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Esclusivo Ilaria Cucchi a TPI: “Raggi non mantiene le promesse, al Comune di Roma interessano solo i soldi, non la giustizia”

La sorella di Stefano Cucchi contro il Campidoglio: “Se il processo farsa è ancora in piedi è perché il Campidoglio conta ancora sul risarcimento economico che potrebbe ricavarne. Salvini? Non mi ha mai chiamato”

Ilaria Alpi è morta di caldo, quindi

Nello scorso ottobre l’unico imputato per l’omicidio della giornalista Rai Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadisco il 20 marzo del 1994, è stato scagionato e rimesso in libertà dalla Corte d’appello di Perugia. E fa niente che Hashi Omar Hassan si sia fatto già 17 dei 26 anni di condanna. Dopo la tardiva assoluzione la madre di Ilaria, Luciana, disse: “Eppure, nessuno è riuscito a porre fine alle troppe bugie, ai troppi depistaggi che hanno caratterizzato questa vicenda. Io sono stanca – ha detto ancora Luciana Alpi – sono sola dopo aver perso mio marito sei anni fa e non sto neanche tanto bene. Parlerò con il mio avvocato per decidere che cosa fare. Personalmente ho l’impressione che gli inquirenti non siano mai stati interessati a scoprire la verità.”

Se c’è un omicidio e l’assassino era sbagliato significa che manca un pezzo di verità. Anzi, a ben vedere, significa che qualcuno ha avuto tutto l’interesse perché si accusasse la persona sbagliata per coprire quelle giuste e colpevoli. La morte di Ilaria Alpi ha un cattivo odore che parte da molto lontano.

E invece ieri la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione. Tutto nel cassetto. A firmarla è stata il pm Elisabetta Ceniccola, magistrato che assunse la titolarità degli accertamenti dopo che il gip Emanuele Cersosimo, nel 2007, respinse una richiesta di archiviazione sul duplice omicidio disponendo ulteriori accertamenti.

C’è un testimone falso che disse di essersi inventato le accuse “perché gli italiani avevano fretta di chiudere il caso”, c’è qualcuno che ha pagato il falso testimone per inventarsi tutto quanto ma, a quanto pare, non ci sono depistaggi. Niente di niente.

Di ufficiale sulla morte di Ilaria e Milan rimangono le parole del presidente della commissione parlamentare d’inchiesta Carlo Taormina che ebbe l’ardire di dichiarare il 5 settembre 2012«Ilaria Alpi è morta a causa di una rapina. Era in vacanza non stava facendo nessuna inchiesta, la commissione che presiedevo lo ha accertato. Ho un documento che manterrò privato per rispetto alla sua memoria che racconta tutta un’altra storia».

Oppure è morta di caldo. Del terribile caldo di Mogadiscio. E siamo a posto così.

Buon mercoledì.

 

(continua su Left)

La dose giornaliera di rabbia e quegli sputi su una madre

“Ma come si fa”

“Non merita di avere figli”

“Basta buonismo…un bimbo di 16 mesi che aveva tutto il diritto di vivere la propria vita non c’è più…Questa povera creatura chissà quanto avrà pianto prima di spegnersi piano piano…chissà quanto ha sofferto…non esiste dimenticarsi il proprio figlio in macchina…in questi casi dico solo una cosa: ERGASTOLO!!!”

“Chi si dovrebbe vergognare e l’assassina in prima persona. Non meritava di essere madre”

“Era talmente persa tra le sue cose che la bimba era l’ultimo suo pensiero”

“Nessuno vi prega di mettere figli al mondo se poi non riuscite ad occuparvene”

“La (scritto così, senza “h” nda) voluto lei secondo me se aveva un appuntamento dal parrucchiere non se lo dimenticava”

E qualcuno commenta: “brava, l’ho pensato anch’io, magari parlava al telefono”

“Sì magari la signora non si distraeva se non era a bere un caffè con il collega”

Sono solo alcuni dei commenti che sono piovuti dal “tribunale dell’uomo qualunque su facebook” su Ilaria Naldini, la madre che ad Arezzo ha perso la figlia piccola soffocata nella sua auto lasciata sotto al sole. Il tribunale del popolo ha vomitato i suoi insulti: gente che prima di andare a dormire, dopo una giornata di lavoro ha pensato bene di utilizzare un lutto e un dolore come anti stress alla propria giornata. Hanno messo a letto i loro di figli, dato il bacio della buonanotte alla moglie e poi hanno pensato di passare per un secondo sul cadavere di una bambina e sulla ferita di una madre per sputare un po’ di veleno prima di spegnere tutto e mettersi a dormire.

Una dose giornaliera di rabbia e sangue nel moderno Colosseo dei social dove nessuno ti chiede il conto del giudizio di pancia (o anche un po’ più giù) sparato a palle incatenate. A posto così: anche oggi la dose quotidiana di rabbia è stata ingerita. E migliaia di persone continuano a credere che sia un buon sciroppo contro le proprie piccole o grandi disperazioni quotidiane.

 

(continua su Left)