E’ cosa vecchia andare d’accordo con la mafia
Giusto qualche settimana fa, ripensando ai vari Dell’Utri, Cosentino e gli altri compari belli candidati impunemente in politica nonostante una compromessa storia personale, ripensavo al silenzio intorno al boss Giuseppe Genco Russo e giusto oggi incappo in un articolo interessante e ben fatto di Rey Brambilla:
Era terribilmente a disagio durante la tribuna politica del 1960, quando un giornalista gli chiese i motivi per cui il suo partito avesse candidato un boss mafioso nelle liste siciliane.
Non si sta parlando di Silvio Berlusconi e “Forza Italia”, ma di Aldo Moro e la “Democrazia Cristiana”: il partito dello scudo crociato aveva candidato Giuseppe Genco Russo, riconosciuto super boss mafioso, nel seggio di Mussomeli (Caltanisetta), promuovendolo a consigliere.
L’opinione pubblica italiana si stupisce per la presenza in parlamento di Luigi Cesaro (politico dai risaputi legami con la camorra) e di altri politici indagati per mafia: episodi inquietanti ma riguardanti uomini collusi con la mafia e non dei boss come Giuseppe Genco Russo.
Altrettanto umiliante è individuare la figura del boss e riflettere come un personaggio simile possa aver rappresentato le istituzioni: un uomo rude, grasso, volgare e fiero di esibire le più bieche abitudini contadine (sputare per terra, esibire scarpe sporche, essere sgrammaticati) ma nello stesso tempo egocentrico (al punto di essere ribattezzato “la Lollobrigida” dagli stessi criminali, per un’attitudine a farsi fotografare).Perché la Democrazia Cristiana incappò in uno scandalo di tale portata?
Il resto è qui.