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lega nord

Il comico programma economico (e avvinazzato) della Lega Nord

L’economista Lucio Di Gaetano ha dato un ‘occhiata al programma economico di “Noi con Salvini”:

matteo-salvini-nudo-oggiQuesta mattina avevo voglia di ridere, così ho deciso di dare un’occhiata al programma economico della Lega Nord: ne ho trovato traccia in una lettera al Foglio, ricicciata qualche giorno fa un po’ in sordina dal portale dedicato ai meridionali smemorati “Noiconsalvini.org”.

Il modello propagandistico è il solito: approfittare di un problema particolarmente sentito (la concorrenza straniera, la crisi economica, il mal di schiena) per terrorizzare la gente, addebitarne la responsabilità a un nemico immaginario (la grande finanza, gli immigrati, Maga Magò) e spacciarsi per l’unica ancora di salvezza nel procelloso mare della globalizzazione. Ne viene fuori un autentico capolavoro di macroeconomia da cantina sociale, dove Reaganomics, kenynesismo, colbertismo e pulsioni ultranazionaliste sono frullate in una indigeribile, ma affascinantissima sbobba.

Vediamolo da vicino:

Punto 1: Meno Europa. Il mantra è quello che ha fatto la fortuna di Salvini alle Europee: “è tutta colpa dell’Euro/l’Euro è colpa del Pd/senza l’Euro e senza il Pd torneranno i mitici anni ‘80”. Non una parola sui 20 anni di Lega al governo, non una parola sulle solenni dormite dei lumbard mentre si approvavano le misure di austerity “2010-2011”, non una parola sulle passate strumentalizzazioni dell’Euro in direzione diametralmente opposta e altrettanto farlocca.

Punti 2 e 3: Più vicini ai piccoli; Pagare meno (prima) per pagare tutti (dopo). Ahi la grande finanza! Ahi le tasse! La Lega proteggerà i “piccoli” e le “produzioni domestiche” attraverso una fortissima detassazione, terrà lontane le manacce degli speculatori le banche popolari, convincerà i molti imprenditori che hanno delocalizzato a tornare in Italia. Non una parola sul fatto che l’autore della legge n. 311 del 2004 (con cui il secondo governo Berlusconi trasformò gli studi di settore in arma di distruzione di massa) sia stato quel Giulio Tremonti candidato dalla Lega al Senato appena due anni fa, non una parola sui disastri della Banca Popolare di Milano targata “Lega Nord”, non una parola sul crack della mai dimenticata banca padana “Credieuronord” (si, si chiamava proprio CrediEUROnord).

Punti 4 e 5: Spendere per produrre; Politiche anticicliche mirate alla piena occupazione.  Temete l’avanzata delle armate liberiste della Troika? Tranquilli ci pensa Salvini. Contrariamente alla manica di fessi che dagli anni ‘60 governa il Belpaese, lui ha la formula magica per portarci tutti dritti alle Cayman senza passare dal via: aliquota fiscale unica al 15%, aumento generoso della spesa pubblica, abolizione del pareggio in bilancio e infine, udite, udite, “nazionalizzazione di imprese strategiche”. Capito che bel minestrone? Un po’ di Reaganomics, un po’ di Keynes e un po’ di fanfanismo d’antan. Peccato che la curva di Laffer sia stata smentita dai fatti già da 30 anni (vi consiglio, per approfondire, questo illuminante studiolo del Mises Institute); peccato che il pareggio di bilancio in Costituzione sia una precisa responsabilità della Lega che ne promosse l’approvazione in Parlamento votando favorevolmente due volte alla Camera e una al Senato, salvo poi astenersi in seconda lettura sempre a Palazzo Madama; peccato che la “nazionalizzazione delle imprese strategiche” faccia letteralmente a cazzotti con le premesse reaganiane di cui sopra.

Punto 6: Abolizione della Legge Fornero. Quando le balle superano la velocità della luce lo spazio-tempo si distorce e si torna per magia al 2004: proprio allora un tal Roberto Maroni (noto sponsor di Matteo “Che” Salvini) firmò una riforma passata alla storia come “scalone”, che comportava l’istantaneo innalzamento dei requisiti pensionistici. Quando si dice la coerenza!

Punto 7: No Ttip. Se gli amerikani vogliono fare strame del tessuto industriale italico se la dovranno vedere col duo Salvini-Calderoli: niente libero scambio e niente apertura delle frontiere, specie in assenza di sovranità monetaria! Domanda: la sovranità monetaria c’era a novembre 2001? Sì, ma solo per un altro mese (anzi no, a sentire Claudio Borghi, visto che già dal 1996 la Lira è legata a un sistema di cambi fissi). Altra domanda: chi c’era al governo nel novembre 2001? La Lega, naturalmente. Ultima domanda: quand’è che il WTO ha approvato unanimemente l’abbattimento delle barriere doganali verso la maledettaCinachehadistuttolepmidelnordlimortaccidellagrandefinanza? Il 10 novembre 2001.

Punto 8: Valorizzare le diversità e controllare le frontiere. Solita solfa sugli “immigrati che rubano il lavoro”: inutile perderci tempo. Se proprio vi interessa, potete leggere quello che ho scritto in proposito con Mattia Corsini a dicembre.

Punto 9: Si può tassare solo se c’è reddito. E infatti gli “studi di settore” di cui sopra (promossi come dicevo da Tremonti e mai aboliti o depotenziati da nessun governo a targa leghista) servono proprio a tassare il reddito presunto calcolato in base a rilevazioni statistiche, non quello reale.  

Punto 10: Superamento del sistema dei trasferimenti fiscali. Come diceva quel tale di Stoccarda? “La nottola di Minerva spicca il volo sul far del tramonto”. E proprio così è. La perla delle perle la troviamo in coda al delirante papello della Salvinomics: “Noi proponiamo un sistema dove nessuno debba pagare per altri e dove ognuno possa essere competitivo con le proprie forze” (alla faccia di Keynes), cosicché, dopo il ritorno alla Lira, necessario per “rimettere in piedi il tessuto industriale del nord occorrerà pensare a meccanismi di flessibilità (come ad esempio due monete) per riequilibrare la competitività del sud”.

Matteo perché tutta questa timidezza? Vogliamo la moneta condominiale.

Cosa c’entra la Lega Nord con la ‘ndrangheta (a Brescia)

enio-morettiTredici richieste di condanna, un’assoluzione. E le motivazioni, così come la genesi dell’inchiesta, sono nero su bianco nella memoria che il sostituto procuratore Paolo Savio ha consegnato alla corte al termine della sua requisitoria. Che non fa sconti. In aula, in prima fila accanto al suo avvocato, Enio Moretti, ex consigliere regionale della Lega, a processo con altri 13 imputati: per l’accusa sarebbe «il regista» di un sistema illegale basato sull’emissione di fatture gonfiate (milionarie) e crediti d’imposta inesistenti utilizzati da una galassia di società satellite per pagare in modo illecito i contributi dei dipendenti tramite compensazione. Per lui il pm chiede 5 anni e 3 mesi, così come per il fratello Renato.

Pene più lievi per i fratelli Vincenzo (4,2 anni) – ritenuto dall’accusa il «prestanome nullatenente a cui venivano intestate le società di subappalto riconducibili ai Moretti» – e Rocco Natale (4,1 anno) – «molto più che un consulente, un socio: colui che le fatture le emetteva». Per altri nove imputati le richieste di condanna vanno dai 4 ai 20 mesi di reclusione. Non solo. L’accusa vuole la confisca di tutti i beni sottoposti a sequestro preventivo, tra proprietà e conti correnti.
Ma il punto – chiarisce il pm – è capire come si sia arrivati a questo processo. E come l’inchiesta si sia «ribaltata»: era nata per «verificare se la famiglia Moretti fosse vittima di una pesante pressione mafiosa» salvo poi scoprire che «le tre società di Moretti presentavano discrasie patrimoniali pesantissime e venivano cedute in procinto di fallimento ai due fratelli calabresi». Da ostaggio di una presunta estorsione, dunque, i Moretti «diventano protagonisti delle attività illecite: le società esistevano solo sulla carta. E servivano per compensare i contributi».

È il 24 novembre del 2007: secondo la ricostruzione del pm a Orzinuovi prende forma un «tentativo di affrancamento tra una struttura di stampo mafioso in Valtrompia riconducibile ai Piromallo Molè di Gioia Tauro con un altro gruppo criminoso di Oppido Mamertina». A questo summit «partecipa anche Vincenzo Natale». Che il 18 agosto 2008 «viene controllato a Oppido Mamertino con un parente di Francesco Scullino ed Enio Moretti, all’epoca consigliere regionale». E titolare della Conar, che finisce sotto la lente degli inquirenti. L’azienda avrebbe ridotto i costi grazie ai subappalti: ma gli operai erano gli stessi. «Perché ad amministrarle erano i Moretti», incalza l’accusa: «I conti correnti di Vincenzo Natale e delle imprese che amministrava erano esclusiva gestione della Conar».

Eppure nell’agosto 2011 Vincenzo (Cecè), intercettato, chiede aiuto a Enio. «Non ho soldi. Collaboro con te da tanti anni, devo prendere una decisione, non posso più scherzare». «Rocco mi ha detto di non dargli niente, di lasciarlo qua che fa meno danni – riferirà Moretti a un amico – Lui gli dà 1.500 euro al mese, da noi ne prende mille». In un’altra telefonata l’ex consigliere regionale si sarebbe offerto di «fare un piacere» all’amico di un amico, «usando una società, la Conar, che realmente esiste. Gli faccio anche un contrattino, la sistemiamo bene, perché dopo le coperture tanto me le faccio fare da Cecè che mi riconosce le spese». Eppure Moretti si sarebbe lamentato con Rocco («spendiamo troppo») che gli avrebbe mandato un prospetto sui contributi risparmiati. Decine di migliaia di euro.
La parola alle difese il 25 marzo.

(clic)

La Lega Nord fa pagare il riscatto di 71 cittadini

Sono 71 i dipendenti licenziati dalla Lega. Settantuno. Messi in cassa integrazione (e quindi pagati con soldi pubblici) mentre Salvini chiede “sacrifici” ai dipendenti di un partito che ha investito in diamanti e ristrutturazioni in casa Bossi.

Vedi Salvini quanto è semplice giocarsela sul piano imbecille dell’odio?

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Salvini si sceglie un vice, ovviamente indagato. Ma non solo.

Il nuovo vice di Salvini nominato nel Consiglio Federale della Lega è lo stesso capace di essere ubiquo secondo la Procura di Torino che lo sta indagando per peculato poiché, scrive Tgcom:

Un po’ come Riccardo Molinari, che a maggio 2011 passa la notte per 120 euro in un hotel ad Avila, in Spagna, ma secondo il registro della Guardia di finanza è a Castelletto Monferrato.

Ma non basta: secondo le antiche tradizioni leghista di diplomi “presi” all’estero, Riccardo Molinari risulta avvocato “stabilito” essendosi laureato in Spagna (lecitamente, ovviamente, si presume).

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(grazie a Marco)

Ve lo meritate, Salvini

Un paese senza cultura facilmente si innamora dei briganti, convinto com’è che la prepotenza sia l’unica strada percorribile per affrontare tutte quelle dinamiche sociali che hanno la “lotta” come unica chiave di lettura. E così le bugie ripetute all’infinito alla fine diventano non solo vere ma addirittura veri e propri allarmi.

Andrea Colasuonno per Esse smonta le 9 balle più ascoltate sull’immigrazione:

1) “Vengono tutti in Italia” Gli stranieri in Italia sono poco più di 5 milioni e mezzo, ossia l’8% della popolazione. Solo 300 mila sono gli irregolari. Il Regno Unito è il paese europeo al primo posto per numero di nuovi immigrati con circa 560.000 arrivi ogni anno. Seguono la Germania, la Spagna e poi l’Italia. La Germania è invece il paese Ue con il maggior numero di stranieri residenti con 7,4 milioni di persone. Segue la Spagna e poi l’Italia. Siamo sesti inoltre per numero di richieste d’asilo (27.800). Da notare che il paese col più alto numero di immigrati è anche l’unico che in questo momento sta crescendo economicamente.

2) “Li manteniamo con i nostri soldi” Gli stranieri con il loro lavoro contribuisco al Pil italiano per l’11% , mentre per loro lo stato stanzia meno del 3% dell’intera spesa sociale. Inoltre gli immigrati ci pagano letteralmente le pensioni. L’età media dei lavoratori non italiani è 31 anni, mentre quella degli italiani 44 anni. Bisognerà aspettare il 2025 perché gli stranieri pensionati siano uno ogni 25, mentre gli italiani pensionati sono oggi 1 su 3. Ecco che i contributi versati dagli stranieri (circa 9 miliardi) oggi servono a pagare le pensioni degli italiani.

3) “Ci rubano il lavoro” “La crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani”, è la Banca d’Italia a parlare. Il lavoro straniero in Italia ha colmato un vuoto provocato da fattori demografici. Prendiamo il Veneto. Fra il 2004 e il 2008 ci sono stati 65.000 nuovi assunti all’anno, 43.000 giovani italiani e 22.000 giovani stranieri. Nel periodo in cui i nuovi assunti sono presumibilmente nati, negli anni dal 1979 al 1983, la natalità è stata di 43.000 unità all’anno. È facile vedere allora che se non ci fossero stati gli immigrati, 22.000 posti di lavoro sarebbero rimasti vacanti. Questo al Centro-Nord. La situazione è un po’ più problematica al Sud, perché in un’economia fragile e meno strutturata spesso gli stranieri accettano paghe più basse e condizioni lavorative massacranti, rubando qualche posto agli italiani. A livello nazionale, ad ogni modo, il fenomeno non è apprezzabile.

4) “Non rispettano le leggi” Negli ultimi 20 anni la presenza di stranieri in Italia è aumentata vertiginosamente, fra il 1998 e 2008 del 246% dice l’Istat. Eppure la delinquenza non è aumentata, ha avuto solo trascurabili variazioni: nel 2007 il numero dei reati è stato simile al 1991. Di solito si ha una percezione distorta del fenomeno perché si considerano fra i reati degli stranieri quelli degli irregolari che all’87% sono accusati di reato di clandestinità il quale consiste semplicemente nell’aver messo piede su territorio italiano.

5) “Portano l’Ebola” L’Africa è un continente enorme, non una nazione. Le zone in cui l’Ebola ha maggiormente colpito sono Liberia e Sierra Leone. Da queste zone non giungono immigrati in Italia dove invece arrivano da Libia, Eritrea, Egitto e Somalia. I sintomi dell’Ebola poi si manifestano in 3 o 4 giorni e un migrante contagiato non potrebbe mai viaggiare per settimane giungendo fino a noi. Infine il caso ebola è scoppiato ad aprile 2014, nei primi 8 mesi del 2014 in Italia sono arrivati circa 100 mila immigrati e neanche uno che ci abbia trasmesso l’Ebola.

6) “Aiutiamoli a casa loro” È la frase con cui i razzisti di solito si autoassolvono, come se aiutarli a casa loro non abbia dei costi e dei rischi, e come se i nostri governi non abbiano già lavorato per affossare questa possibilità. Nel 2011 il governo italiano ha operato un taglio del 45% ai fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, stanziando effettivamente 179 milioni di euro, la cifra più bassa degli ultimi 20 anni. Destiniamo a questo ambito lo 0,2 del Pil collocandoci agli ultimi posti per stanziamenti fra i paesi occidentali. Nel 2013 il Servizio Civile ha messo a disposizione 16.373 posti di cui solo 502 all’estero, in sostanza il 19% di posti finanziati in meno rispetto al bando del 2011.

7) “Sono avvantaggiati nelle graduatorie per la casa” Ovviamente fra i criteri per l’assegnazione delle case popolari non compare la nazionalità. I parametri di cui si tiene conto sono il reddito, numero di componenti della famiglia se superiore a 5 unità, l’età, eventuali disabilità. Gli immigrati di solito sono svantaggiati perché giovani, in buona salute e con piccoli gruppi famigliari (poiché non ricongiunti). Nel bando del 2009 indetto dal comune di Torino il 45% dei richiedenti era straniero, solo il 10% di essi si è visto assegnare una casa. Nel comune di Genova, su 185 abitazioni messe a disposizione, solo 9 sono andate ad immigrati. A Monza su 100 assegnazioni solo 22 agli stranieri. A Bologna su 12.458 alloggi popolari assegnati, 1.122 agli stranieri.

8) “Prova a costruire una chiesa in un paese islamico” È l’argomento che molti usano perché non si costruiscano moschee in Occidente o perché si lasci il crocifisso nei luoghi pubblici. È un argomento davvero bislacco: per quale motivo se gli altri sono incivili dovremmo esserlo anche noi? E comunque gli altri non sono incivili. In Marocco i cattolici sono meno dello 0,1% della popolazione eppure ci sono 3 cattedrali e 78 chiese. Si contano 32 cattedrali in Indonesia, 1 cattedrale in Tunisia, 7 cattedrali in Senegal, 5 cattedrali in Egitto, 4 cattedrali e 2 basiliche in Turchia, 4 cattedrali in Bosnia, 1 cattedrale negli Emirati Arabi Uniti, 3 monasteri in Siria, 7 cattedrali in Pakistan e così via.

9) “I musulmani ci stanno invadendo” Al primo posto fra gli stranieri presenti in Italia ci sono i rumeni che sono oltre un milione. I rumeni per la maggior parte sono ortodossi. In seconda posizione ci sono gli albanesi, quasi 600 mila, per il 70% non praticanti (lascito della dominazione sovietica) e, fra i rimanenti, al 60% musulmani e al 20% ortodossi. Seguono i marocchini, quasi 500 mila, quasi totalmente musulmani, e ancora i cinesi, circa 200 mila, quasi tutti atei. Dunque in larga parte gli stranieri in Italia sono cristiani, oppure atei, solo in piccola parte professanti l’Islam.

La Lega non è più arrabbiata con Belsito

Vi ricordate la scopa di Maroni quando diceva di fare pulizia dentro il partito? Beh, Salvini l’ha rimessa nel sottoscala:

La Lega ha rinunciato a chiedere i danni all’ex tesoriere Francesco Belsito nei procedimenti penali con al centro il presunto scandalo sui fondi del Carroccio in corso nei Tribunali di Milano e Genova. È quanto è emerso nel corso dell’udienza preliminare a carico dell’imprenditore Stefano Bonet e del commercialista Paolo Scala, rinviati a giudizio oggi per riciclaggio. Il Carroccio, su indicazione del segretario Matteo Salvini che ha incaricato l’avvocato del Carroccio, Domenico Aiello, di ritirate l’atto di costituzione con un’email in cui motiva la propria scelta con «tutta una serie di ragioni ancorché di natura politica», ha revocato la costituzione di parte civile in questo e negli altri procedimenti. Poi ha spiegato: «Non possiamo perdere tempo e neppure soldi, oltretuttoper cercare di recuperare soldi che certa gente non ha».

Le accuse all’ex tesoriere
Belsito è accusato a Genova di appropriazione indebita e di concorso in truffa e tentata truffa aggravata per oltre 40 milioni di euro insieme all’ex segretario della Lega Umberto Bossi e ai revisori Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi. Da un lato si sarebbe appropriato di 7,5 milioni di euro di proprietà del partito, inviandoli con un bonifico dal conto corrente genovese della Lega Nord in Tanzania e a Cipro. Dall’altro, in concorso con gli atri imputati, avrebbe raggirato lo Stato, truccando i bilanci del partito per ottenere rimborsi elettorali indebiti per un totale di 40.086.733 euro: 22.473.213 euro per l’esercizio annuale 2008 e 17.613.520 euro per il 2009. A Milano, invece, è in attesa di citazione diretta a giudizio insieme a Umberto Bossi e ai figli di quest’ultimo, Renzo e Riccardo, per una seconda imputazione di appropriazione indebita per 2 milioni e 400mila euro. Lo scorso 17 ottobre, nella giorno in cui il giudice per l’udienza preliminare di Milano Carlo Ottone De Marchi aveva diviso per competenza territoriale le posizioni dei vari imputati coinvolti nell’inchiesta milanese dei pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, la Lega si era costituita parte civile non contro la famiglia Bossi, ma solo contro Belsito e gli imprenditori Stefano Bonet e Paolo Scala. Il Carroccio oggi ha ritirato la costituzione contro i due imprenditori un attimo prima che venissero rinviati a giudizio da De Marchi. Sono accusati di concorso riciclaggio perché, si legge nel capo di imputazione, «in concorso tra loro realizzavano attività tali da ostacolare l’identificazione del denaro proveniente dal delitto di appropriazione indebita commesso da Belsito», quello da 7,5 milioni di euro «che. aveva la disponibilità del denaro della Lega Nord nella sua veste di tesoriere». L’avvocato Aiello a margine dell’udienza ha spiegato di aver ricevuto l’incarico di ritirare l’atto di costituzione anche nei confronti di Belsito.

La sorpresa di Maroni
«Ho letto questa cosa, voglio sentire Salvini su questo punto». Così il presidente della Regione Lombardia, il leghista Roberto Maroni, a margine di un incontro a palazzo Lombardia, commenta il fatto che la Lega Nord ha ritirato la costituzione di parte civile contro l’ex tesoriere Francesco Belsito.

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Un regalo per Salvini

Erasmo ha offerto un regalo a Salvini: la prima pagina della ”Domenica del Corriere” del 1906 dedicata al naufragio della nave Sirio in cui persero la vita centinaia di migranti Italiani in viaggio verso l’America.

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