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Giuliano Turone

Il bigino antimafioso per Milano (e non solo)

Il Comitato per lo studio e la promozione di attivita’ finalizzate al contrasto dei fenomeni di stampo mafioso e della criminalita’ organizzata sul territorio milanese anche in funzione della manifestazione expo 2015 del Comune di Milano pubblica la sua prima relazione sulla situazione cittadina (e non solo). Qui trovate la relazione completa e, soprattutto, le proposte.

Proposte vere, fattibili, subito operativa. Un decalogo che in fondo farebbe bene a tutte le amministrazioni:

1. Sviluppare un concerto più stretto tra le autorità di riferimento competenti per l’evento Expo 2015 (Prefetto, Questore, Sindaco di Milano e Sindaci degli altri Comuni interessati) al fine di rafforzare in via di fatto il sistema di intervento basato sui poteri di accesso ai cantieri del Prefetto di Milano e del relativo Gruppo Interforze. Mirare cioè alla massima valorizzazione degli spazi di intervento offerti dalle leggi esistenti, proponendo un ruolo più attivo dell’Amministrazione, che d’altronde è la principale destinataria delle domande dei cittadini in tema di tutela della qualità delle relazioni civili ed economiche.

2. In particolare adottare un meccanismo, anche transitorio (dal 1°agosto 2012 al 1° agosto 2015), che preveda un contingente di ufficiali e agenti di polizia giudiziaria selezionati con criteri di affidabilità e competenza, che possa affiancare quotidianamente il Gruppo Interforze della Prefettura ed effettuare accessi e controlli nei cantieri, sia diurni che notturni, con apprezzabile frequenza. Negli accessi sui cantieri, come già detto nel Cap. 4, agli uomini delle forze dell’ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale) sarebbe opportuno affiancare un Ispettore del Lavoro, un Ispettore ARPA e un Ispettore ASL.

3. Per quel che riguarda le competenze comunali, avviare un processo di selezione e formazione di contingenti scelti per qualità morali e professionali con cui garantire l’esercizio dei controlli di Polizia Locale, evitando che si possa accedere a questa funzione cruciale anche per effetto (come il Comitato ha appreso) di raccomandazioni politiche o sindacali, in almeno un caso dimostratesi il cavallo di Troia degli interessi ‘ndranghetisti.

4. Ridurre in ogni campo le distanze tra gli obiettivi (buoni) fissati da regole e strutture e i mezzi effettivamente disponibili. Ogni distanza sensibile provoca infatti, alla fine, solo uno spreco di risorse più utilmente impiegabili in altre forme.

5. Introdurre nell’Ortomercato controlli sul posto anche di notte, ponendo pubblicamente (e in tutta la sua gravità) il problema della indisponibilità di personale di controllo adeguato in una struttura storicamente piegata agli interessi dei clan. Porre anche in tutta la sua gravità il problema della sicurezza fisica di chi, rappresentando la Sogemi e dunque la città, intenda garantire in uno spazio comunale il rispetto delle leggi. Introdurre forme di controllo casuale dei mezzi in ingresso e in uscita.

6. Sviluppare in ogni caso la pratica del controllo interforze, da intendersi come garanzia di completezza degli strumenti operativi e come antidoto a comportamenti collusivi nello svolgimento dei controlli. Questi non devono consentire alcuna prevedibilità circa l’orario di realizzazione, e devono coprire le 24 ore, visto che molti dei reati contestati o sanzionati in sede giudiziaria vengono consumati di notte (trasporto abusivo di terra e di materiale da discarica).

7. Si prospetta poi, insieme all’importanza prioritaria dei controlli, l’importanza strategica delle persone preposte a guidare, in qualsiasi luogo della pubblica amministrazione, le strutture che hanno competenza su gare, appalti e licenze. Un’alta qualità delle persone vale a volte più di interi pacchetti di leggi e regolamenti per tutelare l’interesse cittadino. Lo stesso processo di selezione auspicato per le funzioni di controllo viene dunque auspicato anche per questa classe di funzioni, così da sottrarle alle sapienti strategie dei clan per piazzarvi, attraverso le proprie reti di influenza, di favori e di scambio, le classiche persone “avvicinabili”. Con specifico riferimento alla necessità di approntare criteri di trasparenza in grado di prevenire la formazione di zone opache nell’amministrazione (per definizione funzionali ai clan e ai loro alleati):

8. Si propone in ogni caso che in tutte le commissioni aggiudicatrici di gare e appalti sia presente, oltre a personale interno specchiato e competente da nominare a rotazione, un membro esterno da sorteggiare in appositi albi predisposti dagli ordini professionali.

9. Si propone altresì di istituire una finestra telematica che renda immediatamente visibili al pubblico, in modo sollecito e automatico, i pagamenti effettuati dal committente pubblico alle singole imprese.

10. Sempre per ragioni di trasparenza e ai fini di un efficace controllo delle attività di cantiere si propone che sia obbligatoria la tracciabilità dei pagamenti in salari e acquisto di beni e servizi compiuti dalle ditte che operano nei cantieri e per i cantieri dedicati alla realizzazioni di opere pubbliche.

11. Per quel che riguarda poi il settore commerciale, alberghiero e della ristorazione si ritiene che i passaggi delle licenze tra operatori debbano essere sottoposti a una disciplina più rigorosa, dovendo essere l’amministrazione a dettare indirizzi generali sulle tipologie commerciali da privilegiare in relazione alle dinamiche economiche, culturali, sociali e demografiche della città. L’autorizzazione comunale di ogni passaggio di licenza appare dunque da inquadrare in una visione proattiva e non passiva della funzione del Sindaco, fondata sulle responsabilità istituzionali che fanno capo a quest’ultimo in virtù della diretta investitura popolare. Sulla necessità di riflettere meglio sui poteri dei Comuni e dei Sindaci per meglio affrontare e risolvere i problemi in oggetto il Comitato ha più volte discusso, propendendo per l’opportunità-necessità di un loro organico ampliamento.

12. Anche per questo si propone un’adesione del Comune di Milano all’associazione di Avviso Pubblico, già sollecitata peraltro dalla Commissione Antimafia del Consiglio Comunale.

13. Per tutte le licenze e gare, la Commissione ritiene comunque che esse debbano essere precluse (da qui vedi anche le ragioni della proposta n. 11) a tutte le società residenti in paradisi fiscali o non riconducibili a una persona fisica. In tal caso vengono meno infatti le condizioni di trasparenza su cui un’amministrazione comunale deve sempre potere contare nei rapporti con i suoi interlocutori, specialmente se beneficiari di risorse pubbliche. Ugualmente si propone che le stesse licenze e gare debbano essere precluse là dove la persona fisica intestataria della società interessata non presenti una chiara coerenza tra la sua identità (anagrafica, professionale), la attività che nominalmente svolge e la sua dichiarazione dei redditi.

14. In tema di antimafia sociale si propone infine che il Comune promuova alcune significative esperienze di imprese no profit su beni confiscati alle organizzazioni mafiose perseguendo i valori simbolici, competitivi (con il modello mafioso) e partecipativi che tali esperienze sono in grado di generare. Restando a disposizione per lo svolgimento delle funzioni assegnate secondo gli obiettivi che l’Amministrazione riterrà più urgenti, e ringraziando per l’attenzione,

Umberto Ambrosoli, Luca Beltrami Gadola, Nando dalla Chiesa (presidente), Giuliano Turone.