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ineleggibilità

Leggere la sentenza, magari, su Beppe Sala

sala

Insomma ci dicono che la questione dell’incandidabilità di Sala sia l’ennesimo bluff degli ennesimi gufi. Che in verità questa volta sono grilli (è il M5S) ma ormai il gufo è un animale onnicomprensivo. E anzi se spiate sulle bacheche Facebook dei candidati in sostegno a Sala vedrete che lamentano questa “perdita di tempo” che hanno dovuto sorbirsi. E allora forse vale la pena leggere la sentenza:

«L’ineleggibilità deve essere tenuta nettamente distinta dall’incandidabilità. Quest’ultima implica l’impossibilità di prendere parte, fin dall’inizio, alla competizione elettorale (T.A.R. Catania, sez. III, 25/03/2015, n. 843) e conduce alla nullità delle elezioni (si veda quale dato positivo in tal senso le disposizioni di cui al D.lgs. n. 235/2012), a differenza, invece, dell’ineleggibilità che non invalida l’ammissione della lista e comporta, quale unico effetto, la decadenza del solo candidato, senza ulteriori conseguenze sugli altri esiti del voto (T.A.R. Campobasso, sez. I, 19/02/2010, n. 134) […]

(il mio buongiorno per Left continua qui)

L’ineleggibile. Del PD.

Se avete tempo e voglia andate a rileggervi questo post (che mi hanno contestato in molti, “alleati”, del resto).

Poi leggete la notizia qui e il comunicato stampa del consigliere regionale del PD Angelo Costanzo che dice:

“Sono sereno – dichiara – perché i 5mila 642 voti che ho ottenuto sono arrivati per consenso politico e radicamento sul territorio e nulla hanno a che fare con la mia presenza nel Consiglio di amministrazione dell’Aler. Il problema sorto sulle mie dimissioni dall’Aler non fa venire meno il consenso avuto. Un risultato, arrivato nelle elezioni regionali nel marzo del 2010 dopo anni d’impegno sociale e politico. Questa è la verità e lo sanno anche gli esponenti del Partito Radicale che dopo un anno dalla mia elezione hanno proposto un ricorso sulla base di una normativa che prevede l’ineleggibilità di candidati che ricoprono cariche nei Consigli di amministrazione di enti regionali perché potrebbero trarne vantaggio rispetto ad altri candidati. Da lì non ho tratto nessun vantaggio. Spiace che i Radicali, con la loro azione, facciano venire meno la rappresentanza del territorio di un esponente dell’opposizione che in questi due anni e mezzo ha fatto del proprio meglio per svolgere il proprio lavoro con serietà e impegno, come a volte è stato riconosciuto anche dagli esponenti della maggioranza”.

Ora, Angelo Costanzo è un collega serio, impegnato e competente. Uno di quelli che nel Consiglio Regionale della Lombardia fa bene il suo lavoro e (secondo me) rende onore ai bisogni dei cittadini lombardi.

Ma qualcuno mi spieghi perché poi abbiamo un atteggiamento bifronte sulle firme false di Formigoni a cui il celeste sempre risponde mettendoci di fronte i voti che sono arrivati per consenso politico e radicamento sul territorio. Dice così anche lui.

Perché dobbiamo metterci d’accordo sul rispetto delle regole. O sì o no. E secondo me sono ineleggibili coloro che non rispettano le regole. Punto. Anche se tra Formigoni e Costanzo mi auguro di avere solo il secondo, presto, nella prossima Regione Lombardia.

L’inciucio sulla Giunta per le Elezioni: a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina

Andiamo con ordine. La storia sembra complicata ma è semplice semplice.

Due consiglieri regionali hanno occupato abusivamente il loro posto in questi ultimi due anni. Lo dichiarano i tribunali. Angelo Costanzo (PD) è stato dichiarato ineleggibile a causa delle tardive dimissioni dal cda dell’Aler di Sondrio, Giorgio Pozzi (PDL) si sarebbe dimesso con 17 giorni di ritardo dal cda di Nord Energia (di fatto controllata dalla Regione) rispetto ai termini di legge.

Uno di qua e uno di là. Come nelle migliori famiglie.

In Regione Lombardia esiste un organo che dovrebbe verificare la regolarità degli eletti. E’ lì proprio per quello. E’ la Giunta per le Elezioni e si avvale della consulenza degli avvocati della Regione. In Giunta per le Elezioni non abbiamo potuto sapere molto di Costanzo e Pozzi perché il presidente Enrico Marcora (UDC) ha dichiarato che non era compito della Giunta decidere se la documentazione era contestabile. Viene da chiedersi quindi a cosa serva. Ma va bene. Tant’è che il nostro voto si è basato sulle opinioni dei legali. Opinione molto tiepida e timida, tra l’altro.

Ora torniamo indietro di qualche mese. Sull’elezione di Marcora presidente si era verificato uno strano inghippo: il PD aveva trovato un accordo con il PDL per eleggere Marcora e non sostenere un altro presidente pr0posto dalla minoranza (che avrei dovuto essere io, ma non è questo il punto, in realtà era posto concordato per IDV). Trovate la cronaca in un vecchio post di questo blog del 16 giugno 2010 (viva la memoria di internet, viene da dire) in cui scrivevo:

Un altro punto che credo debba personalmente chiarire è quello della Giunta delle elezioni. La Giunta delle elezioni ha il compito di verificare la sussistenza di eventuali cause di ineleggibilità o di incompatibilità dei consiglieri regionali. I componenti di questo organismo eleggono al proprio interno un ufficio di presidenza composto da un presidente, un vicepresidente e un segretario.  Ciascun consigliere viene invitato a presentare una dichiarazione sulle cariche o gli uffici ricoperti, gli incarichi svolti, i rapporti contrattuali in corso con la Regione, ecc..  Sulla base delle dichiarazioni presentate la Giunta delle elezioni procede all’esame di ciascuna posizione giuridica in relazione alle norme legislative in materia di ineleggibilità e incompatibilità.  A tal fine la Giunta delle elezioni assume le informazioni necessarie, chiede e riceve documenti relativi all’oggetto delle verifiche, e sente eventualmente gli interessati.  I suoi lavori hanno carattere riservato.  La Giunta delle elezioni deve compiere l’attività istruttoria entro 60 giorni.  Sulla base della relazione motivata della Giunta delle elezioni il Consiglio, nei successivi 30 giorni, convalida l’elezione dei consiglieri.  Prima della convalida il Consiglio può procedere soltanto agli adempimenti indispensabili ed urgenti, i quali non perdono validità anche nel caso di mancata convalida di uno o più consiglieri. La Giunta delle elezioni esamina anche le cause sopravvenute di ineleggibilità e incompatibilità e provvede alla convalida dei consiglieri subentrati.

La mia presidenza della Giunta delle elezioni è stata concordata con la coalizione di minoranza (IDV, PD, SEL e Pensionati) fin dai primi giorni di insediamento del Consiglio, essendo una delle pochissime posizioni riservata alla minoranza. Sulla nomina di un uomo IDV il Pdl ha posto un veto politico che non mi interessa discutere o analizzare. E’ vero, come dice nel suo comunicato stampa il sempre svelto Gaffuri, che il Pd ha appoggiato la mia presidenza per ben cinque votazioni sempre concluse senza il raggiungimento del quorum necessario (con il Pdl convergente sul candidato dell’Udc Marcora e la Lega padanamente alla finestra con il piglio dei decisi), così come è vero che nella seduta di ieri il Pd, sottolineando che “non è una questione personale”, ha con i suoi voti eletto Enrico Marcora (Udc) presidente della Giunta per le elezioni.

Dunque, stiamo ai fatti: Gaffuri dichiara che ad un certo punto si è imposta la scelta di trovare una “convergenza possibile”. Quindi, poiché le parole non sono opinabili e vanno usate con cautela, il Pd dichiara che la scelta di Marcora è figlia di una convergenza: quindi un accordo, una comunione di modi e obiettivi, un segnale di stima politica e fiducia, un’amicizia istituzionale. Lo scrutinio dice che Pd e Pdl hanno votato l’uomo Udc; Pensionati e Sel si sono astenuti e io mi sono in modo molto inelegante autovotato.

La convergenza politica lombarda del 15 giugno 2010 del Pd è stata quella di votare un uomo Udc a braccetto con il Pdl. Il resto è aria fritta. Se non che la politica dei due forni dell’UDC paga. Il cinismo di tre soli consiglieri è stato sufficiente per imporre ad altri 28 il nome del Presidente della commissione.

Tra le parole il Pd parla anche di “responsabilità istituzionale per sbloccare la situazione”. Rallentare i lavori di una Regione che non si scrolla di dosso l’ombra di un grumo catto-xenofobo di interessi affaristici è evidentemente un’onta per la cortese e accomodante opposizione di un Pd sempre più blando e solamente interessato al risiko delle proprie poltrone piuttosto che all’integrità politica di una coalizione di fatto.

Quindi, seguo il ragionamento: il rispetto del proprio ruolo istituzionale è oggi una priorità. Da ieri Filippo Penati siede su una poltrona di vicepresidenza del Consiglio regionale non più a rappresentare una coalizione che il Pd ha calpestato ma a rappresentare sé stesso e quel poco di Pd che c’è rimasto. Se quello che ricopre è un “ruolo di garanzia della coalizione”, Penati da ieri non è più l’uomo giusto.

Ringrazio Chiara Cremonesi (SEL) e Elisabetta Fatuzzo (Pensionati) per l’appoggio e la coerenza.

Oggi, con le vicende di Costanzo e Pozzi forse il quadro diventa più chiaro. E forse anche il ‘compagno’ Marcora dovrebbe ripensare al proprio ruolo in un organo politico smentito clamorosamente nei fatti dalla magistratura.