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lega nord

IL FATTO QUOTIDIANO su Lega e macellazione islamica

Lombardia, la Lega contro la macellazione islamica. Ma al voto è lei a uscirne a pezzi

da IL FATTO QUOTIDIANO

La Lega a caccia di consensi resta sola in aula, fa un tonfo clamoroso e manda su tutte le furie il delfino Renzo Bossi che insulta i colleghi. Non è passata la mozione presentata ieri dai consiglieri del Carroccio in Regione Lombardia per bloccare la macellazione rituale degli animali in Lombardia. Al momento del voto, infatti, i leghisti sono stati gli unici favorevoli mentre gli alleati del Pdl hanno votato contro o si sono astenuti provocando l’ennesima frattura nella maggioranza che governa la Regione. La vicenda però assume contorni surreali perché la mozione che voleva stabilire un principio di attenzione alla cura degli animali malcelava l’ennesimo tentativo di marcare un punto contro la comunità islamica.

Tanto che nelle prime quattro righe della mozione (scarica il documento) si fa riferimento al fatto che “la pratica della macellazione rituale appare purtroppo molto diffusa anche in Lombardia a seguito dell’aumento della popolazione straniera di religione diversa da quella cristiana, in particolare di religione islamica”. Il blitz però finisce male perché nel pasticcio la Lega non solo perde gli alleati per strada ma finisce per attirarsi le ire sia della comunità islamica che di quella ebraica. Entrambe infatti, alla vigilia del voto, hanno contestato la mozione parlando apertamente di una battaglia ideologica discriminante. Inutili le telefonate del vicepresidente della Comunità ebraica di Milano Daniele Nahum al capogruppo della Lega in consiglio regionale Stefano Galli.

Inascoltate le critiche del Coordinamento delle moschee di Milano (Caim) espresse da Davide Piccardo. La Lega tira dritto e va in aula con la sua mozione a caccia di polemiche. Durante la discussione prova a metterci le pezze il consigliere-veterinario del Pdl Sante Zuffada: prova a disinnescare la crociata dell’alleato con un emendamento che ridimensiona il testo della mozione, riportandola nei limiti delle competenze regionali e auspicando una risoluzione per mettere all’ordine del giorno problemi etici relativi allo stordimento degli animali. Niente da fare. I leghisti si accorgono di essere rimasti soli e si lanciano in disperati appelli, facendo balenare perfino il rischio che sui banchi delle macellerie dei comuni supermercati possano finire partite di carne provenienti dalla macellazione rituale.

Neanche paventare questo pericolo ricuce le fila della maggioranza che va al voto completamente spaccata. Nelle file del Pdl c’è stato addirittura chi ha votato “no” insieme con l’opposizione, come il capogruppo Paolo Valentini. Che ha poi dichiarato: “Se c’è un problema di ordine pubblico la sede in cui discuterne non è il consiglio regionale. Sono contrario a provvedimenti che limitano la libertà religiosa”. Anche perché all’inizio della seduta, fa notare lo stesso Valentini alilfattoquotidiano.it, i consiglieri hanno commemorato il missionario italiano ucciso nelle Filippine. “Non è che due ore dopo possiamo prestarci a una crociata contro le religioni diverse da quella cristiana perché se siamo per la libertà di culto lo siamo in ogni caso e non siamo disponibili ad assecondare battaglie ideologiche che riducono problemi complessi di integrazione etnica e religiosa a pratiche che appartengono alla politica spicciola”.

Del resto la messa fuori legge della macellazione rituale avrebbe portato al prossimo Ramadan allo scontro diretto. “Se questo era l’obiettivo, il Pdl ha voluto prestare il fianco”, dice Valentini. L’opposizione allarga le braccia e lascia che la Lega faccia un tondo clamoroso per poi sparargli contro tutti i colpi, rilevando una per una le contraddizioni che l’operazione antimacellazione si porta dietro. Il Carroccio, infatti, è da sempre sostenitore della caccia in deroga. Da qui, la conseguente ironia: “Ai leghisti – ha detto Chiara Cremonesi di Sel – risulta impossibile non utilizzare l’Islam per fare un po’ di becera propaganda. Loro, i fautori a oltranza della caccia in deroga, abituati a sparare senza l’ombra di un rimorso a peppole e fringuelli, si sono addirittura improvvisamente riscoperti animalisti. Ma hanno fatto male i conti”.

“La Lega è riuscita nell’improbabile impresa di mettere d’accordo la comunità islamica con la comunità ebraica, una parte della maggioranza con l’opposizione. Uscendo dall’aula scornata”, commenta Giuseppe Civati per il Pd. Quando poi Giulio Cavalli, altro esponente di Sel, conclude il suo intervento invitando Renzo Bossi a preoccuparsi delle sperimentazioni su animali vivi e unirsi alle battaglie sull’allevamento Green Hill incassa dal giovane delfino solo un rituale “vaffanculo”. L’insospettabile vena animalista del Carroccio finisce in farsa ma lo scontro di civiltà per ora è solo rimandato.

Intanto però qualcuno ironizza sull’accaduto ricordando l’incidente di caccia occorso al sindaco di Verona Flavio Tosi che in provincia di Udine ha impallinato un giovane ferendolo non gravemente. Niente denuncia per lui, ma rischia di perdere la licenza. “La Lega deve smetterla di spararle”, la battuta che da ieri circola in Lombardia.

Il congresso “porcellum”

A Varese, nella culla dei Bossi, nel congresso leghista è di scena il porcellum declinato alle sezioni di partito: un segretario non eletto, la chiusura delle iscrizioni a parlare, la negazione ostinata delle diversità e l’acclamazione per metà (mi ricorda qualcosa, già). C’è di buono che è solo il quartiere generale della stampella di governo. Forse, visto i tempi che corrono, poteva andare peggio: potevano aprire qualche nuovo ministero.

Trofei ciclistici padani

Primo premio un golem [‘Raffigura l’uomo-ciclista inserito in un territorio che è quello della padania. Il sole, forza pura, incombe su di lui, mentre sullo sfondo s’innalza il Cervino. Tutt’intorno il grano e l’abbraccio dei Golem, simbolo della comunità che accoglie quest’uomo eccezionale’], al secondo un coso [‘ha la forma di uno scudo, ma anche di una vanga’], al terzo una piramide a forma di M [‘diretta derivazione con l’alfabeto runico, e rappresenta lo spirito puro del cavaliere che corrisponde con quello sportivo in sella al suo cavallo meccanico’(].

(Grazie a Cristiano)

Un giro in bocca alla Lega

Mentre i leghisti protestano contro sè stessi (la vicenda della provincia di Lodi è abbastanza esemplificativa: tutti contro le provincie. Tranne la propria. E maggioranza e opposizione sono tutti d’accordo. Il federalismo della miopia. Bipartisan) e mentre Bossi continua il suo percorso di politica dai toni bassi e buone maniere, mi piacerebbe capire cosa ne pensano i loro elettori. E allora niente di meglio che andare da loro. Domani (23 agosto) sono (gradito ma sgradevole) ospite della festa leghista ad Alzano Lombardo. Si parlerà di tutto. O almeno ci proviamo. Magari ricordandoci tutti che un partito fondato sull’idea di secessione è un partito incostituzionale. Se avete voglia di farci, per una sera, tutti un po’ del male ci vediamo lì. Mi raccomando: non ordinate kebab al ristorante e datevi una ripassata all’inno. (E non dite di essere giornalisti).

Glocali per superare la Lega

A differenza del localismo di stampo leghista questa attenzione alle identità locali è aperta allo scambio, anzi vuole mettersi in relazione con tutte le altre: della città, del Paese, dell’Europa, del mondo. Si definisce non solo attraverso la storia e la memoria (il “come eravamo”) ma attraverso le trasformazioni sociali di cui è il risultato, perché in ogni momento l’identità di un luogo, di una comunità, di un popolo è provvisoria e dinamica. Ed è inclusiva: pretende riconoscimento reciproco, rispetto e dignità per ogni membro della comunità, e considera gli immigrati nuovi cittadini che concorrono alla nostra vita sociale e alla nostra ricchezza materiale e culturale. Fa piacere leggere cose così.

Come il Comune di Brescia vede i bambini

L’ultimo giorno di scuola il Comune di Brescia regala a tutti i bambini un diario che è la summa di tutta l’etica leghista. Dentro ci sono i mesi rigorosamente in dialetto (perché evidentemente la multiculturalità dalla Lega viene coltivata così), c’è tutta la memoria dei padano (che dimentica la Giornata della Memoria o il ricordo della strage di Piazza dellla Loggi ma, si sa, per esercitare memoria bisognerebbe avere cultura), e c’è tutta la filosofia educativa dell’amministrazione comunale che si premura di inserire il giorno del concerto di Tiziano Ferro, varie fiere poco interessanti per alunni delle classe elementari (Moda in concerto – Fiera di Brescia, Brixiaantiquaria, Brescia casa design) e raggiunge le vette con Exa fiera delle armi. Per favore, fermiamoli.

Cosa c’entra la Lega con le mafie

Piuttosto basito per un Ministro dell’Interno che ha così tanto tempo e così tante energie per incagliarsi in una discussione che ha assunto subito i contorni del duello, sconfortato nel vedere come si continui a ritenere che sia poco notiziabile la situazione di uno stato che non riesce più a parlare di lavoro (o meglio ai lavoratori che non arrivano a fine mese o non vedono all’orizzonte il prossimo impiego sicuramente precario), di economia (che oggi in Europa è un’asticella che tende disperatamente verso il basso) e diritti civili (che sono diventati privilegi da elemosinare in prefettura) oggi alle 14.30 mi imbatto in un ANSA che in poche righe sintetizza il pensiero. Non sono parole di politici sinostrosi o pericolose bande: è un magistrato della Direzione Nazionale Antimafia:

‘NDRANGHETA: PM CISTERNA, ALLE COSCHE PIACE IL FEDERALISMO

MAGISTRATO DNA,AVVANTAGGIATE SE NON DECIDE MINISTRO MA ASSESSORE (ANSA) – ROMA, 18 NOV – ”Con il federalismo e i centri di spesa a livello locale le cosche hanno a portata di mano non solo la politica ma anche l’amministrazione”.Lo sostiene in un servizio che sara’ pubblicato dall’Espresso Alberto Cisterna, il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia che sta seguendo gli sviluppi delle inchieste di Milano e Reggio Calabria sulla penetrazione della ‘ndrangheta in Lombardia, ma nel suo ragionamento allarga lo sguardo alla strategia che sembra unire la criminalità organizzata. ”Il disegno federalista risale per Cosa nostra al periodo anteriore alle stragi del 1992. Anche in Calabria alcuni clan vennero accoppiati a movimenti autonomisti locali. Il loro obiettivo è elementare: se a decidere non è più il ministro della Sanità ma l’assessore è chiaro che questo li avvantaggia. Riduce il braccio: li possono raggiungere e minacciare sul loro territorio e non hanno più bisogno del referente nel governo di Roma”. E questo, stando alle indagini, è colpa anche del sistema elettorale: ”Paradossalmente la peggiore legge elettorale che il Paese abbia mai avuto è la migliore per quanto riguarda il contrasto alle infiltrazioni nelle politiche nazionali: candidare alle Camere soggetti vicini alla criminalità organizzata è diventato più difficile”. Una situazione che ha spinto Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta a concentrarsi sulle elezioni locali: ”Tutta la tensione applicativa delle cosche si è scaricata sul sistema federale, che sta diventando un sistema finanziario federale in cui le risorse verranno sempre più gestire a livello locale: ad esempio per il federalismo demaniale c’è il rischio che molti beni messi in vendita vengano acquistati sul territorio con il concorso degli enti locali collusi dai mafiosi”.Federalismo e business rischiano di intrecciarsi, in un meccanismo perverso che – senza forti controlli – potrebbe autoalimentarsi: «I mafiosi hanno talmente tanto denaro che il loro problema è investirlo direttamente, evitando i costi alti del riciclaggio: vogliono fare gli imprenditori, con le carte in regola. Comprendo che dopo aver regolarizzato all’estero 100 miliardi di euro grazie allo scudo fiscale, questo è un Paese che potrebbe diventare mafioso senza accorgersene: rischia di finire in mano a una fortissima partecipazione economica mafiosa, che non mostrerebbe la sua origine. Sarebbe il peggio del peggio: combatteremmo contro un nemico invisibile perché assolutamente integrato nel sistema”.