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Le lacrime contestate da quelli che ridono

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Ma davvero oggi, giovedì ventiquattro marzo dell’anno duemilasedici, stiamo discutendo del fatto che a Bertolaso paiano indice di debolezza le lacrime della Mogherini? Ma davvero l’amico di quella cricca che rideva al telefono qualche minuto dopo il terremoto a L’Aquila, davvero quella persona lì mischia in poltiglia e propaganda le lacrime di qualcuno?

Questa Europa

In realtà, avere la ministra Mogherini in Europa non cambia nulla se non cambia prima questa Europa. E a questa Europa non basta chiedere (implorare) un po’ di flessibilità sul fiscal compact perché chiedere flessibilità nell’applicazione di regole irrazionali e sbagliate non serve a nulla (come invece crede Renzi e come sembra disposto a dare Mario Draghi a sostegno della crescita, ma solo sulla base di uno scambio con le riforme strutturali, inossidabile mantra neoliberista e ultima grande narrazione ideologica del novecento). 

Prima infatti si devono cambiare le regole sbagliate imponendone di nuove e di giuste (neokeynesiane, da nuovo new deal europeo, da nuovo welfare, da sostegno alla domanda, nazionalizzando un sistema bancario incapace di dare credito e di sostenere l’economia e andando a tassare la rendita finanziaria e la speculazione e bloccando la sempre libera e dilagante finanza ombra). Voler rendere flessibile qualcosa di sbagliato vuol dire solo flessibilizzare l’incaprettamento dell’Europa. Un’Europa, per di più, che chiede/impone flessibilità nei mercati del lavoro ma che è rigidissima nel perseverare nell’errore dell’austerità e del fiscal compact.

Una lucida analisi di Lelio Demichelis.