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giornalismo

Forse Valigia Blu è piena di buone notizie, per il giornalismo e non solo.

LogoHeader-VB-notextGli amici di Valigia Blu hanno proposto un questionario sul giornalismo e hanno pubblicato una prima analisi sui risultati qui. Ancora una volta è evidente come il giornalismo che i lettori sarebbero disponibili a pagare sia molto diverso da quello che sta come rumore di fondo in molti angoli della rete.

Del resto anche alcune esperienze internazionali ci indicano la strada dell’accuratezza come nuova via economicamente sostenibile. Ed, in fondo, è quello che ci auguriamo tutti. Ora rimane da vedere se i direttori e gli editori dimostreranno capacità di ascolto. O di lettura. Per rimanere in tema.

Mafia e giornalismo, mica solo minacce

giornalisti-e-mafia-300x199Giuseppe Pipitone scrive un articolo molto interessante che finalmente “rimette a posto” il mito del giornalista minacciato. E tutto questo non per non prestare la giusta attenzione ai tanti che si ritrovano al fronte con la schiena diritta e le spalle troppo poco coperte (il bravissimo Nello Trocchia, ad esempio, a cui mando un abbraccio pieno di stima) ma perché la servitù giornalistica è stata ed è un’ottima compagnia per il potere, criminale e non.

E allora teniamocelo tra i preferiti questo pezzo di Pipitone perché verrà il giorno che finalmente il favoreggiamento culturale alla mafia sarà riconosciuto e riconoscibile.

Bologna e i suoi trentacinque anni

Ogni volta che è il 2 agosto e che si parla di Bologna e io che avevo 3 anni quando è scoppiata la bomba, mi viene da chiedermi cosa si dovrebbe fare davanti a tragedie così. Mi spiego: mi chiedo che dovere abbiamo noi di fronte ad una strage che abbiamo letto o sentito raccontata perché non abbiamo potuto rendercene conto. E mi dico che forse la cosa migliore sarebbe, piuttosto che condividere parole prêt-à-porter, domandarsi se davvero abbiamo studiato tutto quello che con difficoltà ci hanno lasciato da studiare, se davvero sappiamo e abbiamo fatto sapere abbastanza. E io ogni anno mi sento così inefficace il 2 agosto. Ogni anno.

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Informare gratis (purché si clicchi)

hand-pointer-iconCerto internet è bellissimo, è democrazia ed è libertà. Ma un riflessione sulla qualità dei contenuti (che poi mica vale solo per internet ma credo che oggi valga per qualsiasi professione, in questo Paese in cui è stata suicidata la meritocrazia) e penso che Luca Sofri abbia scritto un post sui cui valga la pena riflettere, qui.

Comitato di Liberazione delle Parole

Mi auguro che davvero si formi quanto prima un Comitato di Liberazione delle Parole che sia un osservatorio attento di un giornalismo che categorizza in base alle etnie (spesso con notizie che si rivelano false nel giro di qualche ora) e che sta infilandosi nei discorsi in famiglia, per le strade e negli uffici. Io pretendo di essere razzista coi razzisti. Perché questi non sono semplicemente razzisti ma si stanno involvendo in antiantirazzisti.

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(PS Siamo in dirittura d’arrivo del nostro crowdfunding per il mio prossimo spettacolo e libro. Se volete darci una mano potete farlo qui. E passatene parola. Se potete e se volete. Grazie.)

Pensare lentamente (e verificare)

Sono completamente d’accordo con Alessandro quando scrive che aspettare un minuto in più per dare una notizia, in fondo, non crea problemi a nessuno e permette di verificarli. Anche a me tra l’altro è successo di non avere verificato una notizia datami da un collega e scoprire che in realtà era falsa. Il post di Gilioli dice bene:

Schermata-2015-05-22-alle-11.59.001La foto qui sopra si riferisce al marocchino arrestato e al terrorista ricercato (somigliantissimi, eh?) ma per favore non pensate solo alla fretta con cui è stato commentato il caso Taouil, nelle prime ore.

Pensate a tutto il diluvio di tweet, glosse, analisi, dichiarazioni ed editoriali sbagliati che ci cascano in testa dopo una notizia che poi si rivela infondata o almeno incerta, parziale, imprecisa.

Pensate a come è stata commentata la vicenda dei profughi gettati dal barcone perché cristiani, che poi non era vera; o a quello che si è detto sul ragazzino che aveva aggredito una compagna perché aveva il crocifisso al collo, un’altra bufala. O ancora, pensate alla panna montata dal ‘Corriere’ sui giovani choosy che rifiutano un posto da 1.300 euro al mese, altra semplificazione al limite della balla che pure ha scatenato un bel filotto di sdegnati editoriali.

E sono solo le ultime storie che mi vengono in mente.

Ecco, in questo caso non ce l’ho con le “notizie che non lo erano”, cosa di cui si occupa da tanti anni Luca Sofri (il quale ci ha pure scritto da poco un libro). Mi riferisco invece all’usanza di commentare e opinare senza aspettare uno straccio di conferma, di verifica, di approfondimento: che forse è perfino un po’ più grave.

Più grave perché il meccanismo della notizia sparata in fretta anche se non accertata è orribile quanto volete ma difficilissimo da estirpare in un contesto di informazione rapidissima (internet, rullo dei tg etc) e di competizione a chi arriva per primo; mentre il commento è per definizione lo spazio della riflessione, del tempo che ci si prende per farci un pensiero in più, a bocce un po’ più ferme; e non ha nemmeno l’alibi del dover battere qualcun altro sul tempo. Semmai è vero proprio il contrario, cioè che un’opinione e un editoriale sono tanto più interessanti e articolati quanto più ampie e approfondite sono le ricostruzioni della notizia che ha fornito il gancio di cronaca, i suoi risvolti, le sue verifiche.

Renzi secondo Ferruccio De Bortoli

de-bortoliIl direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli ha rassegnato le dimissioni. Si sa che l’editoriale d’addio di solito è anche il vaso di sassolini nelle scarpe e De Bortoli non le manda a dire:

“Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’Italicum . Una legge sbagliata”.

(fonte)

Il vero nemico del giornalismo è il corridoio

Il vero nemico del giornalismo è il corridoio. L’antro in cui ci si lamenta e si parla male del collega per noia o frustrazione. Io li mandavo in onda dalle 6 di mattina alle 9 di sera. L’occupazione è un ottimo antidoto alla cattiveria gratuita sussurrata di fronte alla macchinetta del caffè.

(Enrico Mentana)