Il leghista Borghi non ha imparato la lezione di Kabul: guerre e morti non fermano il delirio anti migranti
Tutte le guerre sono inutili, inutili e dannose per tutti, tranne che per i signori della guerra che con le guerre ci guadagnano moltissimo. Eppure in uno slancio di ottimismo (per quanto sia difficile coltivare ottimismo in queste settimane così buie) sarebbe stato quasi lecito pensare che le immagini che arrivano a quintali da Kabul potessero davvero smuovere le coscienze, spostare l’angolo di osservazione a chi chiama “emergenza” l’accoglienza senza avere il vocabolario della fuga, della guerra e della paura.
Forse, mi è venuto da pensare, forse quei bambini che vengono passati di mano in mano come fagotti da fare scivolare velocemente fuori dal recinto dell’orrore, avrebbero potuto aggiungere parole nuove ai bambini che arrivano nel Mediterraneo cotti dal mare e dal sole, forse adesso sarebbe stato più facile riconoscere che hanno la stessa forma di bambini di quelli che sulla rotta balcanica si spaccano i piedi al gelo o di quelli che a Lesbo si nutrono come ruderi con gli avanzi marci di cibo e i fucili puntati sugli occhi. Forse anche i talebani avrebbero potuto essere utili, questa smania dell’Occidente di raccontarli in tutte le loro più feroci e appuntite sfumature, questa inaspettata attenzione per gli scricchiolii dei diritti mentre si sgretolano e tutti li avevano ormai dati per scontati, forse queste persone che sanno già di essere sul libro nero dei nuovi padroni avrebbero potuto raccontare perché si scappa, ci si imbarca o ci si incammina su percorsi che spesso paventano la morte eppure sono l’unica soluzione possibile per non morire di pallottole o perfino non morire di paura.
La dittatura, anche quella, anche la dittatura mi sono detto forse ristabilisce le giuste proporzioni delle cose, magari ci insegna a usare con più cautela le parole ché sprecare parole troppo grandi per drammi molto piccoli rischia sempre di sminuire i drammi veri e invece nemmeno i talebani che uccidono i musicisti e i comici, nemmeno i talebani che piantonano con i fucili in pugno i giornalisti mentre conducono il telegiornale, nemmeno i talebani che obbligano le donne a nascondersi, nemmeno i talebani che usano le ragazze come carne da macello, nemmeno quelli sono riusciti ad accendere un po’ di imbarazzo tra gli agitatori che vedono dittature dappertutto, nelle mense e nei ristoranti. Niente, di niente, nemmeno i morti e le guerre funzionano.
Ieri il deputato leghista Claudio Borghi (uno di quelli che con il cattivismo salvinista è riuscito a ottenere un po’ di luce) ha pensato bene di condividere una foto dei migranti sbarcati con un barcone a Lampedusa aggiungendo la frase “Mi raccomando, in Sicilia zona gialla quindi non più di quattro al tavolo al ristorante e mascherine all’aperto”. Avete capito bene? Dice Borghi che è davvero una vergogna che questi dopo essere stati stuprati, derubati, pestati, imprigionati e torturati si permettano di rischiare la vita senza nemmeno la mascherina e per di più assembrandosi su un barcone mentre i poveri siciliani devono sorseggiare il loro spritz nei tavolini all’aperto. Sembra incredibile ma l’ha proprio scritto così. Esattamente come continuano a farneticare di dittatura sanitaria coloro che vogliono esercitare il diritto di non vaccinarsi eppure vorrebbero anche esercitare il diritto di deridere e infettare pure quelli vaccinati.
Mi raccomando, in Sicilia zona gialla quindi non più di quattro al tavolo al ristorante e mascherine all’aperto. pic.twitter.com/AkAKJaWB7k
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) August 29, 2021
Mentre a Kabul una famiglia è stata devastata dai missili (di un drone degli USA che esportano democrazie e vittime collaterali in scioltezza) questi riescono a immaginare una “guerra” che si giocherebbe con aghi e siringhe. Le proporzioni, appunto: l’obbligo di usare la mascherina confrontato alla perdita di diritto di opinione, di parola e di identità che avviene in questi giorni in Afghanistan si sperava che risultasse talmente inopportuno da essere perfino immorale e invece è un mantra che continua senza nemmeno scalfirsi.
C’era da sperare che almeno il dolore avesse svolto un ruolo pedagogico, che avesse potuto insegnare (anche poco) il senso della misura nelle diverse disperazioni. E invece niente. Intanto nel 2021 più di mezzo milione di afghani ha lasciato il Paese ed è in giro per l’Europa. L’Europa si prepara a essere ancora fortezza e perfino le parole normalmente ragionevoli del Presidente Mattarella (che sottolinea la solidarietà nei comunicati stampa che non sfocia mai nei fatti) lo fanno apparire uno statista. Avremmo potuto trarre almeno un piccolo insegnamento dalla guerra ma anche quella battaglia ormai è già bell’e persa.
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