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Il sottovuoto in cui stiamo

Stato d’emergenza, migranti, Europa: siamo in una fase politica in cui si urla di tutto e parla di niente. Certo, succede spesso, ma è insopportabile questa leggerezza vacanziera su ciò che accade

Ieri una leader del centrodestra ha urlacciato alla Camera per fare sentire più forte le proprie idee. L’hanno chiamata tenacia e invece è solo un volume alto, un volume di voce alto è solo un volume di voce alto e chi urla lo fa perché ha paura che le sue idee non siano abbastanza pesanti e quindi ha bisogno di scagliarle perché si notino di più. Buon per loro, male per noi.

Però analizziamo il momento politico, sul serio, per favore.

Proviamo a togliere i migranti, togliamoli dal tavolo della polemica politica. Non rimane niente, niente di niente.

Si sta parlando del prolungamento di stato d’emergenza di un Paese i cui molti bighellonano tra discoteche e mercatini e spiagge senza nessuna protezione, senza nessuna mascherina e intanto urlano alla dittatura. Una dittatura in cui va di moda non seguire nemmeno le regole basilari è una delle dittature meno credibili che si sia mai vista in giro.

Si sta discutendo di quelli per cui il Covid non esiste. Fermi tutti: quelli per cui il Covid non esiste sono gli stessi che urlacciano contro i migranti che porterebbero il Covid. Un tilt di ragionamento che farebbe sbiellare chiunque e che invece qui viene rivenduto come fosse normale.

Si sta parlando di scuola (e ce ne sarebbe tanto bisogno di parlare di scuola) discutendo solo di banchi a rotelle. Solo di questo.

Si sta parlando dei soldi dell’Europa mica decidendo come spenderli ma discutendo del fatto che l’Europa sia sporca e cattiva. Proposte su come spendere i soldi, per ora, niente.

Si sta discutendo di lavoro con le due fazioni che si dicono, entrambe, che bisogna rilanciare il lavoro e nessuno capisce come si debba fare.

È la stagione del sottovuoto spinto. Della politica che urla di tutto e parla di niente. Sì, lo so, accade spesso, ma non trovate che sia insopportabile questa leggerezza vacanziera su quello che accade? Ma lo sentite il disagio di una discussione così?

Buon giovedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

I tecnici e i puttanieri

Una volta c’era Silvio (e c’è ancora). Lo spread volava alto. Berlusconi era (e lo è ancora) la sintesi dell’Italia che inizia sulle stragi del ’92 e della politica a uso e consumo personale. E tra l’altro era un gran puttaniere. Eppure difendeva le famiglie. Preferibilmente quelle che rientravano nello schema dei suoi grandi elettori. Però Silvio andava rimosso mica per una gestione politica antitetica e lobbystica, no, andava rimosso per lo spread. Dicevano. Ci avevano fatto anche un prima pagina chiara, sul punto:


Fate presto. Diceva.

E poi ci hanno detto dei tecnici. Che conoscevano i mercati. Che ci avrebbero salvato. Si sono messi tutti in fila a sostenerli. Tutti tranne qualcuno. Pd, Pdl, Udc insieme. L’importante era che Silvio non fosse più Silvio (e intanto lo è ancora).

Oggi dicono che non governeranno insieme. Anzi, che non è pensabile che il PD si allei con l’UDC (bravo Pippo, a proposito, e grazie alle voci di Albinea). Anche se oggi il PD, in fondo, al governo è proprio con l’UDC, e anche il PDL (e Silvio c’è ancora). Un’alchimia di sigle e partitismi.

Ma non è importante pensare alle sigle, ci dicono, è tutto sotto il grande ombrello della “responsabilità”. Va bene.

E oggi lo spread è a 520.

Ma i titoloni non ci sono più. Perché il viceministro Ciaccia dice che sono i mercati che non ci capiscono. Che è colpa loro. Come l’altra volta ma finalmente senza Berlusconi (che c’è ancora) e di stare tranquilli. Capito?