«In Italia – ci dice – abbiamo avuto in questi anni una sinistra “diffusa”, ma nel senso più deleterio del termine: incastonata in luoghi diversi, preda di istinti di autoconservazione, incapace di guardare lontano. E invece oggi serve uno sguardo europeo, uno sguardo d’insieme. Questa lista esce dalle logiche di quartiere e porta un approccio finalmente costruttivo sui temi europei».
Votare per l’Altra Europa significa rifiutare sia l’approccio mercatista delle “larghe intese” (Ppe e Pse), sia il populismo dei vari euroscettici, dalla Lega a Forza Italia, al M5S, e dall’Ukip a Le Pen. «Questo progetto rifiuta quel “non c’è alternativa” che ci affligge dai tempi della Thatcher e che è pericolosissimo, perché sclerotizza qualsiasi creazione e creatività politica. Abbiamo bisogno di Europa, ma di un’Europa che non sia solo direttorio finanziario. Ci serve un direttorio sociale, di apertura a nuovi diritti, alla modernità, e che metta in pratica un’economia che sia a misura d’uomo».
A chi, magari per qualche scoria del vecchio “voto utile”, potrebbe preferire il socialdemocratico tedesco Schulz, Cavalli dice: «Non credo che il Pse sia “il male”. Credo però che sia ora di smettere di scegliere il meno peggio, in un continuo ribasso che infliggiamo da soli ai nostri sogni. Schulz è uno che che, semplicemente, segue politiche che non sono le nostre; magari in modo empatico, ma rispetto a noi è un’altra cosa, e le azioni sue e dei suoi compagni di partito in questi anni stanno a testimoniarlo. Tsipras è uno che guarda nella nostra stessa direzione».
In questa Altra Europa, Cavalli ci crede davvero: «Questa lista nasce basandosi sulla fattibilità della speranza. Non siamo nella letteratura, o nell’utopia che poi deve tradursi nella realtà: siamo in una dimensione strettamente politica, ma che si avvicina a quelle che sono da tempo le nostre speranze. Non è vero che “non si può fare”. Votare Tsipras significa finalmente sovvertire il pensiero unico dei liberisti; un pensiero che, purtroppo, in Italia si è impadronito anche di buona parte del centrosinistra».
Un pensiero, in conclusione, a qualche esperienza del passato, magari anch’essa partita bene, ma che ha poi perso lo slancio iniziale: «Bisogna assolutamente evitare che i soliti capibastone cerchino per l’ennesima volta di sfruttare l’occasione per autoperpetuarsi. Negli anni passati altri progetti politici hanno commesso l’errore di propugnare idee nuove affidandole però alle stesse persone che per vent’anni hanno assistito impotenti alla deriva che oggi combattiamo. Per questo sono molto d’accordo con la decisione, in questa prima fase, di escludere dalle liste chi ha già avuto incarichi politici. C’è bisogno di gente nuova. E dico questo ben sapendo di autoescludermi».