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I cultori delle regole in Regione Lombardia

Insomma oggi la maggioranza in Regione Lombardia ci ha detto che non era il caso di discutere della vicenda Boni. Secondo la maggioranza (che si sgretola ma finge di essere composta piuttosto che il percolato che cola dalle diverse  indagini e cicliche inopportunità) la nostra mozione su Boni non era ammissibile. Per intendersi la stessa mozione che era stata ammessa in passato sul caso Massimo Ponzoni. Ora, molti sanno anche come la penso sull’annoso caso Penati ma evidentemente ci si è dimenticati che (proprio nel caso di Penati) alla vicenda si era deciso di dedicare un’intera seduta. Com’era giusto. Stupisce forse che lui, Davide Boni il barbaro borioso e sognante) dopo avere pubblicizzato ai quattro venti la propria spiegazione in Aula oggi (‘spiegherò tutto’, ha dichiarato nei giorni scorsi, ‘l’ascolterò attentamente’ gli ha risposto il Celeste Formigoni) si è tirato inspiegabilmente indietro. Seduto come un pulcino (sicuramente barbaro e ultimamente molto meno sognante) tra i banchi della Lega. In castigo. E quindi la seduta di oggi non ha parlato (e fatto parlare) di Davide Boni, argomento non ammissibile. La Giunta ha sfoderato il sorriso delle cerimonie (in fondo, Formigoni, deve avere goduto nel vedere i leghisti mansueti e bastonati) e noi ci accontentiamo di una lettera del Presidente del Consiglio arrivata stamattina. Così il Presidente del Consiglio (che forse è bene ricordarlo dovrebbe essere garante dell’Aula, tutta e di tutti i colori) rimane indagato, silenzioso e protetto dall’ex nemico Formigoni. Bossi mostra il dito. Alfano spera che tutto peggiori (senza crollare ) per indebolire l’avversario interno per le prossime primarie di partito. L’UDC abbraccia tutti. E la Lombardia annega.

Boni ci scrive

Il Presidente Boni stamattina ci scrive. Evidentemente la boria che nei giorni scorsi lo spingeva a dichiararsi tranquillo e pronto a parlare in Aula è già passata. Ecco cosa ci ha scritto:

Pregiat.mi Colleghi, ho deciso di scriverVi ufficialmente, per la prima volta, della vicenda giudiziaria che mi vede, mio malgrado, coinvolto. Lo faccio deliberatamente perché credo che, al di là delle più che naturali curiosità giornalistiche, sia a Voi e idealmente a chi ci ha nominato con il loro voto, che devo fornire in primo luogo conto del mio operato e della mia condotta. Innanzitutto, ringrazio tutti coloro che mi hanno manifestato la loro solidarietà. Non mi sentirete parlare di complotti, né tanto meno di critiche per un uso strumentale della giustizia da parte dei magistrati inquirenti. Ho sempre avuto rispetto del loro operato e non vedo perché dovrei cambiare opinione in questo momento. Al contempo, credo sia giusto ricordare che ho ricevuto una informazione di garanzia, in relazione a fatti tutt’ altro che dimostrati – non siamo dunque dinanzi ad una sentenza, ancor meno definitiva – che non ha avuto ancora alcuna forma di effettivo riscontro e sulla quale io spero conveniate con me mi deve essere dato, prima ancora che garantito, il diritto di difendermi. Mi limito solo a segnalarVi due aspetti utili ai fini di una riflessione riguardo alla mia estraneità: i fatti riguarderebbero un asserito mio coinvolgimento allorchè rivestivo il ruolo di assessore all ‘urbanistica in Regione, incarico che anche avessi voluto, ma non ho voluto, non avrebbe in ogni caso consentito un perfezionamento di alcuna delle pratiche edilizie menzionate dai giornali, in quanto del tutto estraneo ed esorbitante dalle mie funzioni. E’ noto infatti che nell’ attuale ordinamento dell’Assessore non riveste il ruolo di organo dotato di poteri di amministrazione attiva. Nei procedimenti di natura urbanistica, inoltre, la funzione svolta dalla Regione è circoscritta, mentre è valorizzato il contributo degli Enti Locali. Ancora: si parla di somme di denaro ricevute ma sfido chiunque a trovare anche un solo euro nelle mie tasche, che non sia frutto del mio lavoro o, per quanto riguarda il mio partito, che non sia frutto di versamenti o elargizioni ufficiali e dettagliatamente documentabili. Al momento della mia elezione a Presidente mi ero impegnato per una azione di rilancio delle prerogative de Il’ Assemblea quale sede di rappresentanza politica generale e del ruolo di indirizzo nei confronti della Giunta regionale. Ho svolto sino ad ora il mandato affidatomi dall’ Aula nel rispetto dello Statuto e del Regolamento; intendo proseguire su questa strada, dal momento che nessuna delle accuse che mi vengono rivolte può avere la minima influenza sul ruolo di rappresentanza e di garanzia che attualmente esercito. Vi ringrazio per l’attenzione e vi saluto cordialmente.

La bulimia verbale della Lega

E’ la prima cosa che mi è venuta in mente quando Anna Cirillo di Repubblica mi ha chiesto un commento per il suo pezzo sulla manifestazione della Lega di ieri a Milano. Perché ci farebbe un gran piacere vedere le manine alzate dei leghisti che buttino giù l’impero Formigoni e saremmo pronti a riconoscerne la coerenza. Ma parlare dei buoni propositi (sempre traditi) di leghisti sparsi sta diventando noioso e imbarazzante. Uno stomaco che riesce a digerire Cosentino (all’opposizione) non ha problemi nel digerire un Ponzoni mentre condivide le poltrone. Al massimo ci si mette a gestire la gastrite con una pillola e quattro urla in piazza il giorno successivo.

Sul crocifisso obbligatorio

“Sull’obbligo di esposizione del crocefisso nei locali della Regione, le opposizioni del centrosinistra hanno abbandonato l’Aula. E non poteva essere altrimenti di fronte a un provvedimento così imbarazzante per strumentalità e ipocrisia.

Tralasciamo il fatto che non c’è competenza regionale per legiferare in materia. E tralasciamo anche la palese lesione dei principi di laicità dello Stato e libertà di culto.

Ma non è davvero possibile accettare la pantomima del centrodestra sulla difesa della tradizione religiosa e sulla promozione dei principi del cattolicesimo.

C’è una bella differenza tra esporre e imporre. Il crocefisso insegna ad accogliere. E invece questa legge è stata proposta, argomentata e votata dagli stessi leghisti che solo ieri, in Piemonte, si sono rallegrati per lo sgombero dei rom sul lungofiume a opera del maltempo, mentre ancora si piangevano i morti di Genova, Napoli e dell’Elba. Alla faccia del rispetto per la vita umana.

Dagli stessi leghisti che hanno pesantemente e in più occasioni attaccato il cardinale Tettamanzi e, più in generale, la Chiesa.

Dallo stesso Popolo delle Libertà che tutto può fare fuorché ergersi a difesa di una morale violata nei fatti. Non sarà certo una croce inchiodata in Aula a cancellare l’utilizzo ormai noto che di questo simbolo religioso è stato fatto proprio da una consigliera del Pdl, oggi non a caso assente.

Il punto è che si nasconde dietro un feticcio il vuoto di valori. Ne passa di strada tra il simbolo, qui brandito come una clava, e la pratica. Anche nella sala operatoria della clinica Santa Rita, così, per fare un esempio. C’era un crocefisso appeso al muro. E’ mancato l’esercizio della cura”.

Milano, 8 novembre 2011

Lega animalista. Contro l’Islam.

MACELLAZIONE RITUALE: CONTRO L’ISLAM, LEGA SI IMPROVVISA ANIMALISTA. MA FA MALE I SUOI CONTI

“La Lega è riuscita nell’improbabile impresa di mettere d’accordo la comunità islamica con la comunità ebraica, una parte della maggioranza con l’opposizione. Uscendo dall’Aula scornata”.
Così i consiglieri regionali Chiara Cremonesi, Giulio Cavalli (Sel) e Pippo Civati (Pd) hanno commentato la bocciatura della mozione contro la macellazione rituale.
“Non c’è nulla da fare. Ai leghisti – ha detto Chiara Cremonesi – risulta impossibile non utilizzare l’Islam per fare un po’ di becera propaganda. Loro, i fautori a oltranza della caccia in deroga, abituati a sparare senza l’ombra di un rimorso a peppole e fringuelli, si sono addirittura improvvisamente riscoperti animalisti. Ma hanno fatto male i conti”.
“La mozione – ha rincarato Giulio Cavalli – era palesemente strumentale oltre che profondamente discriminatoria. E i quattro voti, tutti loro, che alla fine è riuscita a raccogliere l’hanno dimostrato. Invito i leghisti a usare la propria pietà verso gli animali nella battaglia su Green Hill”.
“Occorreva tutt’altra cautela – ha concluso Pippo Civati – trattandosi di tradizioni millenarie in una Regione in cui la religione, tra l’altro, è vissuta con grande partecipazione (per dirla così). Soluzioni si possono trovare, a una questione delicata, assumendo noi in tutta la sua serietà e legittimità l’appello della Lav. Ma non certo attraverso interventi simili”.

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Alla faccia di Falcone e Borsellino

“Se, oltre ad avere un ministro dell’Interno padano, avessimo anche i magistrati padani, probabilmente in Padania la mafia non esisterebbe, perché la nostra magistratura, che è fatta tutta di ragazzi del sud coi loro burocrati del sud, è un autentico groviera di informazioni: come fa uno a denunciare un mafioso se il mafioso, dopo tre minuti, lo sa perché viene informato da qualcuno, dagli amici? Perché questi sono così: qualcuno sarà codardo, qualcuno sarà venduto, qualcuno semplicemente facilone… Poi il magistrato, quando tornerà dalle ferie, quando avrà voglia, quando penserà che, interverrà, perché questa è la loro cultura, il loro modo di fare. “La Lega è fatta di Maroni che ha arrestato tantissimi mafiosi, ma è fatta anche di molti sindaci coraggiosi, come Cesarino Monti e Gentilini, che hanno preso iniziative contro i mafiosi, contro il riciclaggio, contro gli islamici (sic); poi è però intervenuta la Corte Costituzionale che, putacaso (‘guarda caso’, forse? ndt), è fatta tutta di ragazzi del sud che, putacaso, vengono da regioni mafiose”. Parola di Alberto Torazzi, capogruppo del Carroccio in Commissione attività produttive. Non sopportiamoli. Cacciamoli, davvero. C’è un limite alla decenza e all’ignoranza.

Cabaret Lombardia. Rifacciamola insieme. Subito.

Formigoni contesta la manovra e dichiara morto il federalismo. La Lega attacca Formigoni mentre il leghista sindaco Fontana guida la rivolta contro la manovra del suo partito a Roma. Manifestano tutti contro sè stessi: in piazza contro le poltrone che hanno ancora la loro forma di culo (si può dire?). Nel centrocentrosinistra qualcuno sottovoce dice ‘per fortuna è successo a loro’. E quelli che qualche settimana fa rassicuravano di volere le provincie oggi dicono sì ma con qualche ni: tutti contro le provincie tranne la propria.
C’è da fare respirare la Lombardia migliore che c’è già, anche se seppellita da questo cabaret di incapaci. Cominciare a costruirla. Subito. Togliendo le foglie secche di chi ha l’orecchio solo sui prossimi posti a Roma, cancellando i lobbisti rossi ma identici agli azzurri, e ritornando alle persone piuttosto che alle cose. Perché la gente, anche in Agosto, ha le idee per una regione ventosa e bellissima.