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gianluca rinaldin

Le inopportunità e la ‘ndrangheta a Fino Mornasco, Como, Lombardia.

Affari e politica, favori in cambio di voti. E’ la ‘ndrangheta che si divora la Lombardia anche grazie alla compiacenza della pubblica amministrazione. E così mentre le inchieste fissano ruoli e competenze dell’infiltrazione, alle prefetture tocca il compito di valutare le ipotesi di scioglimento per mafia dei comuni del nord. E’ successo per Sedriano dopo l’indagine Grillo Parlante che ha coinvolto non solo il sindaco Alfredo Celeste ma anche l’ex assessore regionale Domenico Zambetti. Rischia di ripetersi oggi per il comune di Fino Mornasco. Il prefetto di Como Bruno Corda, infatti, ha intenzione di chiedere l’accesso agli atti della pubblica amministrazione. Corda lo ha detto esplicitamente ai membri della Commissione parlamentare antimafia che il 25 novembre sono saliti a Milano. Corda è stato ascoltato dopo che il 18 novembre l’operazione Insubria, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, ha svelato gli interessi di tre locali di ‘ndrangheta: Cermenate, Calolziocorte e Fino Mornasco, quest’ultima definita come “uno dei più fulgidi esempi di comunità mafiosa nel nord Italia”. Il comune del Comasco così si candida a essere la seconda città lombarda sciolta per mafia.

Il primo spunto dal quale parte il Prefetto è l’inchiesta Insubria del 18 novembre 2014. L’indagine del Ros, infatti, nasce da una serie di atti intimidatori, “che – scrive il giudice Simone Luerti nella sua ordinanza d’arresto – pur se all’apparenza scollegati tra loro, possono essere, con alta probabilità, ricondotti a un filo comune”. Tra le vittime ci sono anche tre politici: si tratta dell’attuale sindaco Giuseppe Napoli, dell’ex vicesindaco Antonio Chindamo e dell’attuale presidente del consiglio comunale Luca Cairoli, il quale subisce ben quattro intimidazioni: il 24 novembre 2011 viene appiccato un incendio davanti alla sua concessionaria di auto Finomotori. Il 10 dicembre 2011 qualcuno invia una richiesta estorsiva sempre all’autosalone, l’8 febbraio 2011 ignoti sparano con un fucile calibro 12 contro la Finomotori, il 14 giugno 2012 arriva una lettera minatoria.

Politica sotto scacco, dunque. Questa la fotografia scattata dal Ros. Fotografia parziale. Per capire, infatti, bisogna riprendere l’inchiesta Arcobaleno che tra il 2009 e il 2010 mostra l’opacità della stessa politica locale. Nelle oltre mille pagine dell’informativa dei carabinieri di Como finiscono centinaia di intercettazioni e decine di amministratori pubblici. Sull’inchiesta pesa attualmente una richiesta di archiviazione.

Ma se i contatti con gli uomini delle cosche da un lato non hanno rilevanza penale, dall’altro le intercettazioni dei carabinieri mettono in primo piano le responsabilità politiche di diversi amministratori pubblici. Tra questi certamente l’attuale presidente del consiglio comunale di Fino Mornasco Luca Cairoli (non indagato), il quale, se tra il 2011 e il 2012 subisce quattro intimidazioni, nel 2010 è in contatto con diversi pregiudicati calabresi. In quell’anno, poi, annotano i carabinieri di Como, Cairoli si occupa della campagna elettorale del consigliere regionale Pdl Gianluca Rinaldin (non indagato), recentemente coinvolto nella “rimborsopoli” della Regione Lombardia. Lo stesso Rinaldin che, intercettato dalla Dda, afferma: “A me interessa la parola (…) cioé preferisco sedermi col peggior delinquente di questo mondo ma di parola”

Tra i vari contatti di Cairoli c’è Luciano Nocera, trafficante di droga legato al boss Bartolomeo Iaconis e alla cosca Muscatello di Mariano Comense, recentemente coinvolta nell’operazione Quadrifoglio del Ros di Milano. Nocera risulta indagato anche per l’omicidio di Ernesto Albanese ucciso a Guanzate nel maggio 2014. Nel 2010 Luca Cairoli spende i propri contatti politici per far ottenere a Nocera una licenza per aprire il locale Black Mamba ad Appiano Gentile.

Il 10 marzo così va in scena un’incredibile intercettazione tra Cairoli, l’allora consigliere regionale Rinaldin e Martino Clerici (non indagato), all’epoca sindaco di Appiano e oggi consigliere di maggioranza nello stesso comune. Cairoli chiama Rinaldin il quale risponde e chiede: “Sono al telefono con il sindaco di Appiano, si chiama Nocera questo qua”. Cairoli: “Sì Nocera”. Dice Rinaldin: “Lo ha appena visto mezz’ora fa e gli risolve il problema (…) aspetta che unisco le telefonate”. Cairoli e Martino Clerici si salutano. Il sindaco: “Lo conosco bene lui (Nocera, ndr)”. Rinaldin chiede a Clerici: “L’hai incontrato oggi?”. Il primo cittadino risponde in modo affermativo. La questione della licenza, dunque, pare risolversi. Cairoli rivolto a Rinaldin: “Gianluca guarda abbiamo fatto un affare perché se il problema glielo risolviamo questo qua è uno che mo smette di lavorare e ci procura voti certi”. A quel punto il consigliere regionale lo ammonisce: “Non parlare al telefono che poi qualcuno…”. Poche ore dopo Cairoli è al telefono con lo stesso Nocera: “Lucio ci ho parlato (…) eravamo in conferenza io, il sindaco e Gianluca Rinaldin che è quello che appoggiamo (…). Il Sindaco, mi fa non c’è problema”.

In quel 2010 Cairoli raccoglie firme per la candidatura di Rinaldin. Per farlo si appoggia anche a Salvatore Larosa soprannominato Satana e ritenuto affiliato alla locale di Fino Mornasco con la dote di santista. Coinvolto nel blitz Insubria del 18 novembre, si consegnerà alle forze dell’ordine dopo pochi giorni di latitanza. I due si sentono spesso. Si salutano con l’appellativo di “compare”. Il 22 febbraio 2010 sono al telefono. Argomento: la campagna elettorale per le regionali. “Noi compare – dice Larosa – adesso dobbiamo andare nei comuni più lontani (…) devo chiedere le schede elettorali”. Risponde Cairoli: “Sì e dì che stai facendo la presentazione della lista e delle schede elettorali”. Della partita elettorale è anche Michelangelo Chindamo l’eminenza grigia della ‘ndrangheta anche lui arrestato il 18 novembre 2014. Larosa si rivolge al boss con il voi. “Quando ci vediamo?”, chiede Chindamo e spiega: “Perché (di firme, ndr) ne ho trovate altre”. Larosa spiega che ne bastano “cinque o sei”, poi dice: “Diciamo che poi è più importante ancora di più il voto queste firme qua sono importanti ma il voto dopo è ancora più importante”

Inquietano e non poco alcune espressioni di Antonio Chindamo (altro politico intimidito nel 2012 e non indagato), il quale, all’epoca delle intercettazioni, è vice sindaco di Fino Mornasco. Il 16 marzo 2010, all’interno dell’ufficio tecnico del comune, Chindamo parla con un architetto e racconta l’episodio di una persona che lo ha minacciato. “Gli ho detto – spiega il politico – se il tuo discorso è quello di intimorirmi perche parli di pistole guarda hai sbagliato strada te lo dico subito (…) Tu sai qual è la mia provenienza? Le pistole le troviamo in ogni angolo del mondo”. Annotano i carabinieri: “Pasquale, fratello di Antonio Chindamo, già candidato nelle elezioni amministrative del 1975 per il comune di Fino Mornasco, nel 1996 viene coinvolto nell’operazione antimafia La notte dei fiori di San Vito bis”. L’indagine Arcobaleno, come detto, si occupa anche del boss Michelangelo Chindamo (nessuna parentela accertata con l’ex politico), scarcerato nel 2009 e riarrestato il 18 novembre 2014. Definito dal Ros di Milano, capo della locale di Fino Mornasco, il 31 luglio 2009 Chindamo viene controllato dalla polizia stradale a Lamezia Terme. L’auto su cui viaggia è intestata alla Omega Team srl di Casnate con Bernate, società riconducibile ai figli dell’ex vicesindaco.

Politici e boss. Contatti, relazioni, favori, voti. Ci sono le intercettazioni, ma ad oggi non c’è reato. Responsabilità politiche però sì e molti ora dovranno spiegare. Questa la feroce istantanea di uno dei territori più ricchi d’Italia.

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Questa non è la Lombardia: tutti gli indagati

Non è l’immagine della regione che dovrebbe rappresentare:

Daniele Belotti (Lega Nord) è indagato per una vicenda di tifo violento verificatasi a Bergamo l’8 febbraio 2011. E’ ritenuto l’anello di congiunzione tra le istituzioni e la tifoseria; deve rispondere di concorso in associazione per delinquere.

Monca Rizzi (Lega Nord), indagata a Brescia per presunti dossieraggi nei confronti di avversariall’interno del Carroccio, si è dimesso il 16 aprile 2012.

Davide Boni (Lega Nord) il 6 marzo 2012 il presidente del consiglio regionale lombardo viene indagato per corruzione per un totale di circa un milione di euro, soldi che potrebbero essere finiti nelle casse del partito di Umberto Bossi. L’indagine si concentra su presunte tangenti in campo urbanistico.

Renzo Bossi (Lega Nord) indagato a Milano per truffa ai danni dello Stato nell’inchiesta sui fondi della Lega, con il padre Umberto e il fratello Riccardo il 16 maggio 2012. 

Nicole Minetti (Pdl) il consigliere regionale è indagata insieme a Lele Mora ed Emilio Fede per induzione e favoreggiamento della prostituzione nella vicenda di Ruby. L’iscrizione nel registro avviene il 15 gennaio 2010.

Gianluca Rinaldin (Pdl) il 16 aprile 201o viene iscritto nel registro degli indagati per corruzione, truffa aggravata, finanziamento illecito ai partiti e falso. L’inchiesta riguarda presunte tangenti nel settore turistico del lago di Como. L’indagine era stata ribattezza la “Tangentopoli lariana”.

Massimo Ponzoni (Pdl) il 19 settembre 2011 l’ex assessore regionale all’Ambiente é indagato per bancarotta e poi per corruzione, nonché coinvolto nella maxi-operazione Infinito contro la ‘ndrangheta. Arrestato.

Franco Nicoli Cristiani (Pdl), ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta per una presunta tangente da 100 mila euro. Le indagini hanno portato anche al sequestro di alcuni cantieri della Brebemi in territorio di Milano e Bergamo. Le manette scattano il 30 novembre 2011.

Angelo Giammario (Pdl) il 14 marzo 2012 riceve la visita dei carabinieri che indagano il consigliere per l’ipotesi di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. La vicenda in questione è legata agli appalti per il verde pubblico, soprattutto tra Milano e la Brianza.

 Romano La Russa (Pdl)l’assessore alla sicurezza della regione Lombardia e fratello dell’ex ministro alla Difesa viene indagato il 19 marzo 2012 per finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta sul caso Aler.

Roberto Formigoni (Pdl) presidente della Regione Lombardia è stato iscritto nel registro degli indagati il 23 giugno 2012, nell’inchiesta della Procura di Milano sui 70 milioni di euro che il polo privato della sanità Fondazione Maugeri ha pagato negli anni al consulente-mediatore Pierangelo Daccò.

Filippo Penati (Pd) è indagato dal 20 luglio 2011, per presunte tangenti per gli appalti dell’area Falck, si è dimesso dalla sua carica nel Consiglio regionale della Lombardia, dove era vicepresidente, mai da consigliere.

Alessandra Massei ex dirigente alla Programmazione sanitaria è indagata il 7 giugno 2012 per la vicenda giudiziaria che ruota intorno alla fondazione Maugeri.

Carlo Lucchina il direttore generale dell’assessorato alla Sanità compare il 14 giugno 2012 come indagato, perché accusato di turbativa d’asta su finanziamenti regionali, stanziati e in alcuni casi già erogati dalla Regione Lombardia, nell’ambito degli accordi stipulati tra aziende private.

Chiesti sei anni per Rinaldin, il Consiglio Regionale della Lombardia continua a stupire

Dico, oltre a questo e tutto quello che è successo negli ultimi mesi, cosa serve di più per andare a casa?

Corruzione, truffa aggravata, finanziamento illecito ai partiti e falso. E’ lunga la sfilza di reati e pesante la richiesta di condanna che il pm di Milano Luca Poniz 6 anni di reclusione per il consigliere regionale lombardo del Pdl Gianluca Rinaldin, votato alle ultime elezioni con tremila voti in più rispetto alla tornata precedente. Il politico era finito sotto inchiesta nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti nel settore turistico del lago di Como, nell’indagine che era stata ribattezza la “Tangentopoli lariana“. Rinaldin, finito agli arresti domiciliari nel febbraio del 2008, è uno dei dieci consiglieri lombardi finiti sotto inchiesta in diversi procedimenti che hanno coinvolto esponenti politici regionali, tra cui tra gli altri, Pier Gianni Prosperini, Filippo Penati, Franco Nicoli Cristiani, Massimo Ponzoni, Romano La Russa, Angelo Giammario, Davide Boni, Renzo Bossi.

L’inchiesta, che riguardava Rinaldin, verteva su un progetto di ristrutturazione del lido di Menaggio, sul lago di Como. Il consigliere, attualmente vice presidente della commissione regionale sport e cultura, era stato rinviato a giudizio nell’aprile del 2010 ed è ora sotto processo davanti ai giudici della quarta sezione penale di Milano. I reati contestati dalla Procura di Milano risalgono al periodo compreso tra 2005 e il 2007: avrebbe intascato una presunta tangente da 30 mila euro per favorire degli appalti. Rinaldin, stando all’accusa, avrebbe falsificato documenti per far ottenere un finanziamento regionale, agendo come “socio occulto” di una società interessata al progetto di ristrutturazione, la Lago di Como Srl. L’inchiesta era nata da una presunta truffa dell’Associazione Coordinamento Turistico del Lago di Como ai danni della Regione Lombardia. L’amministrazione regionale infatti risulta come parte offesa nel procedimento, ma non è costituita come parte civile. Si è costituita invece la Provincia di Como, rappresentata dall’avvocato Andrea Mascetti, che oggi ha chiesto 100.000 euro di risarcimento danni. 

Nel luglio del 2008 sei persone avevano patteggiato la pena, tra cui l’ex assessore provinciale comasco Giorgio Bin, assieme a tre imprenditori e al presidente dell’Associazione Coordinamento Turistico del Lago di Como. . A tirare in ballo il politico Pdl era stato proprio l’ex assessore Bin, il quale però all’inizio del 2010, nel corso di un’intervista a un quotidiano, aveva detto: “L’ho accusato di aver preso tangenti, ma non è vero”. Il processo è stato rinviato al prossimo 2 luglio, quando parlerà la difesa.