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Perché la memoria, che è cosa buona e giusta, andrebbe anche esercitata sui vivi oltre che commemorata gigioneggiando sui morti.

(Scritto per L’Espresso qui.)

Schermata-2015-01-02-alle-16.56.35Siamo fatti così: li osteggiamo, ne scriviamo fino a al brufolo più nascosto e poi quando finalmente arriva il riscontro (giudiziario ed etico) lasciamo perdere come se il più ormai fosse fatto, dimenticando in fretta le conclusioni o peggio non prestandoci nemmeno troppe attenzioni.

La storia di Marcello Dell’Utri e dei suoi contatti con ambienti mafiosi è stata la saga degli ultimi vent’anni, una storia in cui ci si sono buttati un po’ tutti (spesso con una superficialità da bancarellieri dello sdegno, eh) e in fondo la sentenza con cui si accerta che Marcello Dell’Utri sia stato il “tramite con Cosa Nostra per conto di un noto imprenditore” dovrebbe essere solo questo, da solo, un rossore livido di vergogna per chiunque decida di governare con il partito di quel noto imprenditore. Nel processo Dell’Utri si certifica poi un modo di essere “spericolati avventurieri” nel campo della politica e dell’imprenditoria (che spesso in questi ultimi anni erano coincidenti) che ha segnato un’epoca; quella dei falchi pronti a tutto pur di incassare qualche milione di euro in più. Eppure provate ad immaginare un marziano a cui si racconti ciò che è stato Dell’Utri per Berlusconi, provate a raccontargli quali comportamenti siano certificati da una condanna passata in Cassazione e vedrete che anche lui rimarrebbe sconvolto dagli impercettibili effetti “politici” che ha avuto tutta la storia.

Minimizzare la mafia e Dell’Utri è un giochetto bipartisan che serve a sostenere questo Governo: basta questo per capirne la matrice e per leggere l’immobilismo antimafioso dell’Esecutivo. Non serve altro. Eppure come già successe per Andreotti capiterà ancora che un altro Dell’Utri, magari diverso per accento o per parte politica, possa pascolare impunemente in un Paese che non ha fatto tesoro dell’ultima lezione. Succede così: si restringe il campo su Dell’Utri lasciando perdere le chiavi di lettura del Dellutrismo e così come oggi l’andreottismo passa inosservato come un raffreddore anche i futuri “intermediari” con le mafia potranno godere dell’impunità della memoria. Perché la memoria, che è cosa buona e giusta, andrebbe anche esercitata sui vivi oltre che commemorata gigioneggiando sui morti.

Ed è per questo che abbiamo deciso che il prossimo spettacolo che porteremo in scena (L’AMICO DEGLI EROI: parole, opere ed omissioni di Marcello Dell’Utri) sarà il nostro piccolo ma combattivo vaccino perché la sentenza diventi pubblica, addirittura in tournée. E per questo abbiamo deciso che non vogliamo produttori “istituzionali” ma preferiamo un “produzione sociale” in cui ognuno di noi, pubblico compreso, fa la propria parte. Un crowdfunding per uno spettacolo teatrale “civile” ci dicono che sia pericoloso perché “mette insieme quelli che già la pensano allo stesso modo”. Quando me l’hanno detto ho pensato che sarebbe un primo passo per essere un piccolo corpo sociale: gli esercitatori di memoria. Non mi è sembrato niente male.

Se volete aiutarci anche voi trovate tutte le informazioni qui.

Chissà che non mi passi

28163532_incontro-con-giulio-cavalli-attore-lombardo-sotto-scorta-4Di solito mi capita così, più o meno proprio in questo momento qui che sto per scrivere proprio per non perderlo: mi assale il dubbio di non avere usato abbastanza bene le parole. Mi prende a fine giornata, dopo che comunque di parole ne ho masticate e scritte tantissime ma mi succede anche dopo un viaggio, lungo, con parole in sottofondo insieme al rumore della strada. Oggi pensavo durante la riunione di redazione al libro bellissimo di Benedetta Tobagi (Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre: lo trovate qui) che mi ha lasciato, tra le altre cose, il gusto antico di rispettare la parola nella responsabilità del giornalismo esercitato con il cuore onesto e mentre ci osservavo seduti per scandagliare le storie che vale la pena raccontare, ho creduto di avere colto, un secondo soltanto e poi via, il rito nella scelta della storia giusta, presa dal lato più poetico, inaspettato, ligi al pensiero e alla verità. Che poi pensiero e verità sono come due fratelli: solo accusandosi a vicenda riescono a coltivare un amore perseverante.

Insomma questa sera pensavo che, anche se ho imparato a controllarla per mestiere, spero davvero che non mi passi la paura di non essere stato all’altezza delle parole che ho scritto. Perché è una delle mie fisime a cui sono più affezionato. E guai a me se guarissi.

Ecco. L’ho scritto. Preso.

Intanto vediamo di farcela.

Schermata 2015-01-10 alle 15.27.43Siamo all’ultimo mese del cammino lunghissimo di preparazione dello spettacolo e libro L’AMICO DEGLI EROI. In questi giorni alcune associazioni ci hanno fatto sapere di essere in fase di raccolta per stabilire la propria cifra di partecipazione alla produzione sociale (il nostro #crowdfunding è qui) e ovviamente li ringraziamo fin da subito. Lo spettacolo armai sta assumendo forme quasi definitive e devo dire di esserne soddisfatto. Qualcuno mi dice che in giro ormai la vicenda di Dell’Utri sia considerata “vecchia”, “passata” e “poco interessante” ma faccio questo lavoro da abbastanza tempo per sapere che inoculare disinteresse ed indifferenza è il modo migliore per non essere costretti a pagare anche lo scotto “politico” e “sociale” di una vicenda. L’ho detto moltissime volte e l’ho anche scritto: credo che il teatro abbia il dovere di tenere la guardia alta lì dove è facile lasciarsi andare. Non cavalchiamo onde ma con molta umiltà cerchiamo di provocarne, piuttosto. Siamo fatti così. A giorni dovremo anche essere in grado di avere le prime bozze del libro. Lavoriamo, quindi. E possiamo crederci solo perché voi ci state credendo con noi. Per questo vi chiediamo, se potete e se volete, di aiutarci in queste ultime settimane dando visibilità alla nostra raccolta fondi. Le informazioni le trovate nella pagina di produzionidalbasso e sul blog.

Intanto buon venerdì.

Perché produrre con noi “L’amico degli eroi” secondo Carla

berlusconi-mangano-dellutriCarla ci scrive i motivi che l’hanno spinta a coprodurre con noi il progetto “L’amico degli eroi”. Se volete (e potete) darci una mano potete farlo anche voi qui.

Teramo, 23 agosto 2014

Ciao Giulio, sono passate circa due settimane dalla mail con cui chiedevi di scrivere o registrare il perché dell’adesione alla tua produzione sociale “L’amico degli eroi”. Ho provato a farlo in video, ma per ora non viene bene. Riproverò. Forse con le citazioni ho appesantito il mio discorso. Porta pazienza: è deformazione professionale… ed anche un po’ timore che le mie sole parole non bastino a rendere l’idea. Ed allora ecco:

aderisco ai contenuti, alla rabbia, all’indignazione, ai modi, ai toni, al colore, al desiderio, che vedo nel tuo impegno e che per me sono i presupposti per la costruzione di una nuova antropologia: “Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.” (Pier Paolo Pasolini)

aderisco soprattutto al COME di questo progetto. Mi riempie di gioia leggerti quando dici “Ho scritto e detto dappertutto che il lavoro vogliamo svolgerlo insieme a tutti i nostri produttori, quindi voi, e insieme raccoglieremo tutti gli eventuali suggerimenti e eventuali critiche”. Trovo sia un grande salto quantico. E’ quello che si chiama “coevoluzione”. La diponibilità, l’apertura all’altro sguardo, la fatica che ne consegue rappresentano il tipo di esperienza che dovremmo imparare a vivere. “Sta diventando generale, ai nostri tempi, una grottesca incapacità dell’intelletto umano a intendere che la vera garanzia della propria persona non si raccomanda già agli sforzi dell’individuo isolato, ma all’universale comunanza umana”. (Fëdor Dostoevskij)

aderisco alla grande voglia di futuro che si respira sempre nelle tue storie e che mi aiuta a riflettere sulle bugie che ci raccontiamo: quelle piccole e quotidiane, quando la vita ci dice di andare avanti ma noi ci fermiamo per paura pigrizia opportunismo o quando c’invita a respirare consapevolezza davanti al bivio per evitare l’inerzia; quelle grandi e collettive, quando scegliamo di fingere di non vedere oppure di opporci. Aderisco alla tua “finzione” (non fiction) perché ho imparato che certe volte fingere serve ad opporsi. “Insomma, gli era presa quella smania di chi racconta storie e non sa mai se sono più belle quelle che gli sono veramente accadute e che a rievocarle riportano con sé tutto un mare d’ore passate, di sentimenti minuti, tedii, felicità, incertezze, vanaglorie, nausee di sé, oppure quelle che ci s’inventa, in cui si taglia giù di grosso, e tutto appare facile, ma poi più si svaria più ci s’accorge che si torna a parlare delle cose che s’è avuto o capito in realtà vivendo.” (Italo Calvino)

aderisco alla felicità di portare nel tuo progetto il mio “sacro poco”, che non è “poco sacro”. “è come andare per il mondo incinti di quello che il mondo, di fatto, al momento, non è, non sa, non può” (Luisa Muraro). Buon lavoro e spero a presto. Ma, soprattutto, Grazie della tua fiducia.

Sudore e sabbia

berlusconi-mangano-dellutriNon è propriamente sabbia perché in fondo si tratta di polvere diventata spessa ma la scrittura de L’amico degli eroi e la sua produzione “sociale” sono un letargo produttivo che mi tiene mediamente lontano dal resto. La scrittura, prima di tutto: sono anni che mi ritrovo a percorrere la corsia d’emergenza del giornalismo per non tralasciare i particolari che probabilmente mi hanno salvato più di qualsiasi altra protezione, sempre intento a scrivere i nomi e i cognomi per dare una faccia riconoscibile ad un argomento che in molti cercano tuttora di rendere fumoso e quindi non discutibile. Ma la scrittura, dicevo, la scrittura mi manca da tantissimi anni;, preso da numeri, date e incroci che mi hanno inflaccidito, forse, ma certo aumentato l’appetito. Eppure proprio oggi, provate a pensarci, scrivere diventa la professione più rischiosa e folle in un momento di informazioni e pareri a tutti i costi e certamente affrontare Dell’Utri (meglio: il dellutrismo come già avevamo fatto con l’andreottismo di Giulio) con tono narrativo mi porta a tornare al teatro, alla scrittura. A casa mia.

Per questo ritengo fondamentale il periodo di lettura collettiva del testo (che sarà il copione e cha sarà il libro) insieme a tutti i produttori (che siete voi, credo, e che comunque potete essere voi contribuendo alla pagina del crowdfunding) per capirsi fin da subito sul fine che ci proponiamo: può la letteratura essere appuntito strumento politico senza bisogno di essere giornalismo? Io credo che sì, altrimenti non sarei qui, e credo che una nuova e rivitalizzante modalità di teatro civile possa (o debba, non so) passare da una fiducia incondizionata alla parola.

Noi siamo qui, cercando di essere all’altezza delle vostre aspettative. Dateci una mano. Se potete. Se volete.

Corro perché scivolo

E’ uscito il mio racconto su Dorando Pietri in ebook. Lo trovate più o meno dappertutto. Fatemi sapere cose ne pensate. Questa è la mia introduzione:

E’ salutare dedicarsi ai secondi: apre lo sguardo e umanizza il vissuto. Quando ho ascoltato per caso la storia di Dorando Pietri ero a Carpi, in camerino, pronto per andare in scena in un momento della mia vita in cui tutto filava meravigliosamente liscio. Tutto. Come un’adolescenza allungata. Dorando mi ha preso per l’orlo dei pantaloni e mi ha riportato nella poetica della sconfitta che sta solo nei numeri ma fuori urla tutta la fatica e la crescita di un campione di carne, sudore e fango. Se ci innamorassimo di più dei secondi probabilmente ci renderemmo conto delle migliaia di nascoste battaglie personali che stanno dietro ogni sguardo, in ogni gesto e forse anche nelle prepotenze delle persone che ci sono più ostili. La storia di Dorando racconta che con un cuore senza troppe onde possiamo cogliere l’epopea anche se non arriva alla vittoria ma che ha tutti i contorni dell’arte vissuta. Siamo un paese che ha bisogno di secondi, di curiosità per tutto il resto, della riabilitazione della sconfitta come passaggio necessario e di crescita. Non so voi, ma io ci trovo tanta bellezza in quel secondo posto tenuto al braccio dei soccorritori.

Il testo va letto con il sottofondo del rumore del mare e di un’orchestra che suona in mezzo al fumo. Così. Battendo il tempo in testa.

Giulio Cavalli

COPERTINADORANDO

 

L’amico degli eroi: scrive Francesco

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ho letto dei dubbi sulla moda dell’autoproduzione, sono un lavoratore dello spettacolo e anch’io dico che i soldi pubblici devo essere usati “a non finanziare solo quello che ha successo nell’immediato (che si sostiene benissimo da solo), ma a sostenere chi sperimenta e potrebbe essere in grado di realizzare qualcosa di valore, anche se magari sul momento non viene compreso” (come dice Marzi), ma in attesa che ciò avvenga che facciamo…credo sia una grande opportunità quella di autoprodursi dimostra che c’è ancora un’Italia che non si rassegna. Mi auguro che il progetto vada a buon fine io ci sto

Continua il nostro progetto di “produzione sociale” per un libro e uno spettacolo teatrale su Marcello Dell’Utri. Per partecipare e condividere (ne abbiamo bisogno) basta andare qui.

La “produzione sociale” di un libro e di uno spettacolo su Dell’Utri. Per farlo, insieme.

berlusconi-mangano-dellutriAlla fine quindi abbiamo deciso di produrre sia un libro e sia uno spettacolo con le nostre (e le vostre) forze. Qui sul blog ho scritto nei giorni scorsi del perché abbiamo ritenuto la scelta del crowdfunding la soluzione migliore per ritenerci più “liberi” e per testare le nostre forze. Provo a spiegare cosa fare e come fare per chi ha voglia di sostenerci.

La raccolta fondi:

La pagina del progetto la trovate cliccando qui. Si possono fare donazioni da 25€ in su e ogni donazione dà il diritto ad alcune cose:

  • LIBRO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete una copia cartacea del libro. 25,00 €
  • LIBRO E INGRESSO SPETTACOLO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete una copia cartacea del libro e un ingresso omaggio per uno spettacolo su Milano o su Roma entro 12 mesi dal debutto. 50,00 €
  • 2 LIBRI E 2 INGRESSI SPETTACOLO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete due copie cartacee del libro e due ingressi omaggio per uno spettacolo su Milano o su Roma entro 12 mesi dal debutto. 100,00 €
  • 5 LIBRI E 2 INGRESSI SPETTACOLO PER LA “PRIMA”, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete cinque copie cartacee del libro e due ingressi omaggio per il debutto riservato ai comproduttori e alla stampa in luogo da decidersi (in base alle residenze dei sottoscrittori). 200,00 €
  • 5 LIBRI E PRESENTAZIONE CON LA PRESENZA DI GIULIO CAVALLI, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete cinque copie cartacee del libro e organizzazione di una presentazione del libro in luogo a vostra scelta. 500,00 €
  • 1 REPLICA DELLO SPETTACOLO “L’AMICO DEGLI EROI”, 1 replica dello spettacolo (esclusi i costi di location e eventuale attrezzatura tecnica). Per info paola.vicari@bottegadeimestieriteatrali.it 2500,00 €
Ovviamente partecipare alla produzione non significa “acquistare” uno di questi pacchetti, l’idea è di una “produzione sociale” (lo so, l’abbiamo ripetuto 100 volte) che tenga il filo diretto con tutti i “comproduttori” sullo sviluppo del libro e dello spettacolo con un’apposita newsletter che darà aggiornamenti sul lavoro svolto (capitoli, immagini dello spettacolo, resoconto delle prove e tutto quello che possiamo inventarci o che potete inventarvi): Per questo pensiamo (e speriamo) che la produzione non si limiti ad un rapporto puramente economico ma diventi un “patto” di avanzamento lavori.
Lo spettacolo avrà le musiche di Cisco (come già per L’Innocenza di Giulio) eseguite dal vivo.
Cosa potete fare:
Potete contribuire (se volete e quanto potete) ma soprattutto potete parlarne, fare sapere cosa stiamo tentando di fare, portare l’attenzione delle persone interessate, raccontare chi siamo, cosa facciamo e cosa vogliamo fare, condividere sui vostri social e se serve invitarci a parlarne.
Noi siamo partiti. Venite in viaggio con noi?

Produciamoci: mi scrive Carla

La campagna di “produzione sociale” per “L’amico degli eroi” (un libro e lo spettacolo) è partita. Qui trovate tutte le informazioni. Domani vedrò di scrivere nel dettaglio (intanto abbiamo bisogno che cominciate a fare girare la notizia e, se potete, contribuite) ma prima che si faccia sera voglio pubblicare altre parole bellissime che mi ha scritto Carla Verdecchia  perché anche loro colgono il senso di quello che vorremmo fare e della forza che dobbiamo onorare:

LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE.

Fine anno scolastico. Classe quinta in pochi. Occhi e parole che chiedono apparentemente voti, in realtà senso e misura. Snocciolo numeri. Lampeggiano delusione speranza rimpianto. Allora racconto una storia che finisce così: quello che stiamo vivendo è il momento migliore e ciò che abbiamo è il “meglio”. Valutare il meraviglioso che avevamo o il meraviglioso che avremo è perdere tempo. Intanto non c’è né quello, né quello. Abbiamo questo e pertanto è la cosa migliore che abbiamo. Usiamolo. Non usarlo vuol dire perderlo. Non c’è guadagno, non c’è accrescimento, non c’è convenienza a restare nel ricordo di ciò che era e nella speranza di ciò che sarà.

Ľart. 9 della nostra Costituzione promuove la cultura. Non per il diletto di pochi illuminati volenterosi. Ma per alimentare la virtù civile, fare palestra di vita pubblica, costruire uguaglianza e democrazia sostanziali. Solo la Repubblica può farlo. Ma intanto l’impegno di ognuno di noi è prezioso e mai come ora occorre un’assunzione di responsabilità in prima persona. Sia per riprenderci la res publica, sia per finanziare ciò che il neoliberismo ritardatario di Renzi non finanzia.
Io partecipo. Spero anche voi.

 

Parte la “produzione sociale” e mi scrive Paola

La campagna di “produzione sociale” per “L’amico degli eroi” (un libro e lo spettacolo) è partita. Qui trovate tutte le informazioni. Domani vedrò di scrivere nel dettaglio (intanto abbiamo bisogno che cominciate a fare girare la notizia e, se potete, contribuite) ma prima che si faccia sera voglio pubblicare le parole bellissime che mi ha scritto Paola Periti perché colgono il senso di quello che vorremmo fare e della forza che dobbiamo onorare:

Con questa mia mail volevo esprimere la mia soddisfazione per la tua scelta. Stampa, televisione non so il teatro oggi non sono indipendenti, non in Italia. E ti fa onore, sapendo che certamente non ti mancano le occasioni per pubblicare libri o testi o realizzare spettacoli, scegliere di non legarti ad alcuno.
Credo sia oggi più che mai arrivato il momento dell’intransigenza, nessun compromesso. Non sono mai stata rigida nei miei comportamenti ma lo sono diventata osservando questo paese che piano piano, con la connivenza di tutti noi cittadini, ha lasciato che il fango ci sommergesse tutti.
Ho due figlie adolescenti. Lascio loro un paese allo sfascio e nessun futuro degno di persone civili.
Cerco di rimediare, almeno con il mio comportamento privato.
Grazie per il tuo impegno.