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Enrico Zerbo

Dal diario di MICROMEGA: Le cene di ‘ndrangheta e la risposta sbagliata

Ho letto (e guardato) con sconcerto e una certa desolazione l’articolo della Casa della Legalità sulla cena elettorale della candidata Cinzia Damonte insieme a Orlando Garcea, indicato da più fonti come esponente di spicco di ‘ndrangheta, già condannato per droga e coinvolto nell’inchiesta sul controllo del gioco d’azzardo dei videpoker del clan dei Macrì’, di cui è considerato un esponente di vertice. Ho riletto con attenzione anche la risposta della Damonte che dichiara di “non sapere il nome di quel signore” e la risposta del suo mandatario elettorale Enrico Zerbo che dice “Il nome di quel signore non mi dice nulla. No, non sono in grado né di confermare né di smentire che fosse presente. Sarà stato uno dei tanti”.

Al di là dei giudizi nel merito, ancora una volta, mi spiace dirlo, leggo la risposta bagliata.

Chi mi segue sa bene quanto abbia espresso con rabbia la mia desolazione verso chi, come Maullu o Colucci o tanti altri, si è sempre difeso dicendo di “non sapere” o addirittura di “non potere sapere con tutte le persone che si incontrano in campagna elettorale”. Nessuno si sogna di criminalizzare gli eventuali incontri nell’attività politica (anche se, personalmente, conosco benissimo chi mi paga le cene elettorali e chi organizza i miei appuntamenti); qui si tratta di chiedere scusa e prendere le distanze da qualsiasi individuo che sfoggi credibilità criminale giocando di sponda con questo o quel politico.

E prendere le distanze con la schiena dritta, significa evitare teorie di complotto e creare subito una barriera contro mafiusetti infiltrati facendo i nomi e i cognomi: che si risponda dichiarando che Garcea e i suoi compari troveranno sempre una feroce ostilità politica.

Ogni cena elettorale con l’odore marcio di mafie è l’occasione doverosa per prendere una posizione. Un’occasione d’oro per dichiarare da che parte stare. Che sia una candidatura di destra o di sinistra. La superficialità e la disattenzione verso le mafie sono il vero concime della criminalità organizzata; un’indifferenza che si paga. E cara. Potete chiedere a mia moglie o ai miei figli.

L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati. ( Paolo Borsellino dalla lezione del 26 gennaio 1989 all’Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/idv-a-cena-con-la-ndrangheta-giulio-cavalli-il-partito-prenda-le-distanze-e-chieda-scusa/