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lega nord

Boni, leghisti, Lombardia e timidezze

È un avviso di garanzia, è vero: non un avviso di colpevolezza. Ma la garanzia della credibilità di Regione Lombardia è andata a farsi fottere da un bel pezzo, e Davide Boni, presidente del Consiglio Regionale in quota Lega indagato per corruzione, è solo l’ultimo pezzo. Ieri è stato reso pubblico il carteggio tra Formigoni e Don Verzè sui salvataggi “spericolati” del San Raffele, quattro membri su cinque dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale sono stati toccati da arresti e indagini (una percentuale da Bronx), il candidato del centrosinistra Filippo Penati (che, da sconfitto, avrebbe dovuto essere la bandiera dell’opposizione) è isolato e intento a difendersi (avendo promesso di rinunciare alla prescrizione, vedremo) e il numero di persone coinvolte in procedimenti diversi è in continuo e costante aumento.
Il problema non è giudiziario, il problema è di opportunità generale nel tenere in piedi una Regione che rappresenta il concentrato dei vizi peggiori dei cittadini che invece dovrebbe riflettere nelle eccellenze.
Oggi mentre come opposizione ci siamo riuniti per decidere il da farsi ho ascoltato parole incredibili: chi chiedeva a Boni da dimettersi dall’Ufficio di Presidenza (e non da consigliere, sia mai che si debba dimettere anche Penati), chi diceva che la legislatura deve continuare perché ha da ripianare ancora i debiti della campagna elettorale, chi ammoniva che abbandonare l’aula potesse essere un segnale di disagio nostro (!) e chi da buon pompiere ci invitava a comunicare una posizione unica anche se discordi (come nelle migliori famiglie).
Ora l’Aula continua a discutere del famelico Piano Casa voluto da Formigoni (tutto condoni, deregulation e cemento come unico ingrediente dello sviluppo) come se niente fosse. Quando ho proposto (e non ero solo, ma comunque in pochi) di dare segnali più forti mi è stato detto che esagerare nelle reazioni o nelle richieste era un atteggiamento disfattista.
È che su Regione Lombardia io (e credo non solo io) sono sinceramente e serenamente disfattista: il disfacimento di questi eletti è l’unico impegno etico che mi sento di sostenere.
Perché a continuare a nuotarci, nel guano, finisci che magari prima o poi ti abitui.

La Regione sepolta sotto la Cava di Cantello

A sera tarda Rocco Cordì mi segnala un suo ordine del giorno presentato in commissione ambiente di Varese sulla discussa riapertura della cava di Cantello. E’ interessante vedere come la Lega (al solito, del resto) abbia votato a favore in un ordine del giorno che smentisce in toto un atto della Provincia (di Varese) dove si trova al governo: è il solito saliscendi che ha accompagnato il movimento verdastro per questi ultimi quindici anni in Italia. Evidentemente l’unico vero federalismo che riescono ad esercitare sta nella divergenze di voto a seconda del diverso ente locale. Fuoriclasse della schizofrenia di voto. Leggendola con attenzione si nota anche che l’unico partito che si è astenuto è il Popolo della Libertà (dei cavatori): quindi in Regione Lombardia abbiamo la maggioranza. Perché sarebbe proprio di cattivo gusto che ancora una volta la Lega non rispettasse i patti con sé stessa. O no?

Leghista, Kebab e la labirintite lombarda

Siamo in aula a discutere della legge ‘Harlem’ con cui la Lega (in pratica) vuole liberare la Lombardia da kebabbari e affini (trovate info qui). Anzi, in realtà in aula saremo si o no una decina per esempio sui banchi del PDL ci sono sedute 2 persone e sui banchi sella Lega si fa una gran caciara. Anche nei banchi della minoranza galleggia una certa desolazione. E sembra che non si riesca a cogliere la portata culturale che sta dietro alla proposta leghista: la discriminazione come unico ingrediente credibile per combattere la paura. E le discussioni in aula si perdono nei rivoli costituzionali. Mentre qui si chiacchiera come dei ragazzetti in gita fuori i lavoratori ALCATEL manifestano per i tagli che subiscono. Sarebbe un incubo kafkiano ma Kafka in Lombardia non potrebbe aprire una bancarella di incubi. La Lega non vorrebbe.

L’antropologia padana

Saverio Tommasi si infiltra nella manifestazione leghista a Milano. Ne esce un quadro antropologico interessante. Come scrive Saverio la vera faccia della Lega Nord che manifesta in piazza contro il governo Monti; una Lega nord razzista verso meridionali e immigrati. E un’ignoranza fra i manifestanti che si taglia a fette, di quelle grosse. Il video potete gustarlo qui. Solo stomaci forti.

Come EL PAIS vede la Lega: i barbari del nord

Forse perché non ci stanno in mezzo o forse semplicemente perché servirebbe avere il coraggio (e la forza) di non mediare per innata passione. Ecco cosa scrive EL PAIS:

L’Italia non può contare su di loro. Salvo, logicamente, per battere cassa. Durante gli ultimi dieci anni i governi di Silvio Berlusconi si sono appoggiati alla Lega Nord per governare.
Come se si trattasse di un mostro a due teste, ogni volta che le telecamere inquadravano il Cavaliere alla Camera, assieme a lui emergeva il volto di un tipo inaffidabile e dai modi da osteria di nome Umberto Bossi. Durante l’agonia di Berlusconi la Lega Nord, il cui tratto principale è l’odio verso il diverso, aveva tre ministri al governo.

Uno era proprio Bossi, che nonostante questo non si tratteneva dal minacciare di far cadere Berlusconi se non si fosse sottomesso ai suoi interessi o alle sue tariffe, soprattutto negli ultimi tempi.
Il fatto è che il governo dell’aficionado dei bunga bunga non è caduto per colpa della Lega Nord, ma grazie alla pressione dei mercati, della Merkel, di Sarkozy e del presidente Giorgio Napolitano, che ha messo al suo posto il tecnico Mario Monti.

Ed è ora, con Monti al comando e l’Italia sull’orlo del precipizio, che la Lega Nord è tornata alle proprie radici più barbare e antiche. Senza il filtro della compartecipazione al potere – un partito xenofobo al Ministero degli Interni è come dire la volpe che controlla le galline – i suoi interventi al Senato o alla Camera dei Deputati non hanno nulla da invidiare a quelli della tifoseria più aggressiva dell’Inter.
Mercoledì [14 dicembre 2011, NdT] al Senato hanno urlato, hanno mostrato cartelli reclamando di farla finita con le imposte e hanno insultato – “pagliaccio! pagliaccio!” – il presidente del Senato. Senza Berlusconi preso per il collo né molto più da dire su quella Roma che chiamano ladrona, Bossi e i suoi hanno riesumato il discorso di una Padania indipendente, con una propria moneta, staccata dagli altri italiani con la pella più scura.

Bossi, che aveva chiesto i cannoni contro gli immigrati in arrivo dall’Africa sui gommoni, non si trattiene adesso dal ripetere ai suoi il discorso dell’Italia ricca e imprenditrice – cioè loro – e dell’Italia parassita e scansafatiche, con la quale non hanno nulla in comune.
Per il momento la miccia che si apprestano ad accendere è esplosa a Torino contro gli zingari e a Firenze contro i neri. Da qualche parte bisogna pur cominciare.

[Articolo originale “Los bárbaros del Norte”]

L’antirazzismo e gli idioti

1) Le razze umane non esistono, gli idioti purtroppo sì. L’esistenza delle razze umane è stata ormai smentita dalla scienza in base a evidenze fornite da molte discipline, in particolare dalle prove genetiche e dagli studi di genetica delle popolazioni. È tuttavia l’esistenza degli idioti non già un’astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse di imbecilli costituite da milioni di uomini simili per ignoranza, egoismo, problemi mentali e psicologici che trovano il loro legame in ideologie razziste per affermare con l’odio di gruppo il loro fondamentale fallimento come individui. 

Liveblogging seduta consiglio: la via crucis e i crocifissi

Mentre si consuma lo stillicidio di un Governo blasfemo si riunisce il Consiglio Regionale (tutti con l’orecchio su Roma). In giorni di disastro ideologico, lutti, crisi politica e di lavoro all’ordine del giorno abbiamo la proposta della Lega di rendere obbligatorio il crocifisso. Questo per dire quanto essere ‘casta’ significhi spesso essere semplicemente scollegati dal mondo. Qui o su twitter #openlombardia seguiamo la cronaca di una giornata che già nelle premesse è un po’ così.


Cavalli (SEL) su nucleo anti bracconaggio di Brescia

REGIONE TUTELI IL NUCLEO ANTIBRACCONAGGIO DI BRESCIA DAGLI ATTACCHI DELLA LEGA
“Ha dell’incredibile che una forza politica rivolga pesanti attacchi al Corpo forestale dello Stato. Eppure è proprio quanto sta accadendo a Brescia, dove la Lega Nord raccoglie firme contro il Nucleo operativo antibracconaggio per impedirne l’attività in difesa del patrimonio faunistico.
Pensiamo che Regione Lombardia debba intervenire al più presto. E per questo abbiamo presentato un’interrogazione che chiede conto a Formigoni e agli assessori Raimondi e La Russa di quali misure concrete intendano mettere in atto per garantire il lavoro del Noa.
Nella provincia più ampia e a maggior densità venatoria d’Italia, il Nucleo antibracconaggio rappresenta un presidio fondamentale di contrasto alle pratiche di caccia illecite, a partire dall’uccellagione clandestina. Basti pensare che in vent’anni di attività gli agenti hanno sequestrato oltre 100 mila strumenti fuorilegge tra archetti, trappolone e reti, denunciando all’Autorità giudiziaria un migliaio di bracconieri.
Non sorprende che iniziative pretestuose come questa messa in atto dalla Lega trovino campo libero in un contesto istituzionale locale in cui si vuole a tutti i costi chiudere un occhio sui ripetuti reati commessi dal mondo venatorio. Ma tutto ciò è davvero inaccettabile.  
Regione Lombardia – che pur non si distingue per correttezza sul tema in questione regalando ogni anno alla lobby delle doppiette la caccia in deroga, nonostante le pendenti procedure di infrazione dell’Ue e le condanne della Corte di giustizia europea – ha il dovere di attivarsi. Ci dica cosa pensi fare e se non ritenga addirittura utile e opportuno rafforzare il Nucleo antibracconaggio con ulteriori unità operative”.

Milano, 7 novembre 2011