di Giuliano Girlando – 15 dicembre 2014
Nella carte di “Mafia Capitale” un piccolo ma significativo posto è riservato anche a Tivoli, luogo di rilevanza per quanto riguarda il patrimonio culturale e monumentale laziale ma anche di grandi traffici più o meno illeciti.
<<S: eh l’ami, l’amico mio, t’ho detto, stanno pensando di diversificare il rischio, uno si piglia i pasti, uno si piglia l’immobile
SC: ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah….
S: ho detto va be’, qual è il problema ? Si quantifica quant’è le percentuali…
SC: no, perché guarda io ieri ho fatto una simulazione, perché poi oggi stiamo impicciati per telefono, ieri è venuto Giancarlo e mentre stava con me l’ha chiamato Genova
S: mh
SC: che gli chiedeva a Giancarlo che ne pensava di fare st’operazione anticipandolo con i soldi, a me che questo si consiglia con Giancarlo mi pare strano, però hanno parlato davanti a me, e io nel frattempo ho fatto una simulata, no? Ho fatto una simulata, a loro gli ho dato altri valori, ovviamente, ma io ho fatto una stima che è il cento per cento, esattamente il cento per cento, spendi cinquanta…
S: e incassi cento, no ?
SC: e incassi cento
S: è quello che c’avevano…. quello che ha detto l’amico mio
SC: esatto, esatto, esatto, esatto, più sono alti i numeri… se abbassi i numeri invece del cento c’hai il novanta
S: se li portiamo a questi livelli, soltanto, metti che ci sta pure qualche inconveniente… ma ci deve essere cento, sarà ottanta
SC: si, si, si
S: anche ottanta sono belle cifre, no ?
SC: certo, certo, certo >>
Salvatore Buzzi e Sandro Coltellacci finiti agli arresti nell’operazione Mondo di Mezzo, stanno parlando di reperire un centro adatto all’accoglienza degli immigrati puntando sull’immobile “Tivoli 2”, migliore per ricettività e condizioni. Così è stato in effetti, perché l’immobile in questione è la clinica Colle Cesarano posta vicino all’uscita dell’autostrada di Tivoli, che a tutti oggi ospita immigrati. La questione sociale era diventata per Buzzi & Co, infatti, un chiodo fisso sul quale battere per ben speculare. Siamo nel dicembre 2012 e Buzzi riferiva al suo interlocutore dell’accordo raggiunto, relativo alla gestione dei centri di accoglienza, secondo il quale: “noi” (come cooperative sociali ndr) avremmo messo a disposizione gli operatori, “i pasti” sarebbero stati assicurati “dall’amico nostro” e tale “Manfredi” si sarebbe occupato di fornire la struttura. Salvatore Buzzi contattava così Manfredino Genova , amministratore di Geress Srl la società che gestisce Colle Cesarano. E’ una storia tutta a sé questa di Colle Cesarano ma prima è necessario riannodare i fili del passato.
Cosa lega infatti l’area tiburtina di Roma con gli affari del boss Carminati e i suoi sodali? Il collante dell’estremismo politico è più di ogni altra cosa ciò che lega insieme appunto una certa Tivoli e gli uomini di Carminati. Un sodalizio che si spiega solo con il passato di questa cittadina il quale certo non può essere l’unica spiegazione, visti i filoni che si stanno intrecciando e che sono arrivati fino in Sardegna. Un quadro storico sul passato di estremismo nero della città è utile per avere chiaro in mente l’evidenza di quel collante.
Paolo Signorelli. Il “gruppo di Tivoli” resta negli anni della strategia della tensione tra i gruppi quello più legato all’ex “comandante militare” del MPON (Movimento Politico Ordine Nuovo, ndr) Pierluigi Concutelli. E’ il 1971, quando un professore di matematica del Liceo Scientifico di Tivoli fonda un’associazione contro i comunisti, e quel circolo divenne famoso poi col nome di “Pierre Drieu La Rochelle”. Il professore era Paolo Signorelli, uno dei massimi dirigenti del Centro Studi Ordine Nuovo (da cui nacque e si divise poi l’MPON in seguito a contrasti interni) che se ne fa promotore. Il circolo era appunto un’emanazione di Ordine Nuovo. Aldo Stefano Tisei tra i membri del circolo insieme a Sergio Calore, poi si pentirà e racconterà bene questa storia.
I Tiburtini e i Carabinieri. Nel 1974, infatti, dopo un attentato ai danni del Circolo `Drieu La Rochelle’ di Tivoli, Aldo Tisei e Sergio Calore raccolgono informazioni secondo cui a compiere il fatto sarebbero stati i giovani della sinistra extraparlamentare. Paolo Signorelli, viene informato e chiede una `relazione’ scritta sui fatti e sui presunti responsabili; qualche giorno dopo arrivano a Tivoli due ufficiali dei Carabinieri: l’allora tenente Sandro Spagnolli e un capitano Antonio Marzacchera. Si presentano, in divisa, direttamente al `bar Garden’, punto di ritrovo ai giardini di Piazza Garibaldi per Sergio Calore e soci, e, dopo aver salutato alla maniera nazista, dichiarano che vengono da parte del professor Signorelli e desiderano saperne di più sull’episodio. Calore e Tisei hanno modo di vedere, nelle mani dei due ufficiali, la `relazione’ che essi stessi avevano consegnato a Signorelli.”
Sergio Calore e l’inchiesta sepolta. E’ proprio Sergio Calore che più di ogni altro nel gruppo ci aiuta a far luce sulla storia dell’eversione nera perché Calore è stato anche il più prezioso collaboratore di giustizia sui fatti di Piazza Fontana e la strage di Bologna, sull’omicidio del giudice Vittorio Occorsio assassinato da Pierluigi Concutelli nel 1976 e su altri omicidi avvenuti durante alcune rapine di autofinanziamento dell’organizzazione. Negli ambienti neofascisti Sergio Calore era da tempo considerato un doppio traditore: già prima di essere arrestato aveva teorizzato e praticato una “torbida e ambigua” alleanza tra rossi e neri in funzione antisistema. E nel 1989 Calore sposò Emilia Libera, altra storica pentita del terrorismo rosso, conosciuta negli anni di piombo col nome di battaglia “Nadia” e amica di Antonio Savasta. E’ stata proprio Emilia il 7 ottobre del 2010 a ritrovare il corpo senza vita di Sergio, ucciso nella sua casa di campagna in via Colle Spinello, a Guidonia. I carabinieri hanno avviato indagini e rilievi scientifici nel casolare di proprietà di Calore. L’uomo potrebbe essere stato ucciso a colpi di piccone. I carabinieri – avrebbero infatti trovato l’utensile sporco di sangue vicino al corpo della vittima che presenterebbe quindi non solo una profonda ferita al collo ma anche in altre parti del corpo. Un’indagine sarebbe stata aperta dalla procura di Tivoli di cui non si conoscono ancora , dopo quattro anni dall’omicidio i risvolti né i risultati. Questa morte si è persa nelle campagne di Guidonia e negli uffici della Procura di Tivoli.
Francesco Bianco. Due anni dopo la morte di Calore, davanti alle Terme “Acque Albule” di Tivoli, le cosiddette Terme di Roma, i primi di gennaio del 2012, Francesco Bianco ex membro dei Nar viene ferito da tre colpi di pistola. I proiettili lo colpiscono alla gamba, alla mano e al braccio. Alcuni testimoni che hanno assistito alla sparatoria, avrebbero visto due persone in sella a uno scooter avvicinarsi alla vittima e uno di loro, scendere prima di sparare. Scatta un “fermo di indiziato di delitto” nei confronti di Carlo Giannotta, ritenuto responsabile del tentato omicidio. Per il ferimento di Bianco, viene indagato anche il figlio Fabio Carlo. Giannotta figlio è anche indagato nell’ambito del tentativo di rapina commesso il 3 maggio 2006 in danno della nota gioielleria “Bulgari” di Roma, di via Condotti. Oltre al fermo dei Giannotta, furono eseguite diverse perquisizioni domiciliari disposte dalla Procura di Tivoli, estese anche alla sede di Acca Larentia a Roma. Fabio Giannotta è fratello di Mirco, capoufficio al Decoro Urbano della municipalizzata Ama e coinvolto nello scandalo di “parentopoli”. Francesco Bianco nato a Messina e residente nel comune di Guidonia, fu assunto dall’ex sindaco Gianni Alemanno all’Atac, e coinvolto poi anche lui nello scandalo “parentopoli”: una storia diversa da Mafia Capitale questa ma allo stesso tempo a essa integrata. Gli interessi e i sodalizi di mafia capitale sembrano avere radici antiche e nuove prospettive che coinvolgono tutti i colori politici.
(un ringraziamento a Simona Zecchi per la collaborazione)