‘L’innocenza di Giulio’ sbarca in Spagna
Sono soddisfazioni. Per l’Università di Valencia il copione dello spettacolo ‘L’innocenza di Giulio‘ viene tradotto e diventa materia di studio.
La traduzione la trovate qui.
Tutta la rivista è qui.
Sono soddisfazioni. Per l’Università di Valencia il copione dello spettacolo ‘L’innocenza di Giulio‘ viene tradotto e diventa materia di studio.
La traduzione la trovate qui.
Tutta la rivista è qui.
Stiamo preparando in questi giorni (tra le mille cose) le prossime presentazioni del mio piccolo libro “Corro perché scivolo”, la storia di Dorando Pietri che, per chi ancora non lo sapesse, è in vendita edito da L’Espresso in ebook qui oppure in cartaceo (sì, esiste anche cartaceo) nella nostra piccola libreria qui.
Tra le molte mail ogni tanto scopro che qualcuno immagini che sia complicatissimo e costosissimo avere una presentazione. Beh, no, non è così.
Per chi volesse basta scrivere a spettacoli@giuliocavalli.net avere un luogo, avere un giorno e poco altro. Facile, eh?
L’articolo di Antonia De Francesco dal sito duepuntozeronews.it:
Da Giulio a Giulio: uno è passato alla storia come “Il Divo”, all’anagrafe Giulio Andreotti, l’altro, scrittore, giornalista e artista, è Giulio Cavalli, ospite dell’appuntamento di domenica scorsa del Mese della Legalità a Formia. Il primo ha attraversato decenni di politica e storia del Bel Paese, quasi indenne, da protagonista di Governo, e da quando la terra gli è lieve, molti sono i segreti che, probabilmente, ha portato con s’è; il secondo, ha attraversato sì politica e storia italiana, ma ha scelto di raccontarla: un ruolo faticoso per il quale spesso ha rischiato la sua incolumità. Le due vite si incrociano quando, dopo anni di percorsi a pier pari tra il teatro e la “legalità”, dopo l’esordio con lo spettacolo ” A cento passi dal Duomo” volto a raccontare la presenza della criminalità organizzata al Nord, Cavalli decide di scrivere “L’innocenza di Giulio”, libro con il quale ripercorre le vicende giudiziarie che hanno contraddistinto la lunga esistenza del “Divo”. Lo fa, premettendo toni tutt’altro che distesi e comprensivi, piuttosto adirati e inclementi, nonchè con una premessa essenziale, ben sintetizzata dalla prefazione del Magistrato Dott. Gian Carlo Caselli: “La stragrande maggioranza dei cittadini italiani è convinta che Andreotti sia vittima di una persecuzione che lo ha costretto a un doloroso calvario per l’accanimento giustizialista di un manipolo di manigoldi”,ovviamente, c’è un “ma”…non è così. Questa è la prospettiva che intraprende Cavalli, cercando di capovolgere un opinione pubblica assuefatta, è rovistando nella memoria corta di un Paese, che troppo presto dimentica, troppo velocemente si lascia convincere e perdona. Così Giulio Cavalli si assume la responsabilità di tirare le fila del “Processo Andreotti”, con questo libro, in cui mette la verità davanti alla giustizia.
In un passo del libro si legge: “I fatti che la Corte ha ritenuto provati in relazione al periodo precedente la primavera del 1980, dicono che il Senatore Andreotti ha avuto piena consapevolezza che i suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con alcuni boss mafiosi, ha quindi coltivato, a sua volta, amichevoli relazioni con gli stessi boss”. E Cavalli aggiunge: ” ‘ L’innocenza di Giulio’ perchè conoscere il processo Andreotti ti insegna a riconoscere la politica che tenta in tutti i modi di legittimare l’illegalità e aiuta a capire che la storia di questo Paese è negli atti giudiziari, nei fatti che sono stati riscontrati, raccontati su cui non possono esistere dubbi e che, l’opportunità, soprattutto in politica e per chi si occupa di pubblica amministrazione, è un concetto che non può essere delegato solo alla Magistratura o ai Giudici ed è un confine molto più ampio di quello dell’attività giudiziaria”. Secondo Cavalli “la politica di Andreotti è quella che ha scelto di sedersi al tavolo con la mafia” ed il suo tentativo di spiegarla ai giovani si sposa con la volontà di creare campanelli d’allarme, consapevolezze, perchè “ripetendo una bugia infinite volte si riesce anche a trasformare in verità storica qualcosa che in realtà non è mai avvenuto”.
Il ruolo della memoria diventa, dunque, fondamentale. “La memoria va esercitata – spiega Cavalli – e credo che è un po’ di confisca della memoria quella buona per la cittadinanza attiva sia obbligatoria”, perchè l’ “andreottismo” sopravvive “nella privatizzazione delle regole, negli incontri inopportuni difesi sui cavilli”. “Andreotti è stato colpevole e sicuramente bugiardo”, questa è “la sua innocenza” secondo il magistrale intervento culturale di Giulio Cavalli: perchè è dalla cultura, dalla simbiosi con di quest’ultima con i giovani, dagli “scossoni” che l’arte può imporre che bisogna partire e ripartire continuamente.
CITTA’ DI FORMIA
MARZO 2015 – “ MESE DELLA LEGALITA’ ”
28 FEBBRAIO
Auditorium Foa, ore 19
Proiezione film “La scorta”
Dibattito con Pierluigi Faloni (Prefetto
di Latina), Cesare Sirignano
(pm Dda di Napoli), Ricky
Tognazzi (attore) e Giulio Cavalli
(giornalista), Sandro Bartolomeo (Sindaco
di Formia), Giuseppe Golini Petrarcone
(Sindaco di Cassino) e Renato Natale
(sindaco di Casal di Principe),
Modera Antonia De Francesco
1 MARZO
Sala Falcone e Borsellino, ore 11
Presentazione libro “L’innocenza
di Giulio”. Con Giulio Cavalli
e Giovanni Conzo (pm Dda di Napoli).
Modera: Angela Nicoletti
2 MARZO
Sala Falcone e Borsellino, ore 11
Mostra fotografica “Il volto di Gomorra”
Con Nicola Baldieri (fotografo),
Nicola Graziano (giudice),
Angelo Pisani (avvocato) e Mattia
Aprea (avvocato e consigliere comunale)
Modera: Angela Nicoletti
6 MARZO
Sala Falcone e Borsellino, ore 17
Presentazione libro “Cruel”
Con Salvo Sottile (giornalista)
e Antonio Manetta (autore Rai)
Modera: Angela Nicoletti
7 MARZO
Sala Falcone e Borsellino, ore 10.30
Lezione: “Il serial italiano racconta
la criminalità:‘Romanzo Criminale’
e ‘Gomorra’. Con Barbara Petronio
e Daniele Cesarano (sceneggiatori di “RomanzoCriminale“)
7 MARZO
Sala Falcone e Borsellino, ore 19.30
Proiezione film “Il sud è niente”.
Con Fabio Mollo (regista del film)
10 MARZO
Sala Falcone e Borsellino, ore 10.30
Lezione: “La camorra spiegata ai ragazzi”
Con Giuseppe De Matteis (Questore di Latina)
Giovanni De Nuzzo (comandante CC Formia),
don Luigi Merola (A’ voce de’ creature)
Caro Giulio,
te lo giuro che ci ho provato cento volte a scriverlo e riscriverlo questo pezzo. Mangiato, sputato e rimangiato come non si dovrebbe fare per il rispetto per le storie che nei documenti bollati si scrivono con le maiuscole. Ho provato a metterci il rigore e tutto l’impettimento degli studiosi scientifici ma mi sembrava di martellare un palazzo bello ma abusivo, costruito sulla spiaggia, anche se con l’aria da ingegnere. Ho provato a scriverlo e ripetermelo in testa con l’eco di muro e legno dei tribunali ma qui il cuore della storia sta tutto nella giustezza più che nella giustizia.
Una mattina mi ci sono messo di piglio, con tutte le carte e i trucchi da camerino, raccogliendo gli avanzi di scenografie che avevo sparso in giro, e mi sono detto che magari con quattro parrucche e del rossetto pesante saremmo riusciti tutti a digerirla, questa storia. Sbagliato.
Caro Giulio, l’unico inizio vero è che questa storia accende la nausea: nausea nera, nausea pelosa, nausea incurabile. Una storia che galleggia tutta nei fondi che non si riescono a sciacquare, una storia che spia dalla serratura cinquant’anni di istituzioni che si baciano di nascosto nei cessi, una storia che sta nelle risalite a pelo d’acqua per prendere fiato e più in basso è tutta acqua al buio, una storia che non rimane in piedi senza livore e senza la sua nausea.
Caro Giulio, confesso che ci è uscito un libro maleducato e rissoso. Di quella maleducazione indignata che batte sulle vene in testa e che si vorrebbe in prescrizione. E non vale né pentirsi né dissociarsi. Ci sono palcoscenici che vanno usati e palcoscenici che vanno osati: non cerchiamo l’equilibrio educato da teatro stabile dentro questo girotondo di onorevoli venerabili e di bugie liriche. Caro Giulio, questo libro è stato martellato tutto storto, con dentro i fatti desunti e i nomi rivoltabili come un Molière senza boccoli e sorrisi. Ma indignato. Indignato sì. E ci avessimo messo il papillon all’indignazione forse sarebbe stato meglio ma non ci avrebbe creduto quasi nessuno. Un libro scritto, detto, e dispiaciuto. Con la nausea come odore di introduzione.
(dal libro L’INNOCENZA DI GIULIO, Andreotti e la mafia in offerta qui nella nostra piccola libreria)
L’articolo con le belle parole del presidente dell’associazione che mi ospita il 5 settembre è qui. Parlare di Andreotti in Ciociaria direi che ha un sapore interessante, eh. Presentiamo L’innocenza di Giulio.
Dunque è fine agosto e devo dire che fine agosto mi ha sempre lasciato un fondo di voglia di tornare per rimettersi al lavoro. Poi riprendo le mie cose giusto il tempo per accorgermi che in fondo non le ho mai lasciate muovendomi in questa estate tra i convegni, gli spettacoli e la scrittura. La scrittura, appunto: potrebbe essere una dolcissima maledizione se non fosse che stiamo tutti incastrati sotto un tetto così incerto. Tornano tutti, mi dicono. Ma tornano dove?
Quando scelgo di scrivere e preparare un nuovo spettacolo mi assale il dubbio che non sia abbastanza importante; non che debba essere importante lo spettacolo, per carità, ma almeno vorrei che fosse abbastanza urgente il tema trattato poiché l’occasione di immergersi nella costruzione finita di un progetto per intero ti capita in un anno più o meno per una sola volta per questione di tempi, di energie e di produzioni. E’ un’idea che mi manda in affanno: sprecare un anno dedicandosi a qualcosa che è morto perché non parla più a nessuno. Per questo dedicarsi a Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano e l’imprenditore milanese che completa il terzetto per la prossima stagione è una scelta lungamente ponderata soprattutto dopo esserci dedicati alla conclamata innocenza di Giulio negli scorsi anni.
Cosa stiamo facendo? Stiamo scrivendo e preparando L’amico degli eroi che è uno spettacolo, un libro e anche una scelta eticamente diversa nel percorso di produzione: abbiamo deciso di non avere finanziatori pubblici ma di affidarci al nostro pubblico e ai nostri lettori. Ognuno di voi può contribuire su questa pagina preacquistando il libro e gli ingressi allo spettacolo permettendoci così di raccogliere quanto serve per andare in stampa ed in scena. Perché abbiamo deciso di seguire questa strada l’ho scritto qui e qui, se avete voglia di rileggerlo.
Le regole sono semplici.
La pagina del progetto la trovate cliccando qui. Si possono fare donazioni da 25 € in su e ogni donazione dà il diritto ad alcune cose:
Poi ci sono novità sul mio romanzo “Mio padre in una scatola di scarpe”: nei primi mesi del prossimo anno sarà in uscita. E io con lui. E mi auguro anche voi.
Buon lavoro a tutti.
Per trent’anni è stato uno dei segreti meglio conservati della mafia siciliana, adesso è il padrino più autorevole dell’organizzazione a svelarlo per la prima volta. Racconta Salvatore Riina: “Balduccio Di Maggio dice che mi ha accompagnato lui e mi sono baciato con Andreotti. Pa… pa… pa”. Il capo di Cosa scuote le mani mentre passeggia sorridente nel cortile del carcere milanese di Opera, come a far capire: tutte palle. Non ci fu alcun bacio, sostiene. Poi, cambia tono di voce e sussurra la sua verità: “Però con la scorta mi sono incontrato con lui”. Lui, il sette volte presidente del Consiglio finito sotto processo per associazione mafiosa, ma poi assolto dall’accusa di aver incontrato Riina nel 1987: gli unici due incontri accertati dai giudici fra Giulio Andreotti e un altro capomafia, Stefano Bontate, risalgono al periodo 1979-1980, troppo in là nel tempo, e la prescrizione ha salvato l’imputato eccellente deceduto il 6 maggio 2013.
Ad ascoltare Riina, c’è il fedele compagno d’ora d’aria, il boss della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso: la telecamera della Dia che sta intercettando su ordine dei pm di Palermo lo riprende attentissimo a non perdere una sola parola dei racconti del vecchio padrino…
(fonte)
Sembra una data lontana ma vale la pena segnarsela. Tutte le informazioni sono qui.
Un altro articolo, questa volta di Agoravox:
Ferrara. Il terzo appuntamento di “Autori a Corte” (lo scorso 30 luglio) ha lasciato un segno profondo, tra risate, spesso amare, e applausi sentiti. Ospite della serata l’attore teatrale, scrittore, ex consigliere regionale lombardo Giulio Cavalli, che dal 2007 vive sotto scorta per il suo impegno civile contro le mafie. Salito sul palco con l’intenzione di non parlarne, ha ceduto alle domande di Marco Zavagli, direttore di estense.com e moderatore dell’incontro.
“La scorta non ha nulla di poetico e in fondo la mia è una storia banale, molto poco eroica. Questo è un Paese che si innamora degli scortati, attori e non, e si dimentica degli operatori della giustizia. Sono 800 le persone sotto tutela in Italia. Conosco un panettiere che ogni mattina va a fare il pane scortato, perché si è rifiutato di pagare il pizzo”.
Ed è iniziato così un viaggio lampo indietro nel tempo. Giulio Cavalli ha aperto una innumerevole serie di parentesi per contestualizzare la storia, parentesi che, con estrema lucidità, ha chiuso puntualmente.
“Io vengo dal teatro, sono un arlecchino, un giullare –ha spiegato Cavalli– e la regola fondamentale è mai parlare di se stessi, a meno che non sia di interesse pubblico, oltre a non prendersi mai troppo sul serio. Noi giullari presentiamo la realtà, cerchiamo di non inquinarla e la portiamo in scena con il cuore più pulito possibile”.
In un batter d’occhio, ci si è ritrovati nel 2005-2006, ai tempi dell’amicizia e alla collaborazione con Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela. Cavalli e Crocetta stavano lavorando ad un progetto teatrale, Do ut des. L’idea era quella di fare uno spettacolo per prendere in giro la mafia. “Seppellire la mafia con una risata”, come il grande Peppino Impastato aveva insegnato con la sua esperienza alla Radio.
Ma la morsa della paura si è fatta sentire nel 2011. L’allora prefetto di Lodi, Peg Strano, voleva revocargli la scorta, e la ‘Ndrangheta era pronta ad eliminarlo non appena fosse rimasto sprovvisto di tutela, come testimonierà a posteriori l’ex boss delle cosche crotonesi Luigi Bonaventura. “Avevo notato uno strano movimento di uomini calabresi e cominciai a dare programmi falsi sui miei spostamenti” – ha detto Giulio Cavalli. Di lì a poco arrivò da Roma “la revoca della revoca”. Ma “fa più paura uno Stato che non fa lo Stato o che diventa convergente con l’anti-stato, che non trovarsi faccia a faccia con i mafiosi (il figlio di Totò Riina è venuto nel mio camerino) – questo andrebbe detto”.
A ruota libera, tra un racconto ed un altro, Cavalli ha lanciato provocazioni e affermazioni precise, volte a scuotere gli animi ed il senso d’impegno civile. Il pubblico rispondeva timidamente. Non è dato sapere se per paura, poca convinzione o scarsa informazione. Certo è che ha risposto in maniera decisa ed unanime solo nel ricordare una vecchia pubblicità, quella del Pino Vidal. Questo è un segno chiaro, ha poi commentato Cavalli. Lo spot è stato tirato in ballo nel descrivere il promo del film Il capo dei capi, in cui l’attore che interpretava Totò Riina cavalcava un cavallo bianco sulla spiaggia. Risale proprio all’uscita del film, la nascita su internet dei primi fan di Riina. “Se ci fosse il reato di favoreggiamento culturale”, certi film finirebbero sotto accusa.
Non riesco a capire questo Paese – ha continuato Cavalli – continuiamo ad avere stima o paura delle persone sbagliate.
E sul processo Andreotti: In questo Paese, ripetere continuamente una bugia, diventa verità. L’innocenza di Giulio (Andreotti) è stata conclamata dal Paese. Ma è storia giudiziaria che fu mafioso fino alla primavera del 1980. L’Andreottismo sopravvive allo stesso Andreotti, è come un virus. I veri colpevoli sono i suoi elettori.
“I nuovi Andreotti? Le mafie non corrompono più i parlamentari, ora creano i parlamentari.”
Tanto abbiamo una classe dirigente che è molto diligente.
Il nuovo progetto di Cavalli, autofinanziato per scelta, debutterà a Napoli ad ottobre e s’intitolerà L’amico degli eroi. Narra la vicenda di Dell’Utri.
“Siamo un Paese tragicamente comico, sulla pelle degli onesti.”