Insomma alla fine noi Angelino Alfano ce lo dobbiamo tenere perché altrimenti cade il Governo. Ha detto, così, più o meno nel fondo del significato del suo discorso al Senato, Enrico Letta mentre, da Presidente del Consiglio, proclamava l’inettitudine da sopportare di un Ministro dell’Interno che ha espulso illegittimamente Alma Shalabayeva accompagnata dalla figlia di sei anni Alua. Abbiamo sbagliato, Alfano ha colpe, ma lasciateci fare cose più importanti: il senso politico nelle parole del Presidente del Consiglio è questa orrida cosa qui.
Un bluff, come scrivono bene su Il Post.
Ora, in fondo, è anche il caso di dirsi che in nome della “responsabilità” la politica ha officiato le macellazioni sociali e etiche peggiori in tutti questi ultimi vent’anni ma quello che non si riesce a cogliere nella diaconale sicumera del mai giovane Letta è cosa ci sia davvero importante nell’agenda di un Governo che ha deliberato solo slittamenti nei prossimi mesi su tutte le questioni più delicate e urgenti di questo Paese e si incarta facilmente ogni volta che rischia di incarnire un’unghia di Silvio Berlusconi.
Ci vuole una bella faccia tosta per parlare di “urgenze” e “cose importanti” ai cittadini stritolati in una morsa di crisi etica, dei diritti e dei servizi, oltre che economica, che assistono alla saga di un esecutivo che somma i voti dati per altri scopi e crede di essere davvero maggioranza.
Ecco, io non so se vale la pena sperare che Civati o qualcuno che possa rendere potabile questo PD al prossimo congresso (o almeno non ricattabile, per dire) o forse non sarebbe il caso di organizzarsi fuori dai tempi dei congressi degli altri provando ad andare sopra (o sotto, che è anche più umile) dai tempi delle larghe intese tornando fuori da quel Paese a cui è stato venduto un “pacco”.
Ci vuole una bella faccia. Certo.