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Perché è pericoloso sparare sui sindacati

L’ha scritto Alessandro Robecchi in modo esemplare:

Naturalmente il concetto di disintermediazione, una volta portato alle estreme conseguenze, genererà un po’ di confusione. Perché affidarsi alla mediazione del chirurgo per quella dolorosa appendicite? Su, coraggio, disintermediate! Uno specchio, un coltello da cucina e fate da soli. Perché affidarsi alla mediazione del tranviere per andare da un posto all’altro della città? Basta disintermediare e guidare l’autobus un po’ per uno. Si potrebbe continuare all’infinito, ma insomma, il concetto è chiaro.

Stupisce però che questa febbre da “disintermediazione” si alzi sempre quando si parla di lavoro e di sindacato. Che certo è un corpo intermedio con le sue lentezze e le sue “incrostazioni”, con tutte le sue magagne e difficoltà. E però stupisce questa voglia di “fare da sé”, di autoorganizzarsi, di “uno vale uno” proprio in un momento storico in cui chi lavora – chi abita le infinite varianti di un mondo del lavoro trasformato in giungla selvaggia – pare più indifeso che in passato, come ci insegna il Jobs act ( basta dare un’occhiata alle cifre dei licenziamenti “disciplinari”, così massicciamente sdoganati e prontamente attuati dalle aziende appena gliene è stata data l’occasione).

Certo, il mondo del lavoro subisce (e ancor più subirà) notevoli scossoni, dalla tecnologia, dall’automazione e da altro ancora. Logica suggerirebbe quindi di rafforzare (e certo, migliorare, disincrostare, mi scuso per questo gergo da tecnico della lavatrice) i corpi intermedi che lo difendono, e non di mettere in campo un altro ostacolo al loro lavoro, che in questa fase storica è di difesa dei diritti, furbescamente confusi con privilegi, come se avere un posto di lavoro più o meno fisso fosse essere “casta”.

(il suo articolo è qui)

I successi della Raggi: Grillo risponde a Repubblica

E, non so voi, ma una discussione nel merito non può fare che bene. E come ho riportato qui il fact checking conviene leggersi anche la risposta di Grillo:

1) “La diminuzione della Tari era già prevista a partire dal 2015”: MEZZA BUFALA
Esisteva l’impegno di procedere a una progressiva riduzione della Tariffa sui rifiuti (Ta.Ri.), nella misura dell’1,5% l’anno, ma la conferma di tale impegno non era affatto scontata vista la situazione disastrosa in cui le precedenti amministrazioni hanno lasciato l’azienda. E va sottolineato che l’amministrazione Raggi ha innalzato il risparmio previsto in bolletta all’1,6%.

2) “I progetti finanziati con 18 mln del Bando Periferie sono ripresi dalle precedenti amministrazioni”: BUFALA
Considerando che sono stati presentati a fine agosto, a poco più di un mese dall’insediamento della nuova giunta, è chiaro che si è lavorato sui progetti con il più alto grado di avanzamento. Si tratta comunque di opere utili per la città e l’importante è saperle portare avanti: se così non fosse, andrebbero tralasciati anche altri interventi già avviati in passato come la Metro C o lo stadio della Roma. Portando alle estreme conseguenze questa bizzarra teoria, non dovremmo gioire neppure per l’aumento di visitatori del Colosseo, perché inaugurato dall’imperatore Tito! Inoltre, il Campidoglio viene accusato di non aver già avviato la riqualificazione delle periferie con quelle risorse, ma si tralascia di spiegare che l’esito del bando è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale solo a inizio anno e che quei fondi non sono stati ancora erogati dal Governo.

3) “430 MLN PER il Tpl sono il corrispettivo del contratto di servizio Atac”: BUFALA
Sono i fondi previsti nel piano triennale degli investimenti 2017-2019, incluso nel Bilancio di previsione appena approvato. Il costo del contratto di servizio Atac, che non c’entra nulla, è invece inserito tra le spese correnti, come dovrebbero sapere gli esperti di bilancio e di fact-checking.

4) “I 10 mln ai Municipi per la manutenzione stradale sono pochi e diminuiscono rispetto al passato”: BUFALA
Si fa grande confusione: 10 milioni è la cifra stanziata tra gli investimenti previsti dal bilancio di previsione 2017-2019 e destinata ai Municipi per la manutenzione della viabilità di loro competenza. Queste risorse si vanno ad aggiungere a tutte le altre già previste per la manutenzione della grande viabilità e di quella municipale, che fanno parte del “Piano buche” che verrà presentato a breve. Quindi non si spende di meno ma si investe di più rispetto al passato, con interventi strutturali e di qualità.

5) “La spesa per gli incarichi esterni assegnati dalla giunta Raggi si riferisce solo ai primi mesi di amministrazione e non tiene conto degli incarichi futuri”: BUFALA
Chi appare in video dovrebbe sapere che i contratti di collaborazione esterna prevedono un impegno di spesa per l’amministrazione che riguarda l’intero anno. Per essere ancora più precisi, l’amministrazione Raggi ha stipulato contratti per una spesa ANNUA pari a poco più di 3 milioni di euro. Molto meno rispetto a tutte le altre amministrazioni precedenti, che si voglia fare la media o meno: per esempio, Alemanno nel 2012 ha speso quasi 12 milioni di euro; Marino, nel 2014, ha speso 5 milioni e 600mila; e il commissario Tronca non è stato da meno con ben 5 milioni nel 2015. I collaboratori assunti dalla Giunta Raggi sono poco più di 40. Le Giunte Alemanno e Marino dal 2012 al 2015 hanno stipulato 311 contratti. Una cosa però è vera: nessuno può sapere quanti contratti verranno siglati nel corso del mandato, né chi vincerà lo scudetto o se finalmente a Pasquetta, quest’anno, ci sarà il sole.

6) “Il servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti, elettrici ed elettronici già esisteva e la giunta Raggi aveva dimenticato di rinnovare il bando”: MEZZA BUFALA
Non è vero: la gara non si era conclusa per l’inidoneità della documentazione presentata dai concorrenti. L’attuale amministrazione ha avuto il merito di riattivare il servizio nel più breve tempo possibile.

7) “La lotta all’abusivismo è un’attività di ordinaria amministrazione”: BUFALA
È vero, ma ai controlli ordinari sono stati affiancati maggiori verifiche che hanno riguardato aree a vocazione turistica e commerciale. Quindi l’incremento degli interventi sul territorio non può che essere salutato come un successo per questa amministrazione, che ha predisposto le linee guida del nuovo ‘piano sicurezza’ della Capitale intensificando il contrasto ai fenomeni dei parcheggiatori abusivi, della sosta selvaggia, delle doppie file e dell’abusivismo commerciale. Ricordiamo, tra le altre cose, che l’utilizzo degli agenti in borghese per la lotta ai parcheggiatori abusivi è una novità assoluta. Inoltre, l’amministrazione capitolina non si è assolutamente dimenticata di rinnovare il bando per il servizio carro attrezzi, come si dice erroneamente: dal 2015, anno in cui è stata annullata la gara d’appalto, il servizio viene svolto avvalendosi dell’elenco di ditte della Prefettura. Il Campidoglio sta lavorando per inserirlo all’interno di Atac e si sono avviate tutte le procedure per realizzare questo iter.

8) “I fondi per le scuole sono dedicati dal Governo nell’ambito del piano di attuazione della Buona Scuola”: BUFALA
La giunta Raggi ha aperto una linea di finanziamento con Cassa Depositi e Prestiti di oltre 47 milioni di euro, per la messa in sicurezza e l’adeguamento alla normativa anti-incendio degli edifici scolastici. Questa operazione, quindi, non ha nulla a che vedere con i fondi stanziati dal Governo nell’ambito della sedicente “Buona Scuola” di Renzi.

9) “Anche i bilanci delle precedenti amministrazioni sono stati presentati nei termini di legge e quindi non c’è alcuna novità rispetto al recente passato o alla giunta Marino”: BUFALA
È scontato che il Bilancio di un qualsiasi Comune vada approvato entro i termini di legge, altrimenti quello stesso Comune verrebbe commissariato dal Prefetto (e neppure Alemanno, di cui si sottolineano i ritardi, arrivò a tanto). La giunta Raggi ha semplicemente e orgogliosamente rivendicato di aver approvato il bilancio preventivo 2017-2019 con due mesi di anticipo sulla scadenza fissata dal Governo e prima delle altre grandi città italiane. Confermiamo che per la prima volta, almeno negli ultimi dieci anni, il Comune di Roma da via libera al bilancio di previsione così presto rispetto ai termini di legge. Nel recente passato l’approvazione in Consiglio è avvenuta non prima della fine di marzo (Bilancio di previsione 2015 con Marino sindaco).

Chi è causa del suo Marra pianga se stesso

Si è detto molto e si è scritto moltissimo ma sentire la Raggi che scarica Marra dopo averlo difeso talmente tanto da legare a doppio filo la propria permanenza alla sua fino a poco tempo fa è un’indecenza. Così come, secondo me, è indecente chiamare conferenza stampa un monologo ridotto alla lettura di uno striminzito comunicato. Dice la Raggi che si sente di chiedere scusa a Grillo e ai romani ma forse dovrebbe chiedere scusa anche a chi (nel suo stesso partito) ha tentato di metterla più volte in guardia dallo strano personaggio che si è scelta come braccio destro e, allo stesso modo, forse sarebbe stato il caso di non sparare a palle incatenate contro i giornalisti che raccontavano il passato poco limpido di alcuni uomini scelti nella squadra della Raggi.

Ma non solo: quando si è detto che l’inesperienza (troppo spesso negata) può essere la porta aperta a scalatori e faccendieri anche da queste parti ci sono state scene di isteria. Come scrivevo proprio oggi qui la politica è una dinamica complessa che non accetta pensieri banali che puntano alla pancia: il metodo di difesa scelto oggi da Grillo (ma è scelta di Grillo?) è ugualmente pericoloso poiché ripetere meccanicamente che “questa indagine non c’entra nulla con questa consigliata” significa non considerare politica la scelta delle persone che si mettono al proprio fianco e così alla fine anche Mangano diventa uno stalliere che non ha nulla da spartire con Berlusconi. E la Raggi (come qualsiasi sindaco) potrebbe comunque essere toccata da un’indagine nella sua esperienza amministrativa e se dovesse succedere che si fa? Si butta a mare tutto quello detto fin qui?

Elaborare risposte misurate e il più possibile giuste, educarsi all’autocritica e smetterla di giocare a chi ha l’onestà più lunga misurandola con gli indagati degli altri sarebbe un passo verso la maturità. Bisognerebbe capire che è anche per il bene del M5S. Ma ci vuole scienza per diventare grandi restando giovani.

Di cosa è accusata la Muraro, assessora dimissionaria del Comune di Roma. Spiegato bene.

Sono contestazioni pesanti quelle che i pm avanzano a Paola Muraro, ormai ex assessora all’Ambiente del Campidoglio, quando era consulente di Ama. Secondo le accuse, la Muraro è responsabile di aver “truccato” le autorizzazioni per gli impianti di smaltimento dei rifiuti e di inquinamento ambientale.

Scrive il Corriere della Sera:

Agli atti dell’inchiesta ci sono i verbali dell’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna e dell’ex amministratore delegato della municipalizzata Alessandro Solidoro che ricostruiscono quanto accaduto dopo la nomina di Muraro al Comune di Roma e specificano il ruolo di Luigi Di Maio che – anche nei momenti più delicati, come quello della notizia sull’iscrizione al registro degli indagati – avrebbe “offerto copertura politica a lei e a Raggi”.

Queste le accuse dei pm:

“Gli impianti di Rocca Cencia e Salario operavano una gestione dei rifiuti in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti per quanto concerne le percentuali di trasformazione dei rifiuti in ingresso e gli scarti di lavorazione”. Il sospetto dei pm – spiega il Corsera – è che i macchinari abbiano lavorato in regime ridotto per favorire altri impianti privati. In particolare Manlio Cerroni, ras dei rifiuti della Capitale, anche lui indagato, avrebbe beneficiato della permanenza di Muraro in Ama.

Non solo. L’assessora all’Ambiente della giunta Raggi è accusata anche di inquinamento ambientale. Nel suo ruolo d “responsabile tecnico e referente” degli impianti Ama – sostengono i pm – avrebbe consentito “lo stoccaggio di rifiuti in aree non autorizzate per l’impianto di Rocca Cencia”, mentre per il Salario “non venivano rispettate le aree di stoccaggio rifiuti: i cassoni di rifiuti contenenti metalli ferrosi, gli scarti del processo e le balle di Cdr non erano infatti ubicati conformemente a quanto previsto dagli atti autorizzativi”.

(fonte)

Giornalisti, sputi e potere. E, per fortuna, Tiziano Terzani.

Tiziano: Adesso sono curioso. No, non sono curioso, sono sereno, Folco. Sono sereno. Non mi aspetto assolutamente più niente.

Folco: Allora puoi finalmente riposarti.

Tiziano: La puoi mettere così, se vuoi.

Folco: Non devi più correre.

Tiziano: Questo è vero, perché un po’ ho sempre sentito che avevo delle responsabilità . Quel senso del dovere, poi, che avevo sempre addosso, quel senso che, insomma, era giusto fare certe cose o non farle. Trovavo bello quello che ha detto Martin (Woollacott, del “Guardian” ndr) l’altro giorno, che io avevo un senso della moralità . Ma non ero io… era che non c’era niente di più importante nella mia vita, non c’era niente di più grande, sai… sono uno che non ha mai fatto compromessi. Non ne ho avuto forse un grande bisogno, ma avevo una ripulsione per i compromessi e se questa la vuoi chiamare moralità , sì. Ho fatto questo mio mestiere proprio come una missione religiosa, se vuoi, non cedendo a trappole facili.

La più facile, te ne volevo parlare da tempo, è  il potere. Facendo questo mestiere la frequentazione del potere è  necessaria, indispensabile. Di ogni tipo di potere: il potere assassino, il potere giusto, il potere… il Potere. Perché è quello che determina le sorti del mondo e tu che sei là a descriverle devi andare dal potere a chiedergli come stanno le cose. Ecco, di nuovo senza che io me lo sia detto una mattina facendo un voto, senza che io ci sia arrivato attraverso constatazioni altrui, io ho sempre provato una ripulsione per il potere. Forse, nel fondo sono un anarchico, ma a me vedere un presidente, un ministro, un generale, tutti con la loro aria tronfia, tutti con la loro pillola da rivenderti, mi ha sempre fatto ribrezzo. Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all’idea di essere vicini al Potere, di dare del “tu” al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria, informazioni magari. Io questo non lo ho mai fatto. Lo puoi chiamare anche una forma di moralità .

(La sua voce si abbassa)

Perché il potere corrompe, il potere ti fagocita, il potere ti tira dentro di sé! Capisci? Se ti metti accanto a un candidato alla presidenza in una campagna elettorale, se vai a cena con lui e parli con lui diventi un suo scagnozzo, no? Un suo operatore. Non mi è mai piaciuto. Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al potere gli stavo di faccia, lo guardavo, e lo mandavo a fanculo. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo le domande. Sono stato uno dei giornalisti che alle conferenze stampa del mondo era proverbiale per fare sempre le domande più provocatorie, quelle che non vedi più  fare oggi. Quelle che non vedi rivolgere alla Condoleezza Rice che l’altra sera diceva “Le Nazioni Unite ora ci stanno bene a mano”. Bastava che uno si riprendesse i giornali di due anni fa “Un momento! Lei il 14 maggio, alle cinque e quaranta alla CBS ha detto <<Le Nazioni Unite sono irrilevanti, sono piene di assassini e sono piene di dittatori>>. E ora le Nazioni Unite sono il toccasana? Ma ci piglia per il culo?!”

(Rido)

Questo è  il giornalismo. I giornalisti più orribili sono quelli che stanno nel Pentagono, nel ministero degli Esteri, sempre là, pronti a pigliare il caffè. Si annuncia “Conferenza stampa!” e loro accorrono. Arriva Bush o Rumsfeld che dicono “Allora John, tu che vuoi sapere?”

Ma che John?!

Folco: Cioè, uno dovrebbe sfidare il potere?

Tiziano: Questo è il mestiere. Scusa, le suddivisioni del potere nell’ambito dello Stato quali sono? Legislativo, esecutivo, giudiziario. E c’è un quarto potere: la stampa e i mezzi di informazione che controllano il giudiziario, l’esecutivo e il legislativo.

Folco: Li controllano?

Tiziano: Li controllano, prendono loro le misure, li prendono in esame per capire se non c’è qualche inghippo.

Folco: Se no cosa succede?

Tiziano: Non funziona il sistema.

Folco: Non funziona la democrazia?

Tiziano: Scusa, se la legge è sbagliata, chi lo va a denunciare? Nessuno. Se invece la stampa incomincia a protestare, a studiarne le conseguenze, acquista un’importanza enorme, diventa la voce della gente che non può parlare.

Folco: E che soffre di una legge fatta male.

Tiziano: No, io non sono mai stato amico di un potente. E’ molto importante questo senso della propria libertà, del non voler dipendere dal benvolere di nessuno, lo capisci?……

(* da “La fine è il mio inizio” – capitolo: IL POTERE  di Tiziano Terzani (a cura di Folco Terzani), pag.311,Longanesi editore, Milano 2006)

E se avessimo semplicemente sopravvalutato Di Maio?

Il caos su Roma, anche se spiacerà agli squali del PD, non tanto il fallimento di Virginia Raggi (che deve ancora iniziare a amministrare, persa e incartata tra brutti giochi di poteri ostili e correnti amiche) ma è soprattutto il doloroso ritorno sulla terra di Luigi Di Maio. Il democristiano grillino, bravissimo a indossare il grigio pur con movenze populiste, ha giocato in tutti questi mesi a fare il geneticamente diverso rispetto ai suoi compagni di partito. Di Maio il moderato, Di Maio il dialogante, Di Maio con le stigmate dello statista: il secchione grillino che avrebbe dovuto insegnarci la rettitudine cade sulla mancata comprensione di una mail che l’avrebbe avvisato dell’indagine in corso sull’assessore Muraro.

Ma lui, andreottiano nell’emulazione, ha finto la solita calma olimpica quando gli hanno chiesto di dare la sua opinione. «Non rispondo sui se» ha dichiarato alla festa de Il Fatto Quotidiano con quel suo solito piglio saccente da destrorso capacissimo di fare il moderato. Ed è proprio questa risposta che, speriamo, lo taglia fuori dal gioco grande dei papabili candidati alla presidenza del Consiglio: troppo bravo a fingere di non sapere, troppo svelto nel far sapere di non sapere e troppo pronto a raccontare balle.

L’essere fortemente politico nel partito dell’antipolitica è un rischio che andrebbe calcolato con cura e Di Maio, invece, ha dimostrato un mestiere che non può certo piacere alla sua base. «Ho sbagliato in buonafede» ha dichiarato Di Maio ieri sera sul palco con Grillo. Noi gli crediamo, per carità.

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Povera Roma. Parte seconda.

Cercando di tenere il punto: l’assessora Muraro della giunta Raggi è stata iscritta nel registro degli indagati il 21 aprile di quest’anno nell’ambito di un’inchiesta sui rifiuti romani e ne sarebbe venuta a conoscenza il 18 luglio; il giorno successivo avrebbe avvisato la sindaca Virginia Raggi.

Di per sé, scritta così, è la storia di accertamenti giuridici su personaggi politici come accade ogni giorno in ogni parte d’Italia. Chi fa sbaglia, dicevano i nonni. Ma non è questo che ci interessa, ora. La Muraro da settimane continua a negare di essere indagata. Anzi, ieri, audita in commissione Ecomafie, ha dichiarato di avere risposto alla domanda dei giornalisti che le chiedevano se avesse ricevuto un avviso di garanzia ha rilasciando una dichiarazione da pelle d’oca:

«I giornalisti mi chiedono: hai avuto un avviso di garanzia? questo è quello che mi chiedono. A una domanda così cosa posso rispondere? No, non ho ricevuto un avviso di garanzia. Essere indagato o ricevere un avviso di garanzia sono due cose molto diverse».

“Ci pisciano in testa ma dicono che piove”, scriveva Travaglio qualche anno fa. Ecco, la metafora funziona perfettamente. Solo che qui non siamo di fronte a consumati attori della politica che navigano in acque agitate dai tempi della prima repubblica: qui siamo al cospetto di chi s’è dichiarato “il nuovo” e ha ripetuto mille volte che l’onestà è il prerequisito essenziale per amministrare.

È disonesta la Muraro quando si arrampica su un gioco retorico per tentare di giustificare una bugia? Forse formalmente no ma riesce comunque a fare di peggio: è sleale. Consapevolmente artificiosa nel parlare e nell’agire per modificare la proiezione dei fatti a proprio vantaggio.

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Povera Roma

Povera Roma. Appena uscita dalle grinfie di un PD che ha “licenziato” Ignazio Marino come un Pizzarotti qualsiasi mentre Mafia Capitale si infilava nei calzini dell’ultimo eletto di circoscrizione. Povera Roma. Capitale a cui sembravano avere tagliato anche la speranza s’è buttata nelle braccia della Raggi con il voto di chi non sa più dove sbattere la testa e s’è ritrovata le croste di Alemanno, le correnticchie tra uni che valgono uno e sullo sfondo gli impuniti del Pd che vorrebbero fare i moralisti.

Povera Roma. Che a sinistra s’è lanciata su Fassina che s’è lanciato su Roma per posizionarsi per un congresso che non si farà più di un partito (Sinistra Italiana) che traballa anche nel girello. Povera Roma. Una vita a crescere gli intellettuali della storia d’Italia e oggi filosofeggia sulle cinquanta sfumature d’avviso di garanzia.

Povera Raggi. Tutto questo tempo a raccontarci che schifo che fa “il partito” e poi a pagare lo scotto della mancanza di una comunità politica. Partito, in italiano. Immersa nella banda di chi dice che uno vale uno e lasciata sola come l’ultimo attivista di Ceppaloni. «Grillo mi ha mandato un sms», dice. Come se la politica non fosse solidarietà. Come la vita, del resto.

Povero Pd. Tutto intento a twittare i presunti fallimenti degli altri mentre su Roma si litiga per una delega di quartiere. Tutto intento a fare il maestrino dopo essere stato bocciato, bocciato e ribocciato. In attesa di un verbo sbagliato per spammare veleno su twitter. Con il vicepresidente della Camera che per hobby gioca a fare l’opposizione al servizio della compagna di Franceschini, ovviamente eletta. Povero Pd.

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Questa brutta discussione sull’Italicum

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Come si svela una truffa? Appena cadono le cortesie di rito e si svelano i motivi reali che stanno dietro a una scelta. Così la discussione sull’Italicum (la legge elettorale sventolata come “grande riforma per il futuro dell’Italia” disse Matteo Renzi) mostra cos’è la politica italiana al momento: una partitella di cortile con in palio il potere, prendendo a calci la democrazia.

Così sembra quasi banale voler ricordare quanto la legge elettorale sia le fondamenta di una sana democrazia: rappresentanza, agibilità politica, l’attività parlamentare e la composizione stessa di un governo sono il risultato di un’elezione che trovi la giusta declinazione. La legge elettorale, se ci pensate, decide le dinamiche stesse della politica, ne suggerisce le alleanze e ne sancisce le modalità. Per questo bisognerebbe averne cura.

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