Maroni abbia “salvato Cosentino e collaborato con Dell’Utri”. Inoltre, nessun appoggio del Carroccio è venuto alla proposta, presentata dallo stesso Cavalli al Pirellone, di una Commissione Antimafia a livello regionale. Per il consigliere regionale uscente di Sel, che si atutodefinisce “ostinatamente smoderato”, “Umberto Ambrosoli è l’uomo simbolo della rinascita, ma se la coalizione di centrosinistra assumerà toni troppo moderati, ci saremo noi, simpatici ‘scassaminchia’ (come diceva Peppino Impastato), a farla tornare in carreggiata”.
Sui temi della laicità richiama l’attenzione Cinzia Colombo, che dice che “la Lombardia è una delle regioni più confessionali d’Italia”, mentre Bagaglio spiega di avere aderito al Comitato per l’ospedale unico a Varese e dichiara che il nuovo ospedale “viene gabellato come una cosa eccezionale, pur sapendo che non ci sarà mai per gli enormi costi di gestione che comporta”. “Credo nella passione dei diritti”, rimarca Marzia Giovannini, e Luca Saibene critica le opere formigoniane nel Saronnese e dichiara che “vanno tenuti in considerazione i diritti dei cittadini”.
Conclude la presentazione dei candidati Francesco Liparoti, che giustamente riporta l’attenzione generale sulla pesante crisi che colpisce la nostra Provincia. “Se Formigoni si è occupato di tante cose, non si è mai occupato dell’industria lombarda: in 17 anni non si è mai vista una seria politica industriale. Ora si perdono posti di lavoro e le piccole e medie imprese pagano un prezzo altissimo per la crisi, abbandonate a loro stesse”.

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