Vai al contenuto

mafia

Chi ha paura del giullare?

di Francesca Meschieri

Giulio Cavalli, talentuoso attore lodigiano, ha scelto il dovere della denuncia delle infiltrazioni mafiose nel nostro tessuto economico. Ora vive sotto scorta, ma non si arrende alla solitudine della legalità. Ci vuole coraggio per fare il soldato, il vigile del fuoco o il supereroe: tutte categorie dichiaratamente minacciate dalla natura stessa del male che combattono. Ma ci vuole coraggio anche per vivere nella solitudine della legalità, nel silenzio della propria coscienza, mentre tutto attorno è paura, minaccia, persecuzione. Ci vuole coraggio, oggi, per dare voce alle tante, troppe storie di Malavita che raccontano di un Paese che fa presto a giudicare, ad elevare o distruggere le opinioni e che altrettanto in fretta dimentica il motivo per cui lo fa, alienando così il concetto di responsabilità collettiva.

Forse non tutti sanno che nell’antichità, quando la libertà di parola era un’eresia e nessuno si sarebbe mai sognato di difenderla, i cosidetti matti (chiamati in gergo popolare giullari) hanno sempre goduto della facoltà di dire cose che ad altri non erano concesse e persino sbeffeggiare il Re e tutta la sua Corte; questo perché alle loro folli parole nessuno avrebbe mai dato alcun credito e la presunta follia li risparmiava dall’ira del potere. Giulio Cavalli è un moderno giullare; un ragazzo di 32 anni come ce ne sono tanti, un talentuoso attore lodigiano che ha deciso di salire sui palcoscenici dei teatri di tutta Italia raccontando quanto la Mafia sia presente nel tessuto economico italiano, non solo al Sud ma soprattutto – e più profondamente – nel Nord delle grandi aziende.

Quando ha deciso di intraprendere la carriera di attore professionista immaginava di trovarsi un giorno braccato e minacciato per ‘colpa’ dei suoi spettacoli?

“Le minacce di morte, così come la scorta, sono una parte tutto sommato marginale del mio lavoro di cui non mi piace parlare, perché distoglie l’attenzione dal vero problema: le cause, i fatti scatenanti che hanno portato a questo. In realtà io sono minacciato da un fenomeno che non esiste, effetto e conseguenza di una realtà ben più desolante e cioè la colpa culturale di analfabetismo che ci circonda e che ha prodotto una sostanziale narcosi culturale, una sorta di normalizzazione dei fatti, che induce l’opinione pubblica a non porsi troppe domande, ma accettare in modo passivo (e quindi colpevole) una realtà che sa di marcio. E’ molto difficile raccontare le brutture del proprio Paese, farsi carico di una responsabilità culturale collettiva, scovare e raccontare le storie dei dimenticati ed è inevitabile che prima o poi, si debba incappare nel dissenso”.

Un conto è il dissenso, ma qui si parla di un rischio per la sua incolumità…

“Io faccio solo il mio mestiere, quello del narratore, del giullare di professione e non mi sento altro che uno strumento nelle mani delle carte processuali, che sono il mio vero copione”.

Spesso il fenomeno mafioso viene letto come qualcosa di inevitabile: quanto incide l’aspetto omertoso sul suo proliferare?

“Direi moltissimo. La Mafia non è altro che una forma politica portata alle estreme conseguenze della sua disonestà: la credibilità le deriva proprio dal silenzio della gente, dalla collusione con lo Stato e le Amministrazioni responsabili di tenere la porta socchiusa, di permettere alla malavita di infiltrarsi; una sorta di solidarietà criminale che, soprattutto nel Nord del Paese, si manifesta con il lavoro, i favori, la cessione degli appalti”.

Insomma non dobbiamo pensare alla mafia come un fenomeno che riguarda soltanto alcuni territori del nostro Paese, ma piuttosto come una piaga che riguarda tutti: pensiamo alle presunte infiltrazioni della ‘Ndrangheta, nei lavori di preparazione dell’ Expo milanese 2015…

“I più grandi boss di Cosa Nostra hanno collusioni ed enormi interessi economici al Nord soprattutto in Lombardia ed Emilia Romagna, regioni ricche e prospere, libere dalla mafia soltanto in apparenza: i giornali, purtroppo anche in questo caso, sono colpevoli di non fare informazione vera, ma solo presunta. Un esempio? L’omicidio di Giovanni di Muro, avvenuto a San Siro qualche settimana fa: i maggiori quotidiani l’hanno liquidato come un delitto per rapina quando invece la realtà è ben diversa e quell’uomo, freddato a colpi di pistola di cui uno dritto al volto e quindi dichiaratamente offensivo, era collaboratore della Mafia e amico di Giuseppe Onorato (il riciclatore della ‘Ndrangheta) e Luigi Bonanno (lo stesso che aveva ricevuto incarico dal boss Salvatore Lo Piccolo di uccidere il latitante Giovanni Nicchi). Perché lo stesso omicidio, se fosse avvenuto a Napoli sarebbe stato attribuito alla Mafia, mentre se accade a Milano si configura come un banale litigio?”.

A cento passi dal Duomo è l’ultimo degli spettacoli che state portando in giro per l’italia: scritto a quattro mani con Gianni Barbacetto, fa parte del progetto della ‘Carovana antimafie’, storie e racconti di malavita, nei territori infestati dalla mafia. Quali sono le reazioni del pubblico?

“In verità è sempre più positiva, la gente comincia a condividere le responsabilità che si assumono persone come me, Saviano e Lucarelli: la denuncia per noi è un dovere, lo è la diffusione della cultura, della bellezza e della giustizia. Attualmente sto preparando un nuovo spettacolo che vuole smuovere le coscienze, raccontando la storia di un senatore a vita indagato, ma la cui condanna, non la nostra memoria, è andata in prescrizione”

Da IMPRENDITORI

http://imprenditori.it/2009/12/09/chi-ha-paura-del-giullare/

PIEVE EMANUELE: chiesta la cittadinanza onoraria per Giulio Cavalli e Roberto Saviano

WWW.BUCCINASCO.NET

Verrà discussa nel prossimo consiglio comunale di Pieve Emanuele (15 Dicembre) la mozione per il conferimento della cittadinanza onoraria a Roberto Saviano e Giulio Cavalli. Di seguito il testo della Mozione: Considerato l’indiscutibile e commendevole impegno profuso da Roberto Saviano e Giulio Cavalli nella denuncia della criminalità organizzata, annosa  e grave piaga del nostro Paese, l’uno attraverso la propria attività di scrittore e giornalista per quanto attiene in particolare gli illeciti della camorra in Campania, l’altro attraverso la propria professione di attore e regista relativamente alle infiltrazioni della ’ndrangheta in Lombardia, ambedue in nome della legalità e a costo della propria stessa sicurezza e della propria libertà (entrambi sono, infatti, costretti ad una vita sotto scorta, a causa delle numerose minacce di morte loro pervenute dalla mafia);tenuto conto che

  • in un Paese civile la lotta alla mafia, la sconfitta della criminalità organizzata e l’affermazione di una cultura della legalità dovrebbero essere impegni fondamentali ed obiettivi primari dello Stato e di tutti governi;
  • a questo scopo occorre dare costanti segnali di ferma e determinata avversione nei confronti di tutte le associazioni mafiose, affinché si ponga un freno alle infiltrazioni delle mafie nella politica e nelle istituzioni e affinché chi denuncia si senta tutelato e non esposto al rischio quotidiano di morte;
  • il Comune di Milano ha deciso nei giorni scorsi di concedere a Roberto Saviano la cittadinanza onoraria


il Consiglio comunale di Pieve Emanuele

conferisce a Roberto Saviano e a Giulio Cavalli la cittadinanza onoraria in riconoscimento dei meriti dimostrati attraverso la coraggiosa denuncia delle attività illecite quotidianamente commesse dalla criminalità organizzata nel nostro Paese ed esprime, in tal modo, la massima solidarietà e la gratitudine collettiva della comunità pievese nei loro confronti.

PARTITO DEMOCRATICO, RIFONDAZIONE COMUNISTA, LA SINISTRA.

http://www.buccinasco.net/dblog/articolo.asp?articolo=797

La voce libera di Giulio Cavalli. Oggi incontro con Luca Telese

La voce libera di Giulio Cavalli. Oggi incontro con Luca Telese Il Caffè Letterario Nuovevoci ha dedicato il primo degli incontri letterari in programma a Giulio Cavalli, giovane scrittore ed attore milanese che per aver ironizzato liberamente su personaggi della criminalità organizzata, vive oggi sotto scorta.
Un ragazzo senza peli sulla lingua Giulio, uno che non teme di sporcarsi la bocca con parole forti e che prima di tutto elogia le forme di comunicazione basate sul contatto. Una comunicazione “stile Caffè letterario” per dirla tutta.
Antonio Manzo e Francesco Bove lo presentano al pubblico ma l’ospite sembra non aver bisogno di accompagnamento.
Racconta come e quando i suoi spettacoli hanno iniziato ad essere “scottanti”e di come sia stato terribilmente facile guadagnarsi le ostilità dei più.
Dichiarandosi poco amante delle classificazioni, ha confessato di come faccia spavento uno Stato in cui si inneggi tanto facilmente all’eroismo.
“La mafia si sconfigge con molto uomini ordinari, non con quelli straordinari”ammonisce. Racconta dei suoi spettacoli, dei suoi viaggi in Sicilia, delle piazze, del pubblico, dell’opinione pubblica così restia a ribellarsi. In parole povere il modus vivendi che appare come normale non lo è affatto, essendo necessario ad oggi il coraggio della denuncia libera e spregiudicata.
La verità è sotto gli occhi di tutti ma pochi ne parlano, pochi lo gridano.
Ancora riflette su quanto sia aberrante la mancanza di solidarietà, la non condivisione delle problematiche sociali all’interno del Paese. Nel Settentrione i più ritengono che Cavalli si sia quasi meritato la scorta e soprattutto che la criminalità organizzata sia una realtà tutta meridionale, nostrana per così dire. E invece la commistione tra politica e mafia è questione nazionale, ferita aperta sanguinante di cui si preferisce non prendere coscienza.
Il pubblico interviene, una magistrato in sala racconta della penosa situazione delle Procure specie in Sicilia e di come sia impensabile immaginare una lotta alla criminalità con uffici quasi vuoti.
Cavalli dunque ha raccontato dell’acqua calda ma lo racconta e questo, a quanto pare, da un certo fastidio in giro. Quello che resta è la forza del sapere, della conoscenza che rende gli uomini liberi, diversi da quelli che scelgono una vita incivile e senza coscienza.
Questa sera invece il Caffè ospiterà Telese, giornalista ideatore di Tetris, programma su la 7 ed autore di “Qualcuno era comunista”. L’appuntamento è alle 19.30 in via Gambardella presso la scuola media Alfieri.
M.B.

DA LO STRILLONE.TV

http://www.lostrillone.tv/legginotizia.asp?idnotizia=2053&idcatnotizia=8&titolo=La%20voce%20libera%20di%20Giulio%20Cavalli.%20Oggi%20incontro%20con%20Luca%20Telese

“Nomi Cognomi ed infami”, nel racconto di Giulio Cavalli a Teatri della Legalità

TEATRO | S.Maria Capua Vetere
– “Nomi Cognomi ed Infami” è il titolo del nuovo spettacolo, scritto ed interpretato da Giulio Cavalli, su musiche composte ed eseguite in scena da Davide Savaré, che debutta in anteprima nazionale mercoledì 2 dicembre (ore 11) al teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nell’ambito del progetto Teatri della Legalità promosso dall’Assessorato Regionale al Lavoro, Formazione ed Istruzione, nell’ambito di Scuole Aperte, per la direzione artistica di Mario Gelardi ed il coordinamento organizzativo di Luigi Marsano de I Teatrini.
Prodotto dalla compagnia Bottega dei Mestieri Teatrali di Lodi, fondata nel 2001 dallo stesso Cavalli, lo spettacolo sarà programmato con ulteriori rappresentazioni giovedì 3 dicembre al Teatro Ariston di Mondragone e venerdì 4 e sabato 5 sarà al P.A.N. di Napoli, sempre alle ore 11 ed ad ingresso gratuito.
Giulio Cavalli, attore, scrittore e regista, considerato una delle voci più autorevoli del teatro di narrazione civile in Italia, torna in scena con una nuova produzione attraverso cui prosegue la sua opera di denuncia delle collusioni e infiltrazioni mafiose nei vari strati della nostra società. Sulla stessa scia del precedente lavoro, intitolato “Do ut Des”, in cui la sua indagine si incentrava sui “riti e conviti mafiosi” e a seguito del quale l’attore e scrittore vive sotto scorta per le minacce di morte ricevute dalla mafia, il discorso si focalizza adesso sugli uomini “normali” , quelli che si ergono a barriera, e che spesso per questo cadono sotto i colpi del fuoco nemico, quelli che loro malgrado diventano protagonisti di storie che ancora ci si ostina a definire “eccezionali” anche se la drammatica frequenza con cui esse si verificano imporrebbe loro un diverso e più ragionevole aggettivo. “Porto in scena – sottolinea l’autore ed interprete – tante storie “eccezionali” che parlano di persone “normali”. O almeno così penso che dovrebbe essere. Porto in scena i fatti, i nomi, le facce di una vita che non ci appartiene, senza onore né dignità, una vita che stride di fronte a quella di persone come Don Peppe Diana, il prete ucciso a Casal di Principe per il suo impegno contro la camorra”. Uno spettacolo che è contemporaneamente racconto, cronaca e discussione “per cercare di fare chiarezza – continua Cavalli – intorno ai fatti che stanno dietro all’omicidio di Paolo Borsellino, ad esempio, o dietro quello del magistrato Bruno Caccia, ucciso a Torino dall’ndrangheta per le sue indagini ‘troppo concentrate’ sulle attività illegali sviluppatesi in Piemonte”. Uno spettacolo costruito per episodi, interviste e ricostruzioni di chi questi fatti li ha davvero vissuti, come i testimoni di giustizia con le storie di Piera Aiello e Rita Atria, o come la vicenda dell’ assassinio mafioso di Giuseppe Fava riletto attraverso gli occhi di suo figlio Claudio. Un percorso che attraversa le tante facce della malavita, anche con l’aiuto di chi quotidianamente la combatte come il magistrato Antonio Ingroia o le associazioni di “comuni cittadini” che semplicemente hanno cominciato a reagire.

Ingresso gratuito. Info: 0810330619; www.iteatrini.it e www.teatridellalegalita.it.

DA CASERTANEWS.IT

http://www.casertanews.it/public/articoli/200912/art_20091202053920.htm

Cavalli a Napoli col suo “Nomi, cognomi e infami”

“Nomi, cognomi e infami” è il titolo del nuovo spettacolo, scritto ed interpretato da Giulio Cavalli, su musiche composte ed eseguite in scena da Davide Savaré, che debutta in anteprima nazionale domani al teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, nell’ambito del progetto “Teatri della legalità” promosso dall’assessorato regionale della Campania al Lavoro, Formazione e istruzione, per la direzione artistica di Mario Gelardi e il coordinamento organizzativo di Luigi Marsano de I Teatrini. Prodotto dalla compagnia Bottega dei Mestieri teatrali di Lodi, fondata nel 2001 dallo stesso Cavalli, lo spettacolo avrà altre tre repliche a Napoli e Mondragone con ingresso gratuito. Giulio Cavalli, attore, scrittore e regista lodigiano, considerato una delle voci più autorevoli del teatro di narrazione civile in Italia, torna in scena con una nuova produzione attraverso cui prosegue la sua opera di denuncia delle collusioni e infiltrazioni mafiose nei vari strati della società italiana. Il discorso dell’artista che vive sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia si focalizza adesso sugli uomini “normali”, quelli che si ergono a barriera, e che spesso per questo cadono sotto i colpi del fuoco nemico, quelli che loro malgrado diventano protagonisti di storie che ancora ci si ostina a definire eccezionali. «Porto in scena i fatti, i nomi, le facce di una vita che non ci appartiene – dice Cavalli – senza onore né dignità, una vita che stride di fronte a quella di persone come don Peppe Diana, il prete ucciso a Casal di Principe per il suo impegno contro la camorra. Un racconto per cercare di fare chiarezza intorno ai fatti che stanno dietro all’omicidio del magistrato Paolo Borsellino, ad esempio, o dietro quello del magistrato Bruno Caccia, ucciso a Torino dalla ‘ndrangheta per le sue indagini sulle attività illegali sviluppatesi in Piemonte».

DA IL CITTADINO

L’ARTICOLO QUI

ANCHE GLI ARTISTI SOTTO…SCORTA: ARRIVA PIECE TEATRALE A S. MARIA C.V.

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta), 1° dicembre 2009 – Giulio Cavalli, ‘artista sotto scorta’ per le sue denunce contro la criminalità, presenta domani in anteprima teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ‘Nomi Cognomi ed Infami’, nell’ambito del progetto Teatri della Legalità promosso dall’assessorato Regionale al Lavoro, Formazione ed Istruzione, per Scuole Aperte, direzione artistica di Mario Gelardi. Nello spettacolo tante storie vere tra le quali quelle di Don Peppe Diana che a Casal di Principe fu ucciso dalla camorra. Prodotto dalla compagnia Bottega dei Mestieri Teatrali di Lodi, fondata nel 2001 dallo stesso Cavalli, lo spettacolo andrà in scena anche giovedì 3 dicembre al Teatro Ariston di Mondragone e venerdì 4 e sabato 5 al P.A.N. di Napoli ad ingresso gratuito. Cavalli, attore, scrittore e regista, considerato una delle voci più autorevoli del teatro di narrazione civile in Italia, torna in scena con una nuova produzione attraverso cui prosegue la sua opera di denuncia delle collusioni e infiltrazioni mafiose nei vari strati della nostra società, sulla stessa scia del precedente lavoro ‘Do ut Des’ in a seguito al quale l’attore e scrittore vive sotto scorta per le minacce di morte ricevute dalla mafia.

DA CASERTA SETTE

http://lnx.casertasette.com/modules.php?name=News&file=article&sid=18250

Casalecchio di Reno (BO), quinta edizione di “Politicamente Scorretto”

Per il quinto anno consecutivo il Comune di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, nell’ambito del progetto “Casalecchio delle Culture”, ha ospitato “Politicamente Scorretto”, forum organizzato in collaborazione con lo scrittore e conduttore televisivo Carlo Lucarelli e con l’associazione “Libera” di don Luigi Ciotti.

Il tema che per tre giorni ha legato insieme dibattiti, incontri con gli alunni delle scuole secondarie e workshop per studenti universitari è “Nei forzieri delle mafie, un tesoro per la cultura”, direttamente connesso ad un appello lanciato nei mesi scorsi dallo stesso Lucarelli, in collaborazione con “Casalecchio delle Culture”, e volto all’utilizzo delle risorse provenienti dalla lotta alle mafie per l’incremento della cultura nel nostro paese.

L’appello ha già registrato oltre 2.000 adesioni, tra cui esponenti del mondo del giornalismo e della cultura – Sandro Ruotolo e Alessandro Baricco, per fare solo alcuni nomi.

Numerose, dunque, le iniziative che per tre giorni – dal 27 al 29 novembre – hanno reso questo piccolo centro della provincia bolognese una sorta di fucina di idee e progetti per un futuro di legalità e di sviluppo umano tutto, ancora, da costruire. Proprio perché la formazione delle nuove generazioni è la prima e fondamentale tappa di questo processo di costruzione, particolare attenzione è stata rivolta agli studenti liceali, che hanno potuto incontrare Giancarlo Caselli, Procuratore Capo della Repubblica di Torino (già Procuratore presso il Tribunale di Palermo), e Pina Maisano, vedova dell’imprenditore palermitano Libero Grassi, ucciso dalla mafia nel 1991, la quale ha potuto pure presentare, in anteprima nazionale, il documentario “Sconzajuoco”, dedicato a quanti hanno deciso di denunciare il racket delle estorsioni, come eroicamente fece il marito (“Sconzajuoco” era il nome della barca a vela di quest’ultimo).

Tra gli altri partecipanti c’era anche Giulio Cavalli, che da tempo collabora col nostro blog e che ha avuto modo di offrire la testimonianza del suo teatro “partigiano” in mezzo a magistrati, giornalisti e politici; esperienze diverse – dal sorriso beffardo del giullare alla ponderatezza giurisdizionale – hanno messo a fuoco la necessità del “peccato di sapere” (per usare le parole dello stesso don Ciotti), cioè di informarsi, di conoscere i fatti, di investire e richiedere di investire sulla verità.

Si sono usate grandi parole a Casalecchio, insomma; non col sussiego degli intellettualoidi, ma con l’intento di dare un nome ai bisogni della “civiltà” italiana, prima ancora che la “società”. La mafia è questione di civiltà perché è questione di cultura; “Politicamente Scorretto” ha voluto legare a doppio nodo queste due realtà, svelandole vicine, connesse, non solo in sede di un’ipotetica utilizzazione dei proventi sottratti alla criminalità organizzata, ma anche – desueta ovvietà per un paese come il nostro – alla radice del cancro mafioso: non investire nella cultura significa investire per l’ignoranza, dunque rifornire di materia prima l’officina dell’illegalità.

http://www.fascioemartello.it/2009/12/02/casalecchio-di-reno-bo-quinta-edizione-di-%E2%80%9Cpoliticamente-scorretto%E2%80%9D/

Giulio Cavalli, l'attore sotto scorta di "A cento passi dal Duomo", querelato per diffamazione

Qualche tempo fa vi avevamo parlato dello spettacolo di Giulio Cavalli “A cento passi dal Duomo”, che ha registrato tutto esaurito il mese scorso al Teatro della Cooperativa.

In seguito a una recente rappresentazione del testo teatrale a Varese il capogruppo del Pdl in consiglio provinciale Massimiliano Carioni e il presidente di Aler Paolo Galli, citati all’interno del monologo, hanno deciso di presentare una richiesta di risarcimento danni in seguito a diffamazione. La notizia è stata riportata da La Provincia.

Sotto accusa “un’inchiesta giudiziaria emersa nel 2008 e finita nel nulla” in cui erano finiti Carioni e Galli, accusati di “avere avuto rapporti, nel senso di ‘cene elettorali, brindisi e incontri’, recita il testo, con l’imprenditore Giovanni Cinque, ‘esponente di spicco della cosca calabrese degli Arena’” come scrive il quotidiano.

L’inchiesta sarebbe anche riportata nel libro “A Milano comanda la ‘ndrangheta” (riguardate la nostra intervista ai due autori).

Carioni ha commentato:

“É assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato. Questa è diffamazione. Tutto è cominciato da un articolo del Corriere della sera, pubblicato nella primavera del 2008, nel quale si denunciavano gli stralci di un’inchiesta giudiziaria infilando una serie di inesattezze, tra cui anche il coinvolgimento del mio nome”

Anche Galli ha scelto le vie legali:

“Sono oggetto di una diffamazione allucinante, io che non ho mai avuto nulla a che fare con la magistratura”

Cavalli, che poco tempo fa è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, dal canto suo ha commentato:

“Senza entrare nel merito legale della vicenda (che lascio ai miei legali ripromettendomi di esercitare il mio diritto professionale di aggiungere eventualmente una nuova scena allo spettacolo) ci tengo comunque a sottolineare un paio di punti che devo non tanto a me stesso o a Gianni Barbacetto quanto all’onestà intellettuale dello spettacolo e al numerosissimo pubblico che l’ha seguito e continua a seguirlo.

Carioni dice ‘è assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato’; e infatti dice bene. Nella messa in scena (che evidentemente non hanno avuto il piacere o il dispiacere di vedere) non si fa riferimento a nessun procedimento giudiziario se non ai ‘rumors’ di un’azione della procura di Busto Arsizio dove il pm Valentina Margio aveva avviato una indagine per droga, che aveva portato a seguire una traccia giudicata molto interessante, tanto da arrivare fino a un imminente interessamento della Direzione Investigativa Antimafia: incontri riservati, che avrebbero potuto configurare un tentativo di infiltrazione malavitoso per appalti. Avrebbero, appunto, perché le verifiche erano in corso e solo con un’indagine approfondita si sarebbe potuti arrivare a un risultato investigativo. Ma l’indagine è apparsa ‘bruciata’ sul nascere da alcune fughe di notizie tanto che, come riportato dall’articolo di VareseNews del 16/09/2008, si ipotizzava addirittura un’inchiesta per rivelazione del segreto d’ufficio, e non è escluso che gli investigatori vogliano andare fino in fondo”

Il resto lo trovate sul blog di Giulio.

http://milano.blogosfere.it/2009/11/giulio-cavalli-lattore-sotto-scorta-di-a-cento-passi-dal-duomo-querelato-per-diffamazione.html

L’attore antimafia e il benefattore: il comune premia i suoi due gioielli

Esempi che formano la coscienza collettiva di un paese intero. L’attore e autore teatrale Giulio Cavalli e Franco Zappaterra, scomparso nel 2003 dopo una vita passata ad occuparsi dei più bisognosi tra l’Italia e l’Africa, sono i benemeriti di Tavazzano con Villavesco. Sabato mattina, in aula consiliare, alla presenza di una folta delegazione di cittadini, la consegna ufficiale del riconoscimento, la “Foglia d’oro” d’ontano nero, tipico dei filari della campagna lodigiana. Ad accogliere la città, il primo cittadino, Giuseppe Russo, che ha parlato delle scelte di vita dei due benemeriti a vantaggio degli altri, dall’aiuto concreto del lavoro di Zappaterra per le persone in difficoltà e alla forza della parola di Cavalli contro la sopraffazione delle mafie. A ricostruire la vita di Franco Zappaterra, i suoi viaggi in Costa D’Avorio, la fondazione del Gruppo Missionario, l’aiuto alle suore dell’amore misericordioso di Franca Todina in Umbria, il profilo letto dall’assessore per i servizi alla persona, Barbara Galloni, mentre don Gianfranco Pizzamiglio ha parlato dell’uomo conosciuto in Africa. «È stato sul finire degli anni Ottanta, ero a Daloà per coordinare la nascita della missione – ha ricordato il parroco – ; lì ho conosciuto Franco e gli amici di Tavazzano. Lavorarono giorno e notte per mesi interi. Al ritorno in Italia avevano le valigie vuote. Avevano lasciato tutto alla gente del posto, ai ragazzi che studiavano in strada fino alle 3 di notte per sfruttare la luce dei lampioni , in assenza di elettricità in casa». Un riconoscimento dunque alla memoria di «un uomo mite e buono – ha detto ancora don Gianfranco Piazzamiglio – a tratti rude e sbrigativo, ma che si commuoveva come nessuno davanti alle miserie del mondo», «perché siamo onorati che questo esempio faccia parte della nostra storia» ha chiuso il sindaco prima di consegnare nelle mani della moglie Vittoria la benemerenza. «Esempi che ci aiutano ad essere persone migliori – ha spiegato il sindaco Russo – , scelte di vita che a volte sono irreversibili, come il «no» alla sopraffazione delle mafie che Giulio Cavalli paga ogni giorno con una vita sotto scorta». Anche a Cavalli è arrivato l’applauso scrosciante di Tavazzano per i suoi «sì alla legalità, all’impegno civile, al suo modo di rapportarsi alle istituzione, alla cultura intesa come impegno, che ci danno la possibilità di riflettere». A raccontare il percorso dell’artista, cresciuto a Tavazzano dove è tornato come direttore artistico del Nebiolo, il vice sindaco Luigi Altieri e l’assessore alla cultura, Marina Bertoni. «Questa benemerenza ha un significato particolare – ha spiegato Russo -. Vogliamo dirti che non sarai mai solo, al tuo fianco avrai sempre la comunità di Tavazzano e questa amministrazione».R. M.

DA IL CITTADINO L’ARTICOLO QUI

Strozzi, strozzini e querele antimafia. A 100 PASSI DAL DUOMO comincia il valzer delle carte bollate.

100passi70100Leggo su LA PROVINCIA di domenica 29 novembre l’articolo Show antimafia in tribunale “Assurdo, li denunciamo” (che trovate qui in pdf e riportato in calce) in cui i compagni di partito (PDL) Paolo Galli e Massimilano Carioni parlano di diffamazione perpetrata nei loro confronti con lo spettacolo A 100 PASSI DAL DUOMO scritto da me e Gianni Barbacetto e portato in scena proprio a Varese non molti giorni fa,  promettendo strali e querele.

Ammetto che la buona novella (a cui ormai evidentemente abbiamo esercitato una certa abitudine) mi arriva proprio mentre rimiravo le parole del Presidente del Consiglio che promette “strozzi” a chiunque parli di mafia in Italia senza il bollino di certificazione del Ministero della Cultura Popolare che già negli anni ’30 gestiva la censura teatrale per gli spettacolini di piazza. Quindi oltre a non stupirmi mi deprime per banalità.

Senza entrare nel merito legale della vicenda (che lascio ai miei legali ripromettendomi di esercitare il mio diritto professionale di aggiungere eventualmente una nuova scena allo spettacolo) ci tengo comunque a sottolineare un paio di punti che devo non tanto a me stesso o a Gianni Barbacetto quanto all’onestà intellettuale dello spettacolo e al numerosissimo pubblico che l’ha seguito e continua a seguirlo.

Carioni dice “è assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato”; e infatti dice bene. Nella messa in scena (che evidentemente non hanno avuto il piacere o il dispiacere di vedere) non si fa riferimento a nessun procedimento giudiziario se non ai “rumors” di un’azione della procura di Busto Arsizio dove il pm Valentina Margio aveva avviato una indagine per droga, che aveva portato a seguire una traccia giudicata molto interessante, tanto da arrivare fino a un imminente interessamento della Direzione Investigativa Antimafia: incontri riservati, che avrebbero potuto configurare un tentativo di infiltrazione malavitoso per appalti. Avrebbero, appunto, perché le verifiche erano in corso e solo con un’indagine approfondita si sarebbe potuti arrivare a un risultato investigativo. Ma l’indagine è apparsa “bruciata” sul nascere da alcune fughe di notizie tanto che, come riportato dall’articolo di VareseNews del 16/09/2008, si ipotizzava addirittura un’inchiesta per rivelazione del segreto d’ufficio, e non è escluso che gli investigatori vogliano andare fino in fondo.

Resta il fatto che, dalle carte dell’inchiesta uscite sulla stampa nazionale, era emerso un primo quadro indiziario che tirava in ballo alcuni politici e un simpatizzante locale di Forza Italia: tra cui Paolo Galli, Massimiliano Carioni e Giovanni Cinque.

Ne parla il quotidiano LA STAMPA in un articolo di Guido Ruotolo del 15/09/2008, e in un pezzo del giorno successivo; ne parla il CORRIERE DELLA SERA in un pezzo a firma di Claudio Del Frate del 16 settembre 2008 e nell’articolo di Fiorenza Sarzanini  LA ‘NDRANGHETA PUNTA AGLI APPALTI DELL’EXPO del 15 settembre, dove tra l’altro si ha modo di leggere uno stralcio delle relazioni della Squadra Mobile di Milano durante gli appostamenti in cui si dice (citando testualmente dall’articolo) «Il primo incontro – scrivono nella relazione – avviene in un bar di Castronno. Con Cinque ci sono Paolo Galli, presidente del Consiglio di amministrazione dell’ Aler di Varese, l’ azienda che si occupa di Edilizia Residenziale e Francesco Salvatore, un imprenditore campano impegnato nel settore dell’ Edilizia e dell’ Informatica. Lo stesso contesto si è ripetuto altre tre volte, ma era presente anche Vincenzo Giudice, 50 anni, consigliere comunale eletto nella lista “Forza Italia Moratti sindaco”»; sarebbe noioso aggiungere il centinaio di siti e blog che sulla rete hanno dato conto della notizia. Certo rimane il fatto che le testate citate, le firme e le fonti non appaiono proprio giornaletti di parrocchia che alimentano malalinguismo.

Ma le fonti più accreditate sono proprio le parole del Carioni che ha dichiarato a proposito di Giovanni Cinque “io l’ho conosciuto a un incontro elettorale. Me lo ha presentato Paolo Galli, il presidente dell’Aler, e mi ha detto che era un sostenitore del Pdl, tutto qua. Poi l’ho visto in qualche occasione” e il suo compagno Paolo Galli che dice “abbiamo partecipato alle iniziative del partito, tutto qua. Gianni Cinque è un nostro sostenitore e il quadro che esce dai giornali, non posso credere sia vero”. Quindi la cena di cui nello spettacolo diamo conto (e non di altro) sembra proprio essere avvenuta. Così come mi appare evidente che debba essere la magistratura a dirci se Giovanni Cinque sia veramente un esponente di spicco della ‘ndrina degli Arena. Il teatro (e più in generale le parole e i fatti) espone al giudizio estetico e morale circostanze e sensazioni per la pancia e le orecchie di un pubblico che ha la propria coscienza e dignità per ascoltare e formare un giudizio senza bisogno di “spintarelle” basse da comizio o messaggini subliminali; probabilmente è proprio il pubblico il nemico numero uno da strozzare.

Il teatro va usato e osato; proprio come la Legge.

Mi lascia qualche dubbio, piuttosto, il fatto che proprio su uno spettacolo teatrale (e quindi sulla parola che entra in circolo e crea relazione) si concentrino le attenzioni legali di persone ripetutamente citate da quotidiani e fonti di informazione come se il giochetto pavido del martello sul chiodo più debole sia una consuetudine da giustificare per l’apparente facilità di esecuzione. Sono assolutamente a disposizione per eventuali azioni legali che potrebbero essere un’ottima occasione per fornire spiegazioni e (soprattutto) ascoltarne, abituato come sono da ormai parecchio tempo a pressioni ben meno civili di una querela che mi hanno portato in dono una vita sotto scorta.

Continuerò a custodire il valore della parola e dei fatti. In teatro e, se servisse, su tutti i campi in cui possa avere la forma di un’azione.

Giulio Cavalli

——————————————————-
la carovana nelle scuole/il caso varese
Show antimafia in tribunale
«Assurdo, li denunciamo»
Galli e Carioni citati sul palco: «Non siamo mai stati indagati»

«A cento passi dal Duomo» anche Varese. E lo spettacolo antimafia finisce in tribunale, con una richiesta di risarcimento danni per diffamazione presentata dal capogruppo del Pdl in consiglio provinciale Massimiliano Carioni e dal presidente di Aler (azienda per l’edilizia popolare del Varesotto) Paolo Galli. Entrambi citati all’interno del monologo sulla mafia al Nord interpretato dall’attore Giulio Cavalli che ne è anche coautore assieme al giornalista Gianni Barbacetto.

LO SPETTACOLO
«A cento passi dal Duomo» il titolo dello spettacolo che cita esplicitamente quello del fortunato film sulla vita di Peppino Impastato che misura in «cento passi» la distanza tra la propria casa e quella del boss Tano Badalamenti. Una distanza troppo breve per ignorare chi è e cosa fa l’esponente di Cosa Nostra. La stessa distanza che separa Palazzo Marino, sede del comune di Milano, vincitore per l’Expo 2015, dal Duomo (di qui il titolo) «e anche dai boss», dice l’attore sul palco, ricordando il pizzo che era costretta a pagare una gioielleria vicino alla Scala. «Mettete che i boss li hanno già fatti quei cento passi che li separano dal palazzo della politica e dell’amministrazione», aggiunge Cavalli dal palco dopo aver ripercorso le diverse stagioni della malavita a Milano, dai sequestri di persona allo spaccio di eroina, poi cocaina, e infine i grandi affari nelle costruzioni e i morti ammazzati di Lonate Pozzolo. Ed è a questo punto che cita i varesini Carioni e Paolo Galli che, secondo un’inchiesta giudiziaria emersa nel 2008 e finita nel nulla, avrebbero avuto rapporti, nel senso di «cene elettorali, brindisi e incontri», recita il testo, con l’imprenditore Giovanni Cinque, «esponente di spicco della cosca calabrese degli Arena».

DIFFAMAZIONE?
«É assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato. Questa è diffamazione», commenta Carioni raccontando di aver già consegnato tutta la documentazione al suo avvocato di fiducia per chiedere i danni. «Tutto è cominciato da un articolo del Corriere della sera, pubblicato nella primavera del 2008, nel quale si denunciavano gli stralci di un’inchiesta giudiziaria infilando una serie di inesattezze, tra cui anche il coinvolgimento del mio nome – spiega Carioni ? da qui una serie di articoli usciti sulla stampa nazionale e poi lo spettacolo». C’è anche un libro «A Milano comanda la ‘ndrangheta», edito da Ponte alle grazie che cita questa ricostruzione. Ma Carioni si dice sereno: «Ho la massima fiducia nella magistratura, peccato solo che ci vorrà un po’ di tempo per arrivare a sentenza». E ha scelto le vie legali anche Paolo Galli, che sottoscrive quanto dichiarato dal suo compagno di partito e aggiunge: «Sono oggetto di una diffamazione allucinante, io che non ho mai avuto nulla a che fare con la magistratura». E poi aggiunge: «Da quando sono presidente di Aler non ho più avuto contatti con quella persona ? dice con riferimento a Giovanni Cinque ? ma ancora oggi non mi risulta sia mai stato condannato per reati di mafia».

LA CAMPAGNA DI LIBERA
Lo spettacolo «A cento passi dal duomo» dieci giorni fa è stato portato in scena anche a Varese, al cinema teatro Nuovo, inserito tra gli eventi della rassegna «Un posto nel mondo» e patrocinato dall’associazione «Libera – contro le mafie», che ha chiesto al pubblico di sottoscrivere l’appello pubblicato sul sito www.libera.it contro un emendamento alla Finanziaria che modifica la legge sulla confisca dei beni mafiosi, affiancando al riutilizzo sociale anche la possibilità di messa all’asta, con il rischio che siano i clan a riacquistarli, attraverso dei prestanome.
Lidia Romeo