DA CRONACAQUI Venerdì 2 settembre 2011
L’attore: «A teatro racconto di un politico sopravvalutato»
La vita di Giulio Andreotti si ripercorre a teatro. Grazie a un monologo di Giulio Cavalli, “L’innocenza di Giulio. Andreotti non è stato assolto”, scritto dall’attore lodigiano con la collaborazione di Giancarlo Caselli e Carlo Lucarelli, diretto da Renato Sarti e con musiche originali di Stefano “Cisco” Bellotti, in scena stasera ai Giardini Pubblici di via mazzini a Sesto San Giovanni nell’ambito della rassegna “Teatro nei Cortili”, promossa dal Teatro della Cooperativa e sostenu- ta dalla Fondazione Cariplo, in collaborazione con il Comune di Sesto San Giovanni e con la Cooperativa UNIABITA.
Perché parlare di Giulio Andreotti oggi?
«Per diversi motivi. Innanzitutto, perché in questo Paese ripetendo all’infinito una bugia si finisce a rivenderla come verità. Che Andreotti non sia stato assolto è un dato di fatto, ma non tutti l’hanno recepito. Anzi. Andreotti è il simbolo del potere che bussa alla porta della mafia per mantenere il proprio primato».
Viene espresso un giudizio morale su Andreotti?
«No, non esprimo diretta- mente giudizi personali, mi limito a raccontare gli eventi. Detto questo, Andreotti è stata una delle vergogne po- litiche più grosse dell’Italia».
Ma che ritratto emerge dell’uomo politico e della persona?
«Quello di una persona che si vuole rivendere come uo- mo medio, ma che in realtà non è comune. Al contrario, è eccezionalmente bravo a stare nel limbo e a vivere in perenne equilibrio tra inno- cenza e reato. In ultima analisi, ritengo sia un politico profondamente sopravvalu- tato, emerso in uno scenario particolarmente triste e avvilente, un mediocre».
Qual è l’eredità di Andreotti nella politica attuale?
«Sono tutti coloro che hanno continuato a portare avanti i suoi poteri, i suoi interessi e le sue amicizie».
La collaborazione con Giancarlo Caselli e con Carlo Lucarelli è destinata a proseguire?
«Sicuramente. Arriviamo da campi diversi, ma ci incroceremo di nuovo. Oggi, però, sono concentrato sulla stesura di un libro sul processo Andreotti. Se lo spettacolo ha lo scopo di insinuare dei dubbi, il libro invece mi permetterà di documentarli».
Che cos’altro bolle in pentola per il futuro?
«Sto lavorando al figlio di “A cento passi dal Duomo” (monologo sulla presenza della mafia nella operosa Lombardia che lo ha costretto a vivere sotto scorta, ndr.) e sto preparando una trilogia ded
icata ai secondi nello sport, da Dorando Petri in poi».