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firenze

Bravi ragazzi. Cattive ragazze.

Ho cercato in giro qualche articolo che mettesse in fila le insinuazioni contro le ragazze americane che hanno denunciato lo stupro a Firenze, accusando i due carabinieri. L’ho trovato qui, scritto da Giulia Siviero, e vi consiglio di leggerlo con attenzione perché ci trovate tutto lo “stato di salute” della nostra stampa (ne parliamo più o meno tutti i giorni con la nostra rassegna stampa “Che stampa?“).

Come scrive giustamente Luca Sofri (qui):

«Il modo in cui molte delle maggiori testate giornalistiche hanno affrontato finora l’accusa di stupro contro due carabinieri a Firenze è sinceramente incredibile, nel 2017: è come se le pagine di denuncia contro la violenza sulle donne, contro il femminicidio, le pagine sull’equità per le donne, quelle del “Tempo delle donne” (già messe in quotidiano imbarazzo dal boccaccesco contenuto di alcune homepage degli stessi giornali) fossero state pubblicate da altre redazioni, in altri paesi, o come inserti di hobby e tempo libero. Lo stereotipo dell’integro tutore dell’ordine e quello della studentessa straniera troietta si impadroniscono di menti e tastiere».

Ma c’è di fondo anche un altro aspetto: questo Paese è completamente piegato alla cronaca nera. Da anni. Si scalda e furiosamente dibatte solo su violenze e morti ammazzati come se non avesse una classe dirigente capace di “scaldare” e scaldarsi senza almeno un morto. Ma è normale, questo?

Vari Renzi e Nardella: è ignobile sfasciare la verità

Ma davvero il sindaco di Firenze Nardella crede che vietando una manifestazione non sia il modo migliore per surriscaldare gli animi di una città presa in prestito per celebrare il potere e i suoi convitati? Ma davvero a Nardella non è venuto in mente che legare l’inizio di un’iniziativa politica (di governo, tra l’altro) alle commemorazioni per l’alluvione potesse essere poco apprezzato dai suoi concittadini? Ma davvero Nardella crede che basti urlare che “i violenti hanno sfasciato Firenze” e incassare l’applauso della sua bomboniera endogamica di partito per legittimarsi? Ma davvero Nardella crede che la gente gli creda?

Sfogliare in internet le home page di alcuni quotidiani in questi minuti riporta le lancette indietro di decenni: Repubblica pubblica un video intitolandolo “poliziotto picchiato con un cartello stradale” e non c’è nessun poliziotto picchiato. E solo di sguincio un cartello. Il giochetto di agitare violenza per accrescere il proprio consenso (un trucco antico insegnato nei nostri tempi più bui) non ha funzionato perché i manifestanti alla fine hanno deciso di disperdersi per non prestare il fianco a una strumentalizzazione che è già in atto.

Che tristezza il potere quando ha bisogno di mostrare i muscoli e di ingigantire i pochi violenti per smuovere solidarietà.
Che tristezza.

(scritto per i Quaderni di Possibile qui)

Sempre peggio: la Questura vieta la manifestazione per il No in concomitanza con la Leopolda

Il mio pezzo per Fanpage:

«Non succedeva dal 1978, dopo l’assassinio di Aldo Moro e ora succede per volere di Renzi»: è una serata tesa quella che si sta consumando a Firenze dopo la decisione della Questura di vietare una manifestazione programmata per domani dal Comitato Firenze dice No (che raggruppa diverse associazioni della città come Mamme No inceneritore e Movimento Lotta per la Casa) in piazza San Marco alle ore 15.00 con relativo corteo per dichiarare il proprio no alla riforma costituzionale. Secondo la Questura di Firenze la manifestazione non può essere autorizzata per la contemporanea presenza di “massimi esponenti del Governo Italiano” alla stazione Leopolda dove Matteo Renzi e i suoi si sono radunati per l’abituale evento fiorentino. La Questura ha deciso che un assembramento è possibile nella piccola piazza Santissima Annunziata, senza nessuna possibilità di corteo.

Durissime le reazioni: il comitato nel suo comunicato stampa parla di “una scelta che  non solo non ha precedenti, ma viola completamente il diritto costituzionale a manifestare” e aggiunge che “la responsabilità politica è tutta da attribuire alla prepotenza che contraddistingue da sempre il governo Renzi”. “Nel paese di Renzi, e ancora di più nella “sua” città, – scrive Firenze che dice No – anche la libertà di espressione sembra valere solo per i suoi sostenitori. Come interpretare diversamente quanto accaduto mercoledì, quando la polizia è intervenuta per impedire una semplice conferenza stampa davanti ai cancelli della Leopolda? Renzi parla di “Leopolda del popolo”, ma utilizza metodi dittatoriali per impedire al popolo del NO di manifestare liberamente. La “gente normale” di cui Renzi parla sono – aggiungono – le famiglie vittime della crisi, gli studenti a cui crollano i soffitti della scuola (e che presto verranno mandati a lavorare gratis da McDonald’s), gli inquilini sotto sfratto, i precari e i disoccupati di questo paese, chi è stufo di una politica asservita ai poteri forti. Le stesse persone che sabato scenderanno in piazza per portare le proprie ragioni alla Leopolda del Sì. Ragioni con cui Renzi deve confrontarsi. Perché questo è il paese reale, che non si può nascondere né zittire”.

Durante la giornata si è pensato anche di provare una mediazione oppure a ottenere una sospensiva ma, come ci conferma l’avvocato Paolo Solimeno (dell’Associazione Nazionale Giuristi Democratici) non ci sarebbero i tempi tecnici. “Non ci sono comprovate ragioni di pericolo – ci dice Solimeno raggiunto telefonicamente – per l’ordine pubblico come stabilisce la giurisprudenza. Qui il questore dice che c’è la concomitanza di altre manifestazioni e dice che c’è il rischio che convergano nella manifestazione “elementi esterni che possano compiere diritti”. Siamo di fronte a una compressione ingiustificata di un diritto senza un concreto pericolo. Si torna al testo unico per la sicurezza fascista”.

Anche il vicepresidente di Libertà e Giustizia Tomaso Montanari è intervenuto: “Mi sembra davvero insensato e grave – dice Montanari – che si probisca una manifestazione pacifica che si chiama ‘Firenze dice no’, e che lo si faccia mentre il Presidente del Consiglio abusa del suo ruolo istituzionale mescolando le celebrazioni dell’Alluvione del 1966 alla Leopolda del Si. Si sarebbe ascoltata volentieri la voce del sindaco Nardella: Firenze non può essere ridotta alla scenografia plaudente di una corte. Non tutti i fiorentini sono felici di fare le comparse nella fiction del buon governo renziano”.

(continua qui)

Firenze capitale

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L’ultima fiorentina è Gaia Checcucci, che ha trovato un comodo posto al Ministero all’Ambiente. Renzissima e fiorentina. Ovviamente. In precedenza AN, Alleanza Nazionale. Avanti così. Bravissimi tutti.

(Ah, la foto è del New York Times, per dire)

L’aeroporto di Firenze e l’aggiramento delle regole

Un articolo prezioso di Paolo Baldeschi:

aereoporto-firenze-duomoLa storia si ripete, e quanto sta accadendo oggi per il progetto del nuovo aeroporto di Firenze è un film già visto. Si tratta del ‘remake’ di un soggetto scritto a più mani, così apprezzato da essere riproposto in ogni occasione utile. Ma quale è il soggetto del film? E’ la solita grande opera infrastrutturale che ahimè, per volere di ‘fastidiose leggi’ che lo Stato italiano (come d’altronde tutti gli Stati europei) ha emanato in applicazione di direttive comunitarie, deve essere sottoposta a un giudizio di compatibilità ambientale. Ma potrà mai ciò accadere per le infrastrutture che il potere ritiene irrinunciabili per lo sviluppo? Certo che no! Un sistema collaudatissimo ha prodotto un complicato ma perfetto intreccio di relazioni e competenze che garantisce alle opere di uscire vincitrici nella competizione con le valutazioni, come uno slalomista tra i paletti.

Il problema è che le ‘non valutazioni’, perché di ciò si tratta, producono spesso effetti devastanti. Ha fatto scuola in tal senso l’alta velocità – nel sottoattraversamento appenninico – dove a seguito di ripetute segnalazioni da parte dei tecnici in merito alla probabilità che la realizzazione delle gallerie ferroviarie potesse intercettare l’acquifero e alla necessità, perciò, di approfondire le conoscenze in tal senso, la politica (tutta) ha, nel supremo interesse collettivo, approvato l’opera dando mandato affinché – ed ecco le parole magiche – “nelle successive fasi autorizzative” si verificasse la sussistenza di tale criticità. Et voilà, con la semplice frase “nelle successive fasi autorizzative” si è realizzata l’intuizione capace di sovvertire l’applicazione delle regole poste a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Perche è bene ricordare – a riguardo – che gli acquiferi del Mugello sono stati effettivamente intercettati dalle gallerie, che fiumi, torrenti e sorgenti si sono effettivamente seccati; e, udite udite, la Regione Toscana si è costituita parte civile nel processo per disastro ambientale; sì proprio quella Regione che anni prima, in sodalizio con l’allora Ministro delle infrastrutture Matteoli, aveva approvato il progetto TAV convenendo che soltanto “nelle successive fasi autorizzative” si sarebbe dovuto verificare se avevano una base di fondatezza le preoccupazioni ambientali poste da coloro che oggi è di moda chiamare ‘gufi’.

Ma torniamo alla procedura di VIA del nuovo aeroporto di Firenze in corso. Questa sta seguendo lo stesso sistema collaudato di aggiramento delle leggi e delle regole. Il primo passo è che il proponente presenti un progetto preliminare/definitivo, operazione impossibile solo per gli ingenui. Il significato autentico è che il progetto entra nella VIA come ‘preliminare’ e ne esce come ‘definitivo’. Come? Con un secondo passo: la commissione VIA, invece di chiedere integrazioni e chiarimenti – atti ufficiali che interromperebbero la procedura e che richiederebbero risposte e approfondimenti altrettanto ufficiali – ‘contratta’ le modifiche del progetto con il proponente; e, in effetti, per quanto risulta, la Commissione Via non ha richiesto nessuna integrazione del materiale del Master Plan aeroportuale per quanto lacunoso, né lo farà la Regione, Toscana, né lo ha fatto il Comune di Firenze, ovviamente sponsor del progetto, che ha trasformato le proprie osservazioni in “prescrizioni realizzative”.

Le “prescrizioni realizzative”, un’invenzione senza alcun fondamento giuridico, spiegano il terzo fondamentale passo del “sistema”. L’amministrazione – tanto per fare un esempio – invece di chiedere le necessarie integrazioni degli studi e dei modelli di valutazione del rischio idraulico, perché basati su dati non aggiornati, dirà che “nelle successive fasi di realizzazione del progetto si dovrà approfondire l’eventuale necessità di disporre di dati più aggiornati”. E così si arriva al progetto esecutivo ‘non valutato’, con ritardi, interruzioni non previste, proteste, costi triplicati da scaricare sui contribuenti; e con il rischio di ripetere i disastri del Mugello.

Questo sistema è stato seguito dalla Commissione VIA con l’intermediazione e il patrocinio di ENAC nel corso degli anni per tutti i progetti aeroportuali soggetti a studio di impatto ambientale. E, ovviamente, nonostante l’allarme della pagina locale di Repubblica (colpo di scena! Palazzo Vecchio fa le bucce all’aeroporto!) le “prescrizioni realizzative” del Comune di Firenze sono state favorevolmente accolte dal proponente Adf che ha annunciato di volere avviare i lavori entro agosto, anticipando come favorevoli i pareri della Regione e degli altri enti interessati; e sottintendendo che le valutazioni (serie) non sono altro che un evitabile intralcio a decisioni già maturate.

Le opache e tortuose vicende del nuovo aeroporto di Firenze non fanno altro che ripetere un copione collaudato: aggiramento delle regole poste a tutela della sicurezza e della salute delle popolazioni, vanificazione dei processi partecipativi, decisioni prese dall’alto e gestite dall’alto, pubblicità sui giornali al posto di analisi serie. Il tutto con la complicità delle istituzioni e delle amministrazioni pubbliche; nel silenzio della stampa che riporta solo entusiastiche dichiarazioni a supporto del nuovo aeroporto. Non c’è da stupirsi che la ‘politica’ sia sempre più sentita come una collusione tra potenti, estranea e contraria agli interessi dei cittadini.

Condannato Tagliavia per le stragi mafiose del 1993. Cosa vuol dire.

La corte d’assise d’appello di Firenze ha confermato l’ergastolo al boss Francesco Tagliavia, accusato di aver messo a disposizione il gruppo di fuoco per le stragi mafiose del 1993-1994 di Roma, Firenze e Milano. A differenza dei giudici di primo grado, in appello Tagliavia è stato assolto, così come fu per il boss Salvatore Riina, per il solo fallito attentato al pentito Totuccio Contorno, nell’aprile del 1994. Tagliavia, capofamiglia di Corso dei Mille, è in carcere dal 22 maggio ’93. Quando, nel 2010, la procura di Firenze ha ritenuto di aver acquisito nuove prove sul suo coinvolgimento nella stagione delle stragi, Tagliavia era già all’ergastolo per una serie di omicidi e per via D’Amelio. L

Ma c’è qualcosa di più interessante ancora in questa condanna: Francesco Tagliavia è stato indicato fra i presenti della “celebre” riunione di Santa Flavia (dove Cosa Nostra decise l’attentato a Firenze con gli scemi piegati su cartine e libri d’arte come in un film di Quentin Tarantino) dal pentito Spatuzza. Vi ricordate Spatuzza: quello che ci avevano detto che è un pentito che si inventa tutto, che non è credibile e tutto il resto?

Le accuse dei magistrati toscani hanno preso le mosse dalle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza. “La sua attendibilità – ha commentato oggi il sostituto pg Giuseppe Nicolosi – è stata confermata”.

Spatuzza è una delle voci “chiave” sul Marcello Dell’Utri e la nascita di Forza Italia in Sicilia, per dire.

SEL molla Renzi

Perché questo nostro tempo è il tempo delle differenze che devono essere issate con la barra dritta in questo clima di grigi. Perché tutti vogliono rinnovare ed essere riconosciuti rinnovatori ma alla fine stanno tutti aspettando di vedere come si muovono gli altri. E, a me, quelli che si muovono per primi confesso che mi hanno sempre provocato simpatia.“La decisione è stata assunta dopo l’approvazione della delibera sulla privatizzazione di ATAF da parte del Consiglio comunale ma arriva a compimento di un percorso che ha visto le nostre posizioni sempre più divergenti su molti aspetti rispetto al governo di Renzi: dalla vicenda dell’apertura dei negozi il 1° maggio, alle vicende del Maggio Musicale Fiorentino, ai rapporti sempre più conflittuali con parti importanti della Città come sindacati e associazioni, sul versante sociale, per non parlare di una politica che favorisce solo la mobilità privata automobilistica, cancellando ogni politica sulla ciclabilità, di una pianificazione territoriale che è deludente dal punto di vista urbanistico e dell’impatto ambientale, della cancellazione del ruolo dei quartieri, dello snaturamento della coalizione, facendosi sostenere sistematicamente da Udc, Fli e Lega Nord.” Per leggere il comunicato qui.

L’ammorbidente per la memoria del primo Maggio

Il congresso della Seconda Internazionale il 20 Luglio 1889 afferma: “ Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”. In ricordo della grande manifestazione operaia avvenuta a Chicago nel 1886 e repressa nel sangue, viene scelto il Primo Maggio come giorno di festa dei lavoratori di tutti i paesi.

Sono passati 121 anni da quel giorno. I lavoratori hanno combattuto molte battaglie e hanno rivendicato condizioni lavorative e sociali migliori. Attraverso difficoltà, repressioni e rinunce i lavoratori di tutto il mondo hanno raggiunto importanti traguardi. Ancora oggi, però, bisogna combattere. I labili contratti di lavoro a tempo determinato, la volontà politica di cancellare alcuni pilastri fondamentali dello Statuto dei lavoratori, le reali perplessità su una pensione futura sono solo alcune problematiche che i lavoratori del 2010 si trovano a dover affrontare.

È proprio in questo quadro storico e sociale che il Primo Maggio è un giorno fondamentale. Non è il ricordo di qualcosa che è stato, ma è l’affermazione di ciò che deve essere e deve ancora divenire. Proprio per questo le discussioni sull’apertura degli esercizi commerciali nel giorno dei lavoratori sono desolanti.

La desolazione è quella che si prova davanti ad amministratori eletti dalla cittadinanza, che calpestano il loro mandato in nome di interessi economici. E la sensazione di abbandono della reale etica politica si avverte ancora di più quando questi stessi amministratori appartengono alla tua area politica, perchè, in fondo, “dagli altri te lo aspetti”.

Vi confesso che quando ho letto la notizia che città gestite dal centro-sinistra come Bologna, Firenze e Lodi hanno optato per l’apertura dei negozi nella giornata dei lavoratori, ho provato una profonda delusione e amarezza. L’amarezza deriva dall’abbandono della memoria del vero significato della festa del Primo Maggio e dall’ennesimo allontanamento della politica dalla realtà dei lavoratori.

Auguro a tutti i lavoratori di poter trascorrere al meglio la loro festa, la festa dei diritti ottenuti grazie al sacrificio e alla lotta di molti.