Barbara Gigante scrive una lettera ai leghisti (che pazienza):
Caro leghista,
io ti vorrei capire. Non tanto le tue posizioni, quelle le ho intese, sono le soluzioniche proponi a turbarmi o semplicemente non credo il partito che sostieni ne abbia mai trovata mezza.
Ti sento spesso sbraitare di essere “contro l’immigrazione”, senza sapere bene cosa significhi. Si può essere “contro” qualcosa che non abbiamo la più pallida idea di come fermare? Il fenomeno c’è, questo è un dato, migliaia di persone continuano ad arrivare. E allora, che si fa?
Come si chiude il mare?
I muri nell’acqua non li possiamo alzare. Avremmo, però, potuto evitare cose svantaggiose per l’Italia, come per esempio la ratifica, senza chiedere garanzie in cambio, di un trattato che impone di prenderci in carico nei centri di prima accoglienza tutti, ma proprio tutti, coloro che sbarcano in Italia.
Lo sapevi, caro leghista, che esiste un trattato che si chiama Dublino come la città?
Impone ai richiedenti asilo di fare domanda per il Paese in cui vogliono essere ospitati esclusivamente dal Paese nel quale arrivano. Ora, secondo te, stando alla posizione geografica, ci voleva tanto a capire in quali nazioni sarebbero più facilmente arrivati in massa? Ovviamente è andata peggio a noi e a quegli altri poracci dei greci. Senza battere ciglio, abbiamo assicurato all’Europa che avremmo pensato da soli alla prima accoglienza e se oggi t’indigni per gli alberghi riempiti dallo Stato con queste persone, salvo poi non volersene occupare e abbandonarli lì senza far niente, è proprio a causa di questo benedetto trattato di Dublino.
Indovina, caro leghista, chi lo ha firmato questo trattato?
Il primo passo fu la Convenzione di Dublino del 1990. Dopo, però, venne il governo Berlusconi. Un governo di destra, quindi, vostro alleato, che sulla retorica degli immigrati cattivi ci ha fatto una testa come una capanna. Ci si sarebbe aspettato, allora, che al momento di firmare il trattato di Dublino II, nel 2003, avrebbero indietreggiato inorriditi in nome della protezione dei confini nazionali.
Macché. Quando vai a votare la Lega Nord ricordatelo, mio verde compaesano, che il trattato di Dublino II porta la firma di Maroni. Quel Maroni là, l’amico tuo, quello della Lega, che quando si è trattato di fare come diceva l’Europa si è messo nella posizione del missionario esattamente come gli altri.
Forse, tra le cose che il tuo partito ha fatto per convincerti di starsi occupando del problema, c’è la famosa, ormai inattuabile, legge Bossi-Fini. Quel capolavoro di legislatura, per il quale il Consiglio d’Europa stava per toglierci il titolo di Paese civile, che impediva di soccorrere in mare imbarcazioni di clandestini. Quindi, nel caso in cui un peschereccio si fosse trovato davanti a un naufragio, doveva rimanere là, impassibile, a godersi lo spettacolo di persone morenti a cinque minuti da dove si trovava. E ci sono stati casi di uomini che, non potendo resistere a quello spettacolo, hanno prestato aiuto ai migranti con le loro imbarcazioni, salvo poi essere indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Quello che favoreggia una legge del genere, invece, è il culto del girarsi dall’altra parte davanti a un uomo che muore.
Indubbiamente una soluzione efficace per non farli arrivare, ma se la accetti, se ti sta bene lasciar affogare nell’indifferenza migliaia di bambini che pure sono in mezzo a quei migranti, quantomeno smettila di definirti appartenente a una cultura superiore e guarda in faccia il fatto di essere come l’Isis.
Finiscila, per coerenza, di trincerarti dietro a un Cristianesimo che non rappresenti affatto. Il crocifisso nelle scuole che difendi con le unghie non è per te: rappresenta un uomo morto nell’indifferenza circostante, anzi, a furor di popolo, che poteva pure risparmiarselo essendo Dio, ma doveva far capire a te cosa fosse un’ingiustizia. Solo agli sciocchi serviva che risorgesse pure. In realtà la sua morte era sufficiente a rendere palese agli uomini come non si dovevano comportare. Da buon cattolico, dovresti cercare la tua ragione di vita nel sacrificio in nome di un ideale che vale ben oltre l’asservimento alle esigenze dell’individuo.
Se la risposta all’Islam non è la laicità ma il Cristianesimo, allora fermati, e se vengono a tirarti una sciabolata porgi l’altra guancia. Se vuoi il Paradiso, non puoi uccidere, né lasciar morire. Così dice la tua Bibbia. Quella che millanti sia assai meglio del Corano. Solo che ti dimentichi di applicarla.
Quando parli di “radici”, ricordati che la religione che professi non ha mai giudicato l’albero dalle radici, ma dai suoi frutti (Matteo 7:16-20).
Significa che il vero profeta è quello in grado di realizzare la pace e la convivenza civile tramite un messaggio intriso d’amore, solo così lo riconosci. Non da dove viene, ma in che direzione va. Quello conta.
(continua qui, vale la pena leggerla fino alla fine)