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Giulio Marcon

Il numero di Left in edicola domani: cosa ci abbiamo messo dentro

La presentazione del prossimo numero con le parole di Ilaria Bonaccorsi:

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Se sopravvivono e riescono a sbarcare vivi, li chiudiamo nei Cie. E se qualcuno di quei sopravvissuti capita nel Cie di Ponte Galeria a Roma è sfortunato il doppio. Perché oltre ad essere contenuto fisicamente dentro delle mura lo è anche farmacologicamente.

Questa settimana Left vi racconta come l’uso di psicofarmaci (antipsicotici, neurolettici, antidepressivi, benzodiazepine fino al metadone) in questa struttura sia  fuori controllo. Il risultato? Spesso “gli ospiti” escono con nuove dipendenze. Farmacologiche.

Uno di loro, un invisibile, come si definisce Sunjai, ha scritto uno splendido diario mentre era lì e ci ha permesso di pubblicarne ampli stralci che troverete su questo numero insieme al nostro primo monologo di carta. Primo di tanti, questa settimana Giulio Cavalli insieme a Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, ha scritto “L’isola che c’è” e così ogni volta tenteremo di affrontare con la letteratura, il teatro, la poesia, fatti di attualità. Per trovare un’altra chiave, un altro modo  di raccontarvi ciò che accade.

Come troverete, il primo editoriale, di molti, di Emanuele Ferragina, autore di uno dei libri più interessanti del 2014 (La maggioranza invisibile) e poi lunghi e approfonditi servizi su l’Expo di Milano, la comunità araba in Italia che tutto vuole fare meno che  “invadere”, il fronte libico e l’Italia che scalda i motori, e quello ucraino.

L’intervento di Giulio Marcon (indipendente di Sel) che ci parla dell’art. 78 della nostra Costituzione. E sei pagine, per cercare di capire genesi e crescita della nuova sinistra spagnola di Podemos. Uno ad uno l’analisi dei riferimenti culturali del movimento e la mappa dei nuovi circoli che stanno nascendo in tutta Europa.

E poi tanta cultura, le commedie di Shakespeare e un ricordo di Elsa Morante. La scienza di Pietro Greco e tutto quello che avreste voluto fare questo fine settimana secondo noi! Buona lettura.

Il bullo di Firenze

La cronaca della folle e indecente serata di ieri al Parlamento scritta dal deputato Giulio Marcon:

matteo-renzi-Giovedì 12 febbraio nella notte, dopo l’aggressione di alcuni deputati del Pd ai deputati di Sel (era in corso la seduta-fiume sulle riforme costituzionali), è comparso alla Camera il premier Matteo Renzi. Ci si aspettava che intervenisse per rasserenare gli animi o per rispondere nel merito posto dalle critiche dell’opposizione, ma è rimasto silente tutto il tempo. A parole.

Ma con i comportamenti e i gesti ha comunicato tutto il tempo. Ha preso scherzosamente a microfonate il ministro Delrio, ha chiacchierato con la Boschi, ha guardato ostentatamente con sorrisi di scherno e con fare di sfida alcuni deputati dell’opposizione, ha continuato a darsi il cinque con il suo “cerchio magico”, da Carbone a Bonifazi, si è aggirato tra i banchi dei deputati diffondendo buffetti e battute. Fregandosene del dibattito in corso e non rispondendo agli inviti ad intervenire per chiarire gli aspetti controversi della riforma costituzionale ha fatto dell’altro.

Con un atteggiamento che a Napoli, chiamerebbero da guappo, a Roma da coatto e a Firenze da bullo. Un atteggiamento provocatorio. Un paio di volte si è fatto portare dagli uffici della presidenza il foglio con i tempi (pochi) rimasti a disposizione dell’opposizione per intervenire in aula, rimirandoli soddisfatto. Era interessato a sapere quando si chiuderà la riforma della Costituzione-trattata come un decreto-legge- non a confrontarsi con il Parlamento.

Renzi si è laureato con una tesi su Giorgio La Pira, uomo sobrio, misurato, dialogante, capace di stabilire ponti, sincero e leale. Non si capisce cosa abbia imparato Renzi, scrivendo quella tesi. Il premier ha dichiarato un paio di giorni fa: “Se vogliono lo scontro, lo avranno“. La Pira avrebbe detto al contrario: “Se vogliono il dialogo, lo avranno”.

Ma La Pira era un profeta e un uomo di dialogo. Renzi è un capo-tifoseria e un uomo di rottura.