Il funerale ‘food’ del Teatro Smeraldo a Milano /2
Gianmario Longoni, storico direttore artistico del Teatro Smeraldo, risponde all’assessore D’Alfonso (qui trovate la discussione procedente completa). La saga continua. E (per fortuna) anche alcune importanti puntualizzazioni:
Caro D’Alfonso, ti conosco poco (visto che siamo passati al tu in privato continuo in pubblico), ma sicuramente più di quanto tu conosca me, quindi non permetterti di accampare maliziosi sottintesi economici circa la mi a personale tragedia e la perdita del teatro da parte della città, io visto che prima delle elezioni avevo promesso che in caso di vittoria di Pisapia avrei provato a resistere, sicuro dell’aiuto dei miei “compagni”, ho resistito e ho fatto la fine del giapponese sull’isola, non ci sto a farte la figura del fesso o, per me peggio, dello speculatore.
Le banche mi hanno costretto a vendere puntandomi il fucile alla testa e io, visto che pago i miei debiti, ho preso l’unica offerta buona eticamente e possibile; più bassa del 40% rispetto a quelle dello scorso anno per non parlare del passato meno prossimo.
come assessore al commercio e visto il tuo passato professionale direi che di affari te ne intendi più di me e sai bene anche i termini della vicenda, sicuramente la qualità commerciale della vicenda Eataly oggi è innegabile ma non può essere paragonata ad un teatro, soprattutto all’(ex) primo teatro italiano.
oggi lo smeraldo diventa un supermarket di qualità e lusso, gradito a tutti gli amici e i nemici…
domani chissà, di certo è solo che qui un teatro non lo farà più nessuno, soprattutto un teatro non finanziato e partecipato dal pubblico dove nessun politico può piazzare amici in consiglio d’amministrazione o a fare i direttori generali a carico dei cittadini.
Un bene per la politica direi! io non vi ho votati per questo, e credo neppure gli altri milanesi , se volevamo un’ imitazione della Moratti o di Pillitteri guardavamo tra i galeotti e non tra gli avvocati.
il casino in piazza l’hanno combinato i pupazzi del PDL ma nessuno di voi ha posto rimedio e l’imbarazzata (neppure troppo) assenza dell’ultimo anno da parte di una giunta che voglio ancora considerare “mia” è colpevole, inventarsi poi un valore “commerciale” nella morte del mio teatro è davvero qualcosa di qualunquista e grottesco.
Se c’è la volontà politica, come sai, lo Smeraldo può rinascere in zona senza costi pubblici (così i soldi dei milanesi li possiamo dare tutti agli Arcimboldi) e a vantaggio della zona Garibaldi che non è mai stato un “food district” ma è sempre stata la “Smeraldo District”.
con Ossequio
Gianmario Longoni