Nel giugno del 1976 Enrico Berlinguer parlava dei giovani, delle speranze, delle angosce e della felicità. Nei primi giorni dell’anno (e soprattutto nell’anno di questo nostro tempo) è l’inno della politica che vogliamo. Che non arrossisce parlando di speranze e serenità come diritto. Della nostra voglia e impegno di volare. Alto. L’augurio e l’impegno per il 2012 è di trovare il coraggio di osare.
Oggi lo sfruttamento, l’alienazione, l’oppressione, pur mantenndo il loro centro nella condizione del proletariato, pur esercitando contro di esso, in prevalenza, il loro peso, si sono dilatati fino a colpire la condizione umana di altri strati e ceti della società capitalistica, sia pure in modi e in forme diverse.
Ormai infatti una crisi, una decadenza, si manifestano in ogni settore della vita sociale. È ciò che avviene nell’economia dove si assiste o a una caduta produttiva, o all’inflazione, o a tutti e due i fenomeni insieme (e quando si cerca di superare uno di questi due aspetti della crisi, si cade nell’altro, come ha sperimentato e sta sperimentando da anni l’Italia); è ciò che si manifesta nell’anarchia imperante nella vita delle città, è da ciò che si tocca con mano nella desolazione della vita in campagna; è infine ciò che emerge nel dissesto delle istituzioni culturali e dello Stato, nella disgregazione della vita sociale caratterizzata dalla penuria di attrezzature civili e dalla deficienza dei servizi pubblici e sociali, nella perdita del senso della moralità nella vita pubblica, nel dilagare della corruzione, che è dato oggi emergente in Italia, ma che non è una caratteristica solo italiana.
Da tutti questi fenomeni nascono non solo crescenti disagi materiali per tutti, ma qualcosa di più profondo: cioè malessere, ansie, angosce, frustrazioni, spinte alla disperazione, alla chiusura individuale, all’evasione; nasce insomma quella che si può ben definire l’infelicità dell’uomo di oggi.
Per contro, però, da tutto questo nasce anche il desiderio struggente (e insieme, sempre di più, la volontà determinata e consapevole) di cambiare, cioè di vivere in modo diverso, di vivere – possiamo dire con una parola – sereni.
Vivere, intendiamo dire, faticando, lavorando, studiando, battagliando: ma sereni. Questo vuol dire, cioè vivere con la consapevolezza che la vita ha riacquistato un senso, che c’è qualcosa in cui vale la pena di credere, che ci sono degli scopi degni di essere raggiunti e che si è ristabilita una solidarietà fra gli uomini che consente loro di lavorare insieme, per dei fini di cui tutti riconoscono la validità.
I giovani dunque, possono essere certi che su questa strada noi andremo avanti, affrontando vie inesplorate con sempre maggiore determinazione, slancio, audacia; da comunisti che cercano il nuovo con severità e rigore.
Non da utopisti che inseguono chimere o da schematici che si abbarbicano ai testi; non da estremisti che si lanciano in velleitarie fughe in avanti, ma neppure da opportunisti che si acconciano al presente, naviganti di piccolo cabotaggio che seguono il tracciato delle coste: mentre noi vogliamo affrontare le sconfinate distese del mare aperto per approdare a una nuova società a misura dell’uomo.
Enrico Berlinguer
Sabato 7 gennaio, a Roma, alle 17 via P.R. Pirotta 95, Roma, (Succursale Scuola Media Giovanni Verga). zona Prenestina – altezza Palmiro Togliatti (adiacente VII Municipio) ci vediamo per l’evento SOGNANDO BERLINGUER (info qui)