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Eppure Maroni ha chiesto all’antimafia. Oppure no.

La scenetta che si è consumata ieri in Regione Lombardia è significativa: Maroni si scrolla di dosso l’ultima operazione antimafia che riguarda Fiera Milano (di cui la Regione è azionista) dicendo di avere chiesto alla Direzione Antimafia l’autorizzazione morale per collaborare con l’ente. Dice Maroni, testualmente: «”Dominus – il consorzio al centro delle indagini – lavorava in Fiera perché la Dia aveva concesso il nulla osta. Evidentemente, la Direzione investigativa antimafia nel 2014 non riteneva che l’associazione di imprese avesse legami con la criminalità organizzata tali da consigliarne l’esclusione dagli appalti».

La DIA ufficialmente non replica. Ufficiosamente dice che Maroni vaneggi, che non sanno nemmeno di cosa stia parlando. «Abbiamo le prove!» risponde Maroni. E la scenetta comincia ad assumere i contorni dello screzio a bordo piscina.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Toh, alla fine Expo è in rosso

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Dalla serie “l’impermeabilità della politica milanese” si scopre che, nonostante le rassicurazioni di Beppe Sala, il bilancio di Expo per il 2015 è in rosso. E quindi si scopre ancora una volta la bugia del manager candidato sindaco. Eppure la notizia scivola placida come acqua sul bidè. Tutti genuflessi. Altro che arancioni. Che peccato.

Da Il Fatto Quotidiano:

«Expo ha chiuso il 2015 con un rosso di 23,8 milioni di euro. E a questo vanno aggiunte perdite per altri 7,7 milioni accumulate da inizio anno fino al 18 febbraio, data di messa in liquidazione della società e delle dimissioni di Giuseppe Sala. Il dato, che non era sinora stato reso noto, è messo nero su bianco sui documenti pubblicati sul sito della società riguardanti i rendiconti e le relazioni consegnate dall’attuale candidato a sindaco di Milano due settimane fa.

Il risultato negativo, più volte negato da Sala, viene dunque confermato nei rendiconti che il prossimo 28 maggio verranno presentati ai soci per l’approvazione del bilancio, che quindi dovrebbe avvenire prima delle elezioni e non dopo, come in un primo momento fatto intendere dal presidente del collegio dei liquidatori, Alberto Grando. Le perdite del 2015, inferiori ai 30,6-32,6 milioni stimati nella relazione del cda discussa dai soci nell’assemblea dello scorso 9 febbraio, portano a un patrimonio netto a fine anno di 30,7 milioni (23 milioni al 18 febbraio). È questo il dato che Sala ha sempre rivendicato come un successo, ma che le cose non siano andate come previsto lo si capisce paragonando i nuovi rendiconti con il bilancio del 2014, nella cui relazione di accompagnamento lo stesso Sala scriveva che il 2015 si sarebbe chiuso “con un significativo utile, in grado di coprire le perdite cumulate degli anni precedenti e di portare al pareggio gestionale”

Ma Sala è candidabile come sindaco?

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Ne scrive Panorama, ovviamente tutto da verificare:

«L’ultima “amnesia” di Giuseppe Sala potrebbe costargli la possibilità di correre per Palazzo Marino e la poltrona di consigliere d’amministrazione della Cassa depositi e prestiti, la Cdp, che occupa dallo scorso ottobre: nel numero in edicola da domani, giovedì 12 maggio, Panorama rivela che non risulta siano mai state protocollate le dimissioni di Sala da commissario di Expo2015, carica che lo renderebbe ineleggibile a Milano oltre che incompatibile come consigliere di una società pubblica come la Cdp.
Secondo quanto riporta Panorama, Sala il 28 ottobre 2015 ha firmato l’”autodichiarazione di compatibilità”, necessaria alla nomina in Cdp, affermando di non ricoprire incarichi politici nazionali. Ma questo non è vero: in quel momento Sala era commissario straordinario di governo all’Expo, in piena attività, e questo lo rendeva incompatibile con il nuovo ruolo. In seguito, il candidato Pd risulta essersi poi dimesso solo da amministratore delegato della società Expo, atto annunciato il 18 dicembre 2015 e ratificato due mesi dopo, a campagna elettorale già in corso.
Secondo lo staff di Sala, interpellato da Panorama, le dimissioni “inviate al cda di Expo lo hanno fatto automaticamente decadere anche da commissario”. Ma secondo quanto risulta a Panorama in base alla giurisprudenza le due cariche non cessano assieme. Al contrario, la volontà di terminare l’incarico commissariale andrebbe comunicata al governo e dovrebbe comunque seguire un “atto di pari efficacia costituzionale” rispetto a quello d’incarico: poiché Sala è stato nominato da un decreto del presidente del Consiglio, un altro decreto avrebbe dovuto notificare l’accettazione delle dimissioni, nominando contestualmente un nuovo commissario oppure sopprimere la carica.»

Toh, il bilancio di Expo arriverà solo dopo le amministrative.

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Roba da non credere. Nonostante lo slogan da candidato sindaco “ogni giorno, ogni ora” Beppe Sala non trova un minuto che sia uno per farci vedere i conti di Expo. In comune a Milano hanno deciso di rinviare la presentazione del bilancio di Expo. Con l’ex presidente di Expo candidato. Chissà che rottura di palle dovere fare questa perdita di tempo delle elezioni, eh? Ecco il comunicato stampa di Milano in Comune:

«Nel pomeriggio odierno al termine della Commissione Comunale Congiunta Expo2015 e società partecipate, Basilio Rizzo ha risposto alle domande dei giornalisti confermando la propria indignazione, così come manifestata in commissione, per il fatto clamoroso che il bilancio di Expo2015 è rinviato al giugno del 2016.

Come se questo non bastasse sia Expo2015 che Arexpo non hanno fornito anticipazioni neppure sulle tre importanti transazioni in corso il cui esito può ulteriormente peggiorare il buco di bilancio per Expo2015 già stimato in fase di pre-consuntivo in una cifra compresa fra i meno 31-35 milioni di euro.
Precisissime sono invece state le nuove richieste di finanziamento ai soci di Expo2015 per una necessità di cassa stimata per il primo semestre del 2016 in 48 milioni di euro.
Stante le quote azionarie in Expo2015, per le finanze comunali questa richiesta è pari a 8 milioni di euro, 4 milioni pronta cassa e i restanti 4 milioni da versare o meno in relazione all’avanzamento del piano di messa in liquidazione della Società.
Basilio Rizzo ha così confermato che qualora fosse eletto sindaco e comunque anche dai seggi del prossimo Consiglio Comunale, la lista “Milano in Comune” proporrà di rivendere al MEF (Ministero Economia Finanze) le quote di proprietà del Comune di Milano in Expo2015, recuperando così a beneficio dei milanesi e delle periferie 31 milioni di euro.
Ugualmente opachi i conti di AREXPO che si trincera dietro l’assenza (ancora!!!) di una perizia giurata sull’effettivo valore dei terreni, valutazione in assenza della quale non è tutt’ora possibile stimare il valore effettivo delle quote dei soci e valorizzare l’entrata nella compagine azionaria del Governo.»

Ops, Sala si è dimenticato della sua casa e del suo conto in Svizzera

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(Gianni Barbacetto per Il Fatto Quotidiano)

«Giuseppe Sala, candidato sindaco a Milano per il centrosinistra, nella sua risposta alle tre domande poste dal Fatto Quotidiano (rapporti con Cl, possesso di conti all’ estero, appartenenza alla massoneria) ha ammesso di avere un conto corrente all’ estero: “Ho un appartamento di vacanze a Pontresina in Svizzera e ho un conto bancario per le spese strettamente connesse all’ abitazione e per nessun altro utilizzo”.
È una casa a La Senda, nell’ incantevole paese di Pontresina, in Engadina, a un passo da St. Moritz. Un conto e una casa all’ estero devono essere dichiarate al fisco italiano, nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. Non abbiamo l’accesso all’ anagrafe tributaria, dunque non possiamo verificare se il candidato abbia fatto il suo dovere con il fisco. Ma sappiamo che non l’ha fatto con il Comune di Milano e la società Expo 2015 spa. Perché come amministratore di un’azienda pubblica, Sala ha l’ obbligo di dichiarare i beni immobili posseduti.
Nelle sue dichiarazioni, la casa in Svizzera non c’ è. E non c’ è, a essere puntigliosi, neppure la sua villetta al mare di Zoagli. Sala ha messo online una “Indicazione reddituale e patrimoniale” aggiornata al 31 dicembre 2014 in cui dichiara un reddito imponibile di 410 mila euro e, come beni immobili, il possesso del 12,5% di un fabbricato con due box (è la quota della casa di famiglia a Varedo) e del 100% di un terreno: non ci sono indicazioni ulteriori, ma è il terreno di Zoagli, che però non è un semplice terreno, bensì una villa, quella per cui Sala ha chiesto l’ intervento, a pagamento, dell’ architetto Michele De Lucchi che, mentre lavorava per il commissario di Expo, riceveva da Expo (anche attraverso Fiera Milano spa) incarichi per un valore di oltre 600 mila euro per il Padiglione Zero e l’ Expo Center. In questa dichiarazione non c’ è alcun accenno all’ appartamento in Svizzera.»

Se questo è un manager

Insomma ci hanno detto che Beppe Sala avrebbe di buono il fatto di essere bravo con i conti. E invece alla fine non tornano nemmeno quelli. Ma esattamente, quindi, perché bisognerebbe appoggiarlo? Ecco l’articolo di Gaia Scacciavillani:

«Il candidato sindaco di Milano del Pd, Giuseppe Sala, ha un bel dire che non c’è nessun buco Expo. La società che ha gestito l’esposizione universale meneghina ha chiuso il 2015 con un rosso di 32,6 milioni di euro. A smentire Sala è lo stesso Sala. O meglio, il consiglio di amministrazione di Expo 2015 da lui guidato, che lo scorso 18 gennaio ha messo nero su bianco la cifra in una relazione che è stata discussa dai soci il 9 febbraio scorso. Dieci giorni dopo la data inizialmente prevista, il 29 gennaio a ridosso delle primarie del Pd che hanno incoronato Sala candidato sindaco di Milano, poi spostata su indicazione del ministero dell’Economia.

Nel documento si legge anche che “in considerazione delle spese strutturali previste nei primi mesi del 2016 (quantificabili in 4 milioni mensili), è probabile una ricaduta nelle previsioni dell’articolo 2447 del codice civile durante il mese di marzo”. Il che significa, in altre parole, che secondo i calcoli del consiglio guidato dallo stesso Sala, da febbraio 2016 le disponibilità liquide di Expo 2015 si sono esaurite, ma non le spese. E andando avanti così, è sempre la stima del cda, è prevedibile che entro il mese prossimo la società arrivi ad accumulare perdite superiori a un terzo del suo capitale. Una situazione in cui la legge impone l’abbattimento del capitale stesso e il suo contemporaneo aumento per riportarlo al minimo legale.

La scivolosità della situazione non è sfuggita al collegio sindacale di Expo 2015 che, nel corso dell’assemblea che due settimane fa ha deliberato la messa in liquidazione della società, ha chiesto “chiarezza in relazione alla necessità di risorse per la liquidazione” stessa. Tanto più che anche Sala ha confermato che “le risorse sono sufficienti per le prossime 3-4 settimane”  e che “è importante rendere chiara la situazione al nominato organo di liquidazione”. Anche perché i liquidatori freschi di nomina – il prorettore della Bocconi Alberto Grando, Elena Vasco (Camera di Commercio), Maria Martoccia (ministero Finanze) e i confermati Domenico Ajello (Regione Lombardia) e Michele Saponara (Città Metropolitana) per i quali è stato fissato un compenso complessivo di 150mila euro – hanno 90 giorni per elaborare un progetto di  liquidazione. Per la scadenza, però, stando alle stime del cda, Expo 2015 avrà una carenza di liquidità di oltre 80 milioni di euro.

Nel frattempo, però, è imminente una finalizzazione degli accordi con Arexpo sulla gestione delle aree fino a giugno 2016, quando i terreni torneranno sotto l’ala della società in cui sta facendo il suo ingresso il Tesoro. Le indicazioni dei soci di Expo 2015 ai liquidatori sono inequivocabili, in quanto auspicano “il compimento di una attività di rivitalizzazione di parti del sito Expo 2015 nella fase transitoria dello smantellamento del sito stesso, attuato preservando i valori del sito medesimo, secondo principi di sinergia fra le società Expo 2015 S.p.A. e Arexpo S.p.A., nel rispetto delle funzioni proprie di ciascuna delle due società”. I liquidatori, quindi, sono invitati ad individuare, tra i principali criteri in base ai quali deve svolgersi la liquidazione, quelli preordinati alla realizzazione “di eventuali sinergie e collaborazioni tra Expo e Arexpo S.p.A;  anche con riferimento alla fase convenzionalmente denominata Fast Post Expo“. Cioè  l’evento previsto in concomitanza con la ventunesima Triennale Internazionale di Milano, tra aprile e settembre, che dovrebbe utilizzare l’area del Cardo.

Il punto non è secondario. Secondo i calcoli del vecchio cda di expo, infatti, per il 2016 la società ha bisogno di 58,3 milioni di euro: 39,6 per lo smantellamento e 18,7 per la chiusura dell’azienda. La somma andrebbe chiesta pro quota ai soci (pubblici) di Expo. Ma grazie al Fast Post Expo può essere ridotta di 19,5 milioni con il “ribaltamento dei costi sostenuti ad Arexpo”. E così agli azionisti di Expo toccherebbe sborsare “solo” 38,8 milioni: al ministero dell’Economia toccherebbero 15,5 milioni, alla Regione e al Comune 7,8 a testa, mentre la Provincia e alla Camera di Commercio ne dovrebbero versare 3,9 ciascuna. Resta da capire quanto costerà l’operazione sul lato Arexpo i cui soci, dopo l’ingresso del Tesoro, saranno ancora una volta lo Stato, la Regione e il Comune, oltre alla Fondazione Fiera Milano pur destinata a diluirsi fortemente.»

 

Beppe Sala, le perdite che sono complesse e i giornalisti allontanati.

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Vi prego ditemi chi è il genio che sta gestendo la campagna di comunicazione del candidato alle primarie di Milano Giuseppe Sala. Perché di sicuro deve essere amico di Majorino, della Balzani oppure di tutti e due.

Ieri durante una seduta di commissione al comune di Milano il candidato sindaco nonché deus ex machina dell’Expo ha detto che “la perdita nel bilancio di Expo deriva da meccanismi molto complessi” che è un modo edulcorato per dirci “tanto voi non capite un cazzo”.

La verità gli scappa durante una delle risposte: “La perdita deriva da meccanismi molto complessi”. Perdita? Giuseppe Sala continua a parlare di chiusura in positivo dell’operazione, nella burrascosa seduta di ieri delle commissioni del Comune di Milano, ma poi arriva il lapsus. Per il resto, le domande dei consiglieri spiegano molto più delle risposte del commissario-candidato sindaco. La trincea in cui s’attesta è quella del patrimonio netto, positivo per 14,2 milioni. Ma il consigliere Basilio Rizzo(presidente del Consiglio comunale) gli ricorda che la Corte dei conti nel 2013 prevedeva che fosse di 135 milioni, “e ora festeggiamo per 14,2?”. Rincara la dose Manfredi Palmeri (Terzo Polo): “Il patrimonio era di 48 milioni nel 2014, ora è di 14,2: dunque c’è stata una perdita di 33,8 milioni, altro che risultato positivo”.

Ah, per concludere in bellezza la giornata registriamo che sono stati allontanati dall’aula in cui si teneva la seduta di commissione (pubblica) alcuni giornalisti che non “avevano telecamere o macchine fotografiche”. Indovinate un po’? Proprio quelli che hanno scritto male di Expo, Barbacetto in testa. Bravi. Avanti così.

Ma cosa voleva dire Renzi?

(AGI) – Roma, 10 nov. – «Ringraziamo i magistrati che hanno avuto sensibilità nel rispetto rigoroso delle leggi». Lo ha affermato il premier Matteo Renzi, ringraziando oggi durante l’incontro a Milano tutti gli attori che hanno giocato un ruolo nell’Expo 2015, dai presidenti del Consiglio che si sono succeduti alle autorità locali e anche alla magistratura.

Ma cosa significa? Ma che frase sfortunata…

#LEFT cosa ci abbiamo messo dentro

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Morto un Expo basta inventarsene un altro. Anche se a forma di Giubileo. Sul numero di Left questa settimana in edicola raccontiamo la Roma che si prepara con il vestito bello della festa. Io ci metto un dialogo surreale di un “Sire davanti allo specchio” e la lotta infinita tra la Cooperativa Artisti 7607 e il Nuovo IMAIE.

Il sommario è qui.