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Grillo, Bersani e la gestione del conflitto

Sul (brutto) rimpallo di queste ultime ore vale la pena leggere Barbara Collevecchio e il suo articolo sulla gestione del conflitto:

Come sempre a rimetterci è l’elettore che più che essere invogliato ad un approfondimento, gode voyeristicamente del gossip. E’ questo forse il modo giusto e corretto di fare captatio benevolentie e condurre una campagna elettorale? Con questi toni cosa si provoca se non confusione e un degradante abbassamento del livello della politica? Grillo fa politica, non ce n’è, inutile negarlo, piuttosto iniziamo a chiederci come la fa. I suoi toni sono irriverenti? Non è certo dando del fascista in modo generalizzato e non scendendo nel particolare  ovvero non rispondendo punto per punto alle accuse che  Bersani può farla franca. Allora forse è giusto e utile ricordare ai nostri politici che esistono tecniche costruttive di gestione del conflitto, tecniche che se applicate aiuterebbero non solo a non cadere nella prosaicità del litigio ma anche gli elettori che potrebbero così farsi un’idea su da che parte stare.

Come criticare in modo costruttivo: dividere le persone dal problema, non serve a nulla fare ironia sugli zombies quando abbiamo problemi seri su cui poterci concentrare dando le nostre soluzioni.

I giudizi moralistici espressi in seconda persona, che etichettano l’altro con insulti fanno tanto ridere ma evitano l’analisi e  il confronto tramite la valutazione dei torti; i confronti negativi e  svalutanti portano solo al  rifiuto della responsabilità dei propri atti. Con questi toni non possiamo  aspettarci risposte propositive. Strategie basate sulla critica costruttiva che eviti all’elettorato di subire litigi volgari e confusivi non eliminano il  giudizio ma invece di produrre reazioni di difesa, resistenza e rifiuto, l’osservazione si limita a descrivere ciò che accade dando la possibilità a chi ascolta di maturare un parere e non di reagire con una semplice risata. 
Credo che dovremmo chiedere atti concreti a questi politici litigiosi che rispondono alle accuse  sulla mala gestione con risposte  generiche. Si può esprimere chiaramente ciò che si osserva senza fare spettacolo e teatrini. Il panem et circenses non funziona più in un momento in cui siamo in crisi in modo allarmante.

Rimane un dato politico: sarebbe utile e responsabile interrogarsi su un movimento che ha raggiunto le percentuali del Movimento 5 Stelle. Capirne i contenuti e provare magari a disinnescarli facendo politica e non caciara. Ultrapolitica. Mica per Grillo (che si difende da solo) ma perché credo che bollare i suoi elettori come semplici tifosi sia semplicistico e fin troppo facile.

Come dice Cristiana “il web e’ oggi l’unica fonte democratica e accessibile per informarsi e fare molta politica, e’ il nuovo territorio che stiamo abdicando ancora, ciecamente. Che non significa abbandonare i mercati o i bar sport di paese (dove in ognuno manderei un democratico in missione) ma significa che c’e’ un luogo in più.
Il web e’ pericoloso per i partiti abituate alla Pravda, lo so. Contiene tutte le opinioni, si puo’ commentare, persino insultare. Insomma come al bar, ma in un bar dove oltre alle Pravde arriva anche qualcun altro a raccontare. Senza filtri, editori, direttori, segretari. Un bell’affare”.