Intanto, il mondo reale
Al corteo a sostegno dei lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio ieri a Firenze hanno partecipato migliaia di persone. Dall’Anpi agli studenti, dagli operai delle fabbriche minacciati dalla scure dei licenziamenti agli abitanti della città. Scesi in piazza con la parola d’ordine partigiana “Insorgiamo”
Non ha il fremito giornalistico delle manifestazioni di sparuti partecipanti buoni per essere intervistati con la sicurezza che diranno qualche cretinata buona da rilanciare in qualche video che sicuramente farà qualche clic e quindi la manifestazione di ieri a Firenze, qualcosa come 25mila persona almeno a sfilare per le strade della città, probabilmente finirà solo tra le pagine di chi si occupa di lavoro da anni, di chi si sforza di proporre una fotografia del momento attuale che non sia semplicemente uno spot confindustriale.
A sostegno dei lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio, fabbrica da sempre portatrice di eccellenza italiana che è finita sotto la scure del fondo finanziario Melrose, il corteo autorganizzato dalla Rsu e dal Collettivo della fabbrica ha visto sfilare le bandiere partigiane della Brigata Sinigaglia e dell’Anpi Oltrarno e di Campi Bisenzio, protagoniste della liberazione della città dal nazifascismo nel 1944. Perché non si tratta semplicemente di una crisi aziendale: è una discussione molto più larga di natura democratica.
Quel 9 luglio i 422 lavoratori si erano ritrovati liberi per uno strano “permesso collettivo”. Qualcuno se n’era andato al mare con la famiglia, qualcuno provava a informarsi. Un calo di lavoro, si diceva, solo un piccolo calo di lavoro, rassicuravano dall’azienda. Lo stabilimento di via fratelli Cervi a Campi Bisenzio produce materiali (assi e semiassi) di alta qualità e soprattutto è situato in una posizione strategica per il suo principale cliente, Stellantis-Fca, la multinazionale di cui fanno parte Fiat Chrysler Automobiles e il francese Psa Group. E invece alle 10 del mattino arriva la comunicazione terribile del licenziamento per tutti.
Ieri i drappi rossi con la scritta “insorgiamo” erano tra le persone e perfino alle finestre. C’erano gli striscioni dell’Embraco di Torino e della Whirlpool di Napoli, una rappresentanza della Rsu della Piaggio di Pontedera, gli operai della Sanac di Massa Carrara e quelli del distretto tessile di Prato. Non c’era in piazza semplicemente una categoria ma una composizione incredibile che sa bene, come scrive Naomi Klein in The Shock Doctrine, che il Potere approfitta dei momenti di crisi, per spingere ancor più l’acceleratore su speculazioni e aumento del profitto per pochi ai danni dei più che si concretizzano in politiche di stampo neoliberista. Del resto qui da noi ci si dimentica spesso che tra il 2000 e il 2019 in Germania e in Francia si è registrato un aumento del salario lordo annuale del +18,4% e +21,4%, mentre in Italia del +3,1%. Tra il 2007 e il 2019 in Italia lo stipendio annuale lordo è passato da 30.172 euro a 30.028. Per capirsi basta sapere che la Germania ha segnato un +6.000 euro.
Come disse Dario Salvetti, delegato Rsu Fiom Gkn Firenze, lo scorso 11 agosto: «Loro hanno calcolato tutto e se dobbiamo vincere dobbiamo uscire dal loro calcolo». E uscire dal calcolo è un’esigenza urgente, di cui la politica dovrà prima o poi farsi carico, non potendo fingere troppo a lungo di non saperne nulla.
Ieri si è assistito a una piazza perfino festosa, fiera di rivendicare il diritto al conflitto (che è una parola che qualcuno ha voluto trasformare in spaventosa eppure sta alla base della difesa dei diritti da sempre). E non sarà un caso che proprio ieri si è voluto ricordare che proprio lì vicino, a Campi Bisenzio, qualche ora prima un operaio di 48 anni, Giuseppe Siino, è morto sotto un rullo.
La posta in gioco, ha dichiarato Nicola Fratoianni, è «difendere i diritti del lavoro minacciati in tutto il Paese da un’idea malsana di ripresa della nostra economia, che rischia di fare il ritorno allo sfruttamento la cifra dominante. Uno scenario che non può essere accettato». Sarà una battaglia difficile e lunga, ma è un battaglia ogni giorno più necessaria.
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