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SOS Green Hill: c’è bisogno di tutti

Un appello che mi arriva da Legambiente:

Quasi 500 beagle sono già usciti da Green Hill. Legambiente ne ha affidati centinaia all’affetto di una famiglia. Un buon risultato, ma il lavoro è appena iniziato. Alcuni cuccioli hanno bisogno di cure veterinarie urgenti prima di essere affidati. Per aiutare le famiglie ad accogliere i loro nuovi amici è stato mobilitato un piccolo esercito di educatori che ha il compito di guidarle ed affiancarle.  Per l’affido è stato allestito un vero e proprio villaggio,  ‘Villaggio della libertà’,  dove un’ottantina di volontari si prendono cura degli animali, incontrano le famiglie, danno le prime istruzioni. Dopo l’affidamento, nei prossimi mesi, una squadra di volontari girerà in lungo e in largo l’Italia per verificare se i beagle sono in salute e se vengono finalmente trattati come meritano. E poi c’è il processo: non dimentichiamoci che Green Hill è di proprietà di una multinazionale Usa….

Per fare tutto questo abbiamo bisogno del tuo aiuto: le spese legali, la cure veterinarie, il soggiorno dei volontari, la benzina, migliaia di telefonate…

Aiutaci in questa battaglia di civiltà, fai un versamento a:

Banca Popolare Etica 
IBAN IT79 P050 1803 2000 0000 0511 440
Intestato a Legambiente Onlus
Causale “SOS Green Hill” 

I musi e le storie dei cani usciti dal lager di Montichiari

L’allevamento per la vivisezione Green Hill di Montichiari (BS), da mesi sotto accusa per le condizioni di detenzione dei 2500 cani beagle destinati ai laboratori di tutta Europa, è stato posto sotto sequestro dalla magistratura, ora i cani possono essere affidati a persone e famiglie idonee.

Per fare richiesta di affido dei cani della Green Hill è necessario compilare un modulo on line Clicca qui per compilare il modulo 

Una volta compilato il modulo saremo noi a contattarvi: vi chiediamo di avere pazienza, i cani sono molti e abbiamo bisogno di tempo per prendere in esame tutte le richieste.

Per ulteriori informazioni chiama i seguenti numeri   06-86268330    06-86268344
oppure scrivi a sosgreenhill@legambiente.it 

Hanno aderito finora a “SOS Green Hill: richiesta affido”: Comitato “Montichiari contro Green Hill”, Coordinamento “Fermare Green Hill”, Enpa, Lav, Leidaa, Legambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, Occupy Green Hill, Oipa, Vita da Cani, AVCPP, APNEC, Libertas, Ass. Work, Dog’s town strano mondo, Volontari Alto Alterno, Centro Cinoagonistico Borgomanerese, Centro Cinoagonistico siracusano, Ass. Di. Ca.

application/pdf iconLeggi il Contratto che ti sarà chiesto di firmare in caso di affido.

Magari con le figure funziona

Vediamo se si riesce con le figure. Perché a parole lo ripetiamo da anni nelle scuole, nei libri, nelle piazze e negli spettacoli che i centri commerciali (e, soprattutto qui in Lombardia) stanno così tanti e così vicini da non avere abbastanza clienti. Mentre la politica e le associazioni di categoria non sanno mai trovarci una giustificazione credibile. Che l’ipermercato vicino a casa spesso è il monumento di pezzi di imprenditoria che hanno bisogno di spendere piuttosto di guadagnare. Soldi che devono assumere una forma qualsiasi l’importante è che non puzzino più di soldi, che non abbiano la forma riconoscibile dei soldi: come le case costruite nei nostri paesi che non vengono vendute, le zone industriali nuove di fianco a quelle vecchie tutte disabitate. Legambiente ne parla, con le figure. Magari così è più chiaro.

Le mafie fanno shopping

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Grazie a Paolo Pinzuti per la segnalazione. Qui la sua riflessione su ipermercati e mobilità.

Non levano le tende

Ma sfregiano la tenda della Memoria di Libera a Lecco. Mafiosi e paramafiosi (o bulli imbecilli) si distinguono per mediocrità e imbecillità. Non ci rimane che denunciare il fatto alle autorità e sperare che il telo sia rimesso al suo posto da chi l’ha voluto profanare. L’episodio non ci ha certo scoraggiato, né noi operatori di Libera e Legambiente, né noi giovani volontari che subito cercheremo di risistemare e ricucire la ferita della tenda, convinti che la migliore risposta sia quella di proseguire lungo il percorso di impegno e di legalità intrapreso attraverso questa esperienza.

Nella Manovra la svendita dei beni pubblici e paesaggistici italiani

Beni pubblici preziosi cedibili per estinguere debiti dei Ministeri e delle Amministrazioni statali: nel testo della Finanziaria esiste una norma che consentirebbe non di fare cassa, questa volta, ma di regolare crediti e debiti attraverso la cessione, senza evidenza pubblica e espressa clausola di salvaguardia per i beni di carattere storico-archeologico e di rilevanza ambientale, di beni mobili e immobili antichi, preziosi, universalmente ritenuti “pubblici”. Con due piccoli commi (17 e 18 dell’art.10) si introduce infatti, la possibilità di cedere beni pubblici affidandosi solo al giudizio di congruità economica da parte dell’Agenzia del Demanio. “Il Governo – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza –, in maniera ambigua e poco trasparente, torna a colpire il Belpaese introducendo una norma che potrebbe avere effetti devastanti sul futuro del patrimonio culturale e paesaggistico italiano”. La norma inserita apre poi la strada a trattative dirette tra debitore e ministero che, eliminando qualsiasi concorrenza tra le parti, cancella il meccanismo dell’offerta più vantaggiosa a favore della pubblica amministrazione.

Mantenere le promesse: dopo la legge-legalità, il consumo di suolo

Mentre proseguono i lavori per vigilare l’attuazione della recente legge sull’educazione alla legalità licenziata dal Consiglio pochi giorni fa, tra i punti fondamentali affrontati durante la campagna elettorale c’è il progetto di legge (di iniziativa popolare) presentato da Legambiente Lombardia per normare il contenimento del consumo di suolo e la disciplina della compensazione ecologica preventiva. La legge si propone di limitare il consumo di suolo, riqualificare i suoli non edificati, dare primato alla formazione di natura e paesaggio, compensazione ecologica preventiva, promuovere un’urbanizzazione sostenibile e responsabile: obbiettivi che nella Regione regina della cementificazione sembrerebbero utopia.

Eppure c’è una buona notizia. Piccola ma che accende un lume e intanto pone la questione in termini politici. Elaborare una legge bipartisan che raccolga norme per il contenimento del suolo e fissi regole di mitigazione ambientale per le nuove attivita’ di edificazione è l’orizzonte di lavoro del gruppo tecnico nato all’interno della commissione Territorio e che si riunira’, per la prima volta, giovedi’ prossimo. Un comitato ristretto che ricalca le modalità di lavoro per la “legge-legalità” e che vede al proprio interno un rappresentante per ogni partito (e di cui, ovviamente, faccio parte anch’io) per velocizzare il percorso di analisi e di costruzione.

Un primo passo.

Per approfondire http://it.wikipedia.org/wiki/Consumo_di_suolo

Per dire no all’autostrada nel Parco agricolo Sud

Domani sarò alla manifestazione indetta da Legambiente contro l’ennesimo progetto di ingorgo irrisolto lombardo. Intanto è già pronta la nostra mozione:
NO ALLA NUOVA AUTOSTRADA NEL PARCO AGRICOLO SUD MILANO

 

 Martedì al Pirellone verrà presentato, con 5 mesi di ritardo, il progetto definitivo della tangenziale Est Esterna di Milano (TEM): 32 km di autostrada a tre corsie nel cuore del Parco Agricolo Sud Milano, a cui si aggiungono 40 km di nuove viabilità complementari. 

Una autostrada dai costi proibitivi – oltre 53 milioni a km, per un totale di 1700 milioni di euro – che, per essere pagati, avranno bisogno di un traffico di almeno 70.000 veicoli paganti al giorno. Un’autostrada che, dunque, dovrà generare nuovo traffico, con tutto quello che ne consegue in termini di emissioni, inquinamento, rumore, congestione da traffico sul resto della rete stradale, con costi e danni a carico di tutti i cittadini. 

Un’autostrada che, nonostante queste esorbitanti previsioni di traffico, deve implorare un aiutino dalle casse vuote dello Stato, perchè il piano finanziario ha un buco di 100 milioni di euro, che comporterà tagli alle poche misure di compensazione e mitigazione richieste dai comuni attraversati dall’opera. 

Un’autostrada che i comuni e le province direttamente interessate hanno dovuto subire, in cambio della promessa di contropartite per la mobilità pubblica dei pendolari che si troveranno bloccati nel traffico impazzito: promesse NON MANTENUTE, perchè non ci sono nè soldi, nè progetti, nè garanzie per realizzare il prolungamento Cologno-Vimercate della M2, nè per quello San Donato – Paullo della M3. 

Un’autostrada che NON E’ una alternativa alla tangenziale est attuale, che resterà imbottigliata come ora, perchè gli studi di traffico certificano che meno del 7% del traffico attuale della tangenziale est si sposterà sulla nuova tangenziale. 

Un’autostrada che dilanierà la campagna e colpirà a morte decine di aziende agricole che da secoli coltivano la fertilissima terra dell’est milanese. 

SONO TUTTI D’ACCORDO? NOI NO! 

CHIEDIAMO CHE LA LOMBARDIA SI DIA ALTRE PRIORITA’ PER LA MOBILITA’ DI PASSEGGERI E MERCI 

CHIEDIAMO AI SINDACI DELL’EST MILANESE DI DISDIRE L’ACCORDO TRUFFA, FIRMATO IN CAMBIO DI PROMESSE NON MANTENUTE 

CHIEDIAMO CHE LA LOMBARDIA INVESTA IN MOBILITA’ COLLETTIVA, NUOVI TRENI, PIU’ SERVIZI, PIU’ FERROVIE E METROPOLITANE 

FACCIAMOLO SAPERE ALL’ASSESSORE CATTANEO E ALL’AMMINISTRATORE DELEGATO DI TEM TERRAGNI: 

SE LE FACCIANO LORO LE INALAZIONI CON I TUBI DI SCARICO DEI TIR 

NOI DICIAMO DI NO ALL’INCUBO AUTOSTRADALE PER LA LOMBARDIA: 

DI SMOG E TRAFFICO CI BASTA QUELLO CHE ABBIAMO, NON NE VOGLIAMO DI PIU’! 

TROVIAMOCI MARTEDI’ MATTINA, 15 FEBBRAIO ALLE ORE 10.30 DAVANTI AL PALAZZO PIRELLI IN VIA FILZI, CON STRISCIONI E CARTELLI CONTRO LA TEM, PER IL PARCO SUD E PER LE METROPOLITANE 

Lunedì 10 maggio Giulio Cavalli a “AmbientaMI – Costruire natura”

SottoLaPanca presenta il prossimo evento in collaborazione con Legambiente “AmbientaMI – Costruire natura” Lunedì 10 maggio 2010  pressoBobino Club (Piazzale Cantore, 1 – Milano).

Legambiente ha lanciato la campagna “Metti un freno al cemento, costruisci natura” per condividere con tutte le cittadine e i cittadini della Lombardia un impegno a fermare il consumo indiscriminato di suolo. Al centro della campagna c’è una proposta di legge regionale di iniziativa popolare: “Norme per il contenimento del consumo di suolo e la disciplina della compensazione ecologica preventiva”, per la quale Legambiente si è impegnata a raccogliere 12.257 firme, già depositate in Regione e in attesa essere esaminate dalla Commissione.

La Lombardia è una delle regioni più urbanizzate e cementificate d’Europa. Negli ultimi anni il suolo è stato consumato al ritmo di 140000 mq (circa 20 campi di calcio) al giorno, per un totale di quasi 5000 ettari l’anno coperti da cemento ed asfalto, distrutti dall’edilizia residenziale e commerciale, da strade, impianti industriali, centri commerciali e capannoni: terra che non tornerà più, poiché è quasi impossibile che un terreno edificato possa tornale fertile. (da Metti un freno al cemento – costruisci Natura, Legambiente. Fonte: DIAP – Politecnico di Milano, su base ARPA)

L’incontro si aprirà con la proiezione del film documentario “Il suolo minacciato”.

Nel corso dell’incontro si discuterà della fattibilità del progetto analizzandone i profili economici e fiscali nell’intento di trovare una risposta condivisa al problema del consumo di territorio.

Interverranno:

Damiano Di Simine: Presidente Legambiente Lombardia.

Domenico Finiguerra: Sindaco di Cassinetta di Lugagnano.

Nicola Francesco Dotti: Dottorando in economia del territorio e coordinatore Planet.

I rappresentanti dei partiti politici sono stati invitati e presenzieranno per ascoltare le ragioni dei cittadini e dei promotori: Carlo Monguzzi (Ambientalista, Assessore all’Ambiente in Regione Lombardia, consigliere e capogruppo regionale in Lombardia), Giulio Cavalli (Consigliere regionale IDV), Elisa Scarano (Consigliera di zona 6 – Verdi).

Hanno inoltre aderito all’evento le associazioni Amici della Terra Lombardia, Associazione “Animalisti Italiani Onlus”, Gaia Animali e Ambiente, LAV Milano, LIPU Milano, Slow Food Milano, In Sella Nuova.

Per saperne di più:
Gruppo FB – STOP alla cementificazione in Lombardia
Sottolapanca.net – STOP alla cementificazione in Lombardia
Evento FB – AmbientaMI – Costruire Natura

Il nuovo inceneritore? semplicemente, non serve

Ho già avuto modo di parlare del nuovo inceneritore che dovrebbe sorgere tra Opera e Rozzano. Ho detto come sia l’ennesimo progetto speculativo agli ordini di una politica lombarda sempre più grumo affaristico piuttosto che reale risposta alle esigenze del territorio e dei cittadini. Martedì 20 aprile alle 18:00 presso il Circolo Clapiz del P.D. di via Neera 7, a Milano ne parleremo insieme io, voi, i consiglieri di zona e  il consigliere comunale a Milano Aldo Ugliano. Insieme progetteremo le iniziative e le strategie per un’opposizione che sia forte e unita. Per una battaglia che difenda il territorio lombardo sempre pronto a svendersi al migliore affarista. Oggi Legambiente chiarisce il punto: un inceneritore in Lombardia non serve. E se non serve ai Lombardi, a chi serve?

Il comunicato stampa di Legambiente Lombardia:

“Pura speculazione economica, la Lombardia è già oggi la regione italiana più dotata di inceneritori. C’è chi vuole guadagnarci senza preoccuparsi delle ricadute sui cittadini e il territorio”. Così Damiano Di Simine, presidente regionale di Legambiente, in merito all’ipotesi di un nuovo inceneritore nel Parco Sud Milano. “Basta guardare i dati per comprendere che chi propone nuovi impianti non ha a cuore il benessere dei lombardi ma solo l’idea di fare profitto facile”.

Ormai in Lombardia il sistema della raccolta differenziata ha superato i vecchi metodi: infatti vengono raccolti in modo separato il 47% dei rifiuti mentre solo il 10% finisce in discarica, e il 40% avviato a incenerimento. Non esiste più la necessità di nuovi inceneritori ma solo l’urgenza di ridurre la percentuale di quota residua ancora oggi avviata a discarica, migliorando la raccolta differenziata nelle provincie e città più arretrate (Pavia, Brescia e il capoluogo milanese). “Il problema non è la localizzazione nel Parco Sud, ma il fatto che di nuovi inceneritori non c’è bisogno, né al Parco Sud né altrove in Lombardia – conclude Di Simine – Dobbiamo investire per rispettare gli obblighi perentori imposti dalla nostra legislazione nazionale (raccolta differenziata da portare al 65% entro il 2012), attivare strategie nazionali di riduzione della produzione dei rifiuti, sviluppare le tecnologie e gli impianti su cui la Lombardia è in ritardo, prima di tutti quelli per la lavorazione della frazione organica con produzione di biometano e compost: discutere di nuovi inceneritori significa parlare d’altro rispetto alle vere necessità del sistema di gestione dei rifiuti”.

Incenerire i rifiuti costa di più che fare una buona raccolta differenziata

Sfatato l’antico mito che mandare i rifiuti agli inceneritori conviene alla tasche dei cittadini: riciclare costa meno e fa risparmiare. Ma a chi avesse ancora qualche dubbio che ambiente e risparmio possano andare d’accordo, rispondono i dati di uno studio della Regione Lombardia: nei territori che fanno maggior ricorso all’incenerimento, questa scelta si traduce in un maggior costo a carico dei cittadini. Questo è vero in particolare nei capoluoghi, come ben sanno a Cremona, città al 44% di raccolta differenziata, dove il costo medio per abitante è di 128 euro, mentre a Pavia, che a fatica raggiunge il 28% potendo contare sul mega-inceneritore di Parona, la spesa schizza a 161 euro, ben 33 euro in più. Ma più in generale il risparmio appare chiaro anche confrontando i dati medi provinciali: le provincie che superano il 50% di raccolta differenziata e che mandano all’inceneritore solo piccole quote dei propri rifiuti spendono meno di quelle in cui si trovano la gran parte degli inceneritori lombardi: nelle province di Milano, Brescia e Pavia si spende infatti di più che in quelle di Bergamo, Cremona e Varese. E’ quanto emerge da uno studio commissionato da Regione Lombardia sui costi del conferimento e smaltimento dei rifiuti che mette a confronto il sistema dei sacchetti colorati con il tradizionale utilizzo dell’inceneritore. E dal paragone gli impianti di incenerimento ne escono decisamente sconfitti mentre la raccolta differenziata si dimostra il sistema più conveniente per la gestione dei rifiuti lombardi.

“Per questa ragione domenica saremo a Trezzo d’Adda, a contestare il progetto di ampliamento dell’inceneritore – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – un intervento che, se realizzato, suonerebbe come un vero insulto agli abitanti dell’Adda-Martesana, uno dei territori più virtuosi per quanto riguarda la raccolta differenziata: lo diciamo qui come al Parco Sud, la Lombardia non ha più bisogno di nuovi inceneritori, deve invece investire sulle tecnologie per il trattamento delle frazioni da riciclare, a partire dagli impianti che lavorano la frazione organica per trasformarla in metano”.

I dati dello studio, che Legambiente rende pubblico a poche ore di distanza dalla manifestazione contro l’inceneritore di Trezzo, parlano chiaro: in provincia di Brescia, la più superdotata di inceneritori che nel 2008 hanno accolto ben 801.000 tonnellate di rifiuti, la raccolta differenziata non supera il 39% e la spesa media per ogni cittadino è pari a 104 euro. Ben diverso il costo medio per abitante nella provincia di Lodi che invece differenzia il 54% dei suoi rifiuti e fa spendere solo 83 euro pro capite. E se la provincia di Lodi risparmia oltre 20 euro rispetto a quella di Brescia, tra le province di Cremona e quella di Milano (comprendente Monza) il risparmio è di 11 euro a cittadino. Dal dossier, scaricabile dal sito della Regione Lombardia, emerge anche un altro dato: tra la raccolta porta a porta e i cassonetti costa meno la raccolta domiciliare rispetto a quella stradale. In media 69,31 euro per abitante con il porta a porta e 74,45 euro per i cassonetti.

“A far la differenza, anche in questo caso, è l’efficienza e l’efficacia dei sistemi di gestione – rileva Lidia Crivellaro, responsabile dell’Ecosportello di Legambiente Lombardia – a incidere sui costi sono soprattutto aspetti come la qualità delle raccolte differenziate, che permettono di ridurre la quota di scarto e ottenere il massimo di riciclaggio e valorizzazione dei materiali. Determinante è dunque il ruolo di amministratori locali e aziende di gestione della raccolta, un aspetto che invece si perde quando si punta tutto sullo smaltimento indifferenziato attraverso gli inceneritori”.

Il prossimo appuntamento è domenica prossima, alle 11.00 davanti al comune di Grezzago, con arrivo alle 11.30 all’area dell’inceneritore di Trezzo: il progetto di ampliamento dell’impianto infatti prevede due nuove linee di incenerimento, che ne aumenterebbero la capacità per ben 190.000 tonnellate/anno.

Fonte: elaborazioni Legambiente su dati ARPA Lombardia (quantità), Regione Lombardia (www.ors.regione.lombardia.it) (costi)

L’Ufficio stampa Legambiente Lombardia 02 87386480 – 349 1074971

Un impegno per l’ambiente da portare in Regione

Come mi è capitato spesso di ripetere durante questo inizio di campagna elettorale sono convinto che la mia candidatura e il mio eventuale ruolo in Regione Lombardia debbano significare soprattutto l’essere il portatore responsabile delle proposte del mondo dell’associazionismo e della cittadinanza attiva che da anni lavorano per il territorio. Per questo ho studiato con attenzione il progetto di legge degli amici di Legambiente Lombardia e, fin da subito, ho deciso di assumermi l’impegno di garantire il mio personale sostegno perchè possa diventare quanto prima legge a tutela dell’ambiente. della qualità della vita e delle generazioni future della Lombardia. Credo che le associazioni siano l’espressione più democratica delle “primarie” tra i cittadini poichè si costruiscono la propria credibilità solo con il consenso del territorio. Questa sarà la prima di una serie di proposte di legge che annunceremo in campagna perchè sia scritta chiaramente la nostra attività all’interno del Consiglio Regionale, riprendendo l’invito che fece già Micromega di dichiarare fin dalla campagna elettorale i propri obbiettivi senza proclami, slogan o linee guida confuse e inconsistenti.

PROGETTO DI LEGGE N. 0409
di iniziativa di Damiano Di Simine Presidente LegambienteLombardia

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“Norme per il contenimento del consumo di suolo e
la disciplina della compensazione ecologica preventiva”.

Per lungo tempo l’attività edilizia, in un passato ormai lontano, è stata strettamente associata ad una contestuale attività di costruzione di spazi urbani di convivenza e di socialità, nonché di produzione e scambio economico connesso ad una attività agricola e forestale di cura del suolo.

Da tempo questa contestualità è venuta meno: gli edifici spesso si appoggiano alle infrastrutture come oggetti isolati, senza costruire spazi urbani e l’attività edificatoria è ormai totalmente separata dall’attività di cura del suolo. Le stesse infrastrutture si appoggiano alla terra senza che ci si domandi quali rapporti mutano e quali effetti producono.

E’ quindi urgente riattivare un circuito virtuoso tra attività edilizia e ricostruzione della natura, non solo per ragioni ecologiche, di per sé già sufficienti, ma anche perché gli spazi aperti con forte contenuto naturalistico sono oggi più che mai elementi decisivi per definire l’abitabilità, la vivibilità e la qualità di un territorio. Essi, combinandosi con la conduzione agricola nel disegno di un territorio, devono concorrere a ripristinare un paesaggio in cui le comunità ritrovino le coordinate di una identità smarrita nella crescita senza freni degli ultimi decenni.

L’obiettivo di questo progetto di legge è pertanto duplice:

– da un lato limitare l’uso edificatorio del suolo, evitando di produrre in tutto il territorio disponibile livelli di urbanizzazione che in alcune parti della regione hanno già raggiunto la non sostenibilità,

– dall’altro legare ogni attività edificatoria su suolo libero ad una contestuale attività di costruzione di natura e di ambiente negli spazi aperti.

La presente proposta di legge intende informare l’attività edilizia ad un principio di responsabilità: ogni trasformazione territoriale che determini alterazione o copertura permanente di suolo deve farsi carico dell’impatto determinato sull’ambiente in cui viene consumata una quota di risorsa-suolo. Ogni ipotesi di trasformazione si accompagna così ad un processo di valutazione della sostenibilità dell’intervento che la richiama.

Questo processo, riferito al momento della pianificazione, si traduce in una attenta valutazione sulla reale necessità di trasformare irreversibilmente un determinato suolo, anziché localizzare la funzione prevista in aree dismesse o sottoutilizzate.

Quando, alla fine del processo di valutazione, si giunge alla conclusione che l’occupazione di suolo libero sia inevitabile, interviene, nel progetto di legge, l’obbligo a carico del trasformatore di controbilanciare tale impatto a carico del trasformatore (pubblico o privato che sia), cedendo alla collettività – in altri lotti, in un intorno territoriale limitato al Comune – un credito ecologico.

Questo credito ha la funzione di compensare quella sottrazione di valori ambientali e paesaggistici connessi all’esistenza di una data porzione di suolo e che, pur con tutte le soluzioni mitigative poste in essere in fase progettuale, rimane da risarcire.

La compensazione ecologica preventiva agisce su due fronti: da un lato disincentiva il consumo di suolo e dall’altro trasferisce risorse al potenziamento e al consolidamento delle funzioni ambientali dei suoli liberi.

Il processo compensativo appena descritto è assimilabile a quella che fu l’introduzione degli oneri di urbanizzazione per la realizzazione dei servizi pubblici urbani. Se nel passato vi è stata necessità di condizionare il permesso di costruire alla fornitura di beni sociali (infrastrutture e servizi) necessari per l’abitare, oggi – in un periodo di evidente deficit ambientale ed ecologico e di risorse territoriali in genere – è indispensabile attribuire ad ogni trasformazione di suolo libero una responsabilità ambientale che si traduca in una sorta di onere ecologico, attraverso il quale si possa generare nuova natura, altrove rispetto alla trasformazione, concorrendo a generare una dotazione ambientale.

L’esigenza di minimizzare il consumo di suolo, spesso associata all’idea di migliore utilizzo dell’esistente, è già contenuta in diverse fonti legislative. Non esiste però una norma che, in tal senso, vada oltre il valore di indirizzo o orientamento.

La presente proposta di legge scaturisce dalla necessità di conferire cogenza a idee ormai ampiamente condivise, la cui attuazione pare non più eludibile. Infatti oggigiorno l’espansione urbana avviene a spese di territori che in molte zone della regione sono le ultime aree disponibili e che, più in generale, l’erosione di valori ecologici e identitari, connessa alla compromissione di suolo e paesaggio, genera seri problemi ambientali, ma anche di coesione sociale e riconoscimento comunitario, traducibili anche in un danno economico. Siamo di fronte ad una progressiva perdita di patrimonio comune non ripristinabile, rispetto alla quale il legislatore è chiamato ad introdurre regole nuove, a tutela delle attuali e delle future generazioni.

Trattando di consumo di suolo, appare utile completare questa relazione con una definizione di “suolo”, che tra le tante disponibili, ci sembra la più pertinente: ‘il prodotto della trasformazione di sostanze minerali e organiche, operata da fattori ambientali attivi per un lungo periodo di tempo sulla superficie della Terra, caratterizzato da specifica organizzazione e morfologia, capace di provvedere allo sviluppo delle piante superiori e, pertanto, di assicurare la vita all’uomo e agli animali’. Tale definizione, tratta dalla vasta letteratura di scienze del suolo, ha oggi, nel nostro Paese, rilevanza meramente accademica, in quanto a tutt’oggi la nostra legislazione non attribuisce al suolo uno specifico ‘statuto’, che ne giustifichi una tutela in quanto risorsa ambientale limitata, non rinnovabile e pienamente ascrivibile alla categoria dei beni comuni, e che pertanto informi, tra le altre, la disciplina relativa alle trasformazioni delle superfici fondiarie.

Questa proposta di legge si muove nella direzione di un riconoscimento anche culturale prima che formale del bene suolo, con la consapevolezza che riconoscere a questa risorsa il pieno significato di ‘patrimonio comune’ (in questa sede come appannaggio della comunità regionale ma estendibile all’intera umanità, ferma la definizione di cui sopra) costituisce un imperativo non più rinviabile di riforma legislativa, che deve poggiare su adeguati principi di diritto nazionale e internazionale.

Non si tratta di introdurre nella legislazione lombarda una innovazione assoluta, poiché in Europa operano già da tempo leggi che attuano i medesimi principi, affrontando la tutela del suolo su un piano di regole, azioni e obiettivi, e dove il principio della compensazione ecologica preventiva è già strumento pienamente operativo.

LA PROPOSTA DI LEGGE COMPLETA QUI