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Patteggia un altro “innocente”: Franco Nicoli Cristiani, ex vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia

113339755-26feb395-c54f-499b-9713-34f0002d4740L’ex vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia, Franco Nicoli Cristiani, esponente del Pdl all’epoca dei fatti, ha patteggiato a Milano una pena di due anni di reclusione nel procedimento con al centro la presunta tangente da 110mila euro pagata dall’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli per la costruzione della discarica di amianto a Cappella Cantone (Cremona). Il gup Vincenzo Tutinelli ha accolto l’istanza avanzata nelle scorse udienze da Nicoli e da un altro imputato: Giuseppe Rotondaro, ex dirigente dell’Arpa, che ha patteggiato un anno e otto mesi.

Sono stati condannati inoltre a due anni di reclusione altri quattro imputati giudicati con rito abbreviato e accusati di corruzione: Locatelli, la moglie Orietta Rocca Pace e due ex soci dell’imprenditore, i fratelli Antonio e Giovanni Testa. Avrebbero versato la tangente a Nicoli Cristiani, all’epoca esponente del Pdl, e a Rotondaro per ottenere l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) necessaria al via libera al progetto della discarica. Il gup ha disposto inoltre la confisca di circa 200mila euro.

Nella scorsa udienza il pm Paolo Filippini aveva chiesto la condanna a due anni e quattro mesi di reclusione per Locatelli, due anni e otto mesi per i fratelli Testa e un anno e due mesi per la moglie dell’imprenditore. Il gup, che depositerà le motivazioni della sentenza entro i prossimi 90 giorni, ha disposto quindi la confisca di 110mila euro a Nicoli Cristiani, pari al valore della presunta tangente incassata. Altri 100mila euro sono stati confiscati sul valore complessivo dell’area della discarica progettata da Locatelli, attualmente sotto sequestro in seguito alle indagini della magistratura.

“Il ridimensionamento della condanna rispetto alla richiesta del pm è appropriato – ha spiegato il difensore di Locatelli, l’avvocato Roberto Bruni – ma presenteremo ricorso in appello dopo aver letto le motivazioni della sentenza”. Nello stesso procedimento erano imputati, fra gli altri, l’ex presidente della Regione Lombardia e senatore del Nuovo centrodestra Roberto Formigoni e un ex assessore regionale all’Ambiente, Marcello Raimondi, prosciolti con la formula del “non luogo a procedere” assieme agli ex vertici della Compagnia delle opere bergamasca Rossano Breno e Luigi Brambilla.

Il filone del procedimento con al centro le presunte tangenti per oltre un milione di euro versate da Locatelli alla Cdo, su input di Formigoni, per ottenere in cambio delibere favorevoli al progetto della discarica di Cappella Cantone, in cui sono indagati fra gli altri l’ex governatore lombardo e Raimondi, era stato trasferito invece dal tribunale di Milano a quello di Bergamo, dove sarebbero avvenuti gli illeciti contestati.

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Bonifica Caffaro a un’impresa indagata per i fondi neri a Nicoli Cristiani

Un’impresa coinvolta nell’inchiesta sui fondi neri a Nicoli Cristiani si occuperà della bonifica di un’area Caffaro. Per la bonifica dei giardini di via Nullo, contaminati da diossine e Pcb, lo scorso 29 novembre il Comune di Brescia ha incaricato la ditta “Vezzola” di Lonato, il cui consigliere delegato, Stefano Vezzola, è indagato dai magistrati di Brescia per aver versato illecitamente 20mila euro all’ex vicepresidente del Consiglio Regionale del Pdl Franco Nicoli Cristiani. La “Vezzola” è una delle imprese impegnate nella costruzione dell’autostrada “Brebemi”, per cui starebbe effettuando lavori per un appalto superiore ai 50 milioni di euro. Ora si dovrà occupare di asportare terreno contaminato da Pcb fino a 140 volte oltre i limiti su un’area di 7mila mq accanto all’industria chimica “Caffaro”. La bonifica dei giardini di via Nullo era già stata fermata dalla magistratura nel 2009, perché la ditta “Moviter”, incaricata dal Comune, falsificava le bolle di trasporto per smaltire illegalmente il terreno in una cava nella bassa bresciana. L’amministratore della “Moviter” è stato poi condannato per smaltimento illecito di rifiuti, e del caso si è occupata nel maggio scorso anche la Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’onorevole Gaetano Pecorella. Dopo il caso “Moviter” era stato chiesto al Comune di non affidare i lavori a chi offre il massimo ribasso sull’importo dell’asta pubblica: ma il nuovo appalto è stato vinto dalla “Vezzola” grazie a un’offerta al ribasso del 28%, addirittura superiore al 25% offerto a suo tempo dalla “Moviter”.

Andrea Tornago

Radio Popolare, Notizie da Milano e dalla Lombardia, 10-12-12

Questa non è la Lombardia: tutti gli indagati

Non è l’immagine della regione che dovrebbe rappresentare:

Daniele Belotti (Lega Nord) è indagato per una vicenda di tifo violento verificatasi a Bergamo l’8 febbraio 2011. E’ ritenuto l’anello di congiunzione tra le istituzioni e la tifoseria; deve rispondere di concorso in associazione per delinquere.

Monca Rizzi (Lega Nord), indagata a Brescia per presunti dossieraggi nei confronti di avversariall’interno del Carroccio, si è dimesso il 16 aprile 2012.

Davide Boni (Lega Nord) il 6 marzo 2012 il presidente del consiglio regionale lombardo viene indagato per corruzione per un totale di circa un milione di euro, soldi che potrebbero essere finiti nelle casse del partito di Umberto Bossi. L’indagine si concentra su presunte tangenti in campo urbanistico.

Renzo Bossi (Lega Nord) indagato a Milano per truffa ai danni dello Stato nell’inchiesta sui fondi della Lega, con il padre Umberto e il fratello Riccardo il 16 maggio 2012. 

Nicole Minetti (Pdl) il consigliere regionale è indagata insieme a Lele Mora ed Emilio Fede per induzione e favoreggiamento della prostituzione nella vicenda di Ruby. L’iscrizione nel registro avviene il 15 gennaio 2010.

Gianluca Rinaldin (Pdl) il 16 aprile 201o viene iscritto nel registro degli indagati per corruzione, truffa aggravata, finanziamento illecito ai partiti e falso. L’inchiesta riguarda presunte tangenti nel settore turistico del lago di Como. L’indagine era stata ribattezza la “Tangentopoli lariana”.

Massimo Ponzoni (Pdl) il 19 settembre 2011 l’ex assessore regionale all’Ambiente é indagato per bancarotta e poi per corruzione, nonché coinvolto nella maxi-operazione Infinito contro la ‘ndrangheta. Arrestato.

Franco Nicoli Cristiani (Pdl), ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta per una presunta tangente da 100 mila euro. Le indagini hanno portato anche al sequestro di alcuni cantieri della Brebemi in territorio di Milano e Bergamo. Le manette scattano il 30 novembre 2011.

Angelo Giammario (Pdl) il 14 marzo 2012 riceve la visita dei carabinieri che indagano il consigliere per l’ipotesi di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. La vicenda in questione è legata agli appalti per il verde pubblico, soprattutto tra Milano e la Brianza.

 Romano La Russa (Pdl)l’assessore alla sicurezza della regione Lombardia e fratello dell’ex ministro alla Difesa viene indagato il 19 marzo 2012 per finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta sul caso Aler.

Roberto Formigoni (Pdl) presidente della Regione Lombardia è stato iscritto nel registro degli indagati il 23 giugno 2012, nell’inchiesta della Procura di Milano sui 70 milioni di euro che il polo privato della sanità Fondazione Maugeri ha pagato negli anni al consulente-mediatore Pierangelo Daccò.

Filippo Penati (Pd) è indagato dal 20 luglio 2011, per presunte tangenti per gli appalti dell’area Falck, si è dimesso dalla sua carica nel Consiglio regionale della Lombardia, dove era vicepresidente, mai da consigliere.

Alessandra Massei ex dirigente alla Programmazione sanitaria è indagata il 7 giugno 2012 per la vicenda giudiziaria che ruota intorno alla fondazione Maugeri.

Carlo Lucchina il direttore generale dell’assessorato alla Sanità compare il 14 giugno 2012 come indagato, perché accusato di turbativa d’asta su finanziamenti regionali, stanziati e in alcuni casi già erogati dalla Regione Lombardia, nell’ambito degli accordi stipulati tra aziende private.

Formigoni e la delibera a sua insaputa

Fino a che punto stia diventando pericoloso il quadro di complicità e connivenze disegnato dalle tante indagini incrociate sulla corruzione lombarda, lo dimostra un documento scovato da “l’Espresso” che, per quanto se ne sa, è ancora sconosciuto ai magistrati. E’ una delibera della giunta regionale che sblocca l’apertura di una discarica di amianto nonostante l’opposizione della Provincia di Cremona, giustamente preoccupata dal rischio (documentato dai tecnici) di inquinamento delle falde acquifere. Il problema è che si tratta proprio della discarica per cui nel novembre scorso è finito in carcere l’ex assessore lombardo Franco Nicoli Cristiani, arrestato a Milano dove aveva appena incassato una tangente di 100 mila euro (e ne aspettava altrettanti). La delibera fatale con cui la giunta regionale ha dato via libera alla discarica delle mazzette è stata approvata il 20 aprile 2011, come si legge sul frontespizio, “su proposta del presidente Roberto Formigoni”. Insomma, si è mosso il governatore in persona. E a quel punto il suo alleato Nicoli Cristiani ha potuto festeggiare chiedendo i soldi, fino a prova contraria all’insaputa del distrattissimo governatore. Ma non basta: proprio quella contestata delibera, caso molto strano, non risulta pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione. E ora il tribunale del riesame, confermando l’arresto di Nicoli, mette in fila le intercettazione e scopre che Nicoli Cristiani ha cominciato a chiedere la tangente già nel marzo 2011. Cioè proprio mentre il governatore Formigoni si preparava a lasciare le sue impronte digitali sulla delibera per la discarica. E tutto questo per favorire la Cavenord di Pierluca Locatelli, un imprenditore che era appena stato condannato per traffico di rifiuti. E ora è accusato di avere avvvelenato il tracciato della Bre-be-mi, seppellendo tonnellate di scorie inquinanti sotto la nuova autostrada per risparmiare sui costi, con metodi analoghi ai clan di Gomorra.

Lo scrive L’Espresso e (ancora una volta) smentisce il giochetto formigoniano di comunicare responsabilità personali nei recenti arresti che non toccherebbero Regione Lombardia. In effetti non ci sono firme di funzionari o uffici: il Celeste ha firmato di suo pugno senza pubblicare (ma “rendere pubblico” per Formigoni è sempre stato un esercizio indigesto in tutti i sensi). E questo smentisce anche i tanti (troppi) moderati e garantisti che si augurano che la legislatura continui pur essendo all’opposizione. Più per il vitalizio che per garantismo, a dire la verità.

 

Rifiutopoli/Formigoni non sapeva nulla?

Nicoli Cristiani telefona a Rotondaro, il 14 gennaio 2011. Gli riferisce di “essersi mosso su quella partita là”, in relazione alla quale “Formiga mi ha autorizzato a parlarne con Alli“. (Alli, ritengono gli investigatori, è Paolo Alli, il potente sottosegretario del Governatore lombardo per l’attuazione del programma regionale). Il quadro della vicenda lo trovate qui.

Rifiutopoli Lombardia: ecco cos’è successo

Franco Nicoli Cristiani, vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia, finisce in carcere alla mattina presto per una mazzetta da 100.000 euro. All’apertura della porta di casa, vedendo i carabinieri, dicono abbia pronunciato un’unica frase: “sono rovinato”. Ora è in carcere accusato di traffico organizzato di rifiuti illeciti e corruzione, come nelle storie che sembravano possibili solo in Campania o in quelle Regioni troppo intrise di malaffare per assomigliare all’eccellente Lombardia. In carcere è finito anche Giuseppe Rotondaro, coordinatore dello staff dell’Arpa (l’agenzia regionale per l’ambiente). In pratica un dirigente dell’ente che dovrebbe controllare sarebbe il “pony” per la tangente del controllato, come nei peggiori e banali film criminali in seconda serata.

La consegna dei soldi sarebbe avvenuta il 26 settembre al “Berti”, un ristorante di Milano non lontano dal Pirellone. Ristorante frequentato abitualmente dal Nicoli Cristiani che però ultimamente aveva deciso di abbandonare lamentandosi di un conto troppo salato (“io mangio un’insalata ed un primo, cazzo, dai! -dice Nicoli Cristiani per un totale mensile da tremila euro- Adesso … non sono i tremila euro perché poi io … gli … glieli ho fatti pagare lo stesso  … però la figura l’ho fatta”). Sono problemi, in effetti.

I soldi sono consegnati al Rotondaro (che per il servizio incassa il 30 settembre 10.000 euro di mancia) da Pierluca Locatelli, storico (e discusso) imprenditore nel settore dello smaltimento rifiuti, per eludere controlli ambientali sulla “Brebemi”, la Brescia-Bergamo-Milano dove sarebbero stati utilizzati rifiuti speciali come sottofondi stradali. Nelle intercettazioni telefoniche i pezzi da 500 euro erano chiamati big bubble. Il gruppo Locatelli (con sede a Grumello del Monte) era già nel mirino degli investigatori per il fondo stradale sospetto della strada Orceanà, nella Bassa bresciana. Da qui è partito un controllo da parte delle forze dell’ordine coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Brescia, Fabio Salamone e dai pm Silvia Bonardi e Carla Canaia, dei cantieri in cui opera la società bergamasca fino a sequestrare oggi due cantieri della BreBeMi (la tangenziale che dovrebbe collegare Brescia a Milano) in cui si sospetta che siano stati utilizzati in modo illegittimo degli scarti di acciaio per il fondo stradale. Come nelle storie di mafia e merda che si immaginano solo al sud.

Ma la preoccupazione maggiore di Locatelli era la discarica di Cappella Cantone, nel cremonese. L’imprenditore aveva una gran fretta per ottenere le autorizzazioni e riuscire così a sbloccare i finanziamenti di parecchi milioni di euro da parte delle banche. Tutto questo nonostante il parere contrario della Provincia e l’opposizione dei cittadini. Ma Nicoli Cristiani l’aveva tranquillizzato.

La consegna, secondo le indagini, avviene direttamente per mano dei coniugi Locatelli (Pierluca e la moglie Aurietta Pace Rocca, oggi ai domiciliari) che partono in auto per ‘sistemare le cose’. I due non sono tranquilli. Devono incontrare il funzionario dell’Arpa Giuseppe Rotondaro (che però ci tiene a precisare di essere semplicemente un tramite: cioè io, dico, non ci deve essere neanche un’impronta….(ride) delle mie…no dico, perché ..(ride)…il pony, io faccio…). La moglie in auto non è sicura di avere contato bene il denaro (in banconote da 500 e diviso in due buste) e si accorge di avere dimenticato anche i 10.000 euro per l’intermediario. Ansiolitica, le dice il marito Locatelli, ti caghi addosso. Poi i due tirano un sospiro di sollievo per l’assenza di Guardia di Finanza fuori da casello (che fuori dai caselli è facile trovarla) e alla fine si presentano all’incontro. Quindi la consegna va a buon fine. Del resto, dice il Locatelli, il Rotondaro è uno che ha il potere vero.

Il resto è (secondo gli investigatori) tutto nelle carte della politica scippata dalla corruzione: l’AIA ottenuta da Cavenord srl nonostante l’assenza di un parere favorevole della Provincia di Cremona (che in sede di Conferenza di servizi ha espresso più di una riserva) e le osservazioni presentate dai comuni di Romanengo, Soresina, Castelleone, Montodine e San Bassano. Un’autorizzazione ambientale che (sarà un caso) viene rilasciata lo stesso giorno della consegna del denaro.

Ma l’inchiesta Rifiutopoli, dicono in molti e dicono i tanti ‘omissis’ nelle carte, è solo all’inizio.

PS (In carcere è finito anche Andrea David Oldrati, responsabile della Terra verde Srl, una società di consulenza ambientale che collaborava con Locatelli e ai domiciliari Egidio Grechi, consulente ambientale, e Walter Rocca, responsabile del trattamento rifiuti di una discarica a Calcilante, in provincia di Bergamo.)