Vai al contenuto

giulio cavalli

«Sono tutti uguali!» è un auspicio (ma anche uno spettacolo teatrale)

Alla fine ci siamo convinti. Ci siamo detti che uno spettacolo politico (al di là delle legittime posizioni di ognuno) fosse un’occasione troppo importante per lasciar perdere e così ci siamo messi, penne in mano, a raccontare quanto sia falso che “non c’è alternativa” e quanto bisognerebbe avere memoria per avere il vocabolario per leggere il presente.

Così “Sono tutti uguali” si è fatto spettacolo ed è pronto per partire: il 23 gennaio ci vediamo al Teatro Verdi a Milano, alle 21, per  una prima faticosissima ma che ci dà soddisfazione (a proposito, potete prenotarvi mandando una mail a info@bottegadeimestieriteatrali oppure attraverso l’evento Everbrite qui oppure direttamente su Facebook qui). Se avete voglia di “preacquistare” il vostro biglietto e invece volete contribuire anche alla produzione dello spettacolo potete andare qui nella nostra pagina del crowdfunding. Lo spettacolo (pensavo non ci fosse bisogno di dirlo ma lo dico) è completamente autoprodotto e autofinanziato e ovviamente anche le date organizzate dipendono tutte dalle nostre forze: per questo il crowdfunding è importante.

Perché l’abbiamo scritto questo spettacolo? Le risposte le trovate tutte nella nostra scheda:

“Uno spettacolo politico, sì, perché c’è bisogno come l’aria di teatro e di politica e perché forse nel tempo della comunicazione troppo facile e troppo veloce è davvero il caso di prendersi un palco, fare buio in sala e provare a raccontare quello che siamo stati, quello che siamo ma soprattutto quello che vorremmo essere. Per anni, facendo teatro, mi sono sentito dire che il mio teatro (“civile”, no? Lo chiamano così) era troppo politicizzato, detto con la faccia schizzinosa di chi s’è arreso a credere che la contemporaneità sia un fastidio che non deve irrompere sui palchi: questo spettacolo è politicizzato e tutto politico. In nome della caduta delle ideologie si è voluto, in questi anni, stropicciare anche le idee e l’eredità della storia come se fossero un souvenir di bigiotteria; e allora cosa c’è di meglio del teatro per provare a rimettere le cose in ordine?” (Giulio Cavalli)

«Sono tutti uguali» è un refrain molto popolare. Eppure dovrebbe avere tutt’altro significato: da corrivo slogan contro i politici (tutti quanti) dovrebbe tornare a essere espressione rivoluzionaria, costituzionalissima, potente. Con Giulio abbiamo pensato fosse possibile e lo abbiamo messo in scena, prendendo dichiaratamente le distanze da qualche ‘retroscena’ che distrae di solito l’attenzione del pubblico. (Giuseppe Civati)

Ci si vede in teatro.

E se il 18 giugno a sinistra nascesse un’alleanza non solo “di cartello”?

Ogni giorno un cambio di casacca, un mito utile, un nuovo leader straniero da qualche parte del mondo qualsiasi per provare a risvegliare una fascinazione nutrita solo dall’emotività del protagonista. Nel giro di qualche giorno sono stati prima tutti Macron, poi tutti Corbyn e poi di nuovo Macron così come la destra italiana si è appesa nei mesi scorsi a Trump (prima di pentirsene) o alla Le Pen (prima di prenderne le distanze per il pessimo risultato elettorale). Così anche le analisi e gli scenari sembrano più figli di un’emotività corta piuttosto che di ideali o progetti dallo sguardo lungo: siamo passati dal patto del Nazareno tra Pd e Berlusconi (che anche qualcuno dai democratici cominciava a dare per scontato e che ha scatenato le ire addirittura del garbato Romano Prodi) fino a una presunta alleanza (meglio: un tentativo di alleanza) tra il Pd e Giuliano Pisapia.
A sinistra, intanto, l’appuntamento per il 18 giugno (a Roma, teatro Brancaccio, dalle ore 9.30) che nasce dall’appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari e sembra avere raccolto l’iniziale disponibilità di un ampio fronte che parte da Rifondazione comunista passando per Sinistra italiana, Possibile, Mdp e diversi comitati civici sparsi sul territorio suggerendo l’inizio di un percorso che, nel caso in cui si realizzasse, sarebbe una buona notizia per la sinistra italiana troppo spesso arroccata e divisa. Se davvero si riuscirà a creare una condivisione di idee e di programmi senza infangarsi su leadership e cattivi propositi di preservazione del ceto politico fallimentare, il 18 giugno potrebbe essere il primo passo di un’alleanza non solo di “cartello”. Del resto le ultime elezioni amministrative hanno dimostrato che quando la sinistra (a sinistra del Pd) riesce a raggiungere un’unità credibile può raggiungere risultati davvero importanti.

Ma come sarà il futuro? Difficile dirlo. Certo Giuliano Pisapia e il suo Campo progressista (che dicono di voler presentare addirittura un simbolo e un programma per la loro convention del primo luglio) dovrà decidere se insistere nel tentare di modificare la natura renziana del Pd (perdendo così contatto con chi, a sinistra, ritiene il Partito democratico non più potabile) oppure se dedicarsi al progetto che vuole essere alternativo al renzismo e alle politiche di questi ultimi anni.

L’articolo di Giulio Cavalli prosegue su Left in edicola


SOMMARIO ACQUISTA

(continua su Left)

2 luglio: a Parma per il Festival della Parola

Schermata 2015-06-29 alle 23.13.40Il 2 luglio a Parma, in ottima compagnia, andiamo in scena con un NOMI COGNOMI E INFAMI “particolare”.

Qui trovate il sito del festival.

Ecco la presentazione:

Comunicato stampa

29 giugno 2015

Al Workout Pasubio da mercoledì 1 a domenica 5 luglio

va in scena il Festival della Parola. Ingresso gratuito.

Dodici incontri d’autore tra libri, musica, teatro, radio, tv e web

Dalle narrazioni di Concita De Gregorio, Luca Telese e Giulio Cavalli

alle voci di Matteo Setti e Valerio Jovine, dalla chitarra di Giandomenico Anellino

alle note di Sergio Rendine e alle percussioni di De Marco & Bisogno

TRA GLI OSPITI DON MAZZI, SELVAGGIA LUCARELLI E CRISTIANO D’ALISERA,

GIOVANNI FASANELLA, ITALO MOSCATI, ALESSANDRO GILIOLI E MONICA ZORNETTA,

LEONETTA BENTIVOGLIO, GUIDO BARBIERI

E IL QUARTETTO D’ARCHI DELL’ORCHESTRA DELL’OPERA ITALIANA

Puntata zero della II edizione di “Mamma Non Mamma” (Rai Radio 2)

I DIPINTI DI FRANCO FORTUNATO E I “QUADRI” DI PASQUALE PANELLA SUL SOLE 24 ORE

Dare i numeri a parole, cioè esagerare, vaneggiare perfino, o forse esplicitare, documentare. Parte da una suggestione che attinge al poeta, scrittore e paroliere Pasquale Panella la trama emotiva e artistica del Festival della Parola, giunto alla sua seconda edizione, che si svolgerà a Parma da mercoledì 1 a domenica 5 luglio.

Dodici incontri con autori, musicisti, attori, registi tra i più stimati e amati della scena culturale formano un percorso scandito da mostre, spettacoli, performance e concerti, in cui si intrecciano i diversi linguaggi del teatro e della satira, della pittura e del canto, della radio e della tv, del cinema e del web, del giornalismo investigativo e della solidarietà.

Le voci di Matteo Setti e Valerio Jovine, gli archi dell’Orchestra dell’Opera Italiana, la chitarra di Giandomenico Anellino e le partiture di Sergio Rendine, le percussioni di Domenico De Marco & Pierpaolo Bisogno, le narrazioni di Concita De Gregorio, Luca Telese e Giulio Cavalli, l’ironia di Francesca Fornario e le vignette di Stefano Disegni, le provocazioni di Selvaggia Lucarelli e le orazioni civili di don Mazzi, le controinchieste di Giovanni Fasanella e la creatività di Cristiano D’Alisera, le interviste di Monica Zornetta, i quadri di Franco Fortunato: loro e molti altri ospiti di spicco si alternano − per cinque giorni e cinque notti − sotto le navate del  Workout Pasubio, un luogo scarno e magico di archeologia industriale, ex fabbrica metalmeccanica al centro di un programma di recupero e riuso.

Per l’associazione Rinascimento 2.0, promotrice del Festival della Parola con il patrocinio del Comune di Parma, la scelta di questo palcoscenico rappresenta quindi un investimento di idee, progetti, professionalità e offre alla città un’occasione da non perdere per la costruzione di un nuovo polo della cultura, delle arti, dello spettacolo e della formazione.

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito (via Catania, traversa via Palermo).

Il Maestro Eleonora Paterniti, regista lirica, musicista, autrice televisiva Rai, firma la direzione artistica del Festival della Parola 2015. Suo ideatore nel 2014 e responsabile di questa edizione è Manlio Maggio. Il presidente di Rinascimento 2.0 è l’imprenditore Davide Battistini.

Il Festival della Parola si avvale della collaborazione dell’associazione multietnica e antirazzista City Angels e dall’associazione di volontariato Liberi dalla Nebbia.

Ecco in dettaglio il cartellone, giorno per giorno, del Festival della Parola.

MERCOLEDÌ 1 LUGLIO

Mozart: eros numeroso è il titolo che Pasquale Panella ha suggerito per il primo incontro in forma di conversazione e concerto evocando la celebre trilogia Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte: alle ore 19 l’inviata di Repubblica (danza, musica, lirica, letteratura) Leonetta Bentivoglio, che è autrice con la musicologa Lidia Bramani di E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart per le edizioni Feltrinelli, si confronta con Guido Barbieri, critico musicale, storico conduttore dagli studi di Rai Radio 3, docente universitario, oggi direttore artistico del Teatro delle Muse di Ancona. Le opere mozartiane su libretto di Lorenzo Da Ponte costituiscono una straordinaria, vitalissima sorgente per esplorare senza conformismi l’universo dei sentimenti e dell’erotismo. L’Orchestra dell’Opera Italiana (l’originale esperienza che da un paio d’anni hanno inaugurato i professori già del Teatro di Regio di Parma, protagonisti del tour Con Verdi nel mondo) offrirà al Festival il talento del Quartetto d’archi composto da Silvia Mazzon, Simona Cazzulani, Ilaria Negrotti e Silvia Sciolla, eseguendo musiche di Wolfgang Amadeus.

Alle ore 21 si ragiona, si polemizza, ci si appassiona attorno ai Numeri in mare: i profughi sono un’emergenza o una psicosi? Per usare le parole di una giornalista che spesso va controcorrente, ci si chiede se il problema non sia la scabbia dei migranti ma quella della nostra politica: l’attrice parmense Alessandra Azimonti aprirà la serata leggendo un articolo di Selvaggia Lucarelli che nei giorni scorsi ha acceso la miccia della polemica sul Fatto quotidiano. Poi sarà lei, attivissima tra radio, tv e blog, a dialogare con due nomi simbolo del mondo dell’assistenza ai deboli e agli emarginati: don Antonio Mazzi, fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Exodus, volto notissimo alle platee televisive, abituato a commentare la cronaca senza celarsi dietro le frasi di circostanza; e Mario Furlan, giornalista, scrittore, docente universitario, il cui impegno sociale è testimoniato dall’associazione laica, multietnica, antirazzista e multireligiosa dei City Angels, volontari che affrontano ogni giorno in una ventina di città italiane le diverse emergenze della vita sulla strada. Interloquirà, con racconti e canzoni, il beniamino del pubblico Valerio Jovine, una delle voci dei 99 Posse, protagonista di programmi di grande successo come The Voice, sempre gratificato da picchi di audience e dai clic sui social network, sensibile con i testi ai temi dell’integrazione. Lo affianca Alessandro Aspide, una garanzia nel dj set.

GIOVEDÌ 2 LUGLIO

Caso Moro in partitura: la drammatica pagina storica che ha fatto da spartiacque nell’Italia repubblicana è lo spunto di un inedito incontro tra un giornalista che da anni sforna puntigliose ricerche sui misteri del nostro passato recente o remoto e un compositore tra i più prolifici e i più stimati nel panorama della musica contemporanea. Alle 18.30 si troveranno sul palco Giovanni Fasanella (notista politico del quotidiano l’Unità, poi inviato del settimanale Panorama, autore di molti volumi sul terrorismo, sul caso Gladio, sui servizi segreti inglesi) e Sergio Rendine (oltre duecento i suoi lavori, diverse sinfonie eseguite in tutto il mondo) partendo dal misterioso ruolo del direttore d’orchestra Igor Markevič nel sequestro dello statista democristiano. Fasanella ha pubblicato per le edizioni chiarelettere una ristampa aggiornata del suo libro dedicato a questa tesi. Rendine sta scrivendo la partitura di un’opera lirica incentrata sull’ultima notte di Moro che debutterà nel febbraio 2016 a Lecce. Lo stesso Maestro al pianoforte e Mimmo Malandra al sax faranno ascoltare − in anteprima assoluta − brani della composizione. A scandire il dialogo Matteo Marchetti, redattore del programma di attualità politica ed economica L’aria che tira sulla 7 e ricercatore di storia contemporanea.

Mafie: dare i numeri, fare i nomi è il canovaccio di una serata ad alta intensità di emozioni e passione civile. Si comincia alle 20.30 con un dialogo tra Nino Amadore e Giacomo Di Girolamo, due giornalisti siciliani che si sono segnalati in questi ultimi anni per la coerenza e il valore dei loro lavoro: il primo, messinese trapiantato a Palermo, scrive per il Dorso Sud del Sole 24 Ore ed è l’autore dei libri La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia e L‘isola civile. Le aziende siciliane contro la mafia (con Serena Uccello); il secondo dirige Marsala.it e la radio locale più seguita del Trapanese, firma su Repubblica e Sole 24 Ore, ha pubblicato Matteo Messina Denaro. L’invisibile, Cosa Grigia e Dormono sulla collina. 1969-2014. Il microfono passerà poi a Monica Zornetta: a lei, giornalista e saggista, già al Gazzettino e a Rtl 102.5, autrice di programmi Rai e di libri sulla Mafia del Brenta e su Felice Maniero, sul caso Ludwig, sul terrorismo nero e sulla criminalità nel Veneto, collaboratrice di Avvenire e del Corriere della Sera, toccherà di far entrare i presenti nella confessione commovente di Luciana Di Mauro, napoletana, la vedova di Gaetano Montanino, una guardia giurata vittima innocente della camorra. Teatro, libri, politica, legalità: sono le passioni forti di Giulio Cavalli, l’attore e regista che prenderà infine in mano la sala. In Nomi, cognomi e infami racconta al pubblico un rischioso impegno personale testimoniato anche da lavori quali Do ut des e A cento passi dal duomo e dal libro su Andreotti L’innocenza di Giulio.

VENERDÌ 3 LUGLIO

Fare i conti col silenzio: vecchie e nuove forme di censura nel mondo multimediale. Alle ore 19 si presentano assieme al pubblico un grande nome del cinema, del documentario e della tv e un giornalista e blogger tra i più seguiti specialmente tra i giovani. Italo Moscati, sceneggiatore di capolavori di Liliana Cavani, autore di innumerevoli programmi Rai e libri dedicati alle figure più care del grande schermo, da Sordi a De Sica, da Magnani a Totò, denuncia la sorte del suo film Monica Vitti: drammi, risate e molti schiaffi, finito ora oscurato su You Tube per misteriose questioni di diritti. Una forma di silenzio imposto, oltre il rispettoso silenzio che da anni avvolge la figura della grande attrice. Alessandro Gilioli, caporedattore del settimanale l’Espresso, autore del blog Piovono rane e di libri come Chi ha suicidato il Pd e La diaspora. Dov’è oggi la sinistra italiana, mette sul tavolo il suo ultimo lavoro (firmato con Guido Scorza) Meglio se taci (Baldini & Castoldi): una galleria di esempi eloquenti sulle difficoltà di un’informazione libera in Italia e sulla libertà d’espressione nel web.

Satira: suoni e segni è il titolo della serata, inizio alle ore 21.30, che rovescia sugli spettatori parole, spot, musiche, vignette con volti, voci e matite tra le più care al grande pubblico. Sarà Francesca Fornario (giornalista, autrice radio e tv) a regalare in diretta una puntata zero della seconda edizione di Mamma Non Mamma, programma già cult di Rai Radio 2, il cui nuovo ciclo partirà proprio l’indomani. Per diversi impegni professionali, non la affiancherà Federica Cifola ma la poliedrica attrice Cecilia Fioriti. Il trio acustico The Underdog (Erik Kroonenberg, Daniele Vacchini e Alessandro Formenti) compirà incursioni nel programma con voce, suono e verve in linea con un’occasione di trasgressione e ironia. A sorpresa si presenterà Stefano Disegni: Cuore, Ciak, Guerin Sportivo, Corriere della Sera, Fatto quotidiano hanno raccolto negli anni una platea di lettori entusiasti delle strisce di uno dei più acuti e acuminati disegnatori italiani. Disegni, Fornario, Fioriti e il disegnatore satirico, fumettista Gianluca Foglia Fogliazza, finita la puntata zero, resteranno sul palco per parlare di satira e dintorni con gli stimoli del giornalista e scrittore Francesco Specchia (L’Arena di Verona, La Voce, Libero, Il Giornale, Tg com).

SABATO 4 LUGLIO

Con la voce dei tuoi occhi: il neurochirurgo neonatale Claudio De Felice, Pasquale Panella e  Matteo Setti, il cantante che il musical Notre Dame de Paris scritto nell’adattamento italiano da Panella sulle note di Riccardo Cocciante ha portato a un’eccezionale notorietà internazionale, accompagnano gli spettatori (alle ore 18.30) in un “viaggio tra arte e scienza” nella sindrome di Rett, grave malattia neurologica che colpisce in particolare le bambine. Malattia a cui il clinico ha dedicato un intenso volume che dà il titolo all’incontro, guidato da Antonio Sgobba, capo redattore di Rane, la sezione culturale di IL, mensile del Sole 24 Ore. Matteo Setti canterà il brano “La notte delle cattedrali”, un’aria di Gringoire, il suo personaggio. Resterà poi sul palco da solo con il giornalista, dalle 19.30, per raccontarsi in parole e musica: la carriera, i progetti, i maestri. Io sono il vento, storico brano di Arturo Testa, sarà una delle canzoni che regalerà ai presenti.

Alle 21.30 l’attenzione sarà tutta per Concita De Gregorio: la giornalista e scrittrice, tra le firme più note di Repubblica, autrice di libri (Non lavate questo sangue, Una madre lo sa, Malamore, Un Paese senza tempo, Così è la vita, Io vi maledico, Un giorno sull’isola) tutti best seller, coinvolge la platea in una serata evento intitolata Le parole e le ferite della vita. Muovendo dal mistero di Livia e Alessia, le due gemelline di cui il padre poi suicidatosi ha fatto perdere le tracce, Concita De Gregorio entra con la mamma Irina nel silenzio di un dolore abissale che la parola prova a lenire. Mi sa che fuori è primavera è il titolo del libro edito da Feltrinelli.

DOMENICA 5 LUGLIO

L’universo della canzone: la quinta e ultima giornata del Festival della Parola comincia alle ore 18.30 con il tributo al grande talento di un’artista la cui parabola è tristemente segnata dal cinico circo del business musicale: Mia Martini. Almeno tu nell’universo (edito da Imprimatur) è l’opera di Salvatore Coccoluto (giornalista, blogger, autore di altri libri su cantautori, new wave, radio) che ne discorrerà con Leda Bertè, sorella della cantante. Una conversazione sul filo dei ricordi inframmezzata dalle emozioni trasmesse dalla chitarra di Giandomenico Anellino, solista di tale estro da essere definito “uomo orchestra”.

«Vai 5, vai 6, vai 7…»: le parole del regista: alle ore 20 sarà Cristiano D’Alisera a prendere le luci del palcoscenico. Il più grande spettacolo dopo il week-end con Rosario Fiorello, The Voice, Neri Poppins con Neri Marcorè e ancora Tatami, L’angolo nel Cielo: sono solo alcune delle regie televisive più viste da lui curate, con una creatività e una poliedricità che lo portano spesso a calcare i teatri e i set pubblicitari, con testimonial come Dustin Hoffman e Fabio Cannavaro. Al Workout Pasubio si racconta in pubblico.

Sinistra, numero civico non rintracciabile? L’ultimo appuntamento ci porta tra le parole, le convulsioni e gli inganni della politica seguendo la narrazione e il gusto polemico di Luca Telese, che indaga da anni l’immaginario della storia repubblicana (Cuori neri, Qualcuno era comunista, La marchesa, la villa e il Cavaliere, Gioventù, amore e rabbia) e ogni settimana racconta l’attualità del Palazzo e non solo dagli studi del suo Matrix, su Canale 5. Appuntamento alle ore 21.30. Con la partecipazione di Massimo Piras, che interpreterà famosi monologhi di Giorgio Gaber, e con le vibrazioni del duo Domenico De Marco e Pierpaolo Bisogno in Face to face. Vibrafono, marimba, congas, bongos, timbales, djembe e batteria per concludere il Festival della Parola al suono delle percussioni di una coppia di musicisti tra i più talentuosi.

SOGNI, PAGINE, SUONI

Dipinti e ceramiche di Franco Fortunato

Purezza figurativa. Sensorialità metafisica. Surrealismo fantastico. Dal 1° al 5 luglio Parma scopre i colori, le narrazioni e gli appunti in forma di quadri del maestro Franco Fortunato, che al Workout Pasubio espone una serie di opere, alcune tra le più emblematiche dei suoi celebri “cicli” e altre appositamente create per accompagnare l’ispirazione del Festival della Parola.

I personaggi di Pinocchio, il capolavoro di Collodi che all’artista parla sempre dei caratteri dell’Italia di oggi; le allegorie del Piccolo Principe, un cammino sentimentale che prende ancora per mano le nuove generazioni senza essere invecchiato nel corso del tempo; e ancora il ciclo di Moby Dick, quello del Vagabondo; fino alle scenografie per immagini che Fortunato ha estratto dai suoi molteplici linguaggi espressivi per dei memorabili allestimenti verdiani e mozartiani: Il Corsaro e Il Flauto Magico.

◊ ◊ ◊

DARE I NUMERI A PAROLE

In mostra la rubrica di Pasquale Panella

sul mensile IL del Sole 24 Ore

Dare i numeri a parole  è il nome della rubrica del poeta, scrittore e paroliere Pasquale Panella apparsa a partire dal marzo 2012 in tutti i numeri del mensile IL, Idee e Lifestyle del Sole 24 Ore, diretto da Christian Rocca, nella sezione culturale Rane curata da Antonio Sgobba.

Ogni mese 2400 battute, spazi compresi, di divagazioni, versi e ghirighori.

Tutte ora riprodotte su “quadri” esposti per il Festival della Parola al Workout Pasubio.

◊ ◊ ◊

Info: 393 0340603 – 329 0753096

comunicazione@rinascimento2zero.it

produzione@rinascimento2zero.it   

coordinamento@rinascimento2zero.it

http://www.festivaldellaparola.it/

http://www.rinascimento2zero.it/rinascimento-in-italia-nel-mondo.aspx

http://www.workoutpasubio.it/

A proposito di #Salvini: Left di questa settimana, da sabato in edicola.

B-yIBw6WwAAG_h5.jpg:largeQUANDO SONO DIVENTATO NERO

Intervista all’ex nazionale francese Lilian Thuram, autore del libro Per l’Uguaglianza
di Dario Giordo

TUTTI SUL CARROCCIO
La Lega Nord sbarca al Sud: e raccoglie i consensi della destra.
di Tiziana Barillà

XENOFOBI IN SCENA
MatteoSalvini si prepara alla manifestazione nella “Roma ladrona” del suo predecessore.
di Raffaele Lupoli

SECESSIONE ADDIO
L’apertura al Sud crea scompiglio alla Lega Nord.
di Giulio Cavalli

speciale
OLTRE GLI OPG LA NEBBIA
I nodi da sciogliere alla vigilia della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari.
di Donatella Coccoli

inchiesta
ROMPICAVO
Cosa c’è dietro alla nevicata che ha bloccato l’Emilia-Romagna? Da Terna spa più dubbi che risposte.
di Sarah Buono e Ilaria Giupponi

usa
I “GUFI” DI OBAMA
Kelton e Galbraight. Ecco chi c’è dietro la strategia anti crisi.
di Stefano Santachiara

egitto
IL GENDARME DEL MEDITERRANEO
Dal Cairo il presidente al Sisi muove le sue truppe contro lo jihaidismo.
di Umberto De Giovannangeli

libia
PERCHÉ I LIBICI CI ODIANO
Crimini di guerra, crociate contro gli arabi e deportazioni. Le imprese italiane in Libia.
di Matteo Marchetti

israele
AL VOTO SULLA SHOAH
Netanyahu usa l’Olocausto per conquistare voti.
di Umberto De Giovannangeli

patrimonio sos
LUPI DI TOSCANA
A rischio il Piano paesistico della Toscana. La denuncia di Settis e Montanari.
di Simona Maggiorelli

fotografia
IL MESTIERE DI FOTOGRAFO
Michele Palazzi ha vinto il Wpp Award con un progetto sulla Mongolia.
di Filippo Trojano

il ricordo
IL MIO MAESTRO SEVERISSIMO
Giulio Cavalli racconta Luca Ronconi.
di Giulio Cavalli

musica
CRESCIUTA A PANE E SPARTITI
Parla la giovane direttrice d’orchestra Carolina Bubbico.
di Diletta Parlangeli

LEFT: questa settimana cosa ci abbiamo messo dentro

Da oggi il nuovo numero di LEFT è in tutte le edicole. E dentro ci sono anch’io. E questo è quello che ci abbiamo messi dentro. Sono sempre ben accetti consigli, suggerimenti, critiche , etc. etc.

Left_Cover_N5_14Feb2015

YANIS VAROUFAKIS

Da Marx alla Teoria dei giochi. Ecco chi è l’uomo che sfida la Troika. Il passato, gli studi, la strategia. E un’idea alternativa alla finanza globale che si fonda su proposte serie.
di Nicolò Cavalli, Guido Iodice, Ernesto Longobardi, Anna Pettini, Andrea Ventura

politica
DE MAGISTRIS: «RICOMINCIO DA NAPOLI»
Parla il sindaco, paladino di un nuovo meridionalismo. Intanto è fuoco incrociato sull’acqua pubblica.
di Tiziana Barillà e Raffaele Lupoli

precari
COME RIFORMARE IL LAVORO
Idee e proposte in attesa degli altri decreti del Jobs act di Matteo Renzi.
di Michele Azzu

spazi urbani
OPPORTUNITÀ DA RIUSARE
Edifici abbandonati diventano occasioni di lavoro, contro le speculazioni edilizie.
di Veronica Di Benedetto Montaccini

speciale mafie
AEMILIA, LA VIA DELLA ’NDRANGHETA
Un nuovo sistema criminale corre lungo l’antica strada. E coinvolge tutti, anche la politica. Voci e cronache da una realtà inquietante.
di Sarah Buono, Giulio Cavalli, Ilaria Giupponi, Stefano Santachiara

terrorismo
ATTACCO ALL’ISIS
La rete di hacker Anonymous chiude account jihadisti. E la Giordania schiera le truppe.
di Umberto De Giovannangeli

conflitti
POLVERIERA UCRAINA
La crisi del Paese mette a rischio le quattro centrali nucleari. Torna l’incubo Chernobyl.
di Massimo Panico

l’intervista
LA MUSICA SALVA
Oltre 4mila opere di autori internati nei lager.
Francesco Lotoro racconta la sua ricerca.
di Flore Murard-Yovanovitch

junior
COME MAMMA MI VUOLE
Un esercito di baby modelle alimentano lo show biz. Ma chi sono? Parlano gli esperti.
di Simona Maggiorelli

paleontologia
GLI AMANTI DI MANOT CAVE
Il cranio di sapiens scoperto in Israele apre nuovi scenari. Anche sui Neanderthal.
di Pietro Greco

spettacolo
MA L’AMORE NO
Festival di Sanremo: trionfa la melassa.
di Diletta Parlangeli

musica
UN CANTAUTORE FUORI DI SÉ
Giovanni Truppi classico e sperimentale.
di Paola Mentuccia

Ecco di che pasta siamo fatti:

20150130_Left_N42015-800x500

 

Esce oggi Left. Ci sono anch’io.

Ecco l’editoriale di Ilaria Bonaccorsi:

«No, scusate, non mi convinco no: non ha vinto Renzi, ma ha abdicato questa sempre più logora sinistra che non ha gli strumenti culturali per descrivere uno slancio, per riuscire a vivere il momento “politicissimo” delle elezioni presidenziali un po’ più “in alto” di una settenaria riunione condominiale». Così scrive questa settimana su Left lo scrittore e attore Giulio Cavalli, commentando il clima di unanime consenso intorno all’elezione di un ex Dc, Sergio Mattarella,  a nuovo presidente della Repubblica.

A questo è dedicato lo sfoglio di apertura, non al ritorno della Balena bianca ma all’arrivo della Balena tricolore, quella nazionale costruita ad arte da Matteo Renzi. Molte le nostre voci, lo storico Adriano Prosperi,  il politologo Gian Enrico Rusconi, il segretario nazionale della Uaar Raffaele Carcano, la leader radicale Emma Bonino. Tutti preoccupati dall’assenza di laicità nella nostra classe politica, affetta da un “perbenismo”, così lo definisce Emma Bonino, paralizzante.

Qui da noi, come ci racconta Checchino Antonini, l’ipotetica nuova sinistra, non riesce nemmeno, come ha fatto Syriza in Grecia, ad ancorarsi e connettersi con tutti quegli esperimenti di welfare autorganizzato sul territorio: dai medici sociali ai gruppi di acquisto popolari.  Mentre nascono nuove sigle e partitelli dal senso ancora non pervenuto: Italia Unica, Noi Italiani, Popolari per il Sud.

Ci siamo poi occupati di Primavere arabe e di sentire cosa ne pensa di questo e dell’avanzata dell’Isis in Africa, il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli. Per continuare con l’intervista di Simona Maggiorelli alla scrittrice angloindiana e premio Pulitzer Jhumpa Lahiri che ci racconta di come si sia innamorata dell’italiano e di cosa abbia rappresentato scrivere il suo primo libro nella nostra lingua: «è avvenuto un cambiamento creativo ma anche personale. In questo nuovo percorso linguistico sono rinata. Spero che questo libro sia un nuovo inizio». E tanto altro, scienza, fiction e altre passioni. Buona lettura.

 

“E’ il sorriso che mi dà la forza di cercare compulsivamente la meraviglia”

Una mia intervista (presa da qui)

giulio_cavalli_facebookIn Italia c’è un teatro diverso. Un teatro che prende per mano lo spettatore e lo accompagna in una trama fatta di persone, volti conosciuti, realtà familiari. Storie non necessariamente positive o negative perché nel teatro – come nella vita – a volte a far sì che un racconto si caratterizzi in un modo o nell’altro è lo sguardo dei presenti che assistono al racconto. Quello che c’è di certo in questo teatro diverso in Italia, sono gli interpreti, quelli che la storia non solo l’hanno vissuta, ma la raccontano. Ecco, fra questi, uno dei migliori è Giulio Cavalli. Attore, regista, scrittore, Cavalli passa con la stessa facilità dalla stesura di libri alla recita sul palcoscenico, passando – spesso, ma non solo – attraverso il tema comune della lotta alla mafia.

Iniziamo dal teatro. Uscendo dai tuoi spettacoli, subito fuori dalla sala, si avverte immediatamente un senso di catarsi, un lungo respiro seguito quasi subito dal peso delle parole e delle storie che racconti. E forse è meglio che le seconde seguano il primo. 

“Credo che il teatro debba essere il luogo delle domande, piuttosto che delle risposte e quindi mi immagino il teatro come il luogo dove ci si allena a porsi le domande che per disabitudine, per ignoranza, per superficialità o per troppo dolore non ci siamo mai posti”.

Il tuo è un teatro di narrazione che racconta quelle che tu definisci “storie che crescono senza essere raccontate, a volte perché puzzano, a volte perché stanno sotto la cassa di un negozio perché la vetrina deve essere rassicurante”.

“A differenza della televisione in teatro l’umanità della storia è l’ingrediente fondamentale per la credibilità, mi ritengo molto fortunato nell’avere un pubblico che mi affida il proprio ascolto e per questo scelgo con cura quasi ossessiva le storie (e i particolari di quelle storie) da raccontare”.

Da “Do ut Des” in poi tema centrale del tuo teatro diventa la mafia. O forse sarebbe meglio dire l’antimafia, perché la sensazione che si ha stando sul marciapiede immediatamente all’uscita da un tuo spettacolo, è che le tue siano opere contro la mafia e non “sulla” mafia.

“Certo. I miei spettacoli sono “contro”, spesso. E comunque desidero un teatro che prenda posizione, che abbia una posto all’interno della storia. Altrimenti sarebbe cronaca. Non è il mio lavoro”.

Se tu ti interessi alla mafia, anche la mafia si interessa a te. E lo fa perché “dà fastidio la polvere che si alza dagli spettacoli teatrali”. Quando poi alza il tiro, tu fai i nomi e i cognomi dei mafiosi del Nord e del Sud, ma soprattutto inizi a girare per le scuole, raccontando un’altra Italia ad alunni ed insegnanti.

“Se davvero la mafia, come dicevano Borsellino e Falcone, è un fenomeno culturale è semplice cogliere quanto siano importanti gli “operatori” culturali in questa battaglia e l’educazione è la radice della cultura. Davvero credo che a scuola si costruiscano i lettori, gli spettatori che saranno”.

C’è una frase del tuo repertorio che voglio segnalare ed è quella per cui “l’antimafia si fa innamorandosi dello Stato e non dei salvatori”. Eppure, la sensazione, è che ci sia ancora bisogno di un eroe che guidi fuori dalla palude, anche – forse – per un forte senso di disillusione nello Stato. 

“La mitizzazione facilita la delega: “questo è un mio mito e affido a lui questa battaglia” è l’errore più comune e pericoloso in cui si possa incorrere”.

Uno di questi eroi, che forse non dovrebbe esserlo, è il magistrato palermitano Nino Di Matteo. Insieme ad altre 7000 persone hai lanciato un appello – ancora firmabile – per chiedere a Renzi di intervenire garantendo maggiore protezione tramite la concessione di un bombjammer al giudice. Un appello che si apre con un “facciamo finta che il tritolo acquistato e nascosto nei bidoni su ordine di Matteo Messina Denaro (così come la racconta un pentito) sia esploso…”

“Di Matteo è la personificazione di un isolamento che serve per preparare il terreno alla delegittimazione. Difendere lui significa difendere le buone pratiche dell’antimafia, significa avere imparato la lezione della storia”

Alla base del tuo lavoro resta un impegno civico che fa eco alle parole dello stesso Nino Di Matteo quando dice “non pensate mai, non cedete nemmeno alla tentazione di pensare anche per un solo momento che la vostra passione civile sia inutile o tradita, per favore non lo pensate mai…”.

“Non credo che sia possibile scindere i comportamenti sopra o sotto il palcoscenico. Il teatro “civile” (espressione che proprio non amo) implica una linearità di comportamenti”.

Capitolo Mafia Capitale. Se per il Procuratore DNA, Vincenzo Macrì “Milano è la capitale della ‘ndrangheta”, Roma non sembra essere da meno. Politici, malviventi di lungo corso, infiltrazioni di ogni genere. Sembra un film già visto, sempre lo stesso.

“Non credo che sia un film già visto: credo che sia lo stesso film e noi ci siamo fatti convincere che fosse giunto alla fine; del resto anche i personaggi sono gli stessi Mafia Capitale racconta anche quanto siamo stati scarsi nell’allenamento della memoria”.

C’è un capitolo di questa storia che non viene raccontato ed è quello che colpisce il terzo settore, quelle persone che, scrivi, sono “uomini e donne che hanno scelto di sacrificare (anche economicamente) la propria vita in nome di un valore da professare nel proprio mestiere”.

“Il terzo settore in Italia ha sostituito il welfare che avrebbe dovuto garantirci lo Stato. Lucrare sul terzo settore è un reato ancora più odioso dal punto di vista etico: significa arricchirsi sulle fragilità degli altri”.

Chiudiamo con una sentenza di questi giorni. La Corte di Cassazione ha confermato i quattro ergastoli per l’omicidio di Lea Garofalo, una storia che hai seguito dall’inizio alla fine.

“Bene. Lo aspettavamo tutti. Adesso mi piacerebbe anche sentire un po’ più di coraggio quando raccontiamo perché Lea sia rimasta sola fino alla morte. Chissà che qualcuno non riesca a dire che Lea Garofalo è stata abbandonata dallo Stato e anche da un bel pezzo dell’antimafia, prima di morire. E poi è stata riadattata da morta”.

Dimenticavo. Su quel marciapiede, davanti al teatro, c’è un terzo sentimento che si avverte, forte, ed è il sorriso che regala uno spettacolo che fa ridere riuscendo a parlare al cittadino prima e alla persona poi.

“Ed è il sorriso che mi dà la forza di cercare compulsivamente la meraviglia”.

In questo momento, Giulio Cavalli è impegnato in un raccolta fondi per il suo prossimo spettacolo, con una storia che potete conoscere e sostenere qui.

Il multilevel marketing della mafia

Eh niente, Francesco in questi giorni è più lucido di me:

Bene.
Veniamo ad oggi, per spiegare terra terra due cose e per dare, a chi non conoscesse queste situazioni, una misura il più possibile aderente alla realtà di quello che succede.

Innanzitutto si è portati a pensare che in questo mondo, quello di mafia, antimafia, scorte e minacciati, ci sia una bella distinzione netta, tipo bianco e nero, o (meglio) buoni e cattivi.

In Italia niente è netto, tutto è sfumato, soprattutto questo.

Le Mafie, come scrissi proprio con Giulio in uno spettacolo di tanti anni fa, è un “multilevel marketing”. Ma dove generalmente questa forma di lavoro è una fregatura per chi viene tirato dentro a “vendere”, in questo caso la fregatura è per noi che ne siamo fuori. Orgogliosamente fuori, aggiungo.

Il post (da leggere) è qui.