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Partoriranno il topolino

Rimarrà (a noi) il dubbio che per risolvere la crisi sarebbe bastato (a loro) parlarsi, di persona, senza spararsi palle incatenate sui giornali e in televisione

Se le cose andranno come sembra che potrebbero andare qualcuno dovrà rispondere dell’avere provocato una crisi politica che è solo un rimpasto travestito da duello finale tanto per aggiungere pathos e meritarsi un po’ di visibilità. Anche perché di pathos, quello vero, quello ruvido che sanguina e che strozza la gola, qui intorno ce n’è già parecchio e non avevamo proprio bisogno di aggiungerci una montagna che partorisce un topolino e che sta tenendo tutto sospeso e tutto bloccato per svolgere una trattativa politica che una politica seria, quella che tende più alla politica che allo spettacolo, avrebbe risolto come le risolvono le maggioranze responsabili.

Anche perché se si annusano gli ultimi venti di questa aria che tira intorno al governo che non c’è sembra che si assisterà all’ennesima trasformazione di una metamorfosi da cui ne escono tutti peggiori. Si è partiti con un presidente del Consiglio che teneva insieme il M5S (quelli che avevano spergiurato di non allearsi mai con nessuno) e Salvini e tutti a braccetto ci dicevano che erano fieri di essere populisti e di essere sovranisti. Quel primo Conte addirittura rivendicava la presenza del sovranismo all’interno della Costituzione e si prendeva scroscianti applausi. Dall’altra parte il Partito democratico ripeteva come un mantra che non si sarebbe mai alleato con il M5S, mai e poi mai, mentre il M5S diceva del Partito democratico che erano un partito di gaglioffi, di pedofili, che rapivano i bambini e che erano il peggio del peggio che si fosse mai visto. Fino a quando il Pd e il M5S (quello che aveva spergiurato di non allearsi mai con nessuno) non si sono presi a braccetto e hanno rinnovato il primo Conte che è diventato il secondo Conte trascinando con loro anche Matteo Renzi che ce l’aveva a morte con chi esce dal Pd per farsi il proprio partito e si è fatto il suo partito e ce l’aveva a morte con i «partitini che provocano la crisi» e ha provocato la crisi. Ora siamo agli stessi attori in campo (più qualche transfugo che avrebbero chiamato «traditore» e che invece ora è diventato «responsabile e costruttore») che vorrebbero fare un governo, loro, per arginare il populismo e il sovranismo.

Ieri hanno discusso di un programma scritto che però hanno deciso di non scrivere. Renzi ha alzato la posta (ma va?) chiedendo più soldi sulle infrastrutture e visto che ci sono hanno anche chiesto il ministero. Poi hanno parlato del Mes, non riescono a mettersi d’accordo sul Mes ma fanno filtrare che sono stati fatti “passi avanti”. Poi hanno parlato di legge elettorale. Eh sì, la legge elettorale: ricordate che avevano rassicurato tutti dopo il taglio dei parlamentari dicendo che era urgente pensare una buona legge elettorale che garantisse l’equilibrio di rappresentanza? Si erano scordati. Ieri al tavolo delle trattative gli è tornata in mente. Poi, siccome dovrebbero essere l’argine di Salvini e dei populisti che vorrebbero governare con l’emotività spicciola, Matteo Renzi ha pensato bene di sparare un tweet che dice così: «A quelli che dicono: “Ma che bisogno c’era di fare la crisi adesso?” Rispondete mostrando una foto dei vostri bambini che giocano in un asilo. Noi oggi stiamo decidendo il loro futuro, i loro debiti». A proposito di bambini e di emotività spicciola. Il più lucido alla fine è parso Tabacci (eh sì, il M5S è stato con Salvini, con Zingaretti, con Renzi e ora anche con Tabacci) che ha fatto notare che forse il programma si dovrebbe discutere con un presidente del Consiglio che per ora non c’è. Pensa te.

Potrebbe finire insomma che si spartiscano le poltrone. Ve lo ricordate quello che all’inizio di tutta questa crisi diceva che non sarebbe finita così? Ecco, sta finendo più o meno così. E se la soluzione sarà questa rimarrà il dubbio che sarebbe bastato parlarsi, di persona, senza spararsi palle incatenate sui giornali e in televisione. Ma vuoi mettere come si sono divertiti? Loro.

Buon martedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Beviti un caffè mafioso a Rho

A Rho il caffè è corretto ‘ndrangheta.

Gli arresti di questa mattina nei confronti di uomini appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta “Acri-Morfò” disegnano un quadro (e le caratteristiche allarmanti) di cui spesso abbiamo voluto parlare.

Al solito c’è la politica: tra gli arrestati c’è anche il consigliere comunale Ivan Nicoletti, del Pdl, posto ai domiciliari. Tra i reati contestati ad alcuni degli arrestati c’è anche quello di violenza e minacce per costringere gli elettori ad esprimere il loro voto per uno specifico candidato. In particolare, secondo quanto ricostruiscono gli inquirenti, in occasione delle elezioni comunali del 2011 alcuni componenti della cosca di ‘ndrangheta avrebbero avvicinato numerosi elettori, raggiungendoli anche nelle loro abitazioni, costringendoli ad accordare la loro preferenza elettorale in favore di Ivan Nicoletti, avvocato e candidato al Consiglio comunale tra le fila del Pdl. Nicoletti è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli inquirenti ritengono che Nicoletti avesse stretti legami con esponenti della cosca, ed in particolare con Isidoro Morfò. Dalle indagini è emerso anche che un elettore di Rossano è stato picchiato per costringerlo a votare per Nicoletti. Quest’ultimo, secondo gli inquirenti, durante la campagna elettorale si sarebbe più volte informato con gli esponenti della cosca circa il procacciamento dei voti. Stamane la Dda di Catanzaro ha compiuto anche una perquisizione nei confronti di Nicoletti.

Poi c’è il calcio: con la società calcistica ‘Ssc Rossanese’ utilizzata per ripulire denaro sporco, con l’aiuto “liquido” del proprietario di un distributore di benzina non troppo lontano dallo stadio.

E poi ci sono le forniture ai bar: la cosca imponeva agli stabilimenti balneari, ai bar e ad altre attività commerciali di utilizzare principalmente il ‘Pellegrino Caffe« oppure, in sostituzione, il ‘Jamaican Caffe» o ‘Pi.gi Caffe«. In alcuni casi, in modo particolare per i distributori automatici, la cosca obbligava i gestori a mescolare le miscele di caffè. Attraverso una stretta alleanza tra la cosca Acri e quella Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone) la distribuzione del ‘Pellegrino Caffe» era stata estesa e ‘favorita’ anche ad alcuni esercizi commerciale del nord Italia, in particolare nella zona di Rho, dove ci sarebbe una forte influenza della famiglia di ‘ndrangheta del crotonese. Da numerose intercettazioni telefoniche è emerso anche che i componenti della cosca organizzavano il reinvestimento dei proventi della vendita del caffè predisponendo l’acquisto di attività commerciali, in particolare gelaterie, anche negli Stati Uniti.

Quante volte abbiamo ripetuto che le forniture ai bar (che siano caffè o videopoker) che rispondono a logiche territoriali e non di mercato sono il sintomo più evidente di un controllo mafioso di quel mercato nel territorio?

Ecco. Appunto.

– Gli arresti –

  1. Nicola Acri, 34 anni, nato a Sondrio ma residente a Rossano, già detenuto, considerato uno dei capi del gruppo criminale;
  2. Maurizio Barilari, 44 anni, di Corigliano, già detenuto;
  3. Sergio Esposito, 43 anni, di Rossano, già detenuto;
  4. Giuseppe Ferrante, 30 anni, di Rossano, già detenuto;
  5. Salvatore Galluzzi, 37 anni, già detenuto;
  6. Gennarino Acri, 31 anni, fratello del presunto boss Nicola, di Rossano;
  7. Gianluca Fantasia, 38 anni, di Cosenza;
  8. Roberto Feratti, nato a Vittoria (Rg) ma residente a Vigevano (Pv), 56 anni;
  9. Massimo Graziano, 34 anni, di Rossano;
  10. Isidro Morfò, 32 anni, di Rossano;
  11. Salvatore Morfò, 56 anni, nato a San Demetrio corone ma residente a Rossano, considerato il presunto capo del gruppo assieme a Nicola Acri;
  12. Luigi Polillo, 31 anni, di Rossano;
  13. Sergio Sapia, 53 anni, di Rossano;
  14. Gaetano Solferino, 34 anni, di Rossano;
  15. Orazio Acri, 48 anni, di Rossano;
  16. Arianna Calarota, 34 anni, nata a Castrovillari ma residente a Rossano;
  17. Salvatore Cropanise, 35 anni, nato a Corigliano Calabro ma residente a Rossano;
  18. Espedito Donato, 47 anni, nato a Rossano ma residente a Gambolò (Pv);
  19. Vincenzo Interlandi, 54 anni, nato a Ragusa ma residente a Gambolò (Pv);
  20. Domenico Morfò, 28 anni, di Rossano;
  21. Lucia Morfò, 34 anni, di Rossano,
  22. Ivan Nicoletti, 37 anni, nato a Corigliano ma residente a Rossano, avvocato e consigliere comunale;
  23. Antonio Ruffo, 40 anni, di Rossano.

Nel corso dell’operazione i militari hanno pure eseguito il sequestro preventivo di 25 beni beni mobili, 17 società, 45 rapporti bancari, 45 autovetture e 7 polizze assicurative, per un totale di cita 40 milioni di euro.